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SPECIALE OBAMA

Post n°256 pubblicato il 06 Novembre 2008 da enricolucre
Foto di enricolucre

OBAMA PRESIDENTE USA. "E IO DICO: YES, WE CHANGED"

 

Da www.lecceprima.it

 

di Gabriele De Giorgi, giornalista di Salento WebTv

 

Una vittoria “aplastante”. Mi viene in soccorso il castigliano per trovare il termine adatto a definire il trionfo di Obama. Netta, totale, inappellabile: ci sono tutte queste accezioni nella parola che letteralmente significa schiacciante. Un esito addirittura imprevedibile nelle proporzioni in cui è maturato: circa il doppio dei grandi elettori ottenuti dal rivale McCain ed un vantaggio netto anche nel voto popolare non lasciano spazio a recriminazioni da parte repubblicana: in una notte sono stati spazzati via tutti i dubbi sulla regolarità del voto, tutti i retropensieri sul pregiudizio razziale che avrebbero potuto condizionare molti elettori nel segreto dell’urna. L’America, come sempre nei momenti cruciali della propria storia, dimostra ancora una volta di non avere paura del cambiamento, nonostante le intrinseche contraddizioni che pure esistono al suo interno. Saranno in molti a gettare acqua sul fuoco, a raccomandare prudenza, a predicare concretezza. Io non mi lego a questa schiera, almeno oggi.

 

E’ accaduto qualcosa di grandioso questa notte, la cui portata è difficilmente comprensibile: non c’è in gioco, infatti, solo l’aspetto emozionale della vicenda ma il senso di una prospettiva storica che supera la dimensione biologica delle nostre vite. Immanuel Kant nel 1798 pubblicava “Se il genere umano sia in costante progresso verso il meglio”, uno dei saggi più straordinari che il XVIII secolo abbia partorito. Kant, pur riconoscendo senza sconti le atrocità e gli eccessi della Rivoluzione Francese, considerava la stessa un segno prognostico, un indicatore del fatto che sì, nonostante tutto, la Storia viaggia sempre in una direzione, quella del progresso. Ebbene, l’elezione di Obama mi sembra un segno prognostico, una bandiera piazzata sulla mappa del genere umano, mossa da un vento che spira sempre dalla stessa parte, anche se a volte con intensità scarsa o nulla: basti pensare alla condizione dei neri due secoli fa, basti pensare al fatto che ci volle una sentenza della Corte Suprema nel 1954 per consentire ai ragazzi di colore di frequentare le università (http://en.wikipedia.org/wiki/Brown_v._Board_of_Education ).

 

Forse Obama sarà il peggiore Presidente degli Stati Uniti d’America e deluderà i milioni di elettori che è riuscito a mobilitare per arginare la deriva alimentata dall’illusione liberista, dall’incompetenza del clan Bush e da una politica estera fallimentare. Il giudizio, come sempre, sarà quello della Storia. Il punto è però un altro, molto sostanziale seppur in molti ne riconoscano solo il valore simbolico: un afroamericano sarà l’uomo più potente – e con le maggiori responsabilità – del mondo, dopo aver superato la concorrenza di due donne: Hillary Clinton e Sarah Palin. Questa notte si è aperta una era nuova, piena di incognite ma foriera di grandi speranze.

 

La missione di Obama è immensa: fa bene il Vaticano ad pregare perché Dio lo illumini. Intanto noi festeggiamo questa grande giornata, festeggiamo un popolo che, in coda per ore e ore ai seggi, ha voluto dare un messaggio di forte di cambiamento, senza precedenti. Le reazioni da tutto il mondo non si sono fatte attendere, meno una, sulla quale non ci vogliamo nominare in questo articolo: per fortuna Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica - l’unica istituzione che non perde consenso tra gli italiani - ha inviato un messaggio chiaro e incisivo al suo collega americano, ben esprimendo il sentimento della stragrande maggioranza degli italiani. Permetteteci anche di festeggiare la fine dei ricevimenti nel ranch del Texas della famiglia Bush: è questa la seconda grande notizia della giornata. Ma come hanno vissuto i leccesi questa attesa? Lo abbiamo chiesto in giro per la città. Ecco le risposte in questo video. http://www.salentoweb.tv/internet/categoria.asp?idC=27&idF=1406.

 

 
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