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SPECIALE OBAMA (II)

Post n°257 pubblicato il 07 Novembre 2008 da enricolucre
Foto di enricolucre

ME OBAMA, YOU BERLUSCONI      

Scritto da Raffaele Deidda    

 

L’aveva detto durante l’interminabile campagna elettorale: “Yes we can” e ora può legittimante affermare “We did”.

Barack Hussein Obama, avvocato americano di colore e dal nome musulmano, è il 44.mo presidente degli Stati Uniti d’America. L’ingresso di Obama alla Casa Bianca rappresenta, da qualsiasi angolazione lo si osservi, un fatto di straordinaria epocalità che determina il venir meno degli steccati storici fra l’America a prevalente cultura anglosassone e di razza bianca e quella multietnica e multiculturale. Obama ha vinto caratterizzando il suo messaggio agli americani con una idea di politica che persegue il cambiamento, che guarda avanti, che infonde speranza, soprattutto ai più deboli.

Obama non ha mai parlato di religioni che dividono, ma di fede in valori capaci di unire uomini delle più disparate professioni religiose che si riconoscono tutti, a pari dignità, come parte integrante ed importante del paese America. Obama ha detto agli americani che negli USA ci sono molte cose che non funzionano, ma si possono cambiare. Si può fare, in un’America dove, secondo il neo-presidente, “ogni cosa è possibile”, dove tutti gli americani “giovani e vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, indiano-americani, eterosessuali, gay, portatori di handicap” tutti insieme hanno lanciato un messaggio al mondo: “Noi non siamo mai stati soltanto una raccolta di stati rossi e blu. Noi siamo sempre stati e sempre saremo gli Stati Uniti d'America”.

Merito inconfutabile di Obama è l’aver saputo organizzare egregiamente il cosiddetto “grassroot movement” - il movimento delle radici dell'erba - vale a dire la base e soprattutto i giovani volontari, che hanno dialogato con le masse di diseredati ai quali è stata prospettata una speranza di cambiamento, per il miglioramento del loro tenore di vita e per la difesa dei diritti civili. Così ha vinto Barack Obama contro l’avversario McCain che, pur presentandosi come indipendente, agli occhi degli americani di qualsiasi etnia è rimasto un esponente del partito repubblicano, erede degli otto anni di amministrazione Bush.

Certamente Obama è stato votato dalla quasi totalità dei neri, che in America rappresentano il 12% dell’intera popolazione, ma è stato votato anche da tantissimi bianchi, specialmente quelli della classe media colpita dalla crisi economica, che hanno visto nel senatore afroamericano l’uomo capace di farsi portavoce dei loro interessi. Ha ulteriormente convinto gli americani, stanchi di guerre per “esportare la democrazia”, un’idea di politica internazionale non più unilaterale ma impostata al dialogo che, senza togliere agli Stati Uniti la patente di superpotenza, non antepone le armi alla diplomazia.

E’ sul carro del vincitore Obama che gli illuminati e opportunisti esponenti del centrodestra italiano, di pelle bianchissima e austeri custodi dell’italica razza, vorrebbero ora tutti salire dopo aver fatto fino all’altro ieri atto di sottomissione al guerrafondaio presidente repubblicano Bush. Si assiste già da qualche giorno in Italia allo spassionato incensamento di Obama, con la sola eccezione di Maurizio Gasparri (a proposito siamo certi che non sia stato il sosia Neri Marcorè a fare la sparata: “Su Obama gravano molti interrogativi. Con Obama alla Casa Bianca forse Al Qaeda è più contenta”?) e ad una spasmodica ricerca da parte dell’entourage berlusconiano di similitudini e di analogie che si riscontrerebbero fra il giovane neo-presidente USA e l’anziano premier italiano, fra le quali ci sarebbero (sic!) comuni origini da “selfmade man”.

Sandro Bondi vede le similitudini fra Obama e Berlusconi nel carisma, nella rottura degli schemi, nel non ricorso all’ideologia, mentre Franco Frattini rileva affinità fra i due nella preferenza per i discorsi brevi, basati molto sugli ideali. Per non parlare poi di Mariastella Gelmini che vede in Obama il suo punto di riferimento in quanto: “sta proponendo per la scuola americana provvedimenti simili ai nostri, penso soprattutto agli incentivi al merito per gli insegnanti”. Insomma, tutti pazzi per Barack Peccato che qualche mese fa Berlusconi abbia dichiarato: “Ho una simpatia personale per McCain perché è più vecchio di me e partecipa alla corsa per la Casa Bianca”, altro che stima per il giovane self-made man Barack che avrebbe lo stesso carisma del vecchio Silvio! Peccato ancora che per quanto riguarda gli insegnanti Obama parli di consistente investimento nella scuola pubblica e non in quella privata, necessario per favorire l'accesso all'istruzione superiore anche delle classi sociali più deboli, e di un riposizionamento della condizione economica dei docenti.

Se poi si raffronta la condizione dell’università e della ricerca del nostro Paese, dove la brava ministra Gelmini fa calare i tagli di Tremonti senza proporre alcun intervento atto a ridurre sprechi e baronie, con la situazione degli Stati Uniti dove l’università raggiunge livelli di eccellenza, l’Italia appare sempre più la cenerentola a livello mondiale. Silvio Berlusconi, intervistato dal Gr1, ha detto che con la vittoria di Barack Obama, nei rapporti tra Usa e Italia ''non cambia nulla. Abbiamo lavorato benissimo con Clinton, benissimo con Bush, lavoreremo benissimo con Obama''. Sarà proprio così? Il politologo Giovanni Sartori ha già fornito una sua personale, spiritosa valutazione sui rapporti che cambierebbero fra Stati e Uniti e Italia, o meglio fra il presidente americano e il premier italiano: “Obama non è Bush: le pacche sulle spalle all’ex senatore dell’Illinois non gliele può dare. Perché è troppo alto per lui, avrebbe bisogno di una scaletta”.

E non ci sarà più la dipendenza di Bush da Berlusconi, dipendenza dovuta esclusivamente al fatto che tutti gli altri gli erano contro. Obama è un personaggio diverso, ma resta tutto da vedere perché l’esercizio del potere è un’incognita assoluta". Già, resta tutto da vedere ma chissà che anche il carismatico Obama non possa restare sedotto, come Bush, dalla travolgente simpatia di Berlusconi che in occasione del G8 2009 che si terrà alla Maddalena lo vorrà sicuramente suo ospite a Villa La Certosa, dove la commistione tra pubblico e privato raggiunge l’eccellenza, dove la proprietà privata diventa sede istituzionale, dove la ricerca della spettacolarità e dello stupore produce effetti che nulla hanno da invidiare all’americana Disneyland. Chissà se ad Obama piacerà.

 
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