« BOKRUG: ovvero il fratel...Si avvicina il 28 giugno... »

Non è morto ciò che in eterno può attendere.... LA CITTA' SENZA NOME.

Post n°77 pubblicato il 19 Giugno 2009 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

La Città senza Nome è anch’esso un racconto di Lovecraft antecedente la svolta del 1926, e forse è ancora più anticipativo de La Rovina di Sarnath dei racconti del Ciclo di Cthulhu.

Si può dire anzi che con questo racconto Lovecraft comincia a delineare alcuni degli elementi che poi caratterizzeranno la sua mitologia mostruosa.

Certo, non è l’unico racconto che svolge questa funzione. Anche La Ricorrenza, per esempio, è importante sotto questo punto di vista, ma La Città senza Nome dà in modo preciso alcune delle atmosfere tipiche dei racconti del Ciclo di Cthulhu.

Il racconto è ispirato ai miti arabi e forse anche indiani.

Vediamo perché.

Un esploratore, che è anche l’io narrante del racconto, e che rimane senza nome, va alla ricerca delle rovine di una città perduta fra le sabbie del Deserto d’Arabia.

Nessun mito la ricorda, nessuna leggenda dei beduini parla di lei e dei suoi misteriosi abitanti, ma c’è un passo del Necronomicon (il cui titolo significa più o meno, se la mia scarsa conoscenza del greco non mi tradisce, “Codice dei Morti”) che forse allude a quella città.

Tale passo dice: “non è morto ciò che in eterno può attendere, e anche la morte, con il passare di strane ere, può morire”.

Compare quindi qui l’immaginaria opera di magia e di misteri occulti inventata da Lovecraft: il Necronomicon, che compare anche spesso ne Le Montagne della Follia, e di cui si parla sempre per allusioni. Lovecraft fa capire che il Necronomicon parla delle creature pre-umane che hanno popolato la Terra e di ciò che si sono lasciate dietro, ma raramente è esplicito su ciò che ci sarebbe scritto in quel libro, e men che meno sul suo significato.

Il libro comunque fu scritto da un arabo pazzo, Abdul Alhazred, vissuto nell’VIII secolo, e custode di segreti alieni e ultradimensionali, adoratore delle divinità immaginarie di Lovecraft, come Yog-Sothoth e Azathoth, che come scopriremo in seguito sono le supreme divinità cosmiche dell’universo (o dovremmo dire multiverso?) immaginato dal Nostro. La sua fine fu orribile: divorato vivo da una potenza invisibile in pieno giorno, in mezzo alla strada.

Comunque, torniamo all’esploratore senza nome, come la città che decide di esplorare.

L’uomo si aggira per le rovine, e scopre che gli edifici sembrano essere stati costruiti per persone incredibilmente piccole, praticamente dei nani.

Ad un certo punto dell’esplorazione, trova una sorta di passaggio sotterraneo, una grande galleria che conduce verso il sottosuolo. Il corridoio con relative scale penetra nelle profondità della terra in modo incredibile, quasi volesse raggiungere il centro del pianeta.

Ad un certo punto le scale finiscono e l’esploratore si trova in una sorta di vasto corridoio, dove scopre degli strani bassorilievi che raccontano l’incredibile storia della città in rovina.

Scopre che la città è stata fondata in una remotissima preistoria, addirittura ai tempi dei dinosauri, quando l’Arabia era separata dall’Asia dal grande mare della Tetide (di cui il Mar Mediterraneo, il Mar Nero e il Mar Caspio sono gli ultimi residui, e non era affatto un deserto, ma una regione verde e ubertosa, sulle rive di un grande mare tropicale.

La città sorgeva in una splendida valle sulle coste di questo mare che separava l’Arabia dall’Asia, e gli abitanti non erano esseri umani, ovviamente, perché l’uomo era ancora di là da venire, bensì una sorta di piccoli reptiloidi bipedi.

Per milioni e milioni di anni la loro città aveva vissuto e prosperato sulle rive del mare, fino a quando il clima aveva cominciato a mutare, e la città a decadere.

Il mare si era allontanato, e il clima aveva cominciato ad inaridirsi.

Gli abitanti avevano cominciato a isolarsi dal mondo esterno, e a costruire immense catacombe, fino a quando, a furia di scavare nel sottosuolo, avevano scoperto una sorta di gigantesca cavità, una caverna senza fine, illuminata da una strana luce bianca, un vero e proprio mondo interno, dove le misteriose creature preistoriche avevano potuto rifugiarsi e continuare la loro civiltà, abbandonando definitivamente la superficie.

Mentre l’uomo osserva i bassorilievi, si accorge di una loro strana caratteristica: essi ritraggono gli esseri reptiloidi in tutti gli aspetti della loro vita quotidiana, fuorché negli aspetti che riguardano la morte. Non si vedono sepolture, né tombe, né descrizioni di morti di nessun tipo, come se le creature fossero state immortali.

Nei bassorilievi a un certo punto compare anche una figura umana: un uomo primitivo proveniente dalla mitica città di Irem, la leggendaria città piena di ricchezze che sarebbe sepolta nel deserto d’Arabia e di cui si parla ne Le Mille e Una Notte.

Ma l’uomo in questione viene fatto a pezzi dalle creature, le quali odiano e temono tutti coloro che vengono dall’esterno, poiché, nei concetti di Lovecraft, una civiltà decadente diventa paranoica e perciò esageratamente timorosa degli stranieri.

L’uomo passa oltre nel corridoio e fa una scoperta ancora più sconvolgente. Contenute dentro dei sarcofagi di legno e cristallo, si trovano innumerevoli mummie: le creature dei bassorilievi, in perfetto stato di conservazione.

L’uomo avanza ancora, fino ad arrivare ad una grande porta. La apre e si trova di fronte all’ultima incredibile scoperta: oltre la porta c’è un’immensa scalinata sospesa nel vuoto, che scende in un abisso di luce bianca, verso un fondo nascosto da bianche nubi. È il mondo sotterraneo dei reptiloidi preistorici.

Ma a quel punto la sua esplorazione finisce: un grande vento invade la galleria sotterranea, provenendo dalla superficie, e lui si aggrappa ai bordi della porta per non venire trascinato nell’abisso, ma mentre è così rannicchiato, si accorge che assieme al vento si odono delle voci lamentose, come demoni infernali, e subito dopo una schiera di creature evanescenti, semitrasparenti, si getta come un’orda di demoni giù per la scalinata. L’uomo li riconosce come le creature contenute nelle casse. Forse sono improvvisamente tornate in vita, forse sono i loro fantasmi che, al sorgere del sole, abbandonano le loro tombe per tornare nel regno favoloso dove hanno vissuto.

A quel punto il racconto si interrompe. Non si cosa è successo dopo, ma si intuisce che evidentemente l’uomo è tornato indietro, non volendo calarsi nel centro del mistero, esattamente come fa il protagonista di Dagon.

A questo punto, è importante fare una serie di interessanti considerazioni.

I reptiloidi della Città senza Nome sono i corrispondenti sotterranei degli uomini-pesce, la progenie di Dagon. In pratica, si è passati dal Giganti marini ai Nani sotterranei, ma la somiglianza è evidente. Sempre di creature pre-umane si tratta.

Si può fare qui tutta una serie di confronti con altri miti e altre opere, di Lovecraft e non.

Da notare, innanzitutto, che i reptiloidi della Città senza Nome assomigliano agli Esseri Antichi della città dell’Antartide ne Le Montagne della Follia. La storia è simile: una stirpe di esseri pre-umani che vivono per milioni e milioni di anni in una grande città in una terra fertile e verdeggiante, fino a quando il mutamento del clima la trasforma in uno spaventoso deserto, ed essi sono costretti a rifugiarsi nel sottosuolo, dove hanno scoperto un altro mondo, felice e sicuro, mentre la loro civiltà si avvia però a una progressiva e ineluttabile decadenza che li porterà o all’estinzione, o a un abbrutimento morale che li condannerà ad essere fantasmi di se stessi.

Questo tema ricomparirà in Kn’yan, racconto scritto dopo la Svolta del 1926, e che è uno dei più orrorifici racconti del Ciclo di Cthulhu.

Ma ci sono altri raffronti da fare: innanzitutto con Arthur Machen e Robert Kirk. I reptilodi nani sono indubbiamente parenti prossimi degli Elfi e delle Fate di Machen e Kirk. Come il Piccolo Popolo di questi due autori, i Nani Reptiloidi si sono rifugiati sottoterra mentre il mondo di superficie veniva conquistato dagli Uomini.

Colpisce poi il fatto che Kirk descrive le città sotterranee degli Elfi come “illuminate da una strana luce verde” e da strane lampade senza fiamme che non si consumano mai, mentre Lovecraft immagina che il mondo sotterraneo dei Nani Reptiloidi è anch’esso illuminato da una spettrale e diafana luce bianca, probabilmente dovuto a un fenomeno elettromagnetico.

Ma si possono fare raffronti anche con i Jinn delle leggende arabe-musulmane, i Geni che un tempo abitarono e dominarono la Terra prima di Adamo, e che si rifugiarono nei deserti e nelle isole dopo che la punizione di Dio li aveva quasi tutti sterminati.

E abbiamo già visto che i Geni arabi sono i corrispondenti delle Fate di Kirk: esseri pre-umani rifugiatisi in luoghi isolati per sfuggire al dominio degli Uomini.

Ma si possono fare riferimenti anche ai Naga indiani, i cosiddetti uomini-serpente legati sia al mondo sotterraneo, sia al mondo acquatico.

I Naga infatti appaiono come un ulteriore trait d’union fra i Nani Reptiloidi di Lovecraft, gli Oannes sumerici, cioè la progenie di Dagon, e il Piccolo Popolo di Machen e Kirk.

Di fatto, se si guarda il racconto La Città senza Nome a posteriori, conoscendo il bagaglio mitologico a cui assomiglia, viene da pensare che niente sia frutto della fantasia di Lovecraft, ma che sia in realtà la reinterpretazione di miti preesistenti, e già trattati da altri autori.

E, di fatto, la fantasia è sempre questo: non è invenzione fine a se stessa e non è neanche invenzione sradicata da ogni immagine preesistente. Ogni fantasia ha la sua radice in un mito, in un’immagine precedente.

E certe volte può avere anche un’origine reale.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

mulo43giuseppe.lopresti85r.minettigoodbike2008Tony_Asdanthonymaricondasimone_bartolonitet.dentalStefanoFranceschettokryme0Jhudasclaudio.nigrisgianni.5176marco90_sacredriccardo.boesso
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963