Giornata della Memoria

Post n°199 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da Terpetrus
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27 gennaio, Giornata della Memoria.

 

In questo giorno, si ha tutti il dovere di ricordare gli Ebrei morti nei campi di concentramento nazisti e solo loro, per poter ammettere il senso di colpa che deve provare l’intero mondo occidentale per il loro sterminio e per la discriminazione e l’odio religioso ed etnico perpetrato per secoli ai danni del  popolo ebraico.

Non ci si può esimere dal senso di colpa, perché se tu dici che non ti senti in colpa perché non sei mai stato antisemita, e non ti senti responsabile di ciò che hanno fatto i tuoi padri, o i padri di altri, dato che nessuno della tua famiglia, che tu sappia, ha mai collaborato coi nazisti, rischi di passare per antisemita per il solo fatto che dimostri un certo intento a sottovalutare la portata dello spaventoso evento, unico nella storia, che ha portato allo sterminio degli Ebrei.

Ok, allora… celebriamo, celebriamo.

Celebriamo fino a quando forse anche i bisnipoti degli scampati al genocidio non ne potranno più di sentire parlare di questa storia. Nessun problema. Non ho problemi a ricordare anche cose che non ho vissuto. Infatti io ricordo molte altre cose che non riguardano gli Ebrei, e che per me non sono meno gravi, anche se qualcuno potrà rimanere offeso alle mie dichiarazioni.

È stato detto: «Chi non ricorda la storia, è condannato a ripeterla».

Io dico: potrebbe essere una frase che non vuol dire niente.

Già, perché la storia tutti credono di sapere che cosa sia, ma in realtà secondo me pochissimi si rendono conto di cosa è.

La storia non è quella scritta sui libri, e non è quella scritta sui monumenti. Non è quella fatta dai grandi uomini, né dalle grandi imprese. Non è quella che si trova nei reperti archeologici, e non è quella che si trova nelle ricostruzioni della vita antica. Non è neanche quella delle foto e dei filmati storici, né delle lettere dal fronte dei soldati comuni.

No, non è niente di ciò che noi crediamo, o meglio ci è stato insegnato che sia.

La Storia siamo noi. Soltanto noi.

La Storia, per me, sono innanzitutto io. La Storia per me comincia il giorno in cui sono nato io.

Certo, la Storia non è solo questo. La Storia vera, totale, universale, è la storia di tutto ciò che esiste, è esistito, ed esisterà, dall’inizio dell’universo, fino alla fine dei tempi. E forse anche oltre.

La Storia dunque sono io, tu, tutti gli altri, e tutto ciò che non conosci.

Tutto il resto è solo sentito dire, è un racconto della cui veridicità non sai molto. Di tante cose non sai nulla.

Così lo sterminio degli Ebrei è una cosa che so solo per sentito dire, ma non l’ho vissuta sulla mia pelle.

Né ho vissuto lo sterminio degli Armeni da parte dei Turchi, né ho vissuto lo sterminio degli Aztechi da parte degli Spagnoli, né lo sterminio delle tribù  di Nord-Americani Nativi da parte dell’esercito degli Stati Uniti, né lo sterminio e la riduzione in schiavitù dei Galli da parte di Giulio Cesare, né degli stessi Zingari che sono morti anch’essi in gran numero nei campi di concentramento. Non ho vissuto nemmeno lo sterminio degli italiani nelle Foibe della ex-Jugoslavia, di cui per molto tempo non si è voluto sapere nulla…

Non ho vissuto le purghe di Stalin e lo sterminio dei dissidenti nei gulag siberiani, non ho vissuto i massacri etnici nella ex-Jugoslavia e nell'Africa Centrale, non sto vivendo le persecuzioni degli abitanti del Darfur... non ho vissuto nessuno dei numerosi stermini e persecuzioni perpetrati nella storia, nemmeno quella perpetrata ai danni degli omosessuali, molti dei quali sono morti anch'essi nei campi di concentramento nazisti.

E proprio perché sono anch’esse cose “per sentito dire”, nessuno le ricorda, o quasi.

Però questi altri stermini, che vale la pena ricordare tanto quanto quello degli Ebrei, non possono essere ricordati nel Giorno della Memoria.

Gli Ebrei si offenderebbero.

Una volta ci ho provato su di un forum finocchio, e una frocia ebrea, appassionata della Cabala, mi ha dato del “confusivista”.

Per lui lo sterminio degli Ebrei era tutto speciale, perché gli Ebrei sono il Popolo Eletto, e gli altri no.

Lascio quindi agli Ebrei il loro diritto di credere di essere un Popolo Eletto, e io che invece non credo che esistano Popoli Eletti e addirittura mi auguro che un giorno non esistano più popoli, se non uno solo, il Popolo dell’Umanità, e che non esistano più religioni, ma solo il senso della spiritualità, vorrei che ci fosse un altro Giorno della Memoria per ricordare tutti gli sterminati e i perseguitati non-ebraici, tutte le violenze dimenticate nella Storia, la Storia che non è libri stampati…. Ma non importa, perché nessuno si preoccupa di conoscere neanche quella….

 

 
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Enrico Ruggeri è un vendibufale e non c'è niente di male a dichiararlo in pubblico, sappiatelo!

Post n°198 pubblicato il 24 Gennaio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Enrico Ruggeri, conduttore della trasmissione Mistero su Italia 1, è un mercante di bufale.

 

A suo tempo, avevo parlato male di Roberto Giacobbo e della sua trasmissione Voyager, e avevo affermato che persino Enrico Ruggeri era migliore di lui, dato che nessuno avrebbe potuto prendere sul serio Ruggeri, da tanto pacchiano era.

Ritiro tutto, sono stato uno stupido e un ingenuo.

Enrico Ruggeri è anche peggio di Giacobbo.

Se Giacobbo è un venditore di banalità, Ruggeri è un venditore di bufale. Bufale in cui la gente è disposta a credere, o perlomeno a giustificare.

Ora, naturalmente, ci sarà qualche frescone che dirà le solite banalità: “se non ti piace la trasmissione, cambia canale!”. È la trovata dei superficiali, di chi non vuole prendere atto della quantità di merda in cui si naufraga sempre più senza che nessuno abbia il coraggio di protestare per paura di apparire ridicolo o, che so, antidemocratico, o poco fine…. Vai a sapere perché la gente ci fa tanti problemi in un’epoca dove in televisione fanno tutti a gare per essere quanto più possibile volgari, pazzi, squilibrati, indecenti, stupidi, arroganti, presuntuosi, maleducati, pacchiani, inutili, banali, mediocri, ridicoli, bifolchi, cafoni, ignoranti, sgrammaticati, analfabeti, schizofrenici, imbroglioni, parolai, vendifumo, vuoti, noiosi, palloni gonfiati, etc, etc,….

Quindi perché non buttare merda addosso a chi la fa, la televisione?

E poi, scusate…. Cambiare canale? DOVE? Se davvero non si dovesse protestare per la schifezza e la mediocrità delle trasmissioni televisive, se davvero il telespettatore dovesse solo cambiare canale e stare zitto, allora si lascerebbe che tutte le trasmissioni facessero schifo e fossero imbecilli, e ci ritroveremmo a pagare il canone per niente, o meglio per avere dritto in casa un cumulo di merda.

Pagare per tenere spenta là tivù. Bella merda! L’unica soluzione per questo tipo di mentalità che predica il “se non ti piace, sta zitto e cambia canale” allora sarebbe buttare la tivù dalla finestra….

Cosa che forse farei volentieri, se non dovessi convivere con una famiglia che la tivù la guarda.Qualcuno dirà, credendo di essere furbo: «se una trasmissione non ha audience, muore per inedia. Se la gente la guarda, vuol dire che piace. E de gustibus non est disputandum….  ».

No cari… proprio per niente! La televisione non è un mercato di cioccolatini, non lo sapete?

La televisione dovrebbe informare, non trasmettere bufale. Non dovrebbe vendere merda facendola passare per cioccolata, con mandrie di ignoranti che stanno lì a cantare allegramente: «Ma che bontà, ma che bontà…. Ma che cos’è questa robina qua?»

È inevitabile che la tivù trasmetta merda facendola passare per roba buona?

Beh, è altrettanto inevitabile che sulla Rete chi si è rotto le palle critichi chi vende merda in tivù.

Enrico Ruggeri vende merda.

Prende storie inverosimili che gli stessi esperti del paranormale e del mistero hanno giudicato delle bufale e degli imbrogli belli e buoni, e li spaccia per cose che potrebbero essere vere.

Emblematici i casi dell’Apollo 20, montatura penosa che ha voluto far credere su Youtube che gli americani abbiano inviato altre missioni sulla Luna dopo  l’Apollo 17, fra cui l’Apollo 20 appunto, che avrebbe scoperto sulla Luna le rovine di un’antica città e una gigantesca astronave, dove avrebbero recuperato il corpo ibernato di una donna aliena, che poi avrebbero risvegliato e che avrebbe fornito agli americani preziose informazioni sugli alieni e la loro scienza superiore…..

Storia chiaramente copiata pari pari da un vecchio film di fantascienza: Moontrap.

Le bufale adesso non sono neanche capaci di farle originali! Devono copiarle.

E Ruggeri poi, dopo che tale bufala è stata smascherata sulla Rete da molto tempo, ha il coraggio, la faccia tosta, l’arroganza, di presentare in tivù tale panzana con tanto di delirante “esperto” che assicura che la storia non può non essere vera….. evidentemente sicuro che il popolo bue e bifolco si berrà le sue panzane irrancidite come acqua fresca….

Che schifo! E nessuno dice niente?

C’è poi anche il caso dell’Esperimento di Filadelfia, altra bufala smascherata da lungo tempo, che ispirò un film degli anni Ottanta, il quale ispirò a suo tempo un’altra bufala, con tanto di strano personaggio che dichiarava di avere viaggiato attraverso il tempo grazie a quell’esperimento…. Ma proprio non possono fare a meno i bufalari di copiare dai film di fantascienza? Non è che i bufalari siano solo scrittori di fantascienza falliti che, siccome non sono riusciti a trovare una trama originale, si sono limitati a far credere vere le trame inventate da altri?

E che dire poi dei Cerchi nel Grano, gigantesca bufala di livello mondiale?

Fin dall’inizio mi domandavo: «Ma perché degli alieni dovrebbero venire da una qualche stella lontana chissà quanti anni-luce solo per rovinare i campi di grano di poveri contadini, soprattutto inglesi, con disegnini che non si sa che cosa vogliano dire, e a chi siano diretti? Non hanno proprio niente di meglio da fare che pettinare le bambole fra le comete, questi qua?».

Ma ancora di più mi domandavo perché nessun altro si ponesse questo semplice interrogativo, e mi domandavo se quelli che consideravano i Cerchi nel Grano opera degli alieni fossero magari tutti in stato di sonnambulismo o vittime di un delirio di schizofrenia paranoide…..  quelle che ti fanno scambiare il proprio cane per un’incarnazione del Demonio, intendo….quelle da camice di forza….

Invece Ruggeri, dopo che è stato già dimostrato che nei Cerchi nel Grano non c’è niente di paranormale o di alieno, insiste con le sue stravaganti tesi, chiamando “testimoni” di vario tipo….

E io mi domando: «Caro Enrico Ruggeri, ma ci sei o ci fai? Ma ci credi veramente alle cose che dici, e allora responsabile delle tue bufale è chi ti ci ha messo, poiché tu non sei in grado di intendere e di volere, o invece non ci credi e ti piace prendere per il culo la gente, e allora il responsabile sei solo tu?».

Ora, qualche frescone dirà: «Sì, vabbè, ma è solo una trasmissione televisiva, e Ruggeri è solo un cantante….».

Io dirò: «APPUNTO! Soltanto una trasmissione televisiva? Mai visto “Quinto Potere”? No??? Male! Molto male!».

Con il potere sulla televisione, un imprenditore è diventato il padrone d’Italia e ha bandito la cultura e l’intelligenza dalla televisione italiana, allo scopo di tenere il popolo nella sua grassa ignoranza, perché sa che la cultura, l’intelligenza e l’istruzione sono le sue nemiche acerrime.

Ruggeri fa parte di quell’establishment che, vendendo merda al popolo, lo mantiene nel suo stato di mangiatori di merda.

Una chicca finale: sapete come hanno reagito molti degli appassionati di ufologia, alle critiche nei confronti della trasmissione Mistero di Enrico Ruggeri?

Più o meno con risposte di questo tono: «Beh, sì, le sue trasmissioni non hanno nulla di scientifico, ma possono spingere la gente a interessarsi a cose di cui non si parla mai, come l’ufologia e il paranormale….. ».

Come dire che il popolo, la merda se la merita. Poco importa che alla gente vengano dette bufale o verità, l’importante è spingere la gente “alla vera cultura”! Quella che fa giganteschi minestroni di puttanate, mescolando ufologia, paranormale, occultismo, leggende popolari, fantasie personali, astrologia, filosofie orientali a basso costo, storia deformata e mistificata alla Dan Brown, teorie balorde alla New Age, teoria pseudo-scientifiche alla Sitchin e quant’altro mai.

Io, sinceramente, mi trovo in una situazione imbarazzante: perché anche se io non sono di quelle persone ottuse che credono che la realtà sia tutta qui, e che hanno l’antropocentrica presunzione che tutto sia comprensibile dalla mente umana, non sono neanche di quelli che, in assenza di spiegazioni razionali, si affidano a spiegazioni magiche e mistiche che in realtà spiegazioni non sono, in quanto, non avendo nulla di razionale, non possono spiegare niente.

Una spiegazione infatti, per essere tale, deve farti capire con precisione un fenomeno, non parlarti di immagini mitiche come l’Unicorno Rosa Invisibile.

Il mondo del paranormale e dell’ufologia è appunto costituito quasi solo da gente che si affida a modi di pensare irrazionali e mitici, e che hanno un disprezzo aristocratico verso la gente della strada, verso “il popolo bue”, “la casalinga di Voghera”, che non capisce niente delle loro vette intellettuali e mistiche, che solo uno spirito elevato e aperto (sic!) come il loro può comprendere….

Uno spirito elevato, aperto…. Aperto sul buio e sul vuoto, dato che la maggior parte di ciò che dicono e scrivono non significa assolutamente niente.

Io difendo la Casalinga di Voghera, perché non la difende nessuno. Difendo il suo diritto ad avere un’informazione corretta ed esauriente, il suo diritto a sentire tutte le campane che suonano un determinato motivetto, sia esso ufologico, paranormale, religioso, morale, politico, culturale.

Difendo il suo diritto ad avere un’istruzione anche attraverso la televisione, e dei programmi che la aiutino a chiarirsi le idee, non a confondersele.

So benissimo di essere una voce che grida nel deserto. Ma anche i deserti possono essere modificati con il tempo.

Qualcuno deve pur dire qualcosa, cominciare a dire le cose, spingere altri a dire qualcosa.

Tutte le grandi cose sono partite da piccole cose, e nessuno può prevedere quali sono le piccole cose che diverranno grandi.

Quindi, non serve a niente tacere. Lo dico a tutti i fresconcelli che continuano a ripetere che non serve a niente protestare.

Quelli che sbagliano, siete voi.

E se accettate di essere presi a calci in culo senza mai lamentarvi, vi posso dire solo che incoraggiate chi vi prende a calci, di prendervi a calci sempre più…. Perciò voi i calci in culo ve li meritate! Tant’è vero che neanche vi lamentate!

Vi siete mai posti il problema se per caso siete un po’ dei grandissimi coglioni?

 

 
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Riflessioni sui legami fra Mare ed Orrore

Post n°197 pubblicato il 23 Gennaio 2010 da Terpetrus
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In tutte le mitologie e le leggende popolari il Mare è l’Orrore stesso.

 

Il mare, come il sottosuolo e il cielo stellato, è un elemento fondamentale nella mitologia di tutti i paesi. Forse quello più fondamentale di tutti.

In gran parte delle mitologie, l’universo è stato generato dal mare e nel mare, in un Abisso originario di acque oscuro.

Nella mitologia greca, divinità originarie del cosmo erano Oceano e Teti, divinità marine che generarono tutte le altre e il mondo intero.

Anche nella mitologia egiziana, in origine esisteva solo un oceano oscuro, il Nun, da cui sorse una collina, che in seguito diventò il sito della città sacra di Heliopolis, primo lembo di terra a sorgere dalle acque, dove Ammon-Ra, Dio supremo e creatore della religione egiziana comparve per la prima volta, e dove la Fenice cantò per la prima volta, generando la luce e il suono per la prima volta nel silenzio dell’Abisso.

Anche nella religione mesopotamica esisteva in origine solo l’Apsu, l’abisso di acque dolci e buie, che riempie lo spazio infinito, e da cui è sorto l’universo, e che scorrono nel sottosuolo.

Nella mitologia indiana lo spazio infinito è riempito da uno oceano di acque cosmiche, in cui fluttua il Dio Visnu, dormendo e sognando il cosmo, poiché tutto l’universo non è altro che un sogno di Dio.

Nella mitologia polinesiana, all’origine esisteva il Po, l’abisso di acque senza fine, da cui, dentro una conchiglia, nacque la Grande Madre, che generò l’universo e tutte le creature dal suo corpo.

Nella mitologia greca c’è poi un’altra tradizione, pre-ellenica, risalente all’antico popolo pre-indoeuropeo dei Pelasgi, secondo cui in origine, nell’abisso di acque primigenie, fredde e buie, danzava la Grande Madre Eurinome, che fecondata  dal Grande Serpente Ofione, il vento del nord, partorì un uovo cosmogonico da cui nacque l’universo intero.

Nella mitologia basca, la Dea Madre è Mari, Dea della Terra, del Mare e degli Inferi, Madre del Sole e della Luna, e sposa di un Dio rappresentato come Grande Serpente Marino. La parentela con l’antico mito pelasgico è evidente.

Nel mito della Genesi ebraica poi in origine è appunto l’abisso del caos di acque in cui tutti gli elementi sono confusi, e solo lo Spirito di Dio, con la creazione, separa l’acqua dalla terra, le acque del mare dalle acque del cielo, ponendovi un limite dato dalle frontiere della Terra e dalla volta del Cielo.

Per gli antichi, sembra, gli abissi del mare e gli abissi del cosmo erano la stessa cosa, due lati della stessa realtà oscura, buia, senza fine, caotica, arcaica, primigenia e spaventosa.

Nell’Abisso vivevano gli Dei primigeni, mostruosi o amorfi. Divinità come la mesopotamica Tiamat, o il greco Proteo, o il nordico Ymir, il gigante primigenio, sono i simboli del Caos primigenio legato all’Abisso di acque.

Questa immagine non è affatto scomparsa dall’immaginazione delle epoche successive, ma si è semplicemente evoluta e resa più complessa, passata poi alla letteratura fantastica e avventurosa moderna.

Gli abissi marini, così sconfinati e bui, misteriosi, sono un immagine orribile che stimola ancora la fantasia umana in modo pauroso.

Io personalmente non riesco ad immaginare niente che mi terrorizzi di più.

Già il terrore di affogare è una delle mie paure primordiali, se poi aggiungo l’idea degli abissi marini, mi terrorizzo ancora di più.

Sotto i 300 metri di profondità, non arriva un solo fotone di luce. E le profondità massime degli oceani, nelle fosse oceaniche, credo arrivino anche a 11.000 metri, una profondità superiore alle altezze dello Himalaya.

Credo che già il Tirreno, da solo, arriva anche a 3000 metri di profondità.

Siccome non c’è luce, non c’è neanche flora marina, dato che non può avvenire alcuna fotosintesi. Quindi neanche ossigeno. I pesci delle profondità vivono con dosi bassissime di ossigeno provenienti dalle acque soprastanti. Cosa mangino, non lo so. Credo che si nutrano soprattutto dei cadaveri di organismi che cadono dalle acque soprastanti, oltre che mangiarsi fra di loro, oltre che degli organismi che si nutrono del fango del fondo. Alcuni organismi delle profondità vivono delle sostanze che vengono eruttate dai vulcani sottomarini, creature che anziché ossigeno respirano zolfo e hanno le carni intrise di idrocarburi.

I calamari giganti hanno le carni intrise di ammoniaca, e sono perciò immangiabili.

Le creature delle profondità sono tutte mostruose nell’aspetto, e per la loro biochimica, fanno pensare a creature di un altro pianeta. Si suppone infatti che creature del genere potrebbero vivere negli oceani di Europa, la terza luna di Giove, ricoperta di uno strato di ghiaccio che nasconde un oceano di acqua salata, dove pare prosperino alghe rosse che ricevono la luce attraverso gli strati di ghiaccio più trasparenti e sottili. Sotto, sul fondo, però, potrebbero esserci altre forme di vita che allignano e prosperano vicino alle bocche di vulcani sottomarini.

L’idea di quegli abissi immersi nella notte eterna, freddi, schiacciati sotto pressioni spaventose, popolati di mostri, mi terrorizza.

Quando una volta a Chi l’ha visto? ho sentito la storia di un uomo che si sarebbe suicidato buttandosi nel Tirreno dalla sua barca con un peso ai piedi, per finire sul fondo buio del mare, mi sono sentito male. Orribile.

L’idea poi dei vulcani sottomarini del Tirreno, delle lave incandescenti che scorrono sul fondo buio del mare, mi suggerisce inoltre uno scenario da inferno dantesco.

Era ovvio che un simile ambiente diventasse il teatro di terrori estremi. La misteriosa solitudine degli abissi marini, affiancata alla solitudine delle sterminate distese della superficie marina, sono il primo palcoscenico di ogni terrore letterario, in particolar modo quello anglosassone, che nasce dalla mitologia nordica, e si ispira agli arcaici terrori delle mitologie mediterranee ed orientali.

Non è un caso che nell’ambiente dei marinai di tutto il mondo circolino una serie di spaventose storie che riguardano il mare. Storie di fantasmi e di mostri marini, di misteriose sparizioni e di misteriosi fenomeni apparsi in mare, costellano la storia della Marina di tutti i paesi.

Famosa, sopra tutte le altre, la leggenda dell’Olandese Volante, il capitano di una nave olandese che, per una colpa commessa in vita, è condannato a vagare per i mari da solo con la sua nave, fino al Giorno del Giudizio.

C’è poi il romanzo di Melville, Moby Dick, che è un monumento all’Orrore che nasce dal mare.

La Balena Bianca è in realtà nata dall’archetipo del Leviathan, il mostro marino delle leggende ebraiche, simbolo del male che si cela nell’Abisso.

Essa ha il colore bianco, perché bianco è il colore della morte e dell’aldilà nelle leggende nordiche, il colore del terrore, poiché bianco è il pallore della morte, e bianco è il pallore del terrore.

Bianchi sono la neve e il ghiaccio che racchiudono tutto nella gelida tomba della morte.

Non per niente bianco è il colore delle porte del mondo sotterraneo che appaiono alla fine del Viaggio di Arthur Gordon Pym, di Edgar Allan Poe, di cui ho già parlato tanti post fa.

E guarda caso è anche quella una storia di mare e di orrore continuato per tutto il romanzo.

Bianco è il colore della scena di orrore finale di Improvvisamente l’Estate Scorsa, come ho già fatto notare qualche post fa.

Bianco è il colore dei fantasmi avvistati sulle navi infestate.

Sono sempre rimasto affascinato dalle avventure sul mare, dalle storie di isole misteriose, di pirati e di sottomarini, di continenti scomparsi e di mostri marini. Quando leggevo i fumetti della Marvel, il personaggio che mi affascinava di più era senz’altro Namor, il principe di Atlantide, antica città sommersa dove vivevano i discendenti dei superstiti della grande isola scomparsa. Il fatto che fosse in grado, lui e tutto il suo popolo, di respirare e vivere nell’acqua come noi viviamo sulla terraferma, mi affascinava moltissimo e mi faceva sognare di essere anche io un uomo sottomarino, così non avrei avuto più paura degli abissi marini, e avrei potuto imparare a nuotare senza paura di annegare.

Mi piacevano le storie di marinai perché vi ambientavo le mie fantasie di amori con orsacci barbuti e rozzi, isolati in mezzo al mare. Amavo l’Odissea e le storie di vichinghi, tutto ciò che aveva a che fare con il mare suscitava il mio fascino.

Ovviamente è anche per questo che ho tanto amato Howard Phillips Lovecraft, dato che nei suoi racconti l’acqua è un elemento essenziale.

Lui più di tutti, ancora più di Edgar Allan Poe, aveva messo l’accento sul legame fra Mare ed Orrore.

Di fatto, tale collegamento sembra essere stato dimenticato dall’immaginario collettivo contemporaneo.

Il fatto è che la fantasia contemporanea sta attraversando una crisi di originalità che ha dello spaventoso. Idee originali in ambito fantastico, non ne esistono più, ma questo è  dovuto, secondo me, al fatto che neanche le idee tradizionali non ci sono più. Nella letteratura fantastica, è importante attingere alle fonti del mito, delle leggende popolari, dei terrori primigeni, bisogna avere una cultura della tradizione fantastica, altrimenti si ripetono all’infinito cliché triti e ritriti.

Quando mi è venuta l’idea di scrivere un romanzo fantasy, essa è nata non dall’idea di imitare Tolkien o la Bradley o di imitare gli imitatori di Tolkien o della Bradley, come fa regolarmente la maggior parte degli scrittori di fantasy contemporanei, ma bensì di andare alle fonti del mito da cui Tolkien è venuto, andare alla radice dei miti antichi e delle leggende popolari, e poi alla conoscenza di chi è stato ispirato a sua volta dagli stessi miti e dalle stesse leggende, come lo è stato Tolkien.

Solo lì potevo trovare la speranza di reinterpretare il mito aldilà dei soliti cliché tolkieniani.

Nelle storie e nelle leggende sul mare c’è una messe incredibile di spunti.

Per farlo capire, scriverò altri post per parlare di alcune storie che fanno davvero mettere in moto la fantasia….

 

 
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20 gennaio, giorno di San Sebastiano: Improvvisamente l'Estate Scorsa

Post n°196 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da Terpetrus
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Giorno di San Sebastiano, un santo che noi italiani conosciamo molto bene, perché è uno dei più rappresentati nell’arte rinascimentale e barocca, perciò è molto facile incontrarlo nelle chiese di tutto il Bel Paese.

San Sebastiano è senz’altro uno dei simboli più truci del Cattolicesimo, solo l’orrore assoluto della Croce lo supera.

San Sebastiano è una delle figure di martiri che meglio fa sospettare una vena sadica nella tradizione cattolica. Questo giovane seminudo trafitto da mille frecce, così spesso rappresentato nell’arte sacra, richiama facilmente bassi istinti di violenza e sadica tortura.

Ma la cosa non è così semplice. Infatti c’è da chiedersi perché  San Lorenzo, che fu cucinato sulla graticola, e Sant’Agnese, a cui furono amputati i seni prima di venire ammazzata, non hanno avuto altrettanto successo nella rappresentazione artistica.

Il fatto è che San Sebastiano è diventato, che ci crediate o no, il fantasma erotico di molti omosessuali nel corso dei secoli, tanto da trasformare il personaggio in una sorta di “santo gay”, anche se di fatto non è vero.

È noto che gran parte dei pittori del Rinascimento e del Barocco erano dei gran culattoni, o perlomeno lasciavano pensare a degli impulsi omosessuali assieme a quelli eterosessuali. Per esempio, uno come Rubens mi dà l’idea di una fondamentale bisessualità, dato che gli orsoni barbuti e baffuti che dipingeva non erano meno sensuali e formosi delle donnone giunoniche che indulgeva a dipingere.

L’immagine di un San Sebastiano, rappresentato come un giovane seminudo trafitto da tante frecce e legato a un palo, dava l’idea di un simbolo erotico omosessuale, e le frecce diventavano simboli fallici.

Emblematico è il San Sebastiano di Guido Reni, che ha sul volto un’espressione non certo di chi sta per morire, ma semmai di chi aspetta di poter venire…. E le pieghe del fazzolettino che gli cinge i lombi, se si notano bene, in mezzo alle gambe formano l’immagine di un gran cazzone in erezione…. Provare per credere! Andate a guardarvi il quadro!

Alla fine, la malizia moderna ha svelato l’inghippo torbido, e il maliziosissimo D’Annunzio ha pensato bene di scrivere un’opera dedicata a questo fantasma erotico gay: Il Martirio di San Sebastiano, in cui appunto San Sebastiano sarebbe stato martirizzato non semplicemente perché era cristiano, ma perché aveva rifiutato di concedersi alla libidine di un centurione romano voglioso…

Così San Sebastiano divenne un “santo gay”… ma la storia non finisce qui.

Il primo film a tematica omosessuale che abbia mai visto in vita mia è il famoso Suddenly Last Summer degli Anni Cinquanta, tradotto in italiano con il titolo Improvvisamente l’Estate Scorsa, interpretato da tre grandi attori: Elizabeth Taylor, nella parte del protagonista, che si chiama Elizabeth anch’essa, Montgomery Clift nella parte dello psichiatra che la cura, e Katharine Hepburn nella parte della perfida e gelosissima zia della protagonista.

Quando l’ho visto per la prima volta ero un ragazzino e quindi tante cose non le capivo.

Non sapevo, per esempio, che il film era tratto da una commedia di Tennessee Williams, famoso drammaturgo americano, notoriamente omosessuale.

Inoltre, tanti particolari del film li trovavo strani e assurdi, inspiegabili, non potendo leggerne i significati e inquadrarli nel contesto.

La vicenda era stranissima. Una ragazza, Elizabeth, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, in seguito alla morte del cugino Sebastian, a cui era molto legata, avvenuta in circostanze misteriose in un paesino della costa spagnola mediterranea durante una vacanza in Europa.

Elizabeth subisce l’odio feroce della zia, la madre di Sebastian, che la considera responsabile della morte del figlio, e che era legata da un rapporto morboso e ossessivo con il figlio, il quale era un personaggio veramente molto strano.

Sebastian era un poeta e una persona apparentemente molto spirituale, a tal punto che a suo tempo aveva persino cercato di diventare un monaco buddista. Celibe, disdegnava completamente ogni rapporto con le donne, cosa che la madre considerava,  o fingeva di considerare, una forma di castità, di vocazione spirituale.

Il figlio però aveva dei grossi problemi, se spesso portava la madre sulla scogliera vicino a casa loro, per farle vedere i falchi marini che predavano i cuccioli di tartaruga, per farle capire quanto crudele e insensibile sia la Natura, come a volerla spingere di accettare quello che lui non aveva il coraggio di confessarle: che la Natura aveva giocato un bruttissimo scherzo anche a lui, e l’aveva reso un “pervertito”. Quella era la mentalità del tempo e così si sentivano quasi tutti gli omosessuali costretti a vivere in quella condizione.

Non si poteva pretendere che ce l’avessero tutte in piccionaia….. e Sebastian non faceva eccezione.

Già le froce di oggi sembrano quasi tutte fuori come un balcone ancora adesso, figuriamoci negli Anni Cinquanta, quando era peccato anche solo nominare l’omosessualità!

Infatti, l’ho scoperto dopo, è per questo motivo che tutto il film mostra delle strane reticenze: Sebastian, nei flashback dei ricordi di Elizabeth, non viene mai visto in volto, e per tutto il film non viene mai detto che è omosessuale, solo lo si lascia intuire.

Perché? Semplicemente perché in quegli anni la censura aveva proibito che venissero distribuiti film in cui si parlava di omosessualità e che mostrasse in volto personaggi omosessuali! Ciò sarebbe stato considerato un’incitazione all’immoralità! Capite che razza di mentalità vigeva al tempo?

Comunque la storia si dipana sulle nevrosi di Elizabeth, che ha rimosso apparentemente il ricordo della traumatica morte di Sebastian, fino a quando la perfida zia esprime la volontà di farla lobotomizzare, e si intuisce che non è solo perché la odia e vuole punirla, ma ancora di più per renderla incapace di dire cose molto compromettenti sul conto del defunto Sebastian, il quale è ufficialmente morto “per un attacco di cuore”.

Alla fine Elizabeth, per evitare la lobotomia, è costretta a sottoporsi al pentotal, e raccontare come sono andate le cose.

Quello che salta fuori è orribile: Elizabeth racconta della loro vacanza in Spagna, e racconta di come Sebastian la usasse per richiamare con la sua avvenenza, l’attenzione dei poveri ragazzi della costa spagnola, in modo che lui poi li potesse spingere a prostituirsi a lui. In pratica, era un grandissimo cacciatore di marchette e un corruttore di minorenni, per il quale le donne erano solo strumenti da usare per ottenere i suoi porci comodi e buttare via quando non servivano più, come aveva fatto anche con sua madre, quando era diventata troppo vecchia per interessare ai suoi targets….

Ma proprio in quel paesino spagnolo, l’ambiguo Sebastian paga in una sola volta tutti i suoi errori.

Stanco di scoparsi i ragazzini spagnoli, e meditando di andare a scoparsi i ragazzi biondi della Danimarca, allontana malamente i poveracci che prima sfruttava sessualmente, e che non vogliono rinunciare a una sicura fonte di reddito per i loro stomaci affamati.

Fino a quando quei ragazzi si vendicano e perpetrano un’orribile vendetta: un giorno, mentre Sebastian ed Elizabeth si trovano per le vie assolate e deserte del paesino, arrivano i ragazzi con degli strani strumenti musicali ottenuti da pentole e stoviglie appiattiti e affilati, come una sorta di grottesca banda da baccanale.

Costringono Sebastian a scappare su per le vie del paese, fino a spingerlo in cima al monte, che strapiomba su una scogliere, e su cui sorgono le rovine di un antico tempio pagano: è la che si consuma appunto una sorta di sacrificio umano.

Elizabeth assiste impotente alla fine di Sebastian, e lo vede fuggire, vestito tutto di bianco, colore della purezza e della morte, colore delle vittime sacrificali come il bianco agnello di evangelica memoria, lo vede salire per le bianche strade del paese, in mezzo a case di un bianco accecante, verso le bianche rovine della bianca scogliera, sotto una luce bianca e accecante.

Alla fine, sopra ciò che sembra un altare pagano, Sebastian viene catturato e tenuto fermo mentre si compie il dramma, ed Elizabeth fugge terrorizzata a chiamare la polizia.

Più tardi, Sebastian viene ritrovato steso cadavere sull’altare, nudo e in un lago di sangue, il corpo pieno di tagli e ferite che l’hanno dissanguato.

Raccontando l’orribile fine di Sebastian, Elizabeth si libera del tuo fardello e sembra ora avere ritrovato un suo equilibrio, mentre invece è la madre di Sebastian che impazzisce, per non dover convivere con una verità che non aveva mai voluto accettare ed ammettere.

Solo con il passare degli anni, quando venni a sapere cosa era San Sebastiano nell’immaginario collettivo gay, mi sono reso conto che il dramma di Tennessee Williams era ispirato alla sua figura.

Solo allora mi sono stati chiari i simboli e la scena finale, che appare assurda nella nostra epoca.

Sebastian non è altro che la versione paganeggiante e carnale del San Sebastiano del Rinascimento, trasformata in vittima sacrificale di un rito pagano che inneggia alla forza della Natura che, tiranna inappellabile, decreta i suoi comandamenti. Così Sebastian fa la stessa fine delle tartarughe marine che per tanto tempo aveva osservato, presentendo di essere anche lui una vittima della vita.

Ma non è finita qui. Io credo di sapere anche qual è stato il posto che ha ispirato a Tennessee Williams la scena finale.

Nell’agosto 2006, ormai quattro anni fa, sono stato per la prima volta a Sitges, rinomato paesino della costa catalana, a 30 km da Barcellona, località ormai di fama mondiale come ritrovo di gay e lesbiche, che affluiscono da tutto il mondo soprattutto in estate, ma non solo.

Sitges è una delle più famose località gay  del mondo. Io non so se Tennessee Williams sia mai stato in Spagna, ma sarei molto sorpreso del contrario.

A parte il fatto che tutti o quasi i letterati gay di cultura anglosassone, siano essi inglesi o americani, hanno fatto almeno un viaggio nei paesi del Mediterraneo, per potere godere delle bellezze e dei piaceri locali, liberi di esercitare scambi sessuali con i disponibili locali, esattamente come faceva l’immaginario ed emblematico personaggio di Sebastian.

Ma sono state le strane coincidenze che ho visto, che mi hanno colpito……

Dunque, un giorno decido di esplorare meglio il paese, e andando lungo le spiagge, mi trovo a salire per una strada che sembra portare a una chiesa, a strapiombo su una scogliera….

Casualmente, ero vestito di bianco e rosso…. pinocchietto (“pirata” nella dicitura spagnola) bianchi con sottile banda rossa lungo i fianchi, t-shirt rosso scarlatto, berretto bianco, sandali infradito bianchi…. Mentre salgo sono abbagliato dal bianco che sembra il colore prevalente nella salita, da un lato il mare e dall’altro il paese bianco, fino a una chiesa bianca, bianchissima, in cima all’altura.

Arrivo in cima e noto che dietro la chiesa c’è un cimitero, dalle bianche mura…. Si chiama Cimitero di San Sebastiano! Nel piazzale della chiesa non c’è nessuno, solo un grande cane nero di fronte al portale, che forse attende il suo padrone.

Particolare che m’inquieta ancora di più, dato che già salendo verso la chiesa avevo l’impressione di trovarmi nella scena del film con Liz Taylor…. Il cane nero, nella mitologia britannica e slava, è un simbolo del Diavolo, o anche della Morte.

Faccio il giro attorno al cimitero e alla chiesa, e guardo la scogliera sottostante: c’è un sentiero che conduce esattamente sotto, sulla spiaggia, dove si trova una zona nudista, frequentata da moltissimi gay.

Una incredibile coincidenza, o fu quello il luogo che ispirò le scene spagnole del dramma di Williams?

Sarà che dopo aver saputo della storia di Lovecraft in Polesine vedo anche io strane coincidenze dappertutto…..

Mi piacerebbe poter avere il parere di un biografo……

 

 

 
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Non fu colpa di Craxi, ma del vile "Establishment": così parlò il Gran Vecchio Ciriaco

Post n°195 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

Ordunque.... Ciriaco De Mita, che ha perso un'altra buona occasione per stare zitto, ha dichiarato pubblicamente che è giusto riabilitare la figura di Benedetto Craxi (lo chiamo con il suo VERO nome e non con lo stupido nomignolo con cui lo chiamavano tutti), perché, poverino, faceva parte del "Sistema" di allora, e quindi non è così colpevole come lo si vuole ritrarre...... massì, beatifichiamolo, va....

Ci manca solo che alla tivvù compaia il fantasma del Fuggivito di Hammamet, con tanto di catene attorno al lenzuolo bianco e alle bende attorno alla gamba (per far ricordare agli italiani quanto ha sofferto e farli sentire in colpa) e monetine attaccate alle bende come tanti sonaglini, tipo segnaterremoti cinesi, per dichiarare: "io non sono cattivo, è che mi disegnano così".

Già, perché oggigiorno è irrilevante che una persona sia veramente buona o cattiva, i fatti non contano più. Conta come ti disegnano in tivù. Punto.

Una volta qualcuno disse "dai loro frutti li riconoscerete", duemila anni fa. E l'hanno messo in croce. Chi portava frutti buoni, era buono, chi portava frutti cattivi, era cattivo.

Questa, che non è una filosofia di vita e neanche un dogma religioso, ma semplicemente una massima di semplicissima saggezza e buon senso quotidiani, era universalmente accettata da tutte le persone un po' più che decerebrate.

Poi, la cosa è andata in crisi, quando ci si è accorti del peso dell'influenza del contesto culturale e sociale sui comportamenti delle persone. E i furbastri ne hanno approfittato. Come appunto il caro vecchio Ciriaco.

A parte il fatto che quel vecchio riciclato della Democrazia Cristiana non mi è mai piaciuto, con quella faccia a metà strada fra un pescivendolo e un parroco di campagna, e a parte il fatto che penso che sarebbe ora che si decidesse solo a sparire e lasciare il campo a persone nuove e più giovani, perché l'Italia non ha nessuna speranza di rinnavarsi finchè le vecchie gerontocrazie non si levano dai coglioni una volta per tutte.

Ma quello che mi sorprende più di tutto, è che per difendere l'immoralismo di Craxi, anzi, per beatificarlo, si ricorra ad argomentazioni che sono tipiche di una forma di pensiero sinistroide, ma più specificamente direi radical-chic irrazionalista, secondo cui non è l'individuo il primo responsabile delle sue azioni, quanto piuttosto un'entità astratta e mitologica, chiamata "Società" e "Sistema", sulla cui reale esistenza e natura è più che legittimo avanzare dubbi.

Questo modo di pensare veniva usato soprattutto per assolvere i drogati o i piccoli delinquenti, affermando che se essi si drogavano, rubavano, imbrogliavano, danneggiavano proprietà e beni pubblici, picchiavano e violentavano persone, la colpa non era tanto loro, quanto piuttosto dell'ambiente che li aveva allevati e istruiti ad essere così.

Questa ottica ha, beninteso, una sua validità. Innanzitutto perchè comunque non ha in genere la pretesa di santificare il colpevole, quanto piuttosto di assolverlo, di giustificarlo.

Certamente, se uno mette in mano a un ragazzino una pistola e gli dice "uccidi", il responsabile degli omicidi commessi da quel ragazzino sarà innanzitutto chi gliel'ha data, la pistola, e non il ragazzino stesso.

Certo, non che il ragazzino sia esente da colpe. Io, che uccidere fosse sbagliato, l'ho sempre saputo, non ho aspettato di diventare maggiorenne, per capirlo.

A meno che quel ragazzino non sia cresciuto in un posto dove tutti non facevano altro che ammazzarsi l'un l'altro, e quindi allora effettivamente si sarebbe potuta invocare solo la legittima difesa....

Comunque, questa ottica secondo cui non è l'individuo il colpevole, ma "la Società", viene normalmente usato per giustificare i poveri, gli indigenti, i deboli, gli ignoranti, le persone poco intelligenti, insomma le persone che hanno avuto modo di difendersi dalla società, e si sono sentiti a volte costretti da un contesto  particolare a usare mezzi illeciti o violenti.

Nessuno, prima di Ciriaco il Riciclato DC, aveva pensato di usarlo per un potente, addirittura un capo di governo, condannato in contumacia e defunto al sicuro all'estero.

 Adesso la Società ti costringe a commettere reati non solo quando conti come il due di picche, ma addirittura quando sei tu il comandante in capo!

Come dire: che tu sia debole, che tu sia potente, sei ugualmente impotente di fronte alla corruzione e all'illegalità, all'ingiustizia e alla prevaricazione. Devi comportarti secondo i canoni dell'ingiustizia e della trasgressione delle leggi, punto.

Ma allora, caro Ciriaco, cosa kazzo serve votare l'uno o l'altro, se poi il Sistema fa ciò che vuole lui?

Noi votiamo gli uomini politici, o il Sistema?

Che kazzo serve cercare di essere onesti, se poi il Sistema vuole che tu non lo sia?

E se un giorno anche per te scopriranno delle cose che non vanno, invocherai il Sistema?

No, scusa.... se un pensionato ruba una scatola di biscotti perché moriva di fame e si becca tre anni, c'è qualcuno che abbia detto "poverino, non è colpa sua, ma il Sistema che l'ha fatto agire così?"

Scusa, non ho capito....

Può anche darsi che il caro Craxi abbia creduto che ciò che faceva era finalizzato ad un superiore fine politico, ma.... e a noi checceffrega?

Kazzi sua, no? Sai quanti fresconi e falliti e delinquenti, ma che non erano Vip, hanno creduto di essere degli eroi, ma nessuno li ha riabilitati dopo morti?

Ciriaco.... ma le scemenze che spari, fanno parte anch'esse del pensiero cristiano-democratico di cui eri un seguace?

Adesso che cosa sei, a parte un vecchio riciclato che dovrebbe andare in pensione definitiva?

 
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