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Ponte sullo stretto

Post n°1758 pubblicato il 09 Giugno 2016 da namy0000
 

“Qabus bin Said, ponte sullo Stretto. Grazie alla sua posizione e alla tolleranza religiosa, l’Oman è in buoni rapporti con tutto il Medio Oriente. Il suo sultano ne ha approfittato per ritagliarsi un ruolo da protagonista nella diplomazia regionale. Qabus bin Said è uno dei protagonisti più discreti della diplomazia mondiale, oltre che uno dei più influenti. Da anni, dietro le quinte Qabus bin Said gioca un ruolo decisivo in Medio Oriente. Senza di lui non ci sarebbe stato un accordo tra Teheran e Washington sul nucleare iraniano. È a casa del sultano, in Oman, che iraniani e sauditi i due grandi rivali del mondo islamico, si incontrano per discutere lontano da sguardi indiscreti. Qabus è un monarca assoluto. È ricchissimo e non lo nasconde. È omosessuale. Per salvare le apparenze, il suo compagno ha una carica onorifica a palazzo reale. Naturalmente, in Oman l’omosessualità è vietata, anche se non viene particolarmente repressa. I britannici hanno molto potere in Oman. Lo stesso sultano avrebbe un passaporto britannico, sebbene la legge omanita impedisca la doppia cittadinanza. In Oman le donne hanno più diritti che in molti paesi della regione. La popolazione sembra soddisfatta. Qabus bin Said non ha dilapidato le ricchezze del Paese. Prima che lui salisse al potere, l’Oman (guidato dal padre di Qabus) viveva nel medioevo. Quando Qabus spodestò il padre con l’aiuto delle forze speciali del Regno Unito e dell’Iran (all’epoca ancora guidato dallo scià), non incontrò resistenza. E il petrolio cominciò a scorrere a fiumi. Grazie a questa manna, il sultano ha portato avanti una modernizzazione controllata. Da fine politico, ha comprato la pace sociale sovvenzionando l’acqua, l’elettricità e la benzina, e riservando agli omaniti alcuni settori, come i taxi e gli hotel. Ha assunto migliaia di dipendenti pubblici e ha abolito la tassa sul reddito. Ha anche leggermente liberalizzato il sistema politico, creando un parlamento consultivo. Nel 2011, la “primavera” araba ha sfiorato appena l’Oman. Ci sono state alcune manifestazioni e due morti. Qabus ha spento l’incendio introducendo generosi sussidi di disoccupazione e licenziando alcuni ministri corrotti. Ha imprigionato centinaia di dissidenti, per poi graziarli quasi tutti. Ma parecchi blogger sono ancora in prigione. L’Oman è un paese di 4.000.000 di abitanti, che si estende per 1.800 chilometri sulla costa, incastrato tra l’Arabia Saudita e l’Iran, con cui condivide l’importantissimo stretto di Ormuz, dove transita il 40% del petrolio mondiale. È piuttosto prospero e calmo (non ci sono omaniti nei gruppi terroristi). È l’unico Stato ibadita al mondo. L’ibadismo, una piccola setta musulmana, è una sorta di islam “protestante” che non è in conflitto con nessuno. In Omn, sunniti, sciiti e ibadisti convivono piuttosto bene e la libertà di culto è rispettata. Per questo motivo Qabus può svolgere il ruolo d’intermediario tra leader di diverse confessioni. Gode della fiducia dei britannici e quindi degli occidentali (gli Stati Uniti hanno una base militare in Oman), ma anche degli iraniani. È l’unico leader arabo del Golfo ad avere buone relazioni con Teheran. Nel 1979 Qabus si mise discretamente a disposizione perché Teheran e Washington potessero comunicare. Quando scoppiò la guerra tra Iran e Iraq, l’Oman non si schierò con Saddam Hussein. Rimase neutrale. Dopo gli accordi di Oslo del settembre 1993 tra israeliani e palestinesi, Qabus avviò delle relazioni con lo Stato ebraico. I due paesi aprirono delle rappresentanze commerciali. Cercò di spiegare agli israeliani che un accordo conveniva anche a loro. Ma dato che la cosa non andò a buon fine, chiusero la loro rappresentanza commerciale. Qabus sperava di mettere fine alla guerra in Siria, ma il suo collega saudita si è rifiutato di incontrarlo e la trattativa si è arenata prima di cominciare. Questo non ha scoraggiato gli omaniti, che da mesi cercano di risolvere il conflitto nel vicino Yemen. Qabus è molto malato. Ha passato otto mesi in Germania per curare un cancro. Non si mostra quasi più in pubblico. Con il crollo del prezzo del petrolio, lo Stato ha perso il 40% dei suoi introiti. Dovrà ridurre le sovvenzioni. Tutti si chiedono se l’Oman, la Svizzera del Golfo, resisterà alla morte del suo eccentrico sultano” (da Qabus bin Said. Ponte sullo stretto, Vincent Jauvert, L’Obs, Francia, Internazionale n. 1131 del 4 dic. 2015).

 
 
 
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