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Scuola Penny Wirton
Post n°1938 pubblicato il 25 Novembre 2016 da namy0000
Eraldo Affinati, scrittore e la moglie Anna Luce Lenzi hanno fondato la scuola Penny Wirton, così chiamata perché entrambi appassionati dello scrittore Silvio D’Arzo. ‹‹È una scuola gratuita di italiano per immigrati. Non abbiamo né classi, né voti. Accogliamo tutti, in qualsiasi momento dell’anno scolastico. A ogni studente diamo un insegnante e il materiale necessario: penne, quaderni, dizionari. Ci autofinanziamo attraverso liberi contributi. Presenze e argomenti vengono registrati a ogni lezione. Lavoriamo, quando possibile, in un rapporto uno a uno. Oppure per piccoli gruppi. Usiamo un libro di testo, Italiani anche noi (Il Margine Editore), che abbiamo scritto apposta, basato su tanti esercizi con disegni e illustrazioni. La sede principale è a Roma. Abbiamo una dozzina di altre postazioni didattiche sparse in tutta Italia, nate dall’iniziativa di persone appassionate. Recentemente, grazie a Laura Bosio, abbiamo aperto una sede a Milano, attiva il venerdì pomeriggio. Fra gli insegnanti ci sono molti pensionati, diversi studenti universitari e ragazzi in genere che insegnano la lingua ai loro coetanei immigrati. Soltanto a Roma, in questo momento siamo un centinaio. I nostri studenti sono adolescenti, rifugiati politici, adulti in proprio, ragazzi africani, asiatici, slavi, arabi, sudamericani. Badanti ucraine, moldave. Operai albanesi o rumeni. Diverse mamme con bambini piccoli a seguito. Chi viene alla Penny Wirton trova, e a sua volta regala, il sorriso. Noi puntiamo tutto sulla qualità della relazione umana. Immaginate decine di tavolini posti uno accanto all’altro. Si respira un senso di comunità. Ogni tanto distribuiamo le caramelle. Apprendere la lingua del Paese che ti ospita è indispensabile, ma il percorso verso la conoscenza non dovrebbe essere faticoso, arido, selettivo, né per gli studenti, né per i docenti. Ad avvantaggiarsi dello spirito Penny, ancor prima degli immigrati, sono i volontari, i quali, in un ambiente come il nostro, riescono a esprimere, ognuno secondo la propria sensibilità, il massimo›› (FC n. 1 del 3 genn. 2016). |
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