Post n°2028 pubblicato il
02 Febbraio 2017 da
namy0000
“A Castenedolo, alle porte di Brescia, un gruppo di donne, Rosa, Sandra, Monica, Mara, Franca, Caterina, le due Simona, Giovanna, Raffaella, si sono messe insieme per la voglia di una vita diversa, o meglio di uno stile di vita diverso. Ormai sono note come “Le mamme volanti di Castenedolo”, anche la loro ricca pagina Facebook si chiama così. Il loro essere “volanti” ha un doppio significato: non solo quello legato al sorvolo vero e proprio, che le ha portate a salire su un piccolo velivolo per osservare e documentare il loro territorio da un’altra prospettiva e a vederne lo scempio che dall’alto è impressionante; il secondo significato è che cercano di volare alto, di immaginare scelte politiche e amministrative più “pulite” e rispettose dell’ambiente e del territorio, scelte di stili di vita attenti al rispetto della natura, al chilometro zero, a un’alimentazione più sana, al consumo critico. Dieci mamme, donne, mogli che non hanno sede né strutture di supporto. Sono solo un’associazione di fatto, soprattutto fanno rete con le decine di associazioni (del bresciano e non) create con obiettivi analoghi. Tutto è nato nel 2010. Allora si parlava in continuazione di “patto di stabilità”, che si era tradotto in una riduzione dei fondi trasferiti dallo Stato ai Comuni, anche a Castenedolo: l’amministrazione locale tagliò sull’assistenza ai bambini disabili nelle scuole. Ma intanto si parlava di ingenti investimenti sul nuovo polo commerciale. Così abbiamo cominciato a riunirci, a informarci, a incalzare l’amministrazione sui diversi problemi del nostro territorio. E i problemi sono tanti. Il primo è vivere in un territorio ferito e oltraggiato. Quest’area era chiamata la “fascia d’oro” perché era il granaio della Pianura padana. ‹‹Ci siamo chieste se davvero l’unica via allo sviluppo fosse quella di ridurla a immondezzaio. E ci siamo risposte di no, non è l’unica via. È solo la strada di chi fa un uso insensato del territorio, consumando l’unica essenziale risorsa che abbiamo: l’ambiente che ci circonda››. La provincia di Brescia è una delle provincie più inquinate e cementificate d’Italia. ‹‹Così l’anno scorso abbiamo deciso che occorreva andare oltre: mostrare lo scempio››. Un amico ha un piccolo aereo, un monomotore, e gli hanno chiesto di fare un sorvolo, armate di telecamera e macchina fotografica. Hanno documentato ogni cosa. ‹‹Dall’alto abbiamo potuto vedere quanto è bello, ma anche quanto è ferito il nostro territorio››. E tutto è finito in Internet, in modo che chiunque possa rendersene conto. ‹‹Siamo solo un gruppo di donne che cerca di dare voce al malessere di una “vita inquinata” e di tradurre in denuncia pubblica le cose che, come comunità, non vogliamo accettare, collegandoci con altre associazioni. Non siamo crocerossine né persone votate al martirio. Tentiamo solo di essere documentate, cittadine attive. La nostra non è una protesta sterile: comprendiamo le difficoltà delle amministrazioni locali, e vogliamo essere propositive con soluzioni realistiche. E ci teniamo a dire che senza il pieno supporto e la partecipazione delle rispettive famiglie, tutto quello che abbiamo fatto e che continueremo a fare non sarebbe possibile››” (da La denuncia qui ha messo le ali, Luciano Scalettari, FC n. 14 marzo 2015).
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