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I sardex“In Sardegna ci sono più di 7.000 antiche costruzioni fatte con grossi blocchi di una pietra locale. Si chiamano “nuraghi”... Non si sa molto dei nuraghi. Dell’età del bronzo. ‹‹La cosa incredibile è che da ogni nuraghe si vede un altro nuraghe››, dice Carlo M., 34 anni. ‹‹Immaginate un sistema di comunicazioni con il fuoco, la luce o gli specchi. Penso che facessero parte di una rete››. Questo sistema, reale o immaginario, ha suggerito a M. e ad alcuni suoi amici d’infanzia l’idea di introdurre la prima valuta locale: il “sardex”. Hanno creato la valuta dal nulla nella loro cittadina di Serramanna, nella regione agricola del Medio Campidano, una delle più povere d’Italia, quando la crisi economica cominciava a farsi sentire sull’isola. I fondatori hanno poco più di trent’anni. Speravano che quel progetto potesse permettergli di lavorare nel posto in cui erano cresciuti. Ma a 6 anni di distanza è diventato il simbolo della reazione dell’isola alla crisi e ha dato vita a una rete di migliaia di piccole imprese che quest’anno hanno effettuato scambi per 31,3 milioni di sardex. Quando questi ragazzi discutono accanitamente di politica e di crisi economica, sembrano un gruppo piuttosto eterogeneo. Giuseppe parla rapidamente, passando dall’italiano all’inglese. Suo fratello minore, Gabriele, è più controllato e sceglie accuratamente le parole. Poi c’è Mancosu, il più ottimista dei quattro. E Piero, un pragmatico commerciante in oro, all’inizio il più esperto del gruppo in economia.
(Edward Posnett, Finalcial Times, Regno Unito, Internazionale “da La moneta locale che aiuta la Sardegna”, n. 1121 del 25 sett. 2015). |
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