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Misurare le parole
Post n°2301 pubblicato il 07 Agosto 2017 da namy0000
“Una ragazza di 16 anni muore per una pasticca di droga sintetica. In cronaca ricorre la parola “normale”. Normali i ragazzi, normali le famiglie, normale chiamare “ricreative” queste droghe. Così le dicono gli esperti alludendo all’uso che se ne fa: per “sballare” una sera, sottintendendo per il resto vite ordinarie di scuola e lavoro senza i corollari di marginalità dell’eroina anni Settanta. Ma l’aggettivo “ricreativo” evoca, rassicurante, la ricreazione della scuola d’una volta, dove al massimo ci si sbucciava un ginocchio. I ragazzi si impasticcano, gli adulti non si preoccupano. Poi, una sera, una figlia non torna a casa, allora, all’improvviso, le parole riprendono brutalmente il loro senso: ricrearsi e morire non sono sinonimi. Divertirsi così non è normale. E da adulti abbiamo il dovere di misurare le parole” (Elisa Chiari, FC n. 32 del 6 agosto 2017). |
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