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Che io sappia
Post n°2317 pubblicato il 21 Agosto 2017 da namy0000
“Quanti cambiamenti può sopportare la tradizione prima di diventare un’altra cosa?” (Monte Reel, scrittore americano, agosto 2014).
“Che io sappia, il primo a formulare l’idea fu T.S. Elliot, nel 1919, in La tradizione e il talento individuale. In quel saggio, Elliot sosteneva che ogni opera d’arte veramente nuova non comporta solo una rottura con il passato, ma anche un cambiamento del passato stesso. Le grandi opere d’arte modificano il futuro, è ovvio, ma davvero possono modificare anche il passato? Jorge Luis Borges, nel 1951, in Kafka e i suoi precursori, sostenne che l’opera di ogni scrittore così come modifica il futuro, modifica anche la nostra concezione del passato. Quello scrittore è quello scrittore perché la sua visione del mondo pervade non solo gran parte di quello che è stato scritto dopo di lui, ma anche gran parte di quello che è stato scritto prima. Non vale solo per la letteratura, ma per tutta l’arte. A cambiare è la nostra percezione del passato. Per usare i termini di Tzvetan Todorov, non cambia la verità di adeguatezza, la corrispondenza esatta tra quello che diciamo e i fatti, ma la verità di rivelazione, quella che ci fa capire il senso dei fatti. Quello che vale per la letteratura e l’arte in generale vale anche per la storia” (da Il passato che cambia, Javier Cercas, Internazionale n. 1078 del 21 nov. 2014). |
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