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Cosa ha da dire oggi
Post n°2622 pubblicato il 01 Maggio 2018 da namy0000
“Cosa ha da dire oggi la Bibbia sul nostro futuro? Ha senso interrogarci sul futuro quando quest’ultimo sembra scomparso dall’orizzonte, ormai occupato da un presente “eternizzato” dal cono di luce dei media, che trasforma tutto in un “tg” permanente? E ancora: che ne è delle utopie, delle speranze in un avvenire migliore, degli aneliti per un mondo più giusto? La crisi che ci attanaglia sembra aver tarpato le ali a qualsiasi sogno; i futurologi hanno toppato ogni previsione e il domani genera incertezza, fa paura. Non si può parlare di futuro senza parlare del tempo. E, passatemi il gioco di parole, stiamo vivendo in un tempo di crisi del tempo. In un contesto in cui il tempo sembra mancare, a causa della sua accelerazione, per la difficoltà di reggere i ritmi del quotidiano. La società dei consumi produce oggetti senza futuro, destinati a essere presto sostituiti da nuovi oggetti, così consuma anche il tempo. E il “nuovo” non è il futuro, ma un suo simulacro. Citando, poi, l’antropologo francese Marc Augé e il suo Che fine ha fatto il futuro?, evidenzia che tale crisi ha atrofizzato la capacità di progettare il domani, di dare speranza. Anche la politica è impelagata nel presente e si è ritirata dall’immaginare dei possibili, abdicando alla sua missione: quella di tentare l’impossibile per arrivare al possibile, continuando a crederci anche quando ogni speranza è caduta. È la spes contra spem cara alla Bibbia. È il paradosso, anzi l’ossimoro cristiano: sperare l’insperabile, credere nella morte della morte. Proprio nel baratro della crisi, si sono elevate le voci profetiche più potenti e ardite di Isaia, che prefigurano un mondo di giustizia e di pace, senza armi, né morte. Immagini che hanno suscitato nel tempo movimenti di liberazione che hanno mosso la storia. Riprendiamo a immaginare il futuro. Non è forse vero che se non ci fosse stato qualcuno che fin dall’antichità non avesse immaginato il viaggio verso la luna, il piede dell’uomo non avrebbe mai toccato il suolo lunare? Forse l’imperversare del presente va colto proprio come sfida dell’immaginazione che può dare forma a un futuro, e perciò a delle speranze con creatività. “Chiedo a tutti di essere creativi”, scrive papa Francesco nell’enciclica Evangelii gaudium. Con una precisazione: Non siamo solo noi a costruire il futuro, ma, dice la Bibbia, c’è qualcosa che ci viene incontro. Non a caso l’Apocalisse si chiude con un “Io verrò presto”. Ci dobbiamo allora preparare a qualcosa che sta per avvenire: futuro, per noi cristiani è anche attesa, incontro. È tensione interiore che ha bisogno di tempo, attività spirituale, otium, lentezza. E Paul Celan, come solo i grandi poeti riescono a dire, scrive: è tempo che sia tempo. “La speranza di un futuro per i nostri figli è stata cancellata. E ciò ha causato un guasto enorme: la generazione perduta all’impegno, vive oggi senza riferimenti di comunità, se si esclude forse l’ultimo presidio costituito dalla Chiesa, né luoghi dove ripensare alla politica”, riflette la giornalista Concita De Gregorio. Per la giornalista questo orizzonte senza futuro ha finito per dar vita solo a nuove militanze, figlie della rabbia, che nelle nostre desolate periferie sono rappresentate da gruppi e politiche ribelliste, come il leghismo al Nord e il grillismo al Sud, osserva ancora. “Tutto questo a causa di una classe politica che non ha fatto il proprio dovere. Fare politica come cura della polis significa piantare un seme all’ombra del cui albero non riposerai”. Sono così finite le utopie che muovevano le generazioni del secolo scorso? “Non lo so. Di certo l’utopia, oggi, è quell’istinto naturale che il mondo attorno ai giovani fa in modo di soffocare. Devo, tuttavia, riconoscere ai nostri figli una nuova empatia, una sensibilità, che definirei di tipo poetico, nei confronti del mondo e dell’umanità, che pone attenzione alle problematiche dell’ambiente come a quelle dell’emarginazione sociale, della disabilità, o della pace minacciata nel mondo e che li porta spesso a un serio impegno nel campo del volontariato”, risponde De Gregorio. (FC n. 17 del 29 aprile 2018). |
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