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Manovra

Post n°2828 pubblicato il 27 Ottobre 2018 da namy0000
 

2018, Avvenire, 26 ott. Manovra ed Europa. Di Maio attacca Draghi: avvelena il clima

Redazione romana, Avvenire, venerdì 26 ottobre 2018

La maggioranza gialloverde contro il presidente della Bce. Anche i leghisti Borghi e Bagnai lo criticano per le dichiarazioni sulle banche. Renzi: ineffabile, viene attaccato chi invita al dialogo

Qualcuno descrive quella tra governo populista, partner europei, risparmiatori italiani e istituzioni finanziarie estere come una partita a poker; con giocatori astuti che bluffano, tenendo ben coperte le loro carte e lasciando noi spettatori con il fiato sospeso fino all’ultima mano. Non sembra una metafora azzeccata. Perché non tutti i giocatori sono così astuti e perché tutti stanno giocando a carte scoperte legandosi platealmente le mani per le mosse successive. Usando una metafora, la situazione attuale assomiglia a una palla di neve che, rotolando dal pendio, finisce per generare la valanga. Ecco, la palla è già stata messa in moto qualche settimana fa e le mosse che ne sono discese e che ne discenderanno nei prossimi mesi sono sostanzialmente prevedibili. I giocatori stanno giocando secondo un copione già scritto, il cui finale, terrificante, sembra inevitabile.

 

Per capire i problemi che la salita dello spread sta causando alle banche italiane si può partire guardando a quello che è capitato in questi mesi al Btp decennale emesso dal governo Renzi nel dicembre del 2015. È un’obbligazione che rappresenta bene la situazione di mercato del nostro intero debito pubblico: è un titolo che sarà interamente rimborsato fra 7 anni e 7,3 anni è anche la vita media residua dei titoli di Stato italiani in circolazione. Questo Btp è andato all’asta tre anni offrendo a chi lo comprava un tasso del 2%. Salvo una parentesi di qualche settimana nel 2017, sul mercato la sua quotazione è sempre rimasta superiore a 100: chi lo aveva comprato all’asta iniziale poteva cioè sempre rivenderlo a un prezzo almeno pari a quello d’acquisto. È stato così fino allo scorso maggio, quando ancora il Btp era a quota 104. Poi è iniziata la discesa e adesso quel Btp è quotato 93. Significa che 1.000 euro di obbligazioni di debito pubblico italiano che ogni anno pagano 20 euro di tassi lordi oggi si possono comprare per 930 euro. Per chi li ha in portafoglio c’è stata una svalutazione del 7% e il rendimento del titolo è salito dal 2 al 2,15%: se i 20 euro sono infatti il 2% di 1.000 sono però il 2,15% di 930. Poco male per un piccolo risparmiatore che ci abbia investito 1.000 euro all’inizio pensando di tenerli fino al 2025: sapeva che ogni anno avrebbe incassato quei 20 euro e così continuerà ad essere. Quel calo del 7% non lo turba, dato che non ha intenzione di vendere i Btp. Per una banc a è diverso. Intanto sono diverse le cifre: magari la tesoreria dell’istituto di credito ha comprato 100 milioni di euro di quel titolo e il suo portafoglio si è svalutato di 7 milioni. Ecco, se con un calcolo un po’ rozzo ma efficace applichiamo questa svalutazione media del 7% a tutti i 372 miliardi di titoli di Stato che le banche italiane avevano nei loro bilanci lo scorso agosto, la perdita cumulata sale a 26 miliardi di euro.

 
 
 
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