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Discariche

Post n°2851 pubblicato il 15 Novembre 2018 da namy0000
 

2018, Internazionale n. 1281 del 9 nov. I RIFIUTI INVISIBILI DELLA TERRA DEI FUOCHI. Intere zone della Campania, tra Caserta e Napoli, sono state devastate e ridotte a discariche a cielo aperto dalla criminalità organizzata, dall’incuria dei cittadini e dalla corruzione. Una regione maledetta, costituita da 55 comuni a cavallo delle province di Napoli e Caserta. Una terra vulcanica e fertile, impreziosita dalla dolcezza del clima mediterraneo e dalla luce del sud. Per secoli la regione intorno a Napoli è stata considerata un vero paradiso terrestre. Come ha fatto, nel giro di pochi decenni, ad assumere questo aspetto mortifero? Ai bordi delle strade ci sono mucchi di rifiuti domestici ed industriali abbandonati. Vecchi mobili, automobili bruciate, secchi di vernice, amianto o scampoli di tessuti: su un’area di centinaia di chilometri quadrati migliaia di discariche improvvisate costellano una campagna lussureggiante e bucolica. D’inverno sono le piogge e il deflusso di acque contaminate a inquinare i terreni. Quando la temperatura si alza, alla fine della primavera, spesso i rifiuti prendono fuoco, più o meno spontaneamente, avvelenando l’aria… Ma si può mettere un carabiniere davanti a ogni mucchio di rifiuti? Come per una terribile fatalità, l’intera regione sembra sprofondata in una crisi senza vie d’uscita… Anche se le autorità continuano a minimizzare l’aumento del numero di tumori… i tumori sono sempre più aggressivi e i pazienti sempre più giovani. “Quando ho cominciato, nel reparto avevamo 250 letti e l’età media dei malati era superiore ai sessant’anni. Oggi è scesa a trenta. Eppure non si fuma né si beve di più rispetto a trent’anni fa. Quest’aumento non può essere conseguenza dello stile di vita”. Al di là delle colpe della criminalità organizzata e della palese mancanza di infrastrutture, la devastazione dell’ambiente in Campania si spiega con un dato molto semplice: “Qui siamo nel cuore della zona che ha la più alta percentuale di lavoro nero in Italia e senza dubbio in Europa. Tra il 30 e il 50 per cento della ricchezza locale è prodotto dal lavoro nero. Indumenti, calzature, borse. Anche i marchi più importanti producono qui, in laboratori illegali. Ora, per ogni chilo di scarpe prodotto ci sono 500 grammi di rifiuti, che però ufficialmente non esistono. È una situazione insostenibile”.

 
 
 
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