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La luna portatile

Post n°3106 pubblicato il 12 Agosto 2019 da namy0000
 

In principio furono una carcassa di bicicletta, una lampadina led e una batteria a energia solare. Oggi sono lampioncini portatili che la popolazione locale, nei villaggi della provincia di Ségou, nel cuore del Mali, in Africa occidentale, in lingua bambarà ha battezzato Foroba Yelen, alla lettera luce condivisa. Prima, all’origine di tutto, c’è stato un viaggio dell’architetto Matteo Ferroni, 45 anni, umbro, in trasferta per tutt’altre ragioni nel Paese africano. il resto lo hanno fatto la vita a contatto con la popolazione – doveva durare qualche settimana, è durata due anni nei villaggi – lo spirito di osservazione, la voglia di mettere in comune un sapere utile rispettando lo spirito del luogo. ‹‹Vivendo con loro osservavo che, nei villaggi, l’ombra degli alberi regolava le attività del giorno: all’ombra si facevano i lavori stanziali al riparo del sole. La notte – il buio cala presto vicino all’Equatore – si faceva quello che il sole di giorno impedisce: prendere l’acqua, commerciare prodotti, fare scuola a volte, a patto che lo consentisse la luce della luna››. Quando la luna non illumina, perché è nuova o ridota a uno spicchio, quella vita si ferma o prosegue a fatica attorno a una lampada a olio: ‹‹Mi sono chiesto come si potesse con il minimo possibile della spesa e dell’energia fare la luna quando la luna non c’è››. È nato così un lampioncino portatile che ha per asta una canna di bicicletta e si muove trascinato su una ruota. L’idea centrale prevede l’utilizzo di materiali di recupero reperibili in loco, un risultato il più possibile economico, e soprattutto la possibilità di realizzarlo e utilizzarlo non dovendo dipendere da altri, in particolare dalle autorità, in un luogo sperduto dove si vive arrangiandosi. È cominciato con una lampada, è diventato un progetto quando il sindaco di un villaggio è andato a spiegare che c’erano altri 60 villaggi che avrebbero desiderato un lampione come il primo. Tanti nel tempo, con la guerra in mezzo che ha interrotto il filo poi riannodato, ne sono stati costruiti, avendo cura di insegnare subito a riparare eventuali guasti a chi resta e vive alla luce del lampione. Ma dare non basta se non si insegna a fare, secondo il principio di saggezza orientale per cui dando un pesce si sfama per un giorno, insegnando a pescare si sfama per sempre. È con questo spirito che ora l’architetto Ferroni sta scrivendo un manuale, in inglese e francese, destinato alle popolazioni locali, per consentire loro di costruirsi autonomamente la loro luna portatile che da quando esiste ha attirato l’attenzione del mondo, premiata dalla Città di Barcellona, pubblicata dal MoMA ed esposta alla Biosfera di Montreal come modello di integrazione tra tecnologia, cultura e natura. Al progetto Foroba Yelen è dedicata la nostra “Fare luce in Africa” esposta al Museo archeologico nazionale dell’Umbria (Perugia) fino al 22 settembre 2019 (FC n.32 del 11 agosto 2019).

 
 
 
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