Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

 

« L'IntervistaIo posso »

Che senso ha

Post n°3188 pubblicato il 27 Novembre 2019 da namy0000
 

Paolo S., 13 anni, arrivato dalla Cambogia quando aveva poco più di un anno, ha ricevuto un premio dai Lions per il seguente tema: La sicurezza è libertà

Le persone che arrivano in Italia da Paesi che vivono in difficoltà, i cosiddetti migranti, spesso vengono criticati perché portano insicurezza al popolo italiano. Io credo che queste siano talvolta delle dicerie perché se ci pensiamo accuratamente sono persone che cercano aiuto e spesso sfuggono dalla guerra e cercano quella libertà che nel loro Paese non possono trovare.

Se tutti imparassimo a rispettarci per ciò che siamo e non per come siamo, il mondo sarebbe migliore; non ci dovrebbero più essere pregiudizi riguardanti l’etnia o la lingua o il colore della pelle.

Io sono un ragazzo adottato e, anche se sono diverso nei miei tratti dai miei coetanei, mi sento italiano e ben accolto dalla mia comunità. Alle volte però mi domando cosa sarebbe successo se fossi stato un immigrato. Potrei essere sicuro allo stesso modo oppure sarei più insicuro e fragile emotivamente. Mi sentirei lo stesso a mio agio?

Paolo è un ragazzino, timido e introverso, profondo e riflessivo. La sua cameretta racconta tanto di lui. ‹‹Il poster di Taizé alle pareti rappresenta per me la possibilità di andare sempre avanti››, commenta. ‹‹Noè ha lasciato libera la colomba perché scoprisse una nuova terra e lei è tornata con un ramo di ulivo per dire che c’era vita e speranza››. Gli scaffali della libreria pieni di letture fantascientifiche, il soffitto e il pavimento della stanza in stile baita di montagna, ‹‹l’ambiente in cui mi sento meglio››, e la frase di Martin Luther King sopra alla scrivania, I have a dream (Io ho un sogno): ‹‹Perché mi sento fortunato a essere qui. Libero, ma sempre sapendo dove andare e con i piedi per terra››.

Paolo ha una passione per Baden-Powell, ‹‹il suo motto è dare sempre il meglio e far vedere quanto vali››. Ha a cuore la vita e il benessere degli altri e per questo studia per diventare psicologo. La sua esperienza di figlio adottivo è positiva su tutta la linea, tanto che quasi si stupisce delle domande: ‹‹Mi sono trovato bene da sempre››. Una vita, la sua, perfettamente integrata, la fortuna, certo, di essere inserito in un gruppo eterogeneo di coetanei, alcuni a loro volta adottati. ‹‹E poi un clima di maggior accoglienza››, aggiunge mamma Monica che, invece, non ha vissuto la stessa cosa con Francesco, il secondo figlio, adottato quattro anni dopo dalla Cina. ‹‹Con lui è stato tutto diverso, prese in giro e commenti sin da piccolo quando gli tiravano giù i pantaloni per vedere un sedere “cinese”››. Per Paolo, invece, la vita è stata facile. Il gruppo scout, ‹‹lì ho legato particolarmente con Collin, amico di colore, adottato dal Congo. Ma mi sono sempre trovato bene anche a basket e a scuola: quest’anno ho stretto amicizia con Edoardo. Per me è stato sempre tutto normale››.

Non è, però, così per tutti e questo è innegabile anche per lui. ‹‹Ho in mente due fratellini etiopi››, racconta, ‹‹che per la festa del papà volevano andare a comprare in un negozio un regalo e la negoziante gli ha risposto che era chiuso. Tornati a casa l’hanno riferito alla nonna che immediatamente è andata a chiedere spiegazioni: non ce n’erano. Davanti a questi episodi mi chiedo perché farlo, che senso ha e che soddisfazione si provi a discriminare qualcuno solo per il colore della pelle››. Un pensiero che non lo abbandona quando si confronta con la situazione dei migranti, lo stesso che ha ispirato il tema premiato: ‹‹Vedendo trattare così uomini, donne e bambini innocenti che vengono qui solo perché hanno bisogno di aiuto, mi chiedo perché non ci relazioniamo con il prossimo come se fosse nostro fratello. E, poi, pensando a me mi dico: e se fossi arrivato io con un barcone invece che in aereo, cosa mi sarebbe successo? Se mi avesse adottato un’altra famiglia invece della mia, dove sarei, cosa starei facendo ora?››. Una famiglia che ama definire ‹‹multietnica, che è meglio di “tradizionale”››, specifica. Paolo aveva 6 anni e stava iniziando la prima elementare quando, con mamma e papà, è andato in Cina a prendere Francesco. ‹‹La sua presenza è stata fondamentale››, ricorda papà Marco. ‹‹All’inizio Francesco era diffidente e triste, poi piano piano nelle settimane successive si è lasciato andare grazie alla vicinanza con lui››. Che di quel viaggio ricorda: ‹‹Quando ci siamo messi a giocare con una macchinina… All’inizio non mi ero accorto che fosse diverso, poi ho iniziato a notare. Ma era mio fratello e questo mi bastava››. (FC n. 47 del 24 novembre 2019)

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

prefazione09namy0000Bornsickelectro5alfredo.marianonorise1altrocondominiovitaslimanimasugVizio_Galanteper_letteranehadasmisteropaganoScricciolo10elode
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963