Un mondo nuovo

Il silenzio è d'oro

“Il silenzio è d’oro ma la parola distingue il pensatore dall’idiota, solo la parola è misura dell’intelletto”, diceva Titta Madia, avvocato, politico e scrittore insigne nella sua monumentale Storia dell’eloquenza. Lo cito per sottolineare quanto, nei tempi del web e di una comunicazione ossessiva, la parola sia degenerata, diventando strumento di aggressività, di insulto e di oscenità. Basta seguire le trasmissioni televisive e i dibattiti, politici e non, per rendersi conto della degenerazione dell’eloquio e della gestualità. In alcuni talk-show in cui più che parlare si grida e in cui le grida, sovrapponendosi l’un l’altra, non danno agio di comprendere nulla, i cosiddetti moderatori più che da pompieri fungono da incendiari. Assistiamo così a partecipanti che, starnazzando a più non posso, si comportano tra loro più come nemici da abbattere che come avversari. Uguale degenerazione è avvenuta nella comicità degli spettacoli, dove l’intelligente uso dei più eleganti doppi sensi è stato sopraffatto da raffigurazioni sguaiate e scomposte in cui spadroneggiano parolacce e gestualità da trivio. I protgonisti assoluti della comicità di oggi non sono ironia e satira ma gli epiteti. Nell’infinita platea del web lo svilimento della parola è ancor più diffuso: una vera e propria guerriglia dell’osceno, dell’oltraggio e dell’orrido, quasi sempre un vilipendio alla grammatica e alla sintassi. Attraverso gli strumenti del web  si consumano insulti e vendette, si spende il peggio di sé stessi, in una sagra truculenta di parole senza pensiero. Pochi comprendono la preziosità dell’ascolto e che, se si ha veramente qualcosa da dire, non serve gridarla. Come pochi comprendono, in questo forsennato tourbillon, la poetica magia di quel silenzio che custodisce gli intimi colloqui della coscienza – Edgardo G.  (FC n. 49 del 8 dicembre 2019)