Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

 

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Un sabato di ferie

La prima cosa che penso appena arrivato è “…io cosa ci faccio qui?”. Sì, perché dopo una settimana ricca di impegni, la levataccia per essere puntuale e presente alle ore sette del mattino davanti alla sede di viale Monza, non può che apparire un’idea quantomeno peregrina. Ed è però così che cominciano  tutti i sabati dei volontari del Pane Quotidiano. Sveglia all’alba, un maglione spesso per tenere a bada il freddo, e via, verso la porta riservata agli addetti ai lavori.

Per i neofiti come me, quattro scartoffie e un veloce giro turistico, e poi si parte, rimboccandosi letteralmente le maniche, perché il primo compito a me assegnato è pulire i carciofi – che ironia, proprio a me che poco sopporto pietanze vegetali dal colore verde.

Mentre mondo con cautela le spinose infiorescenze mi guardo intorno, e mi colpisce lo spirito del luogo: sorrisi, un caffè, due chiacchiere. Mi scontro con il contagioso sorriso di Su, un ragazzo cinese che si scusa perché non parla bene l’italiano (quanto io parlo in mandarino, penso) e con lo sguardo di Raffaele, che lavora all’ospedale Niguarda da prima che io nascessi, Barbara che passa a suggerirci di bere il caffè fin che ce n’è ancora un poco…

Siamo tutti lì, tutti insieme, quel sabato mattina. Tutti all’opera, tutti uguali, tutti presenti per dare una mano.

Mi sono portato un amico. Noi siamo in due, e siamo di certo i più imbranati, ma dove manca l’esperienza arrivano i muscoli, e si riesce a dare una mano. Mi torna in mente il confuso ricordo delle parole di quando fu fondato il Pane Quotidiano. Suonava come “Apriamo oggi aspettando speranzosi che non serva domani”.

O qualcosa del genere.

Poi alle nove, si aprono le porte.

La fila si snoda fin dietro l’angolo. Persone che erano in coda da prima che arrivassimo.

Mentre si distribuiscono i viveri, si assiste a uno spaccato della società umana.

C’è l’immancabile attaccabrighe (messo subito in riga dal “buon” Michele), c’è lo straniero che non parla bene la lingua, c’è la persona che ha da ridire, quella che ci benedice, c’è la giovane madre, l’anziana signora su di una sedia a rotelle, bambini… e non si commettano errori, in quelle ore ho dato il buon giorno a molte persone che non capiscono quasi niente di quel che stavo dicendo, ma anche a molte che hanno risposto “Buon giorno a lei e buona domenica ”.

Molti i “grazie”, molti i sorrisi, alcuni un po’ tirati. Il tempo passa, i bncali si svuotano, e dopo non molto dicono ai novellini che sono passate cinquecento persone. In quel momento mi sembrarono una marea, non potendo immaginare che a mezzogiorno sarebbero state duemila.

Duemila persone.

Di quelle duemila anime vi posso riportare di una che non dimenticherò mai. Di una che mi ha lasciato senza parole, tranne una: “Grazie”. A persona, spettavano due confezioni di formaggio. Quest’uomo, dall’aspetto più che bisognoso, mi ha fermato mentre gli porgevo le scatole, dicendo queste esatte parole: “Io sono da solo, è troppo per me. Ne prendo solo una, la seconda dalla a chi ne ha più bisogno di me”.

Lo ringrazio perché mi ha fatto capire che da questa giornata ho portato a casa più di quanto abbia dato. Un pensiero va a chi rende possibile tutto questo. Volontari e benefattori. Di nuovo tornano in mente delle parole lette da qualche parte, ora un po’ più ricche di significato: “…Sorella, fratello, qui nessuno ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni…”.

Le porte si chiudono.

Mi sento stanco, infreddolito, ma contento del lavoro svolto.

Ho rimediato un po’ di mal di schiena e un taglio su un dito, ma non rieso a smettere di sorridere.

La signora che ha lavorato accanto a noi, la quale mi pare si chiamasse Angela, ci dice poco prima di andare: “Ci mancherete, ragazzi. Ci farebbero comodo due come voi…”. Le rispondo stringendomi nelle spalle: “chissà…”.

E perché no… ma la prossima volta, scarpe più comode e maglia della salute. (Tommaso Ruggero P., Che vi do!, Periodico n. 90 di Luglio 2018)

 
 
 
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