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Post n°3334 pubblicato il 02 Maggio 2020 da namy0000
Tag: contagio, coronavirus, covid, emergenza, famiglia, lavoro, malattia, orario, ospedale, piazza, primo maggio, respirazione, ricovero, virus 2020, Giornalettismo 1 maggio. Luca P. guarito dal coronavirus: «Nella mia vita ci sarà sempre una linea tra il prima e il dopo»Luca P., fondatore dei Sentinelli di Milano, è guarito nei giorni scorsi dal coronavirus. Nelle ultime ore, è stato dichiarato guarito anche il padre dell’attivista milanese e, dunque, può affrontare con più serenità le sfide e le battaglie nelle piazze che lo aspettano nei prossimi mesi. In diretta con Insieme in Rete, per l’appuntamento quotidiano Rassegna(ti) in casa, con Flavio A. e Fabio S., ha parlato del Primo Maggio e dell’emergenza Covid-19. «C’è bisogno di essere uniti anche tra realtà che sanno trovare la capacità di unirsi – ha detto Luca P. -. Oggi, in una piazza direi che in un momento del genere i lavoratori devono stare molto attenti a quello che succede. Si parla tanto di smart working, in questo momento dovrebbe essere favorito, ma non deve diventare precariato con contratti peggiorativi rispetto a quelli che già hanno. Vanno ripensati i tempi del lavoro, che sono allucinanti. Pensare che tutti debbano andare al lavoro allo stesso orario è impensabile: portare al momento il 100% dei lavoratori in azienda non ha senso, non solo per la sicurezza, ma anche per il sistema produttivo». Poi, Luca P. ha raccontato la sua esperienza di ricovero per 16 giorni all’ospedale San Carlo: «Anche in Lombardia ci sono diversi livelli di sensibilità – ha detto Luca Paladini -: chi ha avuto un’esperienza come la mia ha una percezione diversa rispetto a chi non ha avuto l’esperienza del ricovero e del contagio. Qui non c’è nessuno che non abbia un parente o un amico che ha affrontato la malattia, che ha affrontato il lutto e cose del genere. Anche io prima di ammalarmi avevo la sensazione che i gradi di separazione dal virus si stavano avvicinando. Fino a quando la tempesta è entrata in casa mia. Nel caso della mia famiglia, è andata in maniera originale: di solito sono i giovani che infettano gli anziani. Invece, mia madre che è una malata oncologica potrebbe aver portato il virus in casa, visto che si recava in ospedale per le cure. Poi, successivamente è passato a me e al mio compagno. Io e mio padre lo abbiamo preso in forma lieve, mia madre è asintomatica ma non può fare chemioterapia perché il virus potrebbe incidere sulle cure. Il mio compagno è positivo da 40 giorni e ha sempre un senso di stanchezza». «Per mezza giornata ho convissuto con un ragazzo di 41 anni che aveva un quadro clinico più grave del mio. I medici gli hanno fatto firmare un foglio per farlo entrare in terapia intensiva. Il ragazzo mi ha guardato chiedendomi ‘promettimi che ci rivediamo’. In quel momento, rappresentavo il suo appiglio alla vita anche se lo conoscevo da due ore. Giorni dopo ho saputo che lui non ce l’ha fatta: aveva 41 anni, due figlie e non aveva malattie pregresse. Questo segna la linea tra il prima e il dopo: sono esperienze che ti segnano e che ti caratterizzeranno la vita per diverso tempo». |
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