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Vogliono danzare ancora, nonostante

Post n°3671 pubblicato il 06 Novembre 2021 da namy0000
 

FC n. 44 del 31 ottobre 2021

VOGLIONO DANZARE ANCORA, NONOSTANTE

«Ci hanno detto che prima o poi morirò, ma prima o poi moriamo tutti. E io non voglio morire prima di morire».

Quando in uno studio medico gli hanno diagnosticato un tumore grave, Michael, originario di Termoli, che oggi (2021) ha 29 anni, è sprofondato nell’angoscia come tutti coloro che ricevono una notizia del genere. Ma piano piano l’amore, l’amore che vince tutto, ha scavato dentro quel male, piano piano, per riaffiorare in un impeto irresistibile di vita. L’amore è quello per Elisabetta, 27 anni, ballerina professionista come lui. Entrambi sono due ballerini specializzati in danze latinoamericane. Si erano conosciuti nel marzo 2014 nel paese di lei, Ruvo di Puglia, e insieme avevano deciso di percorrere l’esistenza a passo di danza. Una vita frenetica fatta di prove, gare, interminabili tournée all’estero, la vita al ritmo di salsa e bachata, quella che volevano. Poi i primi dolori alla schiena. «Non è niente, vedrai». E invece erano i segnali di una malattia rara. Nell’agosto 2017 la diagnosi: il sarcoma di Ewing, un tumore al bacino che di solito si manifesta prima dei 18 anni. Una malattia che non guarisce, ma che si può rallentare con le cure. Il posto migliore per curarsi è l’Ospedale Meyer di Firenze, dove operano tra i massimi specialisti a livello europeo.

Da qui la decisione di trasferirsi dalla Puglia in Toscana e l’incontro con don Fabio M., vicepresidente della Caritas fiorentina e cappellano dell’ospedale. «Al Meyer vado tutti i pomeriggi», ci racconta «e appena posso mi reco in visita al reparto di Oncologia. Lì, in una delle camere, ho trovato Michael ed Elisabetta, che gli stava accanto quando veniva a fare la chemioterapia. Sono ballerini professionisti di altissimo livello. Siamo diventati amici, mi danno tanto, li considero tra i giovani cui sono più affezionato, sono i miei ragazzi, voglio accompagnarli in questo loro percorso che è di dolore ma anche di vita e di fede».

Un giorno don Fabio entra nella camera di Michael e trova la coppia intenta a ballare, al ritmo di salsa, come se fossero su una pista e attorno a loro non ci fosse nient’altro, come se non ci fosse un domani. Il loro amore muove i passi che sanno a memoria, in perfetto affiatamento: Elisabetta si lascia avvitare tra le sue braccia, lui danza con la flebo ancora attaccata, come Tom Hanks in Philadelphia. «Stanno attraversando la malattia con una determinazione incredibile. Il loro amore ha rafforzato questa loro determinazione. La sua fede concreta scende nella quotidianità, questo atteggiamento positivo è un esempio per tutti noi». Quel vivere la vita come se niente e nessuno potrà interromperla, quel godersela come si gusta il fondo del bicchiere, ha conquistato tutti: parenti, amici, lo stesso don Fabio. A Natale dell’anno scorso la decisione di sposarsi. In alcune foto si vede anche Gina, la loro golden retriever, che porta le fedi all’altare. A benedire le nozze, “nella salute e nella malattia”, sabato 26 giugno di quest’anno, naturalmente don Fabio. Da allora è tutta vita. Michael si è comprato, con i risparmi, una moto e appena possono fanno delle bellissime gite all’Impruneta e tra i colli del Chianti.

Salgono fino a piazzale Michelangelo, dove si vede tutta Firenze, puntano gli occhi sul Duomo, con la sua cupola che troneggia in mezzo ai tetti, e si dichiarano amore eterno tra gioia e lacrime, come tutti gli innamorati fiorentini. Quest’estate se ne sono andati in vacanza all’Elba, incuranti della malattia e di tutto. Elisabetta ha trovato un lavoro a Sesto Fiorentino come operatrice sanitaria. Lui si gode la vita appena può, tra una chemio e l’altra, la Fondazione Tommasino Bacciotti gli ha messo a disposizione un bell’appartamento. «Mi colpisce sempre come danno valore a ogni momento della giornata», commenta don Fabio. Michael ed Elisabetta sono un esempio per chi è colpito come loro dalla malattia, ma anche e soprattutto per chi è sano e non sa quanto sia bella una vita di gioia e di fede, con la speranza della resurrezione. A chi gli chiede perché vuole raccontarla, Michael fa un sorriso e spiega: «Questa storia, la nostra storia può servire a chi può leggerla: per questo vogliamo condividerla».

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