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Pellegrini
Post n°3672 pubblicato il 06 Novembre 2021 da namy0000
Tag: boschi, cammino, città d'arte, montagna, ospitalità, pellegrinaggio, pellegrini, piedi, spiaggia, strada, tappa, viandanti La Santiago italiana Il cammino è fatto da chi lo percorre e di chi se ne prende cura. Fare attenzione a ogni pellegrino che si mette in marcia, assicurarsi che il suo cammino proceda al meglio, dargli indicazioni se un torrente è troppo alto da guadare o fargli trovare un bicchier d’acqua quando arriva a fine tappa. E anche poi ci sono gli anziani della montagna, che preferiscono offrirti il vino e ti fanno sorridere il cuore. … Mi invade un senso di pace. La toscana: città d’arte, spiagge, montagna con i suoi boschi avvolgenti, i suoi torrenti rigeneranti, la sua gente straordinaria. Andare a piedi da Firenze a Prato mi permette di riscoprire in maniera nuova i luoghi in cui vivo da sempre. È con l’incedere lento dei passi che ti accorgi di tutto ciò che perdi con la frenesia quotidiana e la velocità dell’auto sull’asfalto. Da Prato a Pistoia, il bosco mi ripara dal sole, mentre attraverso gli sconfinati vivai del pistoiese, un’auto si accosta e la ragazza alla guida mi invita a fermarmi a casa sua, poco più avanti, per rifornirmi di acqua fresca. Varcando il cancello, oltre all’acqua mi vedo offrire un piatto di spaghetti alla carbonara, un’insalata e una fetta di dolce. E così lascio nello zaino il mio pane e formaggio, condividendo un pasto decisamente migliore con nuovi amici. Nonostante le distanze obbligate in epoca Covid,la vicinanza dell’ospitalità scalda il cuore. E quale onore essere il primo a firmare il quaderno dei pellegrini che questa bella famiglia sta predisponendo in un tabernacolo accanto all’uscio di casa. Seguiamo il corso del Reno, attraversando i paesi che lo costeggiano, per poi deviare in un mare di girasoli e arrivare in serata nei pressi di Marzabotto. Anche il secondo giorno, il cielo velato e la cappa di caldo umido ci portano a camminare lentamente lungo il fiume che scorre piano, affaticato quanto noi. Le balle di paglia se ne stanno lì nei campi, ad ignorarci, inconsapevoli che i nostri piedi sono talmente arroventati da poterle bruciare al solo contatto. Il cammino vissuto fianco a fianco è occasione di confronto: mentre si condivide la fatica, si ha tempo di parlare, di raccontarsi e confidarsi. I momenti di preghiera si alternano alle risate, i tratti passati in silenzio intervallano le canzoni a squarciagola. La terza tappa è faticosa ma suggestiva: si svolge fra i boschi e il crinale dell’Appennino e per raggiungere il castello di Sambuca calpestiamo l’antico sentiero acciottolato che tanti pellegrini hanno calcato nei secoli. Con una birra suggelliamo il compimento del cammino e già il treno ci aspetta per tornare a casa. I piedi gioiscono per l’atteso riposo, ma il cuore versa una lacrima, in attesa di tornare a pellegrinare.
Romea Strata, antica via dove passavano i pellegrini Riscoperta e resa agibile nel 2013 grazie a don Raimondo Sinibaldi, collegava l’Europa centrorientale ai Balcani, a Gerusalemme e all’Italia. L’Europa è nata pellegrinando, afferma Goethe. Con bisaccia e bastone il viandante partiva per raggiungere una delle tre Vie di pellegrinaggio maggiore: Roma, Santiago, Gerusalemme. Intricati sentieri, strade terrestri e marittime, conducavano ai luoghi santi. (da Scarp de’ tenis, agosto-settembre 2021) |
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