Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 02/01/2020

Ambiente inquinato

Federica Gasbarro di Roma, 24 anni, studentessa di Scienze biologiche, referente dei ragazzi 3F (Fridays For Future) di Roma, è partita con grinta e determinazione e le idee chiare su come dare il suo contributo per salvare il nostro Pianeta.

A New York ha parlato del fotobioreattore a microalghe, ‹‹un acquario cilindrico alto due metri popolato da alghe, sfruttate per assorbire l’anidride carbonica e rilasciare ossigeno tramite la fotosintesi››. ‹‹Gli studi universitari più approfonditi mi hanno fatto prendere davvero coscienza del problema e desiderare di diventare, un giorno, una scienziata e ricercatrice››.

Dopo la laurea triennale, Federica progetta un’esperienza all’estero. ‹‹Penso a Zurigo, in Svizzera, o all’Università di Harvard, negli Stati Uniti. Vorrei specializzarmi in biologia marina, fare ricerca con un respiro internazionale, poi tornare a lavorare in Italia e contribuire allo sviluppo del mio Paese››. ‹‹Oggi cerco alternative ecosostenibili agli oggetti che usiamo tutti, dallo spazzolino da denti di bambù all’evidenziatore a matita e non di plastica. Quando mi preparo un panino invece di impacchettarlo nella pellicola di plastica, uso delle pellicole bioderadabili che possono essere utilizzate più volte. Mi piace comprare vestiti, ma mi do una regolata perché quando ti informi ti rendi conto che la filiera della moda, delle grandi catene a basso costo, è tra le prime a inquinare. Ora uso molto meno la macchina, prima guidavo per andare dovunque. Non sono vegetariana, ma quando posso evito la carne. La virtù sta nel mezzo››.

Alessandro Silvello di Milano. 26 anni, è uno dei “leader” del movimento di Milano, dove vive e lavora come responsabile di sala in un ristorante. Ha studiato Scienze politiche in Statale e ora segue on line il corso di Sviluppo e imprenditoria rigenerativa dell’Università per la Cooperazione internazionale di San José (Costa Rica)

Il difficile viene adesso, ‹‹Il movimento dei Fridays for Future (FFF) ha grandi difficoltà a darsi delle regole omogenee e riconosciute da tutti. Questo è uno dei suoi limiti, ma anche un grande punto di forza. Passare dalla protesta generica alle proposte concrete non è facile perché il tema dei cambiamenti climatici è molto complesso, sia da studiare che da raccontare. Il rischio della banalizzazione è sempre in agguato››. ‹‹Il nostro è un movimento abbastanza frastagliato e liquido, non riesce ad avere una forma oggettiva per tutti. Deve reinventarsi ogni volta. Lo sciopero è uno strumento che abbiamo copiato dai movimenti degli anni Settanta. Per ora ha funzionato, ma non basta più›› ‹‹in Italia, quest’anno (2019), da un 1.000.000 di persone scese in piazza siamo arrivati a poco meno di 100.000. Il calo è fisiologico, però ci sono motivazioni ulteriori il fatto di non poter agire all’infuori del venerdì, per esempio, è un limite, un altro e non avere una struttura organizzata, trasversale e coesa tra tutti i FFF nazionali››. ‹‹Siamo presenti in oltre 100 nazioni, ha ridato spazio ai giovani, è riuscito, anche grazie a Greta Thunberg, a riportare l’attenzione sull’emergenza climatica mettendo al centro del dibattito pubblico le prognosi degli scienziati sulla salute del Pianeta. Siamo agli inizi di qualcosa di nuovo. Però dobbiamo stare vigili, continuiamo a pretendere il cambiamento dagli altri, ma noi non lo applichiamo››. ‹‹Per me significa andarsene dalle città, non prendere più la macchina e l’aereo. Dobbiamo ricreare un tessuto ecologico, non solo sociale, dobbiamo riconnettere il territorio tramite grandi corridoi ecologici, soprattutto nei centri urbani, e ancora di più dobbiamo cambiare le infrastrutture. Dobbiamo prepararci alla guerra, perché ci stiamo entrando a gamba tesa››. ‹‹Va fatto per dare consistenza ai FFF. Le città vanno ricostruite da zero, costituiscono l’80% delle emissioni di CO2. Quando vado a passeggiare nel bosco non mi sento un dissociato o un alienato, ma mi sento parte del bosco. Quando esco in città invece no, perché non mi sento parte del tessuto urbano. Non possiamo avere i parchi fuori dal perimetro urbano. Su un’autostrada non dovremmo costruire ponti per far passare altre macchine, ma utilizzarli per permettere agli animali di attraversare da una parte all’altra. Questi sono i corridoi ecologici. I pochi boschi rimasti, oltre a essere fortemente deturpati e contaminati, sono isolati gli uni dagli altri, un uccellino che vorrebbe (ri)posarsi su un albero non lo può fare, perché non c’è più un habitat adeguato››. ‹‹Se i FFF fanno pressioni sulle corporation o sui Parlamenti non stanno facendo nulla di diverso da quello che fanno, per esempio, il Wwf o Greenpeace. Neanche la sensibilizzazione serve molto. Dobbiamo essere noi il sistema nuovo che assorbe il vecchio. Se ti parlo di Ulisse, tu dici bello, ma poi? Se agisco come Ulisse sono molto più efficace››.

Vincenzo Mautone di Napoli. 20 anni, vegetariano, gran camminatore, studia mediazione linguistica, nello scorso febbraio, insieme a un insegnante, ha fondato i Fridays di Napoli. Un movimento che conta su uno zoccolo duro di una cinquantina di attivisti fissi (il più giovane ha 14 anni, il più anziano oltre 60), ma che in piazza porta decine di migliaia di ragazzi che militano nel movimento di Greta Thunberg. Ha fatto anche 56 ore di pullman, pur di evitare di prendere l’aereo per non inquinare. ‹‹Le rare volte che proprio non posso farne a meno, compenso il danno causato con una donazione per la piantumazione di alberi in qualche parte del Pianeta››. È anche volontario della fondazione Airc per la ricerca sul cancro. Da grande vorrebbe fare l’interprete. Era tra i manifestanti che venerdì 29 novembre scorso hanno bloccato l’ingresso del deposito di carburante Q8 di San Giovanni a Teduccio, alla periferia di Napoli, che sta a ridosso di un’area “Sin” (Sito di interesse nazionale), esponendo striscioni con slogan del tipo: “Blocchiamo i combustibili fossili”, “Stop ai cambiamenti climatici”, “Giustizia Climatica Ora”. ‹‹Sono in contatto quotidiano con attivisti di tutti i continenti. E questo è uno degli ingredienti più belli e meno noti di cui è fatto il movimento: le tantissime relazioni, che poi diventano perfino amicizie capaci di scavalcare i mari››, osserva. ‹‹Ho conosciuto il FFF tramite i social. Cerco d’informarmi sulle tematiche green e i rischi climatici leggendo rapporti e studi che trovo in Rete. Il resto lo ha fatto un amico di Pisa, Bruno Fracasso, il primo giovane italiano ad aver promosso un presidio per il clima››, racconta Mautone. Vincenzo ha un fratello minore di 15 anni non ancora troppo convinto della causa ecologista. ‹‹Ma non dispero di condurlo sulla buona strada››, scherza Mautone. “Giustizia climatica senza confini”: ‹‹Mi piace il concetto di giustizia sociale globale, perché i paesi più poveri oggi sono anche quelli che soffrono di più i cambiamenti climatici. E l’altra grande questione che sottende quello slogan è quella del ricatto lavoro-salute: in un mondo giusto non può più esistere un conflitto come quello che sta dilaniando la città di Taranto con l’Ilva››.

IL PARERE DELLO PSICANALISTA ALBERTO PELLAI, 55 anni. I ragazzi FFF hanno lasciato un segno nel mondo. anzi, in più mondi. Nel mondo della politica perché hanno generato uno scossone che ha messo in crisi la logica con cui il potere ha amministrato la Terra e l’ambiente negli ultimi decenni. Hanno ribadito ai politici di oggi che il loro lavoro non deve consistere nel creare un consenso generico che gli permetta di essere rieletti al prossimo mandato, bensì di farsi carico del bene più prezioso che garantirà la sopravvivenza delle future generazioni. “La mia casa sta bruciando” è il grido di allarme che Greta Thunberg ha lanciato ai potenti, obbligandoli a guardarla negli occhi, a starla a sentire, a chiedere un impegno non solo formale ma anche sostanziale per preservare qualcosa che ci è dato in consegna, perché venga custodito… Ma la politica dei grandi per loro è solo uno spettacolo, spesso squallido, che non li coinvolge, che frequentemente li indigna, di fronte al quale anche molti di noi adulti sono diventati “sdraiati”, come ben dimostrano le elevatissime percentuali di non votanti a ogni consultazione elettorale. Se negli anni 1960 gli adolescenti facevano la rivoluzione guardando a Marx, oggi provano a farla guardando a Greta e ispirandosi a san Francesco. C’è speranza per l’umanità. (FC n. 52 del 29 dicembre 2019)

 
 
 

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