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Messaggi del 05/01/2020

Il padre che tutti vorrebbero

Post n°3217 pubblicato il 05 Gennaio 2020 da namy0000
 

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ‹‹Dall’Egitto ho chiamato mio figlio›› (Matteo 2,13-15.19-23)

La storia dei primi anni di vita di Gesù è narrata nel Vangelo di Matteo come la vicenda drammatica dello slalom tra le trappole di un potere avverso e sanguinario; è la storia di una fuga precipitosa e di una vita da rifugiati in terra straniera, e, una volta tornati, passa per la prudenza di una vita di basso profilo, atta a contenere la minaccia latente. Una avventura tribolata e difficile.

La sete di potere di un tiranno ossessionato dal terrore di essere soppiantato – che trova riscontro nelle cronache storiche sul carattere di Erode il Grande – si oppone al più pacifico degli esseri, un neonato, e alla più inerme delle istituzioni, una giovane famiglia. Come possono sopravvivere a questo lupo feroce questi tre agnellini?

Eppure Giuseppe si muove bene e in mezzo alle tribolazioni porta a buon fine il suo compito. È lui l’attore di questa lotta impari che ha come controparte un re violento e privo di ritegno. Giuseppe si erge come Redemptoris Custos e viene a capo di tutti questi pericoli con la sua semplicità.

È il padre che tutti vorrebbero. Quello che non ti molla, che non ha paura di opporsi a chi ti minaccia, che sa come fare e trova la strada per farti crescere al sicuro.

È il marito che una donna spera di trovare, il padre che manca a tanti bimbi. È il prete che una parrocchia spera di avere. È il maschio che manca a questa generazione di uomini impauriti, incerti, confusi, ripiegati su sé stessi e privi di fermezza. È chiaro che in giro qualcuno di sostanza si può trovare, ma perché è così raro?

Cosa ha Giuseppe per essere così bravo? La sua dotazione è una serie di qualità peculiari? È un uomo eccezionale? Per quanto vogliamo bene e a buon diritto stimiamo san Giuseppe, bisogna dire che il testo di Matteo non fornisce questo tipo di indicazione, ma evidenzia un’altra cosa: questo uomo ha un dialogo con Dio.

Questo è un uomo che ascolta un angelo che gli appare e obbedisce alle sue indicazioni. È questo il suo segreto.

Abbiamo innescato, un paio di secoli fa, un’antropologia tutta basata sull’autonomia e dopo aver cercato il super-uomo, la super-ideologia, il super-Stato, la super-Società, ci siamo trovati con padri deludenti e latitanti, perché uomini minuscoli. E tante, tantissime donne sole. Ci si possono gonfiare i muscoli in palestra o il portafoglio in borsa, ma senza una spina dorsale profonda, senza il segreto di una sorgente invisibile e nascosta, l’uomo è sbiadito, inconsistente, trasparente.

Invece Giuseppe di Nazaret è solido, eppure non ha un centesimo di tutta la tecnologia o gli strumenti degli uomini di oggi. Possiamo continuare a cercare di acquisire mezzi e scienza, e statistiche o tecniche di tutti i tipi, e in realtà non ci muoveremo di una virgola quanto a qualità di umanità.

A Giuseppe basta dialogare con Dio per dribblare Erode. Non ci vogliono qualità particolari: serve piuttosto di smetterla di fare da soli e chiedere aiuto al Padre.

Occorrono padri che dialoghino con il Padre. Allora saranno meravigliosi. (Fabio Rosini, FC n. 52 del 29 dic. 2019)

 
 
 

La politica deve incollare i cocci

Post n°3216 pubblicato il 05 Gennaio 2020 da namy0000
 

‹‹L’Italia è ormai a pezzi, la politica deve incollare i cocci›› (padre Francesco Occhetta, gesuita, politologo di La Civiltà Cattolica, FC n. 52 del 29 dic. 2019)

‹‹Bisogna ricomporre le disuguaglianze di quest’Italia che invecchia sempre di più. Ai cattolici il compito di custodire e sviluppare la Democrazia. nel solco di Moro, Bachelet e Piersanti Mattarella››

Quando il silenzio delle Sardine diventerà parola, passando dallo sdegno alle soluzioni concrete, la loro proposta sarà più chiara”.

‹‹Il test delle elezioni regionali in Emilia Romagna è importante, ma è una regione, non il Paese. Il Governo invece ha bisogno di rinascere “per qualcosa” e non solo continuare “contro qualcuno”; su questo punto c’è molta turbolenza a causa dello smarrimento politico dei 5 Stelle, che sopravvive di tattica e sempre meno di strategia››. Lo stallo del Parlamento, le convulsioni della maggioranza, l’attacco dei sovranismi, un po’ in ritirata ma sempre alle porte, l’antipolitica. Per capire il 2020 niente di meglio che chiedere al politologo di La Civiltà Cattolica, il gesuita Francesco Occhetta. Nel suo ultimo saggio Ricostruiamo la politica (edito da San Paolo, con la prefazione della nuova presidente della Consulta Marta Cartabia) aveva già fornito una preziosa bussola per orientarsi nella babele dei populismi italiani ed europei.

Le Sardine ‹‹sono un Movimento nato per contrastare le parole d’odio e il sintomo di un disagio sociale che esprime ‘opposizione “contro tutti i populismi” e l’insufficienza delle altre proposte politiche. Nel passato sono nati movimenti come la Rete, i girotondi, il popolo viola per cercare di trasformare la protesta in proposta, poi sono implosi. Quando il silenzio delle sardine diventerà parola sarà più chiara la loro proposta. Il Novecento lo insegna: quando il popolo ha paura la politica ha davanti a sé due scelte: rivestire le parole di odio, come hanno fatto i totalitaristi, oppure di speranza, come ha fatto la cultura popolare e democratica. Alle sardine va data fiducia, ma sarà “catartico” per loro passare dallo sdegno alle soluzioni concrete››.

I temi urgenti dell’agenda politica nel 2020 sono ‹‹Anzitutto il lavoro e il tema ambientale, poi la giustizia. Una giustizia in cui la vendetta lasci spazio alla riparazione della pena e alla riconciliazione delle tensioni sociali. Occorre poi contrastare la denatalità e gestire la longevità: con il Giappone siamo il Paese più longevo al mondo e nelle case degli italiani ci sono 402.000 badanti. La famiglia italiana ha cambiato natura, ha indebolito la rete di solidarietà, ci sono 1.000.000 di nuclei monoparentali, il 7% delle famiglie è ricomposto. Occorre poi ridurre le disuguaglianze: la differenza di stipendio tra un manager e un operaio è esorbitante, mentre negli studi professionali i giovani ricevono paghette. Sono troppe le persone povere intrappolate nelle catene della dipendenza, nel giro dell’usura. Sui temi della bioetica la deriva dell’eutanasia si impone senza dibattito pubblico, segno di un Paese vecchio nel cuore che invece di investire sulla vita è disposto a negarsela. Perché la politica permetta che si riponga la speranza di un futuro migliore nel gioco d’azzardo? Le cifre sono come una manovra economica: nel 2017 gli italiani hanno giocato 101,8 miliardi di euro, nel 2006 la spesa non superava i 35 miliardi. Il Paese si è frammentato e la politica è chiamata a ricostruire un “noi sociale”: quando in Oriente una ceramica si rompe si rimettono insieme tutti i frammenti attraverso l’oro fuso mediante l’arte del Kintsugi. È questa l’urgenza della politica››…

 
 
 

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