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Messaggi del 28/01/2020

Stanche di mentire

Post n°3229 pubblicato il 28 Gennaio 2020 da namy0000
 

Stanche di mentire al pubblico, Gelare Jabbari, Zahra Khatami e Saba Rad hanno detto basta

Gelare Jabbari, Zahra Khatami, Saba Rad, tre giovani giornaliste iraniane, tre donne coraggio. Hanno dato le dimissioni dalla Tv di Stato perché non se la sentivano più di mentire. La loro decisione è legata alla catastrofe dell’aereo ucraino abbattuto: per tre giorni la Tv di Stato aveva insistito su un guasto tecnico, solo in seguito ha dovuto ammettere che era stato colpito da missili iraniani. ‹‹È stato davvero difficile per me credere che i nostri concittadini fossero stati uccisi. Perdonatemi per aver creduto tardi. E perdonatemi per tredici anni di menzogne. Non ho mai, personalmente, diffuso bugie, ma non voglio fare la presentatrice in una Tv che mente alle persone››, ha scritto su Instagram Gelare Jabbari… Tutte e tre hanno detto: ‹‹Il dolore della nostra gente per quei 176 morti è stato il colpo di grazia che ci ha indotte a decidere di non andare più in Tv››.

Dove hanno trovato queste giornaliste, sapendo quanto ora rischiano, il coraggio di pronunciare così pesanti parole in un Paese dove per essersi tolte il velo pubblicamente si viene condannate a lunghissime detenzioni? Come è accaduto, nell’agosto scorso, a Saba Kord Afshari, condannata a 24 anni di carcere per aver tolto il velo durante le proteste in piazza dei “Mercoledì bianchi”. Un mese dopo altre sei attiviste, che si erano battute contro l’hijab obbligatorio, sono state condannate complessivamente a 109 anni nel famigerato carcere di Quarchak di Teheran.

Quel coraggio lo hanno trovato in queste donne e in tante altre, da anni in prima linea per protestare, anche a costo della vita stessa, contro l’oscura e crudele dittatura maschilista dela Repubblica islamica. Farrokhroo Parsa, primo ministro iraniano donna nel 1968, giustiziata nel 1980 da un plotone di esecuzione, all’inizio della Rivoluzione culturale islamica, prima di morire scrisse: ‹‹Sono pronta a ricevere la morte a braccia aperte, piuttosto che vivere nella vergogna di essere costretta a essere velata. Non mi inchinerò dinanzi a coloro che si aspettano che io esprima rammarico, dopo cinquant’anni di battaglie per ottenere la parità tra uomini e donne››. Tenaci, fiere, eroiche, donne iraniane. Da non lasciare sole e da prendere come esempio (FC n. 4 del 26 genn. 2020)

 
 
 

Tutto invecchia meno...

Post n°3228 pubblicato il 28 Gennaio 2020 da namy0000
 

Mentre tutto invecchia velocemente, il Vangelo resta attuale. Resta attuale il messaggio di Betlemme. Però attenti, la strada che porta a Betlemme è piena di macerie, di ostacoli; è piena di montagne di orgoglio, di montagne di falsità. Don Primo Mazzolari disse: ‹‹Se fossi solo, in chiesa, la notte di Natale, mi toglierei le scarpe, e a piedi nudi andrei davanti a Gesù Bambino e gli porterei due lacrime per chiedere perdono, perché abbiamo capito troppo poco il Natale e viviamo troppo poco il messaggio del Natale››.

Il Natale è innanzitutto una grande lezione di umiltà.

È impressionante il fatto che il Figlio di Dio, venendo in questo mondo, padrone del mondo, signore della storia, poteva scegliere un palazzo imperiale, e invece nasce in una grotta e deposto in una mangiatoia. Per dirci che tutti abbiamo dentro un mostro: il mostro dell’orgoglio; e l’orgoglio impedisce l’incontro con Dio. Gli orgogliosi non potranno mai incontrare Dio. L’orgoglio è un muro. L’orgoglio, inoltre, impedisce la fraternità: gli orgogliosi dappertutto vedono rivalità. Il Figlio di Dio nasce nell’umiltà per avvisarci: se non diventerete umili non arriverete mai all’incontro con Dio e neanche con i fratelli.

Dio nasce nella povertà per dirci che dentro di noi c’è anche il mostro dell’Egoismo: ci dà l’illusione di essere felici accumulando ricchezze e moltiplicando divertimenti. Non è questa la strada della felicità.

Chiesero a madre Teresa perché avesse occhi felici, e lei rispose: “I miei occhi sono felici perché le mie mani asciugano tante lacrime”. Buttiamo via una zolla di Orgoglio e di Egoismo, e immediatamente sentiremo che ci entra nel cuore una gioia impressionante, una gioia improvvisa, una gioia inspiegabile.

A Natale non facciamo regali, ma buttiamo via qualcosa dei nostri difetti. Facciamo un gesto di bontà, e improvvisamente sentiremo il canto degli angeli, e ci sembrerà di essere a Betlemme.

Io auguro che ognuno di noi si prenda la responsabilità di quello che può fare. Noi non possiamo cambiare il mondo. Io ricordo che una volta madre Teresa mi disse: “Non possiamo cambiare il mondo, però possiamo essere gocce di acqua pulita”. Una volta mi disse: “Tieni pulita la tua mattonella; chi ti sta accanto forse sarà invogliato anche lui”. Ecco, ognuno di noi faccia il bene possibile, cominciando da quello che può fare in casa, con le persone che incontra ogni giorno; ognuno di noi può migliorare il mondo; se miglioriamo noi, migliora anche il mondo.

Benedetto Croce disse: “Il cristianesimo è l’unica rivoluzione della storia, perché vuol cambiare il mondo cambiando i cuori”. Ed è soltanto così che può cambiare il mondo.

Buon natale! Un Natale vero, che ci faccia sentire il canto degli angeli di Betlemme! (card. Angelo Comastri, Natale 2019).

 
 
 

Andare oltre

Post n°3227 pubblicato il 28 Gennaio 2020 da namy0000
 

Irena Sendler, durante la seconda guerra mondiale, ebbe un permesso per lavorare nel Ghetto di Varsavia come specialista di fogne e tubature. Però i suoi progetti andavano oltre… sapeva quali erano i piani nazisti per gli ebrei (essendo tedesca). Irena portava fuori dal Ghetto i bambini nascosti nel fondo della sua cassa degli attrezzi e portava un sacco di tela grezza nella parte posteriore del suo camioncino (per bambin più grandi). Inoltre dietro aveva un cane a cui insegnò ad abbaiare ai soldati nazisti quando usciva ed entrava nel Ghetto. Ovviamente, i soldati non volevano avere niente a che fare con il cane e i latrati coprivano i rumori dei bambini. Con questo stratagemma, riuscì a portare fuori dal Ghetto e a salvare 2.500 bambini. Quando i nazisti la presero, le ruppero entrambe le gambe, le braccia e la picchiarono brutalmente. Irena teneva un registro dei nomi di tutti i bambini che salvò e lo conservava in un barattolo di vetro sepolto ai piedi di un albero nel suo giardino. Dopo la guerra, tentò di trovare i genitori sopravvissuti per riunire le famiglie. La maggioranza erano stati portati alle camere a gas. Quei bambini che aiutò, trovarono case di accoglienza o furono adottati. Irena è morta a 98 anni. Queste sono le persone che non si uniformano e cambiano il corso della storia.

 
 
 

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