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Post n°3236 pubblicato il 04 Febbraio 2020 da namy0000
 

‹‹Si può essere grandi solo puntando sull’unità nella diversità. Dobbiamo essere tutti amici, anche con i non credenti, e rispettare le differenze››. Dialogo e diversità: ripete con forza e convinzione queste parole chiave Muhammad bin Abdul Karim al-Issa, 54 anni, saudita, segretario generale della Lega mondiale musulmana, un’organizzazione non governativa islamica fondata nel 1962 alla Mecca con l’obiettivo di promuovere l’islam come religione di pace, lontana da estremismi e conflitti, e attività benefiche in molte comunità musulmane. ‹‹Papa Francesco ha sempre parlato in modo giusto nei confronti del mondo islamico››, ha dichiarato all’Università Cattolica di Milano. ‹‹All’interno di una stessa casa ci sono diversità››, spiega ‹‹ma persone differenti si amano e si comprendono. L’origine spirituale dell’umanità è una sola. Nel dialogo bisogna partire dalle cose che ci accomunano. Tutti concordiamo su giustizia, pace, libertà. Io dico sempre che il 10% delle cose comuni a tutta l’umanità potrebbe determinare la pace nel mondo››.  ‹‹Siamo d’accordo con qualunque passo intrapreso per favorire il dialogo e la pace. Ma chiediamo che siano coinvolte tutte le religioni. Vorrei ricordare un altro documento fondamentale, la Dichiarazione della Mecca, siglata 8 mesi fa da 1.200 mufti (giurisperiti musulmani), teologi e studiosi dell’islam››. Il documento più importante della storia attuale del mondo musulmano ‹‹Ha unito per la prima volta tutte le correnti islamiche, sunniti, sciiti, drusi, alawiti. Mai si erano riunite così tante autorità religiose islamiche per invitare i musulmani a rispettare le fedi, i diritti, le libertà, il dialogo, a evitare gli scontri››.

Superare le divisioni interne al mondo musulmano e i settarismi è l’obiettivo che sta molto a cuore al segretario. Ex ministro della Giustizia nel Governo di Riad dal 2009 al 2015, considerato volto riformatore e moderato del Regno saudita, al-Issa ritiene che l’islam non possa essere ridotto a una sola dottrina, neppure al wahhabismo, la corrente religiosa di Stato in Arabia Saudita che lo interpreta in modo ultraconservatore.

La Dichiarazione della Mecca è andata ancora oltre: ‹‹Invita i musulmani a rispettare le leggi e le Costituzioni, islamiche e non islamiche, di ogni Stato, la cultura dominante in ogni Paese››. E contro le minacce del terrorismo, il segretario lancia un avvertimento all’Europa: ‹‹Non dovete importare gli imam dall’estero, che arrivano da voi con una cultura diversa. Nelle moschee dovete avere imam cresciuti nel vostro Paese, cittadini del vostro Stato, integrati nella vostra società e cultura, formati anche da giuristi, politici e teologi di altre religioni. L’errore più grande che i Paesi europei possono fare è accettare finanziamenti dall’estero per le moschee››.

E aggiunge: ‹‹La Dichiarazione della Mecca ha bloccato l’esportazione delle fatwa (responsi giuridici islamici emessi per determinate situazioni ndr). Ogni Paese ha cultura e stili di vita diversi: un’autorità religiosa del Medio Oriente non può emettere una fatwa verso un Paese europeo. Ripeto: non avete bisogno di imam dall’estero, che possono creare conflitti. Non dovete accettare contributi da altri Stati, che possono portare con sé un’ideologia politica pericolosa››.

In Arabia Saudita la religione ufficiale è l’islam e non è permessa la pratica in pubblico di altre fedi, così come la costruzione di luoghi di culto non musulmani. Sollecitato su questo tema, al-Issa ribatte ricordando la visita del cardinale Tauran in Arabia nel 2018: ‹‹È stato accolto come ospite, ha incontrato il re, ha salutato i giovani, ha celebrato la Messa. Il Vaticano e la lega musulmana hanno firmato un accordo che è molto importante, perché il Regno saudita (che contiene le città sante per l’islam di Medina e La Mecca, ndr) rappresenta nella sua sacralità tutto il mondo musulmano››.

Ma sulla possibilità di erigere chiese in Arabia, il segretario risponde: ‹‹Tale questione si fonda su un precetto di 1.400 anni. Solo le moschee possono essere costruite perché l’Arabia Saudita è terra sacra per l’islam. Ma i terroristi vogliono che ci sia una chiesa nel Regno per incendiare il mondo musulmano. Se venisse costruita una chiesa, per gli estremisti sarebbe la scusa per condannare l’islam moderato, il mondo musulmano si ribellerebbe, scoppierebbe una rivoluzione con gli integralisti al comando››. Sulla questione della libertà religiosa, assicura: ‹‹Nel privato nessuno può essere disturbato, la polizia non può perseguire un cristiano che pratica la sua fede nella propria casa››.

Da alcuni mesi l’Arabia Saudita si è aperta al turismo estero: una delle tappe del progetto di riforme economico-sociali voluto dal principe ereditario Mohammed bin Salman, che prevede anche un ampliamento dei diritti delle donne. Le saudite oggi possono votare (dal 2015), guidare, viaggiare senza il permesso di un uomo, arruolarsi nell’esercito. I primi passi di un cambiamento che deve coinvolgere la società, la mentalità. Il cammino per le saudite è appena cominciato.

Per al-Issa, invece, le donne hanno già raggiunto grandi traguardi. ‹‹Hanno corso una maratona, superato gli estremismi››. Da ministro della Giustizia, anni fa, lui ha permesso alle saudite di diventare per la prima volta avvocate. ‹‹Ora possono svolgere qualunque professione senza autorizzazione di un uomo per lavorare››.

Guarda con preoccupazione all’Iran: ‹‹Prima del 1979 non c’erano settarismi. Con Khomeini sono arrivati tutti i problemi. L’Iran ha portato un’ideologia chiusa e l’ha esportata nei Paesi arabi, in Asia e in Africa, alimentando i conflitti››. Il pensiero va alla crisi dello Yemen, stremato dalla guerra. ‹‹Riad si difende da una milizia che ha preso il potere contro un Governo eletto, riconosciuto dall’Onu e dal mondo, che ha chiesto aiuto ai sauditi››, sottolinea. ‹‹Secondo l’Onu, l’Arabia Saudita è il primo Paese per aiuti umanitari agli yemeniti››.

Dialogo interreligioso, lotta al fondamentalismo e al terrorismo, ‹‹senza mai dimenticare la relazione storica tra mondo musulmano e cristianità››. Sono le grandi sfide che il segretario della Lega musulmana ha fatto sue.

Al termine dell’intervista, al-Issa racconta volentieri della sua famiglia. ‹‹Ho una moglie e quattro figli. La più grande si è laureata in Economia, il secondo in Legge, il terzo studia alle superiori, il piccolo alle elementari. Non sono un padre severo, non mi intrometto nella loro vita, lascio che prendano le loro decisioni. Ai due maggiori, 24 e 22 anni, do consigli senza imposizioni e li tratto come amici. Con i più piccoli è diverso: non permetto che superino certi limiti. Li educhiamo a rispettare gli altri, a sentirsi liberi e non comandati. A volte, quando discutiamo, sono loro che vincono. Mia moglie era una bravissima insegnante di lingua araba. Poi ha deciso di lasciare e dedicarsi ai figli. La famiglia è il nucleo della società. Nell’educazione è più importante della scuola, perché i valori nascono dalla famiglia››. (FC n. 5 del 2 febbr. 2020)

 
 
 

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