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Messaggi del 18/04/2023

Una città più pulita

2023, FC n. 16 del 16 aprile

Dai Navigli ai parchi. Una città più pulita

Appuntamento sabato pomeriggio alla Canottieri San Cristoforo, una delle tre società di canottaggio dei Navigli di Milano (e l’ultima nata). Un gruppo di una quindicina di persone, donne e ragazze, alcuni uomini e anche due bambine, sono pronte a imbarcarsi sulla canoa, munite di guanti, per un’operazione di pulizia del Naviglio, organizzata dall’associazione “Angeli del bello Milano” con Canottieri San Cristoforo e con il Wwf. Alcune di loro sono veterane dell’iniziativa. Rossella è arrivata per la prima volta, insieme a sua figlia Sofia di 10 anni, ed entrambe sono entusiaste dell’esperienza che, dice Rossella, ha un alto valore educativo.

Anima dell’operazione, Simone L., 51enne canoista, istruttore di canoa, canottaggio e stand up paddle della Canottieri San Cristoforo, infaticabile attivista. In piedi sulla prua, dopo qualche nozione tecnica di base, Simone guida il gruppo al recupero di oggetti e rifiuti nel canale. Sono soprattutto lattine, bottiglie di vetro, sacchetti di plastica. Ma non di rado si ritrovano anche biciclette, divani, giocattoli. «Ad oggi con “Angeli del bello Milano” abbiamo recuperato 919 biciclette», racconta Simone. Stavolta, ad essere tirato fuori è un monopattino: «Abbiamo trovato anche un panda di peluche e lo abbiamo regalato a Sofia. Poi la mamma Rossella ha avuto un’idea: metterlo all’asta per il Wwf».

Impegno sociale, senso civico, passione, amore per l’ambiente, per il patrimonio storico, artistico, naturalistico della città di Milano, che molto tempo fa – lui è originario di Vigevano – lo ha “adottato”: tutto questo ha spinto il vulcanico canoista a dare vita anni fa all’associazione Angeli dei navigli, che oggi è di fatto una pagina Facebook. “Angeli del bello Milano” (www.angelidelbellomilano.org) è nata nel 2022 dall’incontro tra Simone (che la presiede), Roberto D.M., presidente dell’associazione Extrapulita, e Alessandra Z., responsabile e coordinatrice della fondazione “Angeli del bello Firenze”, attiva da molti anni, alla quale l’associazione milanese è affiliata. Obiettivo: tutelare e valorizzare la bellezza di Milano attraverso una varietà di iniziative, che vanno dalla cura del verde pubblico alla rimozione di graffiti vandalici e di adesivi sui pali segnaletici stradali, dall’organizzazione di eventi artistico-culturali, alla partecipazione ad attività per il decoro e la tutela del bene comune, fino alla promozione di incontri di sensibilizzazione nelle scuole per la diffusione tra i giovani di una cultura del rispetto.

«Organizziamo le pulizie dei Navigli circa una volta al mese. Facciamo pulizie anche nei parchi e nelle piazze, sempre tenendo fede al nostro motto “Difendere e diffondere il bello”: coinvolgiamo quindi degli artisti per regalare ai volontari e a chi ci segue delle performance, che siano di un comico, un musicista, un poeta, un pittore».

L’”Angelo dei navigli”, come tutti ormai lo chiamano, è un fiume inarrestabile di idee, iniziative, progetti. Raro vederlo fermo. Molto più facile incontrarlo mentre pagaia in canoa, mentre batte il ritmo sulla prua di un dragonboat (barca drago, una canoa a 20 posti) nel quale a pagaiare sono gli alunni di una classe in uscita extrascolastica. Oppure, mentre sfreccia con i pattini ai piedi o in bicicletta, da convinto e appassionato promotore della mobilità sostenibile a Milano.

«Ho imparato a vivere la città come un’estensione di casa mia. Per me il parco vicino al quale abito è il mio giardino di casa, la panchina è la mia sala da pranzo. E mi comporto di conseguenza: il bene comune è meglio che sia visto non solo come uno spazio mio, personale». Perché se una cosa la senti anche e soprattutto tua le dai più importanza, la custodisci e te ne prendi cura. «Ognuno di noi dovrebbe sentirsi proprietario di almeno un luogo della città in cui vive».

Per il suo impegno civico, nel 2021, nel 2021 Simone ha ricevuto l’Ambrogino d’oro, onorificenza conferita dal Comune di Milano. E dallo scorso 24 marzo è approdato, a bordo della canoa.

 
 
 

Tina Anselmi

Post n°3858 pubblicato il 18 Aprile 2023 da namy0000
 

Tina Anselmi, la partigiana della democrazia

Partigiana a 16 anni, sindacalista in difesa delle operaie a 18, prima donna ministro in Italia (del Lavoro e, poi, della Salute, siglando la nascita del Sistema Sanitario Nazionale) e, anche, presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, unica donna tra venti deputati e venti senatori. In un solo nome: Tina Anselmi alla cui vicenda umana e professionale è dedicato l’omonimo film tv che Rai1 propone martedì 25 aprile 2023, nel giorno della Festa della Liberazione, in prima serata. Tratto dalle opere La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi di Anna Vinci e Storia di una passione politica di Anselmi e Vinci, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia prende il via nel 1944, quando la sedicenne Tina viene portata insieme a tutti gli studenti del paese a vedere 31 uomini impiccati dai tedeschi.

Quel giorno capisce che, per cambiare il mondo, non si può restare a guardare ma bisogna agire. E farlo, in quel momento, significa entrare nella Resistenza e rischiare la prigionia, la tortura e la stessa vita. Lei lo fa e, con l’incoscienza della sua giovane età, diventa staffetta partigiana e pedala senza sosta tra Castelfranco (il suo paese natale) e Treviso portando documenti e informazioni: «Tina è stata un personaggio fantastico, romanzesco, a cui tutti dovremmo poter assomigliare, uomini e donne – spiega il regista Luciano Manuzzi -. Per tutta la vita ha lottato contro i soprusi, le ingiustizie, gli sprechi e la mancanza di tutele che considerava come insulti insopportabili». Lo ha fatto anche militando a lungo nella Democrazia Cristiana (Aldo Moro credeva molto in lei) e animata da una profonda fede («vissuta, non esibita» sottolinea la sceneggiatrice del film Monica Zapelli) che, tuttavia, non le impediva di avere una visione laica dello Stato.

Al punto da firmare in qualità di Ministro della Salute, pur non condividendola, la legge sull’interruzione di gravidanza: «Quando la firmò, pur se non d’accordo, a chi le chiedeva di non farlo rispondeva di essere una donna della democrazia» racconta Anna Vinci. A interpretare la Anselmi è una Sarah Felberbaum quasi irriconoscibile grazie al trucco e a qualche chilo di troppo che racconta di avere preso volentieri «perché volevo dare al personaggio una certa morbidezza. Quando ho incontrato per la prima volta Luciano Manuzzi, lui mi ha detto: «Pensavamo che fossi meno bella”.

Avevo paura che questo fosse un ostacolo e, invece, ce l’ho fatta. Non ho lavorato sull’aspetto estetico ma sul corpo, sul modo di camminare. Fare questo film è stato un regalo enorme anche per questo, perché non sono stata scelta per un canone estetico. Ho provato stupore nello scoprire che ero stata presa in considerazione per un ruolo del genere». Prima di sapere che l’avrebbe interpretata, la Felberbaum conosceva della Anselmi «lo stretto necessario». Anche perché, ammette, «non mi sono mai interessata di politica, non è mai stata una passione».

Per questo si è preparata con grande cura: «ho studiato. Ho letto, naturalmente, i libri di Anna Vinci ma anche tanti articoli, forse persino troppi. Ma dovevo dedicarmi alla “mia” Tina: non potevo copiarla, cosa che del resto non mi veniva nemmeno chiesta, ma dovevo renderle omaggio, raccontando il suo spirito». Alla fine, oltre ad averla conosciuta, l’ha amata molto: «Pensiamo solo a quello che ha fatto per le donne: ha creato una piccola scuola per le giovani operaie delle filande, dicendo loro che la dignità arrivava anche grazie allo studio; si è battuta per la parità salariale, per gli orari di lavoro e contro le discriminazioni in un periodo in cui si poteva essere licenziate solo perché ci si sposava o si faceva un figlio.

C’era persino il coprifuoco per cui, oltre una certa ora, una donna non poteva uscire da sola». Certo, di lavoro ce n’è ancora tanto da fare ma è a Tina Anselmi che si deve, tra le altre cose, la legge sulle Pari Opportunità. Quelle che vigono, ad esempio, nella famiglia dell’attrice: « Nonostante sia il lavoro di Daniele (De Rossi, ex calciatore giallorosso, oggi allenatore, ndr) quello che porta avanti la famiglia, non mi sono mai trovata a dover rinunciare a qualcosa per dare spazio a lui. Tutte le decisioni che ho preso per la famiglia le ho prese da sola, senza alcun senso di rinuncia». E in ogni caso, quando c’è bisogno di una mano con i tre figli, ci sono i nonni: «Sono fortunata ad avere i miei suoceri. È anche grazie a loro che in famiglia possiamo avere davvero le pari opportunità!». La Felberbaum non nasconde di considerare Tina Anselmi – Una vita per la democrazia – non solo un regalo per il presente ma, anche, per il futuro: «Un ruolo così è un po’ un biglietto da visita. Potrebbe essere uno spartiacque nella mia carriera? Non lo so, lo scopriremo. Quel che è certo è che, dopo avere interpretato questo film, non ho voluto accettare lavori che non mi convincevano del tutto: voglio prima vedere cosa succede dopo Tina».

 
 
 

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