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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 17/10/2023

Il Desiderio

Avvenire, 17 ottobre 2023

Elia "stronca" Petrarca: il desiderio conta più della volontà

Ho sempre adorato Francesco Petrarca: mi ha conquistato fin dalla prima volta in cui mi sono imbattuto nei suoi versi. Quel suo dissidio interiore è il mio, quella sua tensione spirituale che fa continuamente i conti con le sue debolezze è la mia; forse è un po’ quella di tutti noi. Per questo in classe dedico diverse ore alla lettura dei testi di Petrarca, soprattutto alle poesie del Canzoniere. Dedico però anche un paio di lezioni agli altri suoi componimenti, tra cui il Secretum.

Proprio mentre presentavo il Secretum, Elia, un allievo di terza superiore, ha distrutto Petrarca in un solo secondo. Nel Secretum Petrarca immagina di incontrare sant’Agostino, che, seppur vissuto molti secoli prima, l’autore considera una sua guida. Nel dialogo che si sviluppa tra i due emerge prepotentemente la crisi spirituale di Francesco. « L’opera è divisa in tre libri » , ho spiegato quel giorno alla classe. « Nel primo, Agostino rimprovera Francesco per la debolezza della sua volontà, che gli impedisce di mettere in pratica le sue aspirazioni a una vita più virtuosa. Senza volontà, infatti, ogni proposito, seppur buono, è velleitario».

E qui, dal fondo della classe, Elia mi ha interrotto. « Petrarca dice cazzate!> »: un’esclamazione di tre parole per spazzare via uno dei miei autori preferiti. Ho fissato Elia “con occhi di bragia”, per citare il Sommo Poeta (che, peraltro, a Petrarca non andava a genio, ma questa è un’altra storia). Elia ha sostenuto il mio sguardo. “Con tutto il rispetto, eh, prof ” ha aggiunto imbarazzato: si era reso conto benissimo che gli era sfuggita un’espressione scomposta, per usare un eufemismo. Ho capito che non mi stava provocando, che voleva solo dire la sua. Era un mezzo miracolo, perché, fino a quel momento, Elia non era mai intervenuto in una lezione di Italiano.

Era un tipo simpatico, sorridente, benvoluto dai compagni, pronto alla battuta anche con me e con gli altri insegnanti all’intervallo o davanti a scuola. Ma, durante le lezioni, Elia si trasformava in un altro personaggio: assumeva un’espressione di annoiata sufficienza, appoggiava la testa improvvisamente pensante sulle mani, lottava con le palpebre che tendevano a chiudersi. A casa studiava pochissimo e consegnava sempre elaborati striminziti, sempre in ritardo. Insomma, era un maestro della mancanza di volontà, almeno dal mio punto di vista. Forse per questo il rimprovero di Agostino a Francesco lo aveva colpito tanto da spingerlo a intervenire.

Ho colto la palla al balzo: « Perché la pensi così? Cosa non ti convince? ». « Prof, Petrarca sbaglia a far dire a sant’Agostino che per raggiungere i propri obiettivi serve la volontà. La volontà non basta per niente. Nessuno si attiva solo per la volontà. Io no di certo. Non accetto la fatica solo perché so che una cosa in teoria è giusta e allora, razionalmente, decido di volerla. Serve ben altro». «E cosa serve?» , gli ho chiesto.

Mi ha risposto senza esitare: «Il desiderio, prof. Serve il desiderio. Uno ce la mette tutta se davvero gli si accende il desiderio per qualcosa. Guardi me: non mi interessa studiare, lo faccio poco e male. Eppure so razionalmente che dovrei impegnarmi di più, che potrebbe essermi utile, che eviterei le lamentele dei miei genitori e vivrei meglio. Ma niente, non ce la faccio: non mi si accende il desiderio, sento che quello che dovrei studiare non mi riguarda, non tocca la mia vita. La musica, invece...».

Così Elia ha cominciato a raccontare dalla sua passione per la musica. Poi, visto che era suonata la campanella dell’intervallo, si è avvicinato alla cattedra e ha continuato a parlarmene. Ho scoperto un Elia diverso, con una parlantina inattesa, con gli occhi accesi da un fuoco che non immaginavo potesse esserci. Suonava tre strumenti. Componeva canzoni melodiche, dolcissime, che cantava con una voce acuta molto intonata. Me ne ha fatte ascoltare un paio: mi hanno commosso.

Quel pomeriggio ho ripensato a quanto successo in classe. Forse Elia aveva ragione; forse anche più del mio amato Petrarca. Le cose che danno sapore alla vita non sono astratti doveri, imperativi categorici disincarnati, obiettivi da raggiungere perché sappiamo freddamente che è giusto. Ciò che spinge a mettersi davvero in gioco è il desiderio, quella parola bellissima la cui etimologia rimanda alle stelle, alla loro luce che irresistibilmente attrae. Se un desiderio è autentico, se intuiamo che in esso si nasconde qualcosa di grande, la passione si accende, ci rende disposti a sopportare qualsiasi fatica. Per questo la scuola dovrebbe accendere desideri più che imporre aridi doveri. Tra i banchi, ogni studente dovrebbe essere stimolato a scoprire ciò che più profondamente desidera, perché il desiderio è la via per realizzare se stessi.

Nei giorni successivi, Elia mi ha regalato ancora qualcosa. Riprendendo il discorso sulla musica, Elia mi ha raccontato della gioia che provava quando altre persone ascoltavano le sue canzoni e ne rimanevano colpite. Non era una gioia narcisistica, ma la felicità di aver regalato qualcosa di bello agli altri. Elia mi ha ricordato così che i desideri autentici riguardano sempre gli altri, sono sempre una forma di dono, un modo per dare il proprio contributo al mondo. Mi ha ricordato che le altre persone contano sempre di più dei traguardi raggiunti.

È proprio quello che sostiene Laura, una meravigliosa ex allieva ora diventata prof di Italiano alle medie. Alla fine dell’anno scolastico, Laura mi ha scritto uno dei messaggi più belli che, da prof, abbia mai ricevuto. Diceva così: «Vedo tra i ragazzi delle medie tali potenzialità che mi sono buttata a capofitto nell’insegnamento. Qualche risultato si vede ed è un’enorme soddisfazione. È prezioso pensare di poterli affiancare per un po’ in un’età così delicata e poi, dopo la terza, vederli tornare, contenti del futuro che si sono scelti.

Forse quando ho deciso di seguire le tue orme mettevo al centro la materia in sé, ma adesso mi rendo conto di quanto sia la materia umana il vero fulcro e il vero senso del nostro lavoro. Insegnare è un privilegio, me ne rendo conto ogni giorno. Sono fiera di aver fatto questa scelta di vita: sono felice del mio percorso, di tutti i giorni facili e di quelli difficili. Ho promesso a me stessa di mettercela tutta: provo a rinnovare questa promessa ogni giorno, per le classi che incontrerò».

L’insegnamento è promessa, impegno. L’insegnamento è anche sforzo della volontà, è anche fatica. Ma è una fatica che si accetta volentieri, se ci si appassiona prima di tutto alla materia umana, mettendosi in gioco nelle relazioni: solo così si scopre che anche questa fatica, paradossalmente, è un privilegio. Bisogna desiderare di essere dentro le vite di coloro che incontriamo per accompagnarli meglio che possiamo. Bisogna, insomma, ricordare che la materia in sé è al servizio della materia umana. Bisogna amare la materia umana più che la materia in sé.

 
 
 

Voci di Pace3

Gesù,

oggi insieme a te vogliamo pregare:

"Venga il tuo Regno".

Non abbiamo altra richiesta Signore, se non quella che tu stesso hai posto sulle nostre labbra.

Ascolta o Padre il grido di dolore dei più piccoli nel mondo.

Umilmente ti chiediamo:

abbi misericordia di noi tutti e

venga il tuo Regno Padre,

venga il tuo Regno.

 

“Voglio pensare che ci siano alternative alle guerre, all'odio, ai massacri, alla retorica della guerra giusta. Da non credente mi unisco al messaggio di pace della Chiesa. Sono con tutti quelli che il giorno 17 ottobre 2023 digiuneranno e eleveranno preghiere e pensieri di umanità e speranza.

 

“Ebrei, cristiani, musulmani e di ogni altro credo religioso o ideologia politica, sappiamo che, pur nelle diversità, tutti siamo figli di un unico Dio che è misericordia, giustizia, amore. Per santa Teresa di Lisieux, a cui Papa Francesco ha dedicato un'esortazione apostolica datata il 15 ottobre 2023, in Dio anche la giustizia è amore. Il problema è che l'umanità ha dimenticato tutto questo e quasi mai si riconosce una sola famiglia. Il bene però non è scomparso e riaffiora in tutte le azioni di quegli uomini e donne che operano per un mondo più fraterno giorno dopo giorno. A queste persone anche noi dell'Associazione Donne in Vaticano ci uniamo impegnandoci nel nostro quotidiano a testimoniare che solo scegliendo i valori della concordia e della reciproca accoglienza è possibile pensare ad un futuro di pace. Ci uniamo alla preghiera di tanti per chiedere a Dio che tutti torniamo ad ascoltare la sua voce e in particolare chi ha il potere di decidere qui sulla terra il destino dei popoli, e aderiamo alla Giornata di preghiera e digiuno per il Medioriente di martedì 17.

 

La guerra non risolve i problemi, anzi ne produce di altri.

Abbiamo avuto due guerre mondiali con la perdita immotivata di milioni di persone, oltre ai danni materiali che sono stati immensi.

Pensavamo di aver capito la lezione, lasciando il male alle spalle, invece ci ritroviamo nel 2023 con due guerre assurde alle porte di casa nostra.

Vogliamo la pace e pensiamo di raggiungerla con la guerra.

Il Mondo fa la guerra e chiede pace,

Che strano modo questo di operare,

Vogliamo tutti la pace perché piace,

Ma non sappiamo ancora coabitare.

 

Ti chiediamo con l’intercessione della Santissima Vergine Maria che le gli uomini di buona volontà di entrambe le parti abbiamo il coraggio di rischiare e aderiscano a colloqui di pace, mediati da parti equidistanti.

Il 17 ottobre ci uniremo in Preghiera, saremo un cuore solo per dimostrarti che anche quando tutto sembra perduto e non ci sia più’ speranza, guardando a Te ritroviamo il nostro volto umano.

 

Disarmarci

di questa economia disumana

di tutte le stupide furbizie del politichese

di tutte le forme di suprematismo

di un dominio unipolare

di ogni delirante esibizione di potenza

di questo malato pervasivo liberismo

di tutte le bugie di parte

di quella grossa bugia

che armarsi fino ai denti

è per difesa

di questo spudorato sposalizio

tra armi potere soldi. (…)

disarmarci

per reinventarci plurimi

e gentili nel cosmo

ché ogni filo d'erba o ape

è una delizia

e là dove le crepe dell'umano

stillano dolore e perdutezza

farvi colare l' oro caldo

d'una giustizia per amore.

Forse vedremo ancora arrivare

libellule blu cobalto

ad allietarci gli occhi

che ormai le armi

sono da rottamare

come ferro vecchio

il ferro vecchio dei nostri deliri

e noi intenti

presi tutti

in corale tessitura paziente

filo dopo filo

ché l' arazzo della convivenza

in pace

è lavoro immane.

 

Signore donaci la Tua pace,

come soffio che sana le inquietudini

come pioggia che disseta

una terra arida.

Donaci la Tua pace,

che scardina il cuore arrugginito

che imprime i gesti delle Tue mani

sulle nostre mani.

Donaci la Tua pace,

come bacio che rianima

e accompagna l’onda di bene

che eterna genera.

Donaci la Tua pace,

desta il fuoco assopito

sotto la cenere delle nostre paure

delle nostre contraddizioni

della nostra tremula fede.

Signore donaci la Tua pace,

perché l’odio si sciolga nel canto di un tramonto

nello sguardo innocente di un bimbo

e ritorni una nuova alba di luce.

Signore, insegnaci ad amare e a sperare.

 

La pace dobbiamo costruirla prima di tutto dentro di noi, nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei gruppi sportivi, in oratorio e nelle nostre comunità pastorali. Educhiamo e trasmettiamo ai nostri figli e nipoti il grande valore della pace che non è solo assenza di guerra e giustizia per tutti ma è condivisione, ascolto, disponibilità all'aiuto reciproco.

Signore, Padre buono,ci è data questa opportunità di fare giungere una supplica fino al tuo cuore di padre e di madre affinché il mondo superi le divisioni, il rancore, il desiderio di vendetta. Ti offriamo la nostra preghiera, i nostri sacrifici e tutti i desideri di bene. Aiutaci Signore, non permettere che l'odio oscuri le nostre coscienze. Abbiamo bisogno di te, il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te. Tu sei l'essenziale, Tu sei la Vita, tu sei la pace dacci la tua pace, consola ogni cuore ferito. Signore tu hai detto chiedete e vi sarà dato. Ascolta la nostra povera voce e il grido di tanti martiri. Siamo figli tuoi. Stringigi al tuo cuore e facci sentire fratelli tutti, figli di uno stesso padre. Ascoltaci papà e dacci la sospirata pace.

 

“Opponiamoci all'esodo della popolazione da Gaza, gridiamo in nostro "non ci sto" con un gesto visibile concreto. Magari appendendo sugli stipiti delle nostre porte di casa un paio di sandali macchiati con rosso color sangue. Gridiamo il nostro dissenso, il nostro non ci sto ai "potenti" perché possano a loro volta agire e si adoperino per fermare questa aberrante follia.”

 

“«Papà, un'altra guerra? ma cosa succede?». Dice mio figlio, sette anni. Suo fratello, tre anni in meno, lo guarda. Si aspetta vada avanti. Vallo a spiegare tu ai bambini. Loro, che dopo un litigio, tornano a giocare a palla come se nulla fosse. come accade tra due persone che hanno smesso di parlarsi. E che - però - vogliono farsi del male, anzichè trovare una soluzione. Per il bene. solo insieme si vince. Contro il male.”

 

Maria Regina della pace prega per questa umanità malata, avida di potere, capace di distruggere la bellezza del creato e di sterminare interi popoli senza pietà

Il Tuo Cuore Immacolato trionfi, Cristo regni, lo Spirito Santo possa parlare al cuore dei governanti ispirando loro scelte di pace

Madre Santa, guida e sostieni sempre il Santo Padre e tutte le persone che a vario titolo stanno collaborando per promuovere la pace

Regina della pace prega per noi

  

"SE VUOI LA PACE PRATICA LA GIUSTIZIA".

 
 
 

Voci di pace2

Post n°3923 pubblicato il 17 Ottobre 2023 da namy0000
 

“E questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra

Ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra

Galassie di persone disperse nello spazio

Ma quello più importante è lo spazio di un abbraccio

Di madri senza figli, di figli senza padri

Di volti illuminati come muri senza quadri

Minuti di silenzio spezzati da una voce [...]

Non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente […],

non avete avuto niente

Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre

C’è chi si fa la croce, chi prega sui tappeti

Le chiese e le moschee, l’Imam e tutti i preti

Ingressi separati della stessa casa

Miliardi di persone che sperano in qualcosa

Braccia senza mani, facce senza nomi

Scambiamoci la pelle in fondo siamo umani

Perché la nostra vita non è un punto di vista

E non esiste bomba pacifista […]

Cadranno i grattacieli e le metropolitane

I muri di contrasto alzati per il pane

Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino

Il mondo si rialza col sorriso di un bambino”

(Ermal Meta & Fabrizio Moro, “Non mi avete fatto niente” 2018)

 

Lordi di sangue sure e salmi,

e ogni preghiera è bestemmia

a legittimare macabre

danze di armi.

E il tuo grottesco

simulacro d'umanità

si erge sinistro

famelico e ferino

ove naufraga ragione

Svendendo dignità.

Belluino il tuo grido

fa a brani la Parola,

deforma Scrittura e la svuota

nell'inesorabile naufragio

di ogni possibile

pietà

Da tempo mi sono convinta che senza un cambiamento interiore, spirituale o morale che lo si voglia chiamare, etico; senza mettere in gioco la propria coscienza che si riflette all'esterno e poi torna in se stessa cambiata, non abbiamo molte speranze in un mondo zuppo di odio e di mancanza di reali prospettive di vita e di pace. I fatti degli ultimi giorni, l'orrore cui stiamo assistendo e gli "schieramenti" assurdi e immorali che vedono contrapporre vite a vite, bambini ad altri bambini, orrori ad orrori, mi riempiono di sgomento, ai momenti di rabbia e di indignazione è subentrata una costante sofferenza interiore, che non può essere placata o messa in comune con le parole, o con azioni troppo "rumorose". C'è già troppo rumore intorno. Condivido quindi con convinzione l'iniziativa di una giornata di digiuno e preghiera, e spero che sia la più diffusa possibile.

 

“La pace non è soltanto una conquista che si ottiene sconfiggendo chi ha provocato la guerra, è soprattutto una condizione nella quale l'umanità conserva l’ordine naturale del creato nel rispetto di ogni persona. La pace, pertanto va costruita pazientemente giorno dopo giorno con il contributo di ognuno a partire dalle piccole comunità per irradiarsi a livello più esteso. In questo senso la preghiera trascende lo spazio intimo e costituisce una rete a supporto della buona causa.

 

“Nel 2022 si sono spesi 2200 miliardi di dollari in armi: perchè chi governa abbia il coraggio di cambiare il paradigma armi = sicurezza dei potenti, in disarmo = sicurezza dei popoli, come richiama Isaia:” con le loro spade costruiranno vomeri di aratro e con le loro lance falci, una nazione non alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più la guerra” affinchè possa nascere qualcosa di nuovo sotto il sole, cammini di fraternità e di cooperazione, percorsi di unità tra i popoli e rispetto per le vite della povera gente e per l'unico pianeta che abitiamo.

 

 

È che alla fine finisco col domandarmelo

Cosa ci faccio qui

In questa stanza

Su questo tavolo

A studiare la democrazia antica

Mentre lì muoiono

Mentre lì la democrazia non esiste

Mentre il dominio li spezza

E se domani morirò

E non sotto una bomba

Investita per strada

O accoltellata ad Arco di Travertino

O presa da un tir all'uscita di un autogrill

O infestata da un tumore

Mentre studiavo la democrazia antica

Che scusa utilizzerò per non aver difeso quella contemporanea?

 

“Qui non s'odono più campane e suoni,

non si distingue tra

cattivi e buoni.

Qui è tutto un odio e sangue umano,

non s'ode neanche nessun lamento urlato piano.

Solo pianti infestanti e sanguinanti,

su tombe sacre o su quelle di uomini come tanti.

Vi prego, dimenticate tutto questo male,

anche se il dolore di una madre lo so che in cielo sale.

Dimenticate fucili e bombe

o visi piegati su marmoree tombe,

costruite un oasi di pace

e mettete fiori al posto del cannone, che così tace.

Usate il verbo creare...

che è più costruttivo del verbo odiare.

Voi create pace per i vostri figli,

al posto dei proiettili piantate gigli,

create sentimenti di uguaglianza,

e l'odio cadrà insieme all'arroganza.

Lo so che l'odio è più facile da seguire,

d'altronde il dolore di una madre non si può lenire!

Ma tu pianta il seme della libertà

e vedrai che anche l'ultimo cannone alla fine tacerà”.

 
 
 

Voci di pace

Post n°3922 pubblicato il 17 Ottobre 2023 da namy0000
 

2023, Avvenire 16 ottobre

Preghiera dei figli di Abramo

O Signore nostro Dio,

fonte della vita e della pace,

Tu hai donato ad Abramo Isacco

figlio di Sara,

figlio del tuo sorriso,

figlio che tu hai salvato dall’olocausto,

perché la sua discendenza si moltiplicasse

e diventasse una benedizione per tutte le nazioni della terra.

Tu hai donato ad Abramo anche Ismaele,

figlio di Agar,

figlio del tuo ascolto,

perché, quando era stato scacciato nel deserto,

tu hai ascoltato la sua voce

e lo hai fatto diventare una grande nazione sulla terra.

Dio dell’Alleanza,

fa’ che anche noi oggi ascoltiamo la tua voce

e ritroviamo la via della pace;

fa’ che non induriamo il cuore

e crediamo alla tua antica promessa;

fa’ che Isacco e Ismaele si riconoscano come fratelli

e ritornino a giocare insieme nel banchetto del Tuo regno,

per la consolazione del nostro padre Abramo

e la gioia di tutte le nazioni della terra.

Amen.

Daniele Fortuna

 

 

“Mai tagliare quello che puoi slegare. Da questa teoria vecchia di centinaia di anni, se fosse applicata ai rapporti fra le persone e poi fra le nazioni non ci sarebbero più persone che non si parlano”.

 

 

è decisivo riconoscere l’umano anche nel nemico. Il Vangelo stesso ci dice di amare i nemici e vivere in ogni caso per il bene di chi è vicino. Lo so che è difficilissimo ma è la sola strada che conduce alla pace.

 

“allargare sempre più le schiere di quanti effettivamente ripudiano ogni forma di violenza, da chiunque esercitata.

 

““ Shalom, Salam… Shalam… Pace” (anche se ora è una tragedia) Shalam sarà la nuova parola di pace tra noi la canteremo e la danzeremo tutti insieme quando saremo stanchi di odio, di guerra e di morte. Scoppierà la pace su questa terra dei figli di Abramo e allora ci abbracceremo dicendoci: Shalam Alekem! Pace a voi! Il DIO di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il DIO di Ismaele, è l’unico DIO, Padre nostro e Padre di tutti. Shalam, Abramo è il papà di Ismaele e di Isacco e noi siamo tutti fratelli. ALLAH’ e JAHVE’ è Uno, e il suo nome è Misericordia, Perdono, Amore, Pace. Viviamo tutti sulla stessa madre Terra, viviamo sotto lo stesso cielo, beviamo all’unica acqua, abbiamo lo stesso sole, lo stesso vento. Finiremo tutti sotto 1½ m. di terra e se ci amiamo vedremo Dio. Shalam, il Dio della pace è dentro di noi e si manifesta con la pace e l’ospitalità, senza bombe né spari, via le armi via il terrore, gli odi e le vendette, via le stragi, via i muri. I figli di Abramo, Ismaele e Isacco e i figli dei figli si sono dati la mano, hanno danzato e cantato insieme, hanno gioito, è scoppiata la pace: SHALOM ... SALAM ... SHALAM !

 

“ciò che mi ha colpito e ciò che ancora mi colpisce di queste, come di tante altre affermazioni, è la comune radice della legge dell’identità. Tutto ciò che possiamo spiegare razionalmente, secondo il diritto, secondo la morale, secondo tutte le possibili giustificazioni che possiamo apportare, fa sempre germogliare odio, ingiustizia, oppressione, rancore e terrorismo. Per noi, filo occidentali, ci riesce ancora facile parlare in maniera razionale, lontano dalle bombe e dalle sirene, lontano dai massacri e dalla polvere che lascia a terra centinaia di corpi. Perché la guerra colpisce razionalmente e, nella sua razionalità, non guarda in faccia a nessuno. Questa razionale indifferenza, a cui ci stiamo abituando, è un modo di pensare che preserva solo ciò che è identico a se stesso, mentre il diverso è tutto ciò che non esiste e non ha diritto di esistere. Ogni guerra nasce nel momento in cui penso che chi è diverso da me, chi non rientra nelle mie logiche, sia semplicemente colui che non esiste. Per cui ciò che ci sembra assurdo, come la guerra, ha questa radice nello scarto dell’altro, del diverso in tutte le sue forme e sfaccettature. Per cui la pace è costruzione di diversità, pluralità, possibilità di ritrovare una radice comune, di riconoscere il debito esistenziale che abbiamo per il solo fatto di essere al mondo, senza merito, ma solo perché altri hanno creduto che fosse possibile per noi vivere. Questa è la radice spirituale che ci riannoda a quel Dio, declinato in ogni fede e in ogni credo, che ci fa essere in debito gli uni gli altri, gareggiando nello stimarci a vicenda (cfr. Rm 12,10), tracciando vie di pace.

 

“Mancano grandi statisti che comprendano che la guerra va fermata subito ed in cambio investire in ricostruzione, grossi aiuti economici alle popolazioni vittime di Hamas ma anche della peggiore politica espansiva e schiavista di Netanyahu. Soldi e benessere per isolare Hamas. L'Italia è un esempio, è stata grandissima e lungimirante nel mantenere la pace con la popolazione del Südtirol.

 

«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta» (Lc 21, 20-22). Le parole profetiche di Gesù sembrano disegnare quanto accade oggi in Terra Santa. “Israele” significa “lottare con Dio”. Non con armi fisiche contro un nemico visibile, ma brandendo l’arma del bene per debellare un nemico invisibile: il male che alberga in noi. E che, misteriosamente, carsicamente, riaffiora sfigurando l’umanità. Sicché - scrive san Paolo ai Romani - «io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio». Che è un veleno - odio e conflitti - che serpeggia e aleggia dentro e intorno a noi. Ma Dio lotta con noi per schiacciare e scacciare il male che ci avvelena. Perché è “Emmanuele”. Cammina sempre con noi. Sebbene, ingrati, non lo riconosciamo nell’altro, nel Creato. Ogni giorno, tutti, uomini e donne di «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7, 9) - vestendo il candido abito dell’amore - siamo convocati e invitati dal Signore al Banchetto nuziale della Pace. Che ci regala la bellezza dell’incontro, spezzando e condividendo, alla mensa della Pace, il pane della vita. L’uomo sia, oggi, architetto di Pace. Artigiano di speranza. Che è il coraggio di guardare, affrontandola, la realtà. Atroce, amara. Cessino i conflitti in Medio Oriente, in Ucraina, nel mondo. La luce dell’amore vinca le tenebre del terrore. Dell’orrore. Il fragore e la potenza devastante delle armi vengano soffocati da una perseverante preghiera, da una silenziosa adorazione, da una feconda astinenza dal male, da un semplice digiuno dall’effimero, dalla forza tenace del dialogo. Dallo sguardo stupito di un bambino. Che, attonito, contempla con occhi incantati il mondo. E con coraggio e speranza canta:

 
 
 

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