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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 14/11/2023

Come un essere umano

Post n°3936 pubblicato il 14 Novembre 2023 da namy0000
 

2023, Scarp de’ tenis, ottobre

Come un essere umano: le cose cambiano, migliorano per il contributo di ogni singola persona

«Nella sfortuna penso di essere stato uno dei più fortunati», ci racconta Vincenzo. «Il modello di recupero dei detenuti, infatti, ha funzionato per tanti nella mia stessa condizione, soprattutto per merito del Presidente, della Direttrice, degli educatori e della Caritas nella persona della Direttrice. Io mi sono limitato a cogliere le opportunità che mi hanno dato queste persone che, facendo rete, hanno realizzato un sistema di reintegro che dubito abbia dei doppioni in altri luoghi d’Italia. Una cosa niente affatto scontata, soprattutto in un territorio come il nostro, Locri, in cui c’è carenza di opportunità lavorative e di cui si continua a parlare soprattutto per i fatti di cronaca. Queste persone mi hanno dato la possibilità di ricostruirmi una vita nel territorio che mi ha dato i natali, accanto alla mia famiglia, proprio quando stavo pensando di andare via non solo dalla regione, ma dall’intero Paese. Oggi ho per le mani un contratto a tempo determinato con possibilità di rinnovo; nei miei colleghi ho trovato una famiglia e ho capito quanto sia stato importante incontrare persone che mi hanno trattato come un essere umano e non come un detenuto».

 
 
 

Vite segnate

Post n°3935 pubblicato il 14 Novembre 2023 da namy0000
 

2023, Scarp de’ tenis, ottobre

Vite segnate dalle violenze subite: «Ricominciare»

«Non riesco più a vivere», ci ha detto una volta uno dei nostri ragazzi. Non riusciva più a pensare di poter vivere, perché durante il viaggio migratorio ha perso l’amico con cui era partito. Si erano legati per non essere separati durante il viaggio, hanno affrontato violenze, torture e più di una carcerazione finché un miliziano della guardia costiera libica li ha separati, minacciandoli di morte prima di imbarcarli su due barconi differenti, uno dei quali non è mai arrivato. Per questo lui oggi dice che non può più vivere, perché il loro era un patto a due. Ciò che abbiamo cercato di fargli capire è che il patto, che ha reso possibile il raggiungimento dell’Italia è ancora valido, perché il patto era raggiungere un Paese dove poter costruire qualcosa. E ora deve mantenere quel patto, deve vivere cose belle anche per chi non c’è più. Se mangia una mela e gli piace, deve mangiarne due: una anche per il suo amico. Non dovrà vivere di meno, dovrà vivere di più, perché tutto quel di più sarà per il suo amico. Ciò che più di tutto li legava era la musica, ascoltavano musiche diverse, ma da sempre ballavano e cantavano insieme. Così lui ha deciso di onorare la vita dell’amico cominciando ad ascoltare la sua musica. Lo ha onorato per la parte di vita che avevano condiviso e che lui ancora conserva in un ritmo nuovo che, nel movimento dei suoi passi, ricorda tanto il canto dell’amico.

 
 
 

Nuha restituisce tutto il bene ricevuto

Post n°3934 pubblicato il 14 Novembre 2023 da namy0000
 

2023, Scarp de’ tenis, ottobre

Se le persone le tratti con cura, stai bene tu e loro.

La storia di Nuha è quella di tanti migranti arrivati sulle coste italiane. «Siamo approdati ad Augusta – ricorda – eravamo 80 su una vecchia barca di legno, in balia del mare. Ci ha avvistato un elicottero, poi un’imbarcazione italiana ci ha portati in porto. Avevo 17 anni quando sono sbarcato, 16 quando sono partito».

«In viaggio per più di 1 anno: Gambia-Senegal-Mali-Niger-deserto-Libia: Una lunga traversata, a piedi o su jeep stracariche di persone, spesso senza cibo, nascondendomi dai banditi, trattando con i miliziani…».

In Sicilia, Nuha comincia la sua seconda vita. E se durante il viaggio ha potuto contare sulla protezione di Dio, ora sono le mani e la solidarietà delle persone a prendersi cura di lui: «Ma è la stessa cosa: Dio ama e perdona sempre tramite qualcuno. Non si cammina mai soli, neanche nel deserto».

Da Augusta viene spostato prima a Ragusa e poi a Modica. Nella comunità d’accoglienza si fa notare: la maturità nel tessere relazioni, la facilità nell’apprendere l’italiano e il sorriso contagioso gli consentono di fare il mediatore culturale: «Ho messo in pratica consigli di mio zio. Prima di chiedere qualcosa, impara a dare qualcosa. Come in cucina». Già la cucina. Aveva poca esperienza con le padelle Nuha, ma tanta voglia di imparare: «Non ho dormito per giorni, prima del colloquio con lo chef Accursio! Mi dicevo che era meglio tornare a lavorare nei campi. E invece, i miei nuovi amici di Modica mi hanno convinto a non mollare, a mettermi alla prova».

Accursio chiede serietà e rispetto: degli orari, dei colleghi, delle materie prime. E Nuha non delude, il rispetto lo conosce, la tecnica la apprende.

«Un po’ alla volta. Se ti affidi e ascolti, impari. E non solo le ricette, ma anche la lingua, le regole e le tradizioni della comunità che ti accoglie».

Cucina come trasmissione di sapere? Perché no, Nuha che sforna con destrezza tipiche ricette siciliane ne è l’esempio, molto apprezzato da chef Accursio: «Nella nostra famiglia, Nuha è una risorsa preziosa. È cresciuto molto, lavora bene, impara velocemente. A giorni sarà con me ai fornelli del ristorante».

E poi, cucina come forma di riconoscenza: «Sarò sempre grato a tutte le persone, non solo di Caritas, che mi hanno accolto come un figlio e un fratello – dice mostrando la foto del suo profilo social in cui è attorniato dalla sua famiglia di Modica. Donne e uomini speciali che mi hanno dato una casa, mi hanno aiutato a trovare un lavoro. Ogni giorno prego per loro. E per Modica, la città che mi ha adottato e di cui sono innamorato». Ecco, forse c’è anche questo, nel suo sorriso divertito quando sciorina gli ingredienti della parmigiana di melanzane, il desiderio di restituire, rifacendo alla perfezione le pietanze della tradizione, un po’ di quel bene che ha ricevuto. D’altronde, cucinare per gli altri è una forma di amore.

 
 
 

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