Un mondo nuovo

Una signorina di mezza età

“Sono una signorina di mezza età, e da tre anni intrattengo una corrispondenza con un uomo che ha vent’anni più di me: parliamo di musica, di poesia e di arte. Lui è stato un professore universitario ed è ironico, gentile, colto. A lungo ho pensato di esserne innamorata, ma adesso ho capito: amavo un’idea di amore che colmasse i miei vuoti e portasse vento e acqua sulle mie deserte distese. Cerco, in questo scorcio di vita, di far fiorire la gratitudine e un amore che sia un petalo. Abbiamo poco tempo, lui e io: la vecchiaia avanza silenziosa, eppure io – che mai ho conosciuto l’amore – provo una calda gratitudine per la vita che mi regala questo intenso tramonto, con cromie e tonalità di vivida nostalgia per ciò che non può essere e non è mai stato. Per ciò che è. La poetessa Antonia Pozzi scriveva: ‹‹Gioia ferma nel cuore come un coltello nel pane››. La ferita, il sangue, un cuore che sussulta e immobilità che non è stasi, bensì uno stare nell’attimo presente, dilatato e ferito da amore. A 53 anni vivo l’inestricabile nodo di gioia, amore e dolore. Perché lo scrivo? Perché vorrei celebrare la forza e la ricchezza imprevedibile della vita, il profumo dei mughetti e delle rose. E i colori della speranza. Non della ottusa e amorfa speranza che declama: ‹‹Andrà tutto bene››. No. La speranza che dice: ‹‹Tutto avrà un senso››. Anche questo incontro aereo, che sa la musica del vento e il controcanto di mani e di sogni, di parole che – su una collina profumata – cantano la meraviglia dolorosa dell’impossibile. Così apro le mani, guardo il cielo e dico grazie, mentre le note di Brahms e della sua Quarta Sinfonia schiudono il mio cuore e non colmano il vuoto, ma lo colorano con la gioia” (Lettera firmata pubblicata su FC n. 28 del 15 luglio 2018).