Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 10/10/2018

Incompetenza

Post n°2809 pubblicato il 10 Ottobre 2018 da namy0000
 

Il primo e radicale problema di chi scrive, legifera e si occupa di povertà è l’incompetenza, perché non essendo in genere poveri non possediamo quella conoscenza specifica che ha soltanto chi è dentro una condizione di povertà. I discorsi e le azioni sulle povertà sono spesso inefficaci, se non dannosi, perché la mancanza di competenza li rende astratti. Non è certamente un caso che due tra i maggiori studiosi della povertà, Muhammad Yunus (premio Nobel per la pace) e Amartya Sen (premio Nobel per l’economia) sono originari rispettivamente del Bangladesh e dell’India, ed entrambi vengono da esperienze di contatto con le povertà vere e si sono sporcati le mani per contribuire a far nascere istituzioni e progetti per alleviare le povertà (la Grameen Bank e l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite). Per capire e operare nelle povertà il buon senso non basta e spesso produce molti danni. Dobbiamo invece lavorare molto, facendo di tutto per acquisire, con lo studio e la frequentazione delle persone che si vorrebbero aiutare, le competenze che non si hanno, ma che si devono avere.

La prima cosa che si inizia a capire quando si lasciano la scrivania e i set televisivi e si entra nella concretezza delle povertà, è l’inadeguatezza di una delle idee più radicate della sociologia del XX secolo, la cosiddetta "piramide di Maslow", che è troppo astratta per essere vera. Pensare, infatti, che le persone abbiano bisogni ordinati da una gerarchia piramidale, dove alla base ci sono i bisogni fisiologici (fame, sete, caldo e freddo…) e solo una volta soddisfatti questi possiamo permetterci il lusso di passare ai bisogni di ordine superiore (sicurezza e protezione), poi a quelli di appartenenza quindi ai bisogni di stima. E, infine, una volta saziati, riscaldati e stimati possiamo finalmente dedicarci al lusso dei bisogni di auto-realizzazione, che occupano il vertice della piramide. Come se le persone non morissero anche per mancanza di stima e di senso, o se l’attesa di una nipote che viene a visitarci ogni sera in ospedale ci nutrisse meno della minestrina. Questa antica teoria (del 1954) ha subito molte critiche, sviluppi, rettifiche, ma l’idea che ci siano bisogni primari ed essenziali legati al corpo, al coprirsi, al tetto, e solo dopo tutti gli altri più "alti", è ancora molto radicata nelle politiche pubbliche e nella cultura media della popolazione. E così la ritroviamo, implicita, anche nel dibattito sul reddito di cittadinanza di questi giorni in Italia (e non solo).

Quando ero bambino il reddito di mio padre (commerciante ambulante di polli e galline) è stato per molti anni minore degli equivalenti 780 euro di cui si parla oggi, e nessuno sapeva se ogni mese sarebbero arrivati a casa, dove ad attenderli c’era mia mamma e noi quattro figli. Ma nei compleanni e per la Befana i nostri regali dovevano essere belli come quelli dei nostri compagni di scuola più ricchi. Mio padre rinunciava anche ad alcuni beni primari, ma per quei giocattoli non faceva economia, perché non voleva che ci vergognassimo a scuola. In gioco c’erano la dignità sua e nostra. I miei nonni contadini e le loro sette figlie non erano certo benestanti, ma nelle feste importanti bisognava alzarsi da tavola lasciando vino e cibo avanzati. Quei pranzi eccessivi non erano meno essenziali delle patate e del pane di ogni giorno, perché erano momenti decisivi dove si ricreavano e accudivano quei legami sociali che stringevano tra di loro i membri della comunità, e impedivano che precipitassero tutti nei giorni difficili, quando alla mancanza dei beni primari supplivano questi altri beni altrettanto primari. Durante un periodo di studio all’estero, non avevo abbastanza soldi per permettermi un quotidiano (italiano) e il treno. Mi procurai da un amico una bicicletta, risparmiavo il costo del biglietto del treno e quei due franchi mi consentirono di leggere articoli che sono la radice di quelli che ho scritto molti anni dopo, e di quello che sto scrivendo ora.

La teoria della povertà di Amartya Sen si basa su un assioma fondamentale, una sorta di pietra angolare del suo edificio scientifico: la povertà è l’impossibilità che ha una persona di poter svolgere la vita che amerebbe vivere. La povertà è dunque una carestia di libertà effettiva, perché la mancanza di quelle che lui chiama capabilities (capacità di fare e di essere) diventa un ostacolo spesso insuperabile per fare la vita che vorremmo fare.

E una delle capacità fondamentali consiste, per Sen, nel poter uscire in pubblico senza vergognarsi (di sé e dei giocattoli dei propri bambini). Una delle idee economico-sociali più rivoluzionarie e umanistiche dell’ultimo secolo.

Il primo messaggio, serio e preoccupante, di questa visione competentedella povertà riguarda la difficoltà di aumentare le libertà con il denaro. Alcuni, in genere la maggior parte, di questi ostacoli sono infatti conseguenza della mancanza non di reddito, ma di capabilities, che sono una sorta di bene capitale (stock), una assenza che si è creata negli anni, spesso già dall’infanzia. È l’assenza di capitali che genera anche la mancanza di reddito, che è solo un effetto. Questi beni capitali sono istruzione, salute, famiglia, comunità, talenti lavorativi, reti sociali, che per essere "curati" richiederebbero interventi strutturali, in "conto capitale", e quindi molto tempo, volontà politica e un coinvolgimento serio della società civile. Se quindi le persone non useranno il reddito che giungerà dal Governo per rafforzare o creare alcuni di questi capitali, quei soldi non ridurranno la povertà, perché le persone resteranno povere con un po’ di consumi in più. E il primo bene capitale da cui una persona può ricominciare si chiama ancora con un antico, bellissimo, nome: lavoro.

Ma c’è anche un secondo messaggio. Se questi 780 euro (al massimo) non diventeranno anche una maggiore libertà di comprare libri, giornali, di fare festa, un viaggio, di comprare un giocattolo bello per un bambino, un braccialetto più carino per la fidanzata, una cena esagerata con gli amici più cari per dire che finalmente stiamo cambiando vita, e che abbiamo ricominciato a sperare..., quei redditi non ridurranno nessuna povertà, o ne ridurranno gli aspetti meno importanti.

Tutti sappiamo, o dovremmo sapere, che per la stessa natura "capitale" di molte forme di povertà, il rischio che i soldi del reddito di cittadinanza finiscano in luoghi sbagliati è molto alto; e per questa ragione dobbiamo fare di tutto per eliminare e ridurre alcuni di questi luoghi sbagliati (in primis l’azzardo, dove il governo ha ben iniziato e deve andare fino in fondo togliendo le slot machine dai bar e tabacchi, e riducendo drasticamente i gratta-e-vinci che ormai si trovano ovunque). Ma se è vero che la povertà è mancanza di libertà, allora non offendiamo la libertà con liste di "beni primari" scritte a tavolino, o con controllori che dovrebbero dirci se un libro o un giocattolo sono troppo costosi perché un "povero" se li possa permettere. Il primo "reddito" di cui i molti poveri del nostro Paese hanno bisogno è un segnale di fiducia e di dignità. Di sentirsi dire che sono poveri ma prima sono persone adulte, e possono decidere, anche loro, se è più primario un vestito o un regalo per chi amano” (Luigino Bruni, Avvenire, 9 ott. 2018).

 
 
 

Il mistero è durato

Post n°2808 pubblicato il 10 Ottobre 2018 da namy0000
 

Raffaele, ucciso a Napoli in una lite.Tutto quello che serve ora per salvare una vita

Il mistero è durato solo poche ore. Non è stata la camorra a uccidere Raffaele Perinelli, come già fece con suo padre. Era ancora un bambino allora, Lello. Quanta sofferenza nella sua famiglia, quanti lutti, quanta morte. Raffaele è stato ucciso per un banalissimo motivo: una lite tra coetanei avvenuta in discoteca sette giorni prima. Poi l’incontro tra i due nel quartiere. Si discute, ci si anima, si alzano i toni. Si viene alle mani, si perde il controllo. Si impugna il coltello. Già, il coltello. Ma perché Alfredo Galasso gira con il coltello in tasca? Se lo porta addosso è probabile che lo userà, se lo userà è quasi certo che ucciderà. E così è stato.

«Ho rovinato due vite» ha detto agli inquirenti domenica mattina. E invece no, Alfredo, non hai “rovinato” due vite solamente. Tu hai stroncato quella di un giovanissimo essere umano, creato a immagine di Dio. Non ne avevi alcun diritto. Quante volte, in famiglia, a scuola, al catechismo, hai sentito che la vita è sacra, unica, inviolabile? Preziosa. Eterna. E non sai che i cuori stanno a grappoli? Raffaele amava ed era amato. Col tuo folle gesto hai gettato la mamma, la sorella, i parenti, gli amici in un mare di dolore che non sarà facile lenire. Ma non basta, in quest’abisso hai trascinato anche la tua mamma, i tuoi parenti, i tuoi amici, il tuo quartiere. Da oggi anche per loro la vita non sarà più la stessa. Non hai rovinato due vite soltanto, il danno che hai provocato è incalcolabile.

Ma perché tanta violenza? Perché tanta immaturità? Tanta cattiveria? Dove hai imparato a usare il coltello? Chi ti ha insegnato a pugnalare al cuore? E adesso vivi immerso in un incubo dal quale vorresti svegliarti. Adesso senti che la presenza di quel giovane che hai odiato e che ti sei illuso di eliminare per sempre, come un fantasma, ti perseguita. La scena di quel delitto l’avrai davanti agli occhi e alla coscienza sempre. Soprattutto di notte, quando il sonno non viene a riposarti, la mente vaga, i ricordi dei giorni vissuti in libertà si fanno prepotenti e ti viene voglia di piangere come quando eri bambino. Non reprimerle, quelle lacrime. Sono preziose e benedette. Non ti vergognare di piangere, di pentirti, di apparire “debole”. Di chiedere perdono. A Raffaele, alla sua e alla tua mamma, ai napoletani, al mondo. A Dio. È il solo modo per tentare una lenta, faticosa, dolorosa riconciliazione con te stesso e la vita. Se sai pregare, prega. Se non lo hai mai fatto, chiedi al cappellano del carcere di farlo per te e con te. Chiedigli di leggerti una pagina di Vangelo. Prega anche per Raffaele. Adesso dovete diventare amici. È importante. Entra in dialogo con lui, raccontargli i tuoi tormenti, le tue speranze, le tue paure. Implora il Signore di custodire nel suo cuore te, lui, i vostri cari. Solo in questo modo potrai spegnere quel fuoco che ti brucia dentro e che rischia di annientarti. La violenza genera solo angoscia, sofferenza, morte. La sopraffazione, la prepotenza, lo scarso rispetto della vita altrui e propria ruba la dignità, spegne la serenità, imprigiona la libertà. Abbrutisce l’uomo. Dio soffre. Fino alla fine del mondo, Dio soffre. Nel veder sprecati i suoi preziosi doni, Dio soffre. Nel vederti soffrire, Alfredo, Dio soffre. Nel vedere Raffaele morire per una pugnalata al cuore, Dio ha sofferto e soffre. E chiama. Continua a chiamare. Non si stanca di chiamare. Alla conversione. A una vita nuova. A una vita vera. Indietro non si torna. Pentiti. Piangi. Implora perdono. Paga il tuo debito con la giustizia (Maurizio Praticiello, Avvenire, 9 ott. 2018).

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

namy0000cassetta2lcacremaprefazione09annamatrigianonoctis_imagoacer.250karen_71m12ps12Penna_Magicanonnoinpensione0donmarco.baroncinilisa.dagli_occhi_bluoranginellaninettodgl19
 

ULTIMI COMMENTI

Grazie per aver condiviso questa esperienza così intensa e...
Inviato da: Penna_Magica
il 08/02/2024 alle 11:19
 
RIP
Inviato da: cassetta2
il 27/12/2023 alle 17:41
 
Siete pronti ad ascoltare il 26 settembre le dichiarazioni...
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2022 alle 12:06
 
C'è chi per stare bene ha bisogno che stiano bene...
Inviato da: cassetta2
il 31/08/2022 alle 18:17
 
Ottimo articolo da leggere sul divano sorseggiando gin...
Inviato da: cassetta2
il 09/05/2022 alle 07:28
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963