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Un mondo nuovo

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Messaggi del 24/03/2023

Al MAUTO

Post n°3850 pubblicato il 24 Marzo 2023 da namy0000
 

2023, Avvenire 23 marzo

Al MAUTO. Testadoro rinasce e costruisce "in diretta" la berlinetta Essenziale

Sei mesi di lavoro davanti ai visitatori della mostra torinese: al via la performance artistica per rievocare l'artigianalità di un antico mestiere

“La rinascita di un marchio per riscoprire la sostanza e la sua trasformazione”. Se siete appassionati di automobili e vi incuriosisce come viene fatta e rifatta una vettura, e se fino al 21 settembre vi troverete a Torino, non dimenticatevi di fare un salto al MAUTO, il Museo dell’Automobile. All’interno, nell’area dedicata all’“Arte di Boita: l’Arte torinese di trasformare la sostanza”, potrete, infatti, vedere da vicino come nascerà la Testadoro Essenziale, una nuova opera d’arte su quattro ruote. L’artista è Dario Pasqualini, grande appassionato di automobili, che ha rispolverato il marchio Testadoro, “in vita” dal 1946 al 1949 grazie all’inventiva di Giorgio Giusto.

Nella sua breve carriera di azienda costruttrice, la cui ragione sociale era “Casa dell'Auto” con sede a Torino, Giusto produsse nove vetture da corsa con il marchio Testadoro. Le varie Testadoro, come la Sport, la Drin-Drin, la Marinella e la Daniela, corsero le più importanti gare dell'epoca, prima come semplici derivate della Fiat 500 Topolino, poi come vetture di completa progettazione e costruzione Testadoro, comprese di nuovi motori prodotti internamente. Furono solo poche dunque le vetture Testadoro, guidate ai tempi anche da Bertone e Zagato che volevano diventare piloti e che, fortunatamente, sono invece diventati straordinari designer.

Ma chi è Dario Pasqualini? Lui si definisce “uno strano animale”. “Ho frequentato l’artistico di Torino e tre anni di architettura – racconta –. Poi ho mollato tutto per andare in giro per il mondo a cercare un lavoro vero. Sono un mix fra creatività e rispetto per le regole e l’animale che c’è in me è venuto fuori quando ho conosciuto Paolo Giacometto, un battilastra eccezionale. Ho iniziato a fare delle ricerche sui costruttori e carrozzieri torinesi e mi sono reso conto che non c’era nella produzione qualcosa che richiamasse la nostra tradizione. Ho iniziato a disegnare e mi sono addentrato nel mondo dei tubolari. Ho scoperto il marchio Testadoro, l’ho registrato e dopo due anni e mezzo siamo riusciti partire con il progetto di realizzare questa vettura che abbiamo chiamato ‘Essenziale’. Vettura che costruiremo qui al MAUTO sotto gli occhi dei visitatori”.

La Essenziale è una berlinetta con motore anteriore e trazione posteriore, come nella tradizione delle vetture sportive italiane degli anni ’50 e ’60. Contrariamente a quanto accade nella produzione commerciale, la performance artistica vuole illustrare la concezione stilistica e la nascita di una vettura completa interamente sotto gli occhi del pubblico, con la partecipazione delle diverse maestranze (“modellisti” e “battilastra” in primis), che spesso rimangono nell’ombra. In un allestimento ispirato alle officine artigianali degli anni ’50 (la classica “Boita” torinese) fatto di banchi in legno e attrezzi tipici dell’epoca, l’artista plasmerà i volumi della Testadoro Essenziale, una berlinetta sportiva di sua creazione, capace anche di rendere omaggio alle vetture che hanno reso lo stile italiano famoso nel mondo. La vettura costruita sarà moderna, completamente originale e sarà da intendersi come opera d’arte in movimento, oltre a non essere destinata in alcun modo alla commercializzazione o alla produzione in serie.

Nelle prime settimane di lavoro, l’autore procederà alla modellazione della vettura con l’utilizzo del Clay, uno speciale tipo di plastilina modellabile a caldo e lavorabile a freddo. Una metà del modello di stile sarà lasciata con la struttura sottostante a vista e parti con lo strato di Clay grezzo, mentre l’altra sarà lavorata fino a restituire in maniera fedele e realistica i volumi da realizzare. In seguito, sulla base dei volumi definiti verrà realizzato il mascherone in legno, fondamentale elemento per la creazione delle carrozzerie, e della cui realizzazione erano maestri gli artigiani torinesi e stilisti quali, fra gli altri, Giovanni Michelotti. Successivamente, il mascherone diventerà protagonista per la seconda parte della performance, nella quale i volumi vuoti verranno via via riempiti dalle lamiere in alluminio battute a mano. Durante questa fase, l’autore sarà affiancato da maestri battilastra che parteciperanno alla Performance trasformando la vettura in un’opera corale, omaggio alle maestranze che hanno contribuito, in silenzio e lontano dai riflettori, al successo dei grandi carrozzieri e alla fama degli stilisti più conosciuti. La “lavorazione” si concluderà dopo sei mesi con l’assemblaggio e la presentazione dinamica dell’opera realizzata.

Perché questo nome? “Si chiama Testadoro Essenziale – spiega Pasqualini – perché rappresenta un chiaro riferimento all’assenza di tutto quanto nell’automobile è superfluo e, appunto, non essenziale. Via la plastica, via cavi e fili inutili. La vettura è costituita da un telaio tubolare in acciaio, una meccanica ridotta al minimo ed una leggerissima carrozzeria in alluminio. Non è prevista l’installazione di alcuna componente che non sia essenziale alla funzione primaria della meccanica: l’obiettivo è consentire all’opera di muoversi con efficienza.

 
 
 

Lazzaro siamo noi

Post n°3849 pubblicato il 24 Marzo 2023 da namy0000
 

2023, Ermes Ronchi, Avvenire, 23 marzo 2023

Lazzaro siamo noi. Risorgiamo perché amati

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato»

La bellezza struggente dell’umanità di Gesù: lo vediamo fremere, piangere, commuoversi, gridare. Un Dio umanissimo, quello che ogni uomo cerca: non un Dio da adorare e venerare nell’alto dei cieli, ma un Dio coinvolto e coinvolgente, che ride e piange, gioca con i suoi figli nei caldi giochi del sole e del mare.

Di Lazzaro sappiamo poche cose, quelle che contano: la sua casa è aperta, è amato da molti, è amico speciale di Gesù: ospite, amico e fratello. Tre nomi per restare umani.

Se Tu fossi stato qui, nostro fratello non sarebbe morto. Le sorelle hanno visto le loro preghiere volare via come colombe, e nessuna che tornasse indietro a portare una risposta, una fogliolina di ulivo di risposta, come allora nell’arca. Ma Dio esaudisce le nostre preghiere? Sì, esaudisce sempre; ma non le nostre richieste, bensì le sue promesse. “Tuo fratello risorgerà”. Lei la sente come una frase fatta, parole formali che tutti sanno dire: “so bene che risorgerà. Ma quel giorno è così lontano da questo dolore”. Lei parla al futuro, Gesù al presente. E usa parole impressionanti: “Io sono la risurrezione e la vita”. Adesso. Prima la risurrezione e poi la vita. Prima la liberazione e poi la vita viva. Che è il risultato di molte risurrezioni: dalle vite spente, dalle ceneri, da vite senza sogno e senza fuoco. Io sono la risurrezione: una linfa potente e fresca che si dirama per tutto il cosmo e che non riposerà finché non avrà raggiunto e fatto fiorire l’ultimo ramo della creazione, l’ultimo angolo del cuore. Liberatelo e lasciatelo andare! Lazzaro esce, avvolto in bende come un neonato. Morirà una seconda volta, ma ormai gli si apre davanti una altissima speranza: Qualcuno lo ama, Qualcuno che è più forte della morte. Lasciatelo andare: Gesù è il Rabbi che libera e manda oltre senza legare a sé: dategli una stella polare per il viaggio, gli occhi di qualcuno che piangano d’amore per lui, la certezza di un approdo, e nessuno lo fermerà.

Dove sta il perché finale della risurrezione di Lazzaro? Sta nelle lacrime di Gesù, la sua dichiarazione d’amore fino al pianto. Piangere è amare con gli occhi. L’uomo risorge per le lacrime di Dio, risorgiamo perché amati.

Lazzaro sono io. Quante volte sono morto: era finito l’olio nella lampada, finita la voglia di lottare e faticare, forse perfino la voglia di vivere. E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, non so perché. Una pietra si è smossa, è entrato un raggio di sole. Un grido d’amico ha spezzato il silenzio. Delle lacrime hanno bagnato le mie bende. Io sono Lazzaro, io sono Marta e Maria, sorelle a infiniti morti. Come loro santo solo d’amicizia, risorto solo perché amato.

 
 
 

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