Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Dicembre 2021

Wasteocene

Post n°3687 pubblicato il 19 Dicembre 2021 da namy0000
 

2021, L’economia civile, 18 dicembre

questa è l'era degli scarti

Le cronache dal Wasteocene di Marco Armiero: il mondo produce due miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno. Il 99% delle cose acquistate viene cestinato nel giro di sei mesi

E se il nostro non fosse il tempo del trionfo dell’immateriale ma, al contrario, un’epoca segnata da qualcosa di tremendamente solido, irriducibile e, in alcuni casi, persino indistruttibile? Qualcosa che accompagna e doppia, come un’ombra, ogni nostro gesto quotidiano e che, una volta dismesso, si accumula, si ammassa, si sposta da un continente all’altro, dà vita a geografie letteralmente fantastiche, finendo per sfigurare il pianeta? Se, insomma, la nostra non fosse altro che l’era dei rifiuti? La suggestione rimbalza nelle pagine di L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale (Einaudi, pag. 136, euro 15), scritto da Marco Armiero, direttore dell’Environmental Humanities Laboratory del KTH di Stoccolma. Non abitiamo l’Antropocene, ma il Wasteocene (waste: rifiuto, scarto). La nostra era è, dunque, segnata non solo dalla poiesis umana, capace nella saldatura tra sapere scientifico e tecnologia di incidere sulla superficie del pianeta ma, più in particolare, «dalla capacità umana di influire sull’ambiente al punto di trasformarlo in una gigantesca discarica».

I numeri testimoniano le dimensioni cataclismatiche del fenomeno. Il mondo produce circa due miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno. Il 99% delle cose acquistate ha, peraltro, una vita molto breve: viene cestinato nel giro di sei mesi. Secondo un rapporto della Banca mondiale, segnalato da Armiero, «entro il 2050, la produzione annuale di rifiuti solidi municipali aumenterà da 2,01 a 3,40 miliardi di tonnellate ». Una crescita vertiginosa. Un particolare cenno lo merita la plastica, il materiale che fa da involucro a quasi tutto ciò che usiamo (o abusiamo) quotidianamente. Come segnala Nature, dal 1950 la produzione globale di plastica è stata pari a «circa 8,3 miliardi di tonnellate, metà della quale è stata prodotta negli ultimi 13 anni, più di 300 milioni di tonnellate all’anno». Una (fiorente) industria si è fondata sulla esportazione della plastica scartata che 'viaggia', prevalentemente, su nave. Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Giappone 'occupano' oggi il 46% del flusso mondiale dei rifiuti di plastica (più di sette milioni di tonnellate). La Malaysia è la prima destinataria al mondo di questo flusso con il 12% del totale. Prima del 2017, quando ha deciso di invertire la rotta con il divieto di importare 24 tipi di rifiuti solidi (plastica compresa), era la Cina a detenere il primato: il colosso asiatico 'comprava' il 55,7 dei rifiuti di plastica dell’intero pianeta.

Scartato, bruciato, occultato, riciclato, rimosso il rifiuto riemerge con forza, e con una forza dirompente, nel nostro immaginario. Non è un caso che lo scarto sia entrato di prepotenza in quel sismografo sensibile che è l’arte contemporanea, pronta a catturare lo statuto ontologico 'bifronte', duplice, della merce: oggetto circondato da un’aura di desiderio da un lato, scarto da seppellire o riciclare dall’altro. Una vera e propria doppia vita. Come ha scritto Guido Viale «merci e rifiuti sono aspetti di un’unica 'cosa', ma al tempo stesso si escludono reciprocamente, come fasi temporalmente distinte di un processo complessivo o come referenti di due moti diametralmente contrapposti del comportamento umano: il primo diretto all’acquisizione e al possesso, il secondo diretto all’allontanamento e all’oblio». La Pop Art, da una parte, l’arte di Alberto Burri dall’altra, sono solo due dei tanti possibili esempi che si possono estrarre per testimoniare l’invasione dell’oggetto (nella sua duplice veste) nel campo dell’estetica: la prima codifica l’atemporalità della merce, ridotta a segno grafico, la sua riproducibilità seriale nel nome del consumo. La seconda usa l’oggetto-materia per fare arte: lo scarto entra letteralmente dentro la tela. Ma se il rifiuto è il vero segno del Wasteocene, come impedire che l’intero pianeta ne sia sommerso? Se la discarica è la 'cifra' della nostra contemporaneità, come evitare che il mondo diventi una discarica? Ci soccorre qui la 'lezione' di Armiero. Dentro l’universo del rifiuto bisogna metterci (è il caso di dire) il naso. Annusarlo. Decostruirlo. Smontarne le dinamiche. Non considerarlo una totalità indivisa (la geografia dello scarto riflette la geografia delle ricchezze con i paesi poveri chiamati ad assorbire gli scarti di quelli ricchi), né un destino ineluttabile. Rintracciare, insomma, quel sistema di relazioni e di pratiche che, assieme allo scarto, crea 'le comunità da scartate'.

Per l’autore di L’era degli scarti, è necessario compiere due operazioni. La prima: rinunciare al mito del riciclo integrale e alla logica emergenziale che lo sorregge. «La discarica – scrive Armiero – è strumentale al mantenimento della sicurezza e della bellezza dei quartieri che le sono lontani». Alla base della logica della discarica c’è la volontà di allontanare, bandire, occultare il rifiuto. Ma il regime di emergenza che lo governa «serve a ripristinare l’ordine del Wasteocene, non a smantellarlo», a replicarlo all’infinito piuttosto che a trasformarlo. La 'regola' che crea lo scarto è la stessa che presiede alla creazione di comunità da scartare. «Il principio di ordinamento del Wasteocene – scrive Armiero – è riprodurre il privilegio attraverso lo scarto delle comunità subalterne». Esso «produce ricchezza e sicurezza attraverso l’alterizzazione di coloro che devono essere esclusi ». Lo scarto di oggetti diventa, al tempo stesso, lo scarto di luoghi e persone. Solo sfidando questo meccanismo è possibile sottrarsi alla 'prepotenza' del rifiuto.

 
 
 

Far risorgere i diseredati

Post n°3686 pubblicato il 17 Dicembre 2021 da namy0000
 

FAR RISORGERE I DISEREDATI

«Oggi come 2000 anni fa, il Dio fanciullo incarnato è annuncio di speranza e risurrezione. Gesù nasce affinché anche noi rinasciamo a vita vera.

Non intendo la vita celeste, nella quale comunque chi è cristiano spera. La risurrezione a cui ci chiama Cristo inizia qui, sulla Terra. È un cambiamento nello stare e nel guardare alla vita, una presa di coscienza di tutto ciò che dentro e intorno a noi dovrebbe cambiare.

Come possiamo accogliere il messaggio della risurrezione eterna se, nel qui e ora, non sappiamo far “risorgere” chi vive oppresso dall’ingiustizia, dalla paura e dal bisogno?

Il volto di Gesù bambino è quello dei migranti dietro al filo spinato. Il pianto di Gesù bambino è il grido dei milioni morti per fame. Il freddo della stalla di Betlemme è il gelo dell’indifferenza che circonda le vittime del lavoro e dei disastri ambientali, delle guerre, delle mafie e delle persecuzioni di ogni tipo.

Gesù ci dice di lottare contro queste morti, tutte figlie di avidità e ingiustizia, del disprezzo per il Creato e per le creature. Ma ci sprona anche a combattere la “morte interiore” che sopraggiunge quando rinunciamo a sperare, trasformando le nostre vite in un’angosciosa sopravvivenza» (don Luigi Ciotti, FC n. 51 del 19 dicembre 2021).

 
 
 

La torta di mele

Post n°3685 pubblicato il 07 Dicembre 2021 da namy0000
 

2021, Paolo Brivio, Scarp de’ tenis, ottobre

È arrivato con 3 bottiglie di spumante e la torta di mele, sulla glassa la scritta “Scarp. Grazie redazione”.

Tommaso ha 48 anni e da oltre una dozzina frequenta i piani bassi. Con il fratello conduceva vita da frontaliero, residenza a Varese e lavoro a Stabio, oltre il confine svizzero. Fino al giorno in cui la grande azienda agroalimentare inviò la lettera di licenziamento, repentina, inappellabile. Seguirono anni di tentativi sbagliati (la vendita di ortofrutta in proprio) e – esauriti i soldi per l’affitto – di giacigli inospitali (panchine, treni, il dormitorio metropolitano). Nel frattempo, lievitavano i debiti: tasse non pagate, contributi non versati, il vortice esponenziale degli interessi di mora. Fino alla paurosa cifra di quasi 90.000 euro: una vita sotto la spada di Equitalia.

Però, scriveva quasi due secoli fa uno che la chiesa di San Carlo l’aveva vista sorgere dalle finestre di casa, «la Provvidenza la c’è». E proprio nella piazza di fronte alla centralissima parrocchia milanese Tommaso s’imbatté, un giorno, in un provvidenziale banchetto di venditori di giornali. Dopo qualche settimana indossava la pettorina rossa di Scarp. E dava inizio all’ostinata risalita, che in 11 anni l’avrebbe condotto alla torta di cui sopra.

Tommaso ha ususfruito della legge 145 del 2018, che ha introdotto il “saldo e stralcio” delle cartelle esattoriali, ossia una riduzione delle somme dovute per alcuni tipi di debiti, cui possono accedere i contribuenti “in grave e comprovata difficoltà economica”. «Mi ha convinto Roberto, il coordinatore delle vendite»: Tommaso, grato, fa il gesto del martello. Poi c’è stato il supporto del sistema Caritas («il servizio Siloe mi ha finanziato per il valore della prima rata»). Ma il grosso l’ha fatto la sua determinazione. Forse la sua rabbia. La sua voglia di rientrare, anche per via fiscale, nel consesso civile.

Così, mentre macinava strade, parrocchie e record di giornali venduti, Tommaso, la formichina, accumulava. Poi, puntualmente, ogni quattro mesi, pagava. A fine luglio ha estinto il debito, rimodulato – ai sensi della legge – in circa 13.000 euro. E oggi si sente un uomo libero.

La caparbietà con cui si è riconquistato la dignità di cittadino, a forza di fatiche e rinunce, è l’ennesima prova che anche tra i reietti ci sono abbondanti riserve di senso civico. E di disponibilità a rispettare le regole e a contribuire al benessere comune. A patto che venga fornita loro un’opportunità reale di riscatto. E una solida, ma non deresponsabilizzante rete di sostegno. Poi, certo, non tutti sono Tommaso. C’è anche chi lucra un reddito di cittadinanza che non gli spetta. Così come ci sono azionisti di grandi imprese che incamerano lauti aiuti di Stato, salvo poi liquidare via mail centinaia di operai…

E dunque, Tommaso, tutto è bene ciò che finisce bene? «»Gran traguardo – ammette -. Ma il lieto dine sarà quando io e mio fratello otterremo una casa popolare. Hanno i requisiti e l’hanno chiesta, a Milano, 10 anni fa. Da allora si arrangiano nell’alloggio della madre. Nell’Italia della ripresa e della resilienza, chi dimostra di saper lavorare e voler pagare avrà diritto a un tetto? Speriamo, pressiamo. Intanto, godiamoci la torta di mele…

 
 
 

Dio c'è

Post n°3684 pubblicato il 07 Dicembre 2021 da namy0000
 

2021, 6 dicembre

Anche oggi ho avuto la prova che Dio-Amore-Perdono esiste. Nonostante tutte le nostre mancanze, nonostante tutti i nostri tradimenti nei confronti di coniugi, figli, parenti e amici, in questi giorni di sofferenza nostri per la malattia di R. una moltitudine di familiari, parenti, amici hanno condiviso con noi e sostenuto con vicinanza, collaborazione e quant’altro per aiutarci. Dio c’è e ci sarà in eterno, nonostante tutta la cattiveria del mondo.

 
 
 

Partire dalle ceneri

Post n°3683 pubblicato il 06 Dicembre 2021 da namy0000
 

don Antonio Mazzi, FC n. 49 del 5 dicembre 2021

SE MOSE’ E’ PARTITO DAL ROVETO, NOI DOBBIAMO PARTIRE DALLE CENERI

Quando i nostri figli adolescenti arrivano ad agire e a parlare come criminali, dobbiamo umilmente ammettere che l’impianto educativo va ripensato

Alcuni minori in Brianza da molti mesi esercitano aggressioni contro altri coetanei, spogliandoli, malmenandoli, quasi massacrandoli facendo gare di raffinata cafoneria. Agghiacciante, poi, lo slogan che accompagna rapine e malversazioni: «Rubiamo tutto quello che ci piace, tanto voi avete tanti soldi».

Tutte queste vigliaccate, cui diamo il nome di baby gang, erano quasi sempre accompagnate da gruppi di altri ragazzini e ragazzine che osservavano la scena incitando a colpire più forte. Siamo sempre davanti a fatti incontrollabili e in velocissimo peggioramento. Ed è quasi nocivo che continuiamo a raccontarli, carichi di particolari.

Tutti i nostri anni di esperienza davanti a contegni così devianti ci aiutano solo ad aumentare il senso di nullità. Ci coglie quasi una nausea da depressione. Capiamo di non capire assolutamente niente, col rischio di non accorgerci della profondità del problema, perché dietro a ciò che crediamo di vedere c’è tutto un mondo di ricatti impensati: ritornare per esempio a punire un altro gruppetto di ragazzi, accusati di aver fatto la «spia agli sbirri», la dice lunga. Le proibizioni di qualsiasi cosa, compresi i social network, le punizioni fanno sorridere questi minori, già sottoposti a custodia cautelare ai domiciliari. Arrivati a certi livelli tutto diventa possibile e tutto diventa inutile. Dice lo psicologo Matteo L. che se il comportamento giovanile è valutato in base ai parametri di maturità, si corre il pericolo di interpretare i gradi di vitalità creativa-distruttiva della mente adolescenziale, quasi fossero pilotabili.

Tutto il nostro impianto educativo va ricalibrato su un territorio, dal sottosuolo ricchissimo, ma col suolo seminato selvaggiamente a mo’ di foresta. Come disboscarlo per trovare il tesoro? Siamo analfabeti e solo a partire da una nostra consapevolezza umile potrà nascere una nuovo presenza educante, fatta soprattutto di relazioni, avventure, rischi e ascolti intensi. Ascoltare le urla ci “rompe” un po’, ma ascoltare le ribellioni ci distrugge. Mosè è partito dal roveto, noi dobbiamo partire dalle ceneri. E non illudiamoci per aver sgominato la baby gang. Siamo solo alle prove!

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Dicembre 2021 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

namy0000alfredo.marianonorise1altrocondominiovitaslimanimasugVizio_Galanteper_letteranehadasmisteropaganoBornsickScricciolo10elodem0rningstarfporciel1
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963