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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Restare in bilico sul tronco dell'attesa"

Post n°1125 pubblicato il 11 Luglio 2013 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Sarà presentato l’11 luglio alle ore 20.30 presso la libreria Dante& Descartes di Piazza del Gesù alla presenza dell’autore e di Viola Ardone il noir che scandisce le varie gradazioni dell’attesa “Attesa di giudizio (pagg. 144, euro 13.50; Iris4 edizioni)” esordio letterario dell’avvocato penalista partenopeo Francesco M. Passaro. Vincenzo Zaccaria è proprio un pratico del diritto che nel delicato settore del Penale a Napoli si costruisce una propria solidità economica ed una notorietà mediatica difendendo ladruncoli, piccoli spacciatori del “Sistema” di Secondigliano, ed altri reietti delle periferie napoletane. Zaccaria custodisce nel proprio fisico magro ed allenato dalla corsa un dolore grande che non è riuscito a metabolizzare: la morte per cancro della madre, quando era ancora un ragazzo. Ludovica, la compagna, preferisce scappare da Napoli, accettando un lavoro a Parigi nel campo della ricerca sperimentale. Vincenzo somma quindi al suo stato ipocondriaco, che si manifesta nell’ascoltare nel suo studio le vicende criminali in capo ai suoi clienti, una nuova sindrome: quella dell’abbandono che gli ricorda la morte del calore materno. Mentre la sua vita si gonfia di solitudine ha la ventura di occuparsi di un processo molto mediatico: quello che porta all’uccisione di un’insegnante di lettere napoletana, Patrizia Romano, strangolata in una macchina del garage di una clinica privata. Il sospettato – già in realtà condannato da Procura e media – è l’infermiere Lorenzo Botticelli. L’avvocato Zaccaria evitando il patteggiamento porta il processo in dibattimento conducendo un’indagine preliminare che porterà il processo “nelle crespe dell’attesa come un’entità lineare e misurabile”. La lingua di Passaro è lenta e riflessiva - come per permettere a lettori e personaggi di potere bere sofferenze e dolori e di trarne profitto di vita - , ma anche poetica e saporita. Non scimmiotta nessun Carofiglio alla moda, ma dimostra con un’onesta narrativa le varie declinazioni dell’attesa che “ è l’inquieta distensione del presente nel futuro: (…) dove Lorenzo, nel peggio del peggio, imparava a restare in bilico sul tronco dell’attesa per eludere la morte apparente".

Vincenzo Aiello

 
 
 
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