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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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« Scrittura al femminile"Fuga dalla propria realtà" »

"Il più atroce dei delitti"

Post n°44 pubblicato il 09 Giugno 2009 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Il romanzo storico “Alle porte dell’Ade, L’ascesa al potere di Nerone e il più atroce dei delitti (pagg. 442, euro 18; Stamperia del Valentino)” è la narrazione d’esordio del napoletano Massimo D’Antonio, già apprezzato cultore di storia antica. Intorno alla metà dal I secolo d.C., due concezioni opposte di intendere la vita si ritrovano a confronto: quella di Roma, corrotta da un'irrefrenabile corsa al lusso e al potere, e la rivoluzionaria proposta della nascente fede cristiana, destinata a dare di lì a poco un nuovo volto all'Occidente. Optima Mater (La migliore delle madri), è la parola d'ordine che Nerone consegna al proprio tribuno per rendere omaggio alla mamma Agrippina, spietata artefice della sua scalata al potere supremo. E' l'inizio di una lotta senza quartiere, in seno ad una società che ha smarrito la sua anima, che avrà fine con il più celebre matricidio della storia. Quinta del dramma è lo scenario incantato dei Campi Flegrei. Enigmatico schermo, specchio su questa terra che riflette le inquietudini dell'uomo non rassegnato a morire. Il mare sereno, la luna piena, una notte splendida, illuminata da una miriade di stelle, sono il muto palcoscenico dove si consuma il più orrendo degli omicidi. In occasione delle feste Quinquatrie, l'imperatore Nerone invita la madre Agrippina a trascorrere qualche lieto giorno in sua compagnia a Baia, poi l'accompagna al porto, dove l'attende il vascello, opportunamente sabotato dal suo complico Aniceto. Prima di farla salire a bordo resta ancora un po' di tempo a parlare amorevolmente con lei e per rendere più credibile l'inganno, godere fino in fondo di quel momento supremo, la bacia sul volto e la stringe al petto. L'agguato però fallisce. L'Imperatrice sfugge per un soffio ai suoi sicari e, mentre la nave affonda, riesce a raggiungere la costa a nuoto e a barricarsi nella propria villa di Bacoli. Ma la morte è solo ritardata. Come per l'assassinio delle Idi di marzo, gli dèi hanno deciso di portare a compimento l'oracolo proferito molti anni prima. Per l'Augusta è giunto il tempo di pagare i molti delitti di cui si è macchiata per portare suo figlio al vertice dell'Impero. Sono passati più di due anni dal matricidio e il potere di Nerone è ormai assoluto. In un freddo mattino di febbraio, da un mercantile proveniente dall'Egitto, sbarca a Puteoli un prigioniero giudeo. Il centurione, incaricato di scortarlo fino a Roma dove si terrà il processo, osserva quasi con indifferenza i numerosi "fratelli" che si sono raccolti sul molo ad attenderlo. Il soldato ha ben altro per la mente: vendicare la morte di Agrippina. Porta con sé un segreto che può cambiare il corso della storia.

Vincenzo Aiello

 

 

 

 
 
 
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