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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Fuga dalla propria realtà"

Post n°45 pubblicato il 10 Giugno 2009 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

“Gli asini volano alto (pagg. 244, euro 16, Feltrinelli)" è il quarto titolo per il bresciano Marco Archetti, dopo l’esordio fulminante di “Lola Motel (Meridiano Zero, ora anche in ristampa Feltrinelli)” che non è riuscito ad eguagliare nei due successivi. Questo nuovo testo è più parente al primo e narra di una famiglia lombarda quasi integralmente di cultura cattolica che vive tra Cuba e l’Italia inseguendo una pacificazione interiore che non arriva. Arto Procacci è uno dei fratelli, quello spietatamente laicista, che vive insieme a Giosuè autistico in adolescenza, che si poi condanna in età adulta, prima alla santità, trovando in seguito una via di fuga in Sud America in una sua personalissima teologia della liberazione. La madre è una cattolica integralista, il padre riappare da Cuba dopo anni e da operaio diventa un piccolo Berlusconi. C’è poi una zia Edvige, monolite cattolica, un nonno piacevolmente erotomane, una nonna martire eppoi viveur della danza. Tutti personaggi che fuggono da un presente che non li rappresenta e che prima o poi hanno dei repentini mutamenti, perché prima o poi fanno i conti con la loro realtà. Arto insegue il grande romanzo con citazioni londoniane ed una vita che faccia da supporto a questa supposta, anch’essa, vocazione letteraria. Il romanzo è greve e leggero, curato linguisticamente, ma veloce. In realtà più che una storia alla fine delle pagine, alcune di viva goduria umoristica, si rivela un gustoso divertissement. Una buona lettura da spiaggia che solleva, anch’essa, come il protagonista dall’incapacità “di avere un rapporto realistico con le cose”.

Vincenzo Aiello   

 
 
 
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