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Anni di piombo dentro e fuori (prima parte)

Post n°118 pubblicato il 24 Maggio 2007 da adriana_ar
 

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Verso la fine degli anni ‘70 Mara aveva cambiato ancora una volta casa. Dopo essere stata, infatti, per qualche tempo in un paese delle valli di Lanzo, annoiata da una vita troppo tranquilla era tornata ad abitare nella grande Città del Nord. Il palazzo della nuova abitazione, esternamente di marmo con balconi in pietra bianca era una di quelle tipiche e belle costruzioni del periodo Liberty. Quasi tutte le abitazioni della zona erano sorte nel periodo dell’Art Nouveau e trasmettevano al quartiere un'aria di sofisticata eleganza.
Il vicino mercato di “Piazzetta Benefica” brulicante di gente e di colori era per Mara il suo sfogo. Si intratteneva lì per ore, gironzolando fra le bancarelle alla ricerca di qualcosa . Prediligeva i luoghi affollati, che illudessero la sua solitudine. Colmava così, con gli acquisti, un certa sensazione inspiegabile che talune volte sentiva dentro sé e che sulle prime non aveva saputo identificare. Ma maturando, cominciava a prendere sempre più coscienza delle sue reazioni emotive alle difficoltà del mondo esterno. Si rendeva conto che per difesa personale evitava di esaminare le sue emozioni, di guardarsi dentro. Spesso fingeva con se stessa di non vedere ciò che le faceva male soffermandosi più sugli aspetti concreti della vita. Cercava di non restare sola anche a costo di circondarsi di anime senza volto, visi anonimi che si incontrano per strada. A volte camminando canticchiava persino per non sentire il silenzio assordante della sua testa.. La si sarebbe presa per una donna molto spensierata e felice ma in realtà sentiva un vuoto dentro, un vuoto denso di emozioni non manifestate, di sensazioni non vissute che investono e colpiscono molto più di fiumi di pensieri o di parole urlate.
Mara si rendeva conto, in realtà, che la sua vita privata si era offuscata. I suoi sogni di ragazza ridimensionati pesantemente con la quotidianità e con il carattere sempre più spigoloso e chiuso di Andrea. Delle volte sembrava non si capissero affatto e la passione pareva esaurita. Non le piaceva subire il malessere senza dar sfogo in qualsiasi modo alle sue energie. Così per riempire i suoi vuoti affettivi si lanciò anima e corpo nel lavoro con la speranza di non pensare alla crisi tra loro due. Anzi si augurava in tal modo di superarla perché malgrado questa triste fase niente era riuscito a strapparle dal cuore il suo amore per la vita, per la leggerezza dell’essere.








 
 
 
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