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Vimala Thakar: Ritratto di una saggia contemporanea (parte II)

Post n°41 pubblicato il 03 Giugno 2008 da blazau_zen
 
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A proposito del suo incontro con Krishnamurti, ci ha raccontato: «Ero molto felice che una celebrità di livello mondiale confermasse quello che avevo imparato. Krishnamurti non disse niente di nuovo per me, quando lo sentii per la prima volta. Era una conferma della verità che avevo compreso, ed ero molto felice di aver incontrato una tale persona. La conferma veniva dalla sua vita, dalla sua comunicazione». Come risultato di questo incontro, si sentì spinta ad abbandonare il suo lavoro con il “Movimento del dono della terra”.

Il piccolo libro autobiografico di Vimala On an Eternal Voyage, scritto nel 1966, contiene una bella e toccante descrizione dei suoi incontri e delle sue esperienze con Krishnamurti. Nel 1959, cominciò ad avere terribili e insopportabili dolori a un orecchio, con perdita di sangue e febbri. Un’operazione chirurgica non portò risultati, e verso la fine del 1960 era pronta e rassegnata a morire, sebbene allo stesso tempo si sentisse stranamente e impenetrabilmente calma. La sua ultima speranza era un viaggio in Inghilterra per consultare degli specialisti sull’orecchio. A questo punto incontrò di nuovo Krishnamurti, che le offrì il suo aiuto. Le raccontò come, secondo sua madre, egli avesse un potere curativo nelle mani. A questa offerta, lei ebbe reazioni contrastanti: infatti, pensava che, se si fosse sentita obbligata nei suoi confronti, avrebbe potuto in qualche modo rovinare la purezza della reverenza e dell’affetto che nutriva per il suo insegnante. Ma, dopo aver riflettuto, accettò l’offerta e l’imposizione delle sue mani le portò un immediato sollievo. La febbre e la perdita di sangue cessarono e si sentì finalmente libera dal dolore. Egli le dette più sessioni e il suo udito tornò alla normalità.
Vimala si recò ugualmente in Inghilterra, dove gli specialisti dell’orecchio confermarono la sua guarigione, quindi passò la convalescenza in Svizzera, su invito di Krishnamurti. Trascorse del tempo con lui nella dimora estiva di Gstaad. Voleva comprendere cosa fosse accaduto nel processo di guarigione. Allo stesso tempo, stava sperimentando un cambiamento radicale nella coscienza. Scrisse: «Qualcosa interiormente si era allentato e non poteva sopportare più alcun confine… L’irruzione di una nuova consapevolezza, irresistibile e incontrollabile…aveva spazzato via ogni cosa».
Sentiva che questo cambiamento era associato anche alla guarigione e si sentì a disagio per essere in debito con Krishnamurti. Egli dovette convincerla che le due cose non erano collegate e che lui stesso non aveva idea di come la guarigione fosse avvenuta. Disse: «Sei stata ad ascoltare i discorsi; hai una mente seria. I discorsi sono penetrati nel tuo essere e hanno continuato a operare per tutto il tempo. Un giorno, hai realizzato la verità. Che cosa ho fatto io? Perché farne un argomento di discussione?».
Scrisse una lettera aperta ai suoi amici e colleghi del “Movimento del dono della terra” per spiegare i motivi che l’avevano indotta ad andarsene: “Non ci sono parole per descrivere l’intensità e la profondità dell’esperienza che sto attraversando. Tutto è cambiato, sono rinata. Non si tratta di un’illusione né di una reazione sentimentale alla guarigione. È un fenomeno stupefacente… Tutto quello che è stato trasmesso alle nostre menti attraverso i secoli deve essere scartato… L’ho conosciuto bene e so che va abbandonato.”

Vimala andò a Benares per incontrare Krishnamurti nel 1961. Le chiese che cosa avesse fatto, e lei rispose che aveva passato la maggior parte del tempo parlando della sua vita con alcuni amici.

«Questo è naturale», egli replicò; «ma perché non esplodi? Perché non metti delle bombe sotto tutte queste vecchie persone che seguono il percorso sbagliato? Perché non vai in giro per l’India? C’è forse qualcuno che lo fa? Se ce ne fosse una mezza dozzina, non ti direi una parola. Ma non lo fa nessuno… C’è così tanto da fare. Non c’è tempo… Vai e urla dai tetti delle case: “Siete sul sentiero sbagliato! Questa non è la via per la pace!”… Vai e infiammali! Non c’è nessuno che lo sta facendo. Neanche uno… Che cosa aspetti?».
Questa conversazione la colpì profondamente, ma sentiva anche che “mettere le bombe sotto la gente” non era tutto. Certo, si rese conto, bisogna anche mostrare alla gente la giusta linea d’azione ed evidenziare il modo di ricostruire la casa. I successivi colloqui con lui la convinsero e fugarono i dubbi che la stavano trattenendo; per esempio, l’idea che avrebbe dovuto avere uno stile oratorio personale prima di affrontare il pubblico, oppure la paura di fare errori. Questo fu un momento importantissimo, in cui, per usare le sue parole: “Le ceneri ardenti si trasformarono in fiamme”.
Da quel momento cominciò a viaggiare e tenere discorsi nei vari paesi d’Europa dove fu invitata. Presto incontrò dell’opposizione sia da parte di coloro cui non piaceva il fatto che lei parlasse sulla propria autorità e non come messaggera di Krishnamurti, sia da parte di quelli che l’accusavano di plagio. Krishnamurti fu di sostegno: «Conosco tutto il gioco; l’hanno fatto anche con me. Vogliono l’autorità. Forse che il mondo non è malato? Temevo che avresti dovuto passare per tutto questo. Speravo che non succedesse... Non è facile stare in piedi da soli, è estremamente difficile. E tuttavia il mondo ha bisogno di tali sannyasin, veri bramini che si reggono in piedi da soli, che si ergono per la verità. Sai, se avessi avuto dei soldi, te ne avrei dati. Ma non ne ho. Vado dappertutto come ospite; non ho neanche un luogo mio».
Da allora, s’incontrò con Krishnamurti di quando in quando, ma avvertì che il bisogno di passare del tempo con lui era finito, “come se volessi solo incontrare una persona lontana”. Fin dal 1962 aveva percepito la presenza di Krishnamurti dentro di sé. Da quel momento in poi, trascorse la vita viaggiando in tutto il mondo, tenendo discorsi, insegnando dovunque fosse invitata, fino al 1991, quando decise di fermarsi in un posto. Ora preferisce condurre campi di meditazione piuttosto che tenere dei discorsi, in quanto ritiene che lo stare a lungo in compagnia delle persone sia un modo più efficace di condividere la sua comprensione.... (continua)


(dal web)




 

 
 
 
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IMPARARE

“Sai cosa significa imparare?
Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento.”

Jiddu Krishnamurti


 
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IL TESORO NASCOSTO

“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla". A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”

 

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MAESTRI DI SE STESSI

"Un guru è una persona che può svelarvi realmente la vera natura della vostra mente, offrendovi una cura perfetta per i vostri problemi psicologici. Ma chi non conosce la propria mente non potrà mai conoscere quella degli altri, e quindi non potrà curare i loro problemi correttamente. Costui non può assolutamente essere un guru. Dovete fare molta attenzione prima di prendere qualcuno come guru; vi sono molti impostori in giro. Spesso gli occidentali sono troppo fiduciosi. Se arriva qualcuno che afferma: ‘Io sono un lama, sono uno yoghi. Posso darvi la conoscenza’ i giovani occidentali, molto interessati, pensano: ‘Sono sicuro che costui mi può insegnare qualcosa. Lo seguirò.’ Questo può realmente procurarvi dei danni. Ho sentito di molte persone sfruttate da ciarlatani. Gli occidentali possono essere molto ingenui. Gli orientali sono invece molto più scettici in proposito. Dovete prendere le cose con calma, rilassati, verificando attentamente. E' importante conoscere la concezione occidentale dell’esistenzialismo, secondo cui dobbiamo comprendere bene che noi siamo quello che vogliamo essere. All’inizio abbiamo bisogno di un maestro, ma in seguito noi stessi possiamo diventare il nostro maestro. Dovete capire che io e tutti i maestri vi possiamo aiutare, però sono fermamente convinto che la vera risposta che ognuno di noi cerca deve provenire da noi stessi, dall’interno della nostra mente, non è certamente qualcosa che viene dall’esterno, da un maestro o da qualcosa di esteriore. Questo significa entrare realmente in contatto con la nostra Natura Interiore, e ascoltare ciò che questa vera e profonda natura ci comunica. Così otterremo veramente una reale risposta alle nostre domande e saremo soddisfatti. In effetti, lo scopo e il significato della Meditazione è proprio quello di diventare i Maestri di Noi Stessi. 

Lama Thubten Yesce

 
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