Creato da blazau_zen il 04/12/2007

Zazen

Sedere e Guardare dentro se stessi, Brillare in Silenzio

 

 

 
 

L'ombra del pigmeo 

Post n°22 pubblicato il 21 Aprile 2008 da blazau_zen
 
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"Se si vede un gigante bisogna prima esaminare la posizione del sole e badare che non sia l'ombra di un pigmeo."

Friedrich Von Hardenberg (Novalis)


 

 
 
 

Penso dunque Sento 

Post n°21 pubblicato il 13 Aprile 2008 da blazau_zen
 
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Penso dunque sento (me).
L'errore è quando credo all'equazione sento dunque sono.


Blazau



 

 
 
 

La chiave 

Post n°20 pubblicato il 10 Aprile 2008 da blazau_zen
 
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"Il passato è la chiave del presente ..
il presente è la chiave del passato"


Blazau





 
 
 

Acqua e Sasso

Post n°19 pubblicato il 02 Aprile 2008 da blazau_zen
 
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"L'acqua non monta una questione personale col sasso che ne
contrasta il cammino nel bel mezzo del
ruscello.

Semplicemente gli gira attorno."



(dal web)



 

 
 
 

Sii come l'Acqua amico mio

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“Sii come l'acqua che trova la sua via attraverso le crepe.
Non essere irruente, ma adattati all'oggetto,
così troverai una via per aggirarlo o attraversarlo.
Libera la mente, sii senza schemi.
Senza forma, come l'acqua.
Se metti l'acqua in una tazza, essa diventa la tazza.
Se metti l'acqua in una bottiglia, diventa la bottiglia,
se metti l'acqua in una teiera essa diventa la teiera.
L'acqua può scorrere o travolgere,
sii come l'acqua amico mio.”

Bruce Lee



 

 
 
 

L'attaccamento al Dolore 

Post n°17 pubblicato il 04 Marzo 2008 da blazau_zen
 
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Nella vita, comprendere il dolore,
rende possibile il sorgere della saggezza.

Allo stesso tempo è importante
essere consapevoli che non bisogna
assecondare l’attaccamento al dolore.

Desmond Chong




 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 6)

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Però, non è soltanto praticando nell'ambiente di un ritiro che i benefici della meditazione possono permeare il vostro flusso mentale. Dopo un tale ritiro, anche mentre vivete la vostra solita esistenza in città, potete praticare un po' al mattino e quindi applicare una tale presenza in tutta la vostra vita quotidiana. Allora, ogni volte che vi sentite persi, confusi, o distratti, tornate alla vostra meditazione, od alla vostra respirazione, riconquistate e mantenete tale stato di presenza, e riposate in esso per tutto il tempo che potete. E' l'applicazione continua di tale presenza che provoca realmente cambiamenti profondi. Se a volte vi accorgete che non è così semplice praticare da soli, o nella vostra stanza, allora cercate di andare a praticare all'aperto. Alcuni, che trovano difficile mantenere la postura, traggono grandi benefici dal praticare in silenzio mentre camminano, in particolare se vivono in un bell'ambiente naturale.
Potete sedere in riva ad un fiume e vedere come continua a cambiare, mentre vi passa davanti: ispirerà la vostra introspezione, e potrete abbandonare quietamente la vostra mente, lasciando fluire l'energia. Oppure potete contemplare l'oceano, o sdraiarvi per terra e fissare il cielo, abbandonando quietamente la vostra mente, e lasciando che il cielo esteriore ispiri una spazialità interiore. Questo è un modo nel quale potete praticare. Un altro è usare la respirazione, che è il metodo più comune nel Buddhismo. La respirazione è il tramite vitale dell'energia; è come lo spirito, che riunisce il corpo e la mente. Si dice spesso che la respirazione sia il veicolo della mente. Così, se volete calmare, o domare la mente, domate il respiro, e allora domerete abilmente la mente nel contempo.
Quando usate la respirazione, tenete la bocca leggermente aperta come se foste sul punto di dire " aaah ". Non serve una respirazione speciale; respirate come vi viene, in maniera rilassata. A volte respirare ed essere presenti è sufficiente, ma se avete bisogno di concentrarvi perchè la vostra mente è molto agitata e turbolenta, allora centratevi sulla vostra respirazione ed identificatevi con l'espirazione.

Questa è una tecnica interessante, perchè mentre all'inizio può essere solo una semplice pratica di osservazione dell'espirazione, in seguito, se si viene introdotti in forme di meditazione più avanzate, ci si accorge che può aprire molte, molte porte. Serve quasi come preparazione per la pratica meditativa di Mahamudra o dello Dzogchen.

Osservate la respirazione, focalizzatevi sull'espirazione e identificandovi in essa. Quando espirate, il respiro si dissolve nello spazio; l'inspirazione avviene naturalmente ogni volta che i vostri polmoni si svuotano, così non dovete pensarci troppo. Non concentratevi troppo; date circa il 25% della vostra attenzione, e lasciate il resto quietamente rilassato, tutt'uno con il vostro respiro.
Usate questa tecnica per tutto il tempo che vi serve. Vi porterà maggiore chiarezza. Poi, quando vi ritroverete più centrati nella natura della vostra mente, e quando vi ritroverete in sintonia con il respiro, non dovrete più rivolgergli particolari attenzioni. Limitatevi semplicemente a riposare nella pace della vostra mente.
Tranquillamente, svegli, attenti e rilassati. Poi, cominciate nuovamente a distrarvi, ritornate ancora una volta alla respirazione.

Questa è la tecnica. Ora si tratta solo di metterla in pratica.



Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 5)

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"Spesso la gente chiede: "E' meglio praticare venti minuti la mattina, o la sera, oppure fare diverse sedute più brevi?"
Sì, è positivo praticare la meditazione venti minuti, anche se questo non vuol dire che venti minuti sia un limite massimo. Da nessuna parte nelle scritture si parla di venti minuti". “Venti minuti" è una nozione che si è sviluppata in Occidente; potreste chiamarla "Periodo Standard per la Meditazione". A volte la gente teme, se non rimane in postura per venti minuti, di fare qualcosa di sbagliato, come quando si interrompe una cura di antibiotici. Ma il punto fondamentale non è il tempo: il punto è se la pratica vi porta realmente ad un certo stato di presenza.

Se così è, potete rimanere in postura anche solo cinque minuti, per tre minuti, potete sedervi anche solo per un minuto ... per trenta secondi ... perfino cinque secondi ... ma potrebbe non essere sufficiente!
Il punto fondamentale non è nemmeno la postura, in particolare i meditatori pigri che si siedono per venti minuti e si appisolano! Per loro in particolare, venti minuti di meditazione sonnolenta non sono consigliabili: dovrebbero praticare seduti cinque minuti, ma ben svegli ... Credo che siano abbastanza felici di questa notizia!

Il mio maestro Dudjom Rinpoche, diceva sempre che un principiante dovrebbe meditare in brevi sedute. Praticate per tre-cinque minuti, poi fate una breve pausa, di almeno un minuto.
Quando fate una pausa, quello che in realtà fate è lasciar andare la tecnica meditativa. Specialmente se vi siete impegnati molto durante la seduta, nel momento in cui fate una pausa, lasciandovi andare ma mantenendo la vostra presenza, spesso la meditazione si manifesta 'in quel momento'. Ecco perchè la pausa è una parte della meditazione importante quanto la postura. Riprendete la postura per un breve periodo e poi fate una pausa, lucidi e naturalmente rilassati. Poi sedetevi di nuovo.
Così fate numerose sedute brevi: cinque minuti di pratica, più un minuto di pausa, e così via. Se fate così, l'intervallo rinfresca la vostra meditazione, e la meditazione fa della vostra pausa un'espressione naturale della vostra pratica.
Se continuate una tale forma di alternanza di pratica e di rilassamento interconnessi dal filo della vostra lucidità, allora lentamente, lentamente, tra meditazione e post-meditazione ci sarà minor differenza, scomparirà il confine. Come ha detto un grande maestro: "Non ho mai meditato, ma non mi sono mai neanche mai distratto, neppure per un solo secondo".

Un tale praticante non ha bisogno necessariamente di meditare, perchè si trova sempre in tale stato, e non si distrae mai, nemmeno per un solo momento.
Naturalmente, il problema sta nel riuscire a farlo per ventiquattr'ore al giorno, trecentosessantacinque giorni all'anno. Quando fate un ritiro meditativo, per esempio, il fine fondamentale è tagliarvi fuori dagli impegni della vostra esistenza e ritirarvi nell'ambiente naturale e propizio della meditazione. Ritiro significa mettere un limite alle attività superflue: in una tale situazione voi mantenete la meditazione quasi ventiquattr'ore al giorno, anche mentre dormite, mangiate e vi rilassate. Se la vostra pratica è intensiva, profonda e rilassata a quel modo, allora comincia ad avere un effetto di fondamentale importanza sul vostro essere profondo, e sul flusso della vostra mente."

...


Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 

 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 4)

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"Nelle conversazioni avute con dei terapeuti, molti mi hanno spiegato come, stando alla loro esperienza, uno dei metodi più potenti di guarigione sia una 'profonda' meditazione in postura. A volte chiedono ai loro pazienti di rimanere in postura, come minimo per tre ore. Un altro fenomeno che hanno osservato è il fatto che anche se alcuni possono essere fortemente legati alla meditazione, o ad altre tecniche di trattamento, e si sentano a proprio agio con esse, ciò nonostante non riescono ad ottenere gli effetti desiderati: i sintomi non mostrano alcun miglioramento.


Scoprono, poi, che la causa è il fatto che questi particolari pazienti accettano di meditare solo in presenza del terapeuta. Non continuano, poi, effettivamente, fino a portare la pratica nella vita quotidiana facendone qualcosa di reale. Quando invece ci riescono, i successi sono molto più netti. Nello stesso modo, dobbiamo vedere la pratica della meditazione come modo di vivere.

Ogni volta che praticherete la meditazione, sia nelle prime ore del mattino che in qualsiasi altro momento della giornata, vi accorgerete che aprirà una porta sul vostro essere inerente.

Dopo questa apertura iniziale, la cosa più importante non è la pratica in sé, ma lo stato mentale che una tale pratica sviluppa dentro di voi: mangiare è piacevole, ma è più importante sentirsi soddisfatti e nutriti; così, lo stato mentale indotto dalla meditazione ha un significato molto maggiore del fatto stesso di meditare.
Troppo spesso la gente si dedica alla meditazione per ottenere qualche risultato straordinario, come visioni, luci o miracoli sovrannaturali, e se tutto questo non accade , si sentono piuttosto delusi.
Ma il miracolo che avviene in realtà è più normale e più utile: è una trasformazione sottile, non solo nella vostra mente e nelle vostre emozioni, ma anche nel vostro corpo, ed è altamente curativo. Come hanno scoperto scienziati e medici, quando godete di un buono stato mentale, anche le cellule del vostro corpo sono più contente: riuscite ad immaginare le cellule che alzano i loro piccoli calici di champagne e dicono"cin cin"? Ma quando la vostra mente si trova in uno stato negativo, allora anche le vostre cellule diventano maligne.

La nostra salute globale ha parecchio a che fare con il nostro stato mentale, e con il nostro modo di essere.
In particolare, in questo periodo, in cui gli uomini sono colpiti da così tante malattie, la comprensione di questo fatto non può non risvegliare in noi la possibilità di veder la vita in modo diverso: in un certo senso non esiste possibilità di scelta; è davvero questione di sopravvivenza. Vivere con lucidità è la più grande protezione, anche per la nostra salute.
Così dovete prolungare lo stato mentale nel quale vi trovate dopo la meditazione, sicché farete ogni cosa con quella presenza mentale.

C'è una storia molto famosa di una conversazione di un maestro Zen ad un suo discepolo, il quale gli chiede: "Maestro, come porti l'illuminazione nell'azione concreta? Come la pratichi nella vita quotidiana?"

"Mangiando e dormendo", risponde il maestro. "Ma, Maestro tutti dormono e mangiano."
"Ma non tutti mangiano quando mangiano, e non tutti dormono quando dormono".
Da qui deriva il famoso detto Zen: "Quando mangio, mangio. Quando dormo, dormo".

Questo significa essere presenti al 100% nell'azione; non siete più il vostro ego ordinario, e la vostra azione è diventata un'azione
universale, un'azione compassionevole. Senza più dualismo, 'diventate voi
stessi l'azione
'. Per esempio, è stato scoperto che quando rigovernate, se mantenete la mente pura e lavate i piatti con tutto voi stesso, ciò è molto energizzante.
Se invece nel frattempo pensate a molte altre cose, allora diventerà una
seccatura. Questo dovrebbe suggerirvi l'applicazione continua della lucida
attenzione e della presenza
. Se volete che la vostra pratica sia veramente di beneficio per voi e per la vostra esistenza, e perciò anche di beneficio per gli altri, non potrete dedicarvi ad essa solo occasionalmente.
"
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Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 3)

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"Infatti, lo scopo della meditazione non è solo avere davvero una fugace visione di quello che è la nostra natura e penetrarla, ma anche portare una tale consapevolezza nella nostra vita quotidiana; la nostra esistenza ordinaria ed il modo in cui vediamo le circostanze normali della nostra vita saranno allora benedette da una tale prospettiva. Anche solo esercitarsi per un breve periodo nella meditazione può fare un mondo di bene, ma se volete una tale pratica abbia realmente un effetto stabile e duraturo, quello che dovete fare non è prenderla come una medicina o una terapia occasionale, ma come se fosse la fonte quotidiana di cibo o sostentamento.

Solo allora gli effetti reali della meditazione potranno farsi sentire. Basta pensare a quanto a fondo abbiamo percorso l'altra strada, creando concretamente un'abitudine' che domina la nostra esistenza. Se guardiamo i nostri sogni, per esempio, vediamo che non sono altro che rappresentazioni ed immagini di abitudini, e, come si usa dire, "le vecchie abitudini sono dure a morire". Ci vuole 'un bel po', perchè se anche lo stato meditativo è un'arma molto potente capace di spezzare la confusione, è altrettanto vero che non fa parte della nostra esperienza quotidiana e che non è diventata essa stessa un'abitudine: così non siamo capaci di trasportare la sua influenza positiva nel mondo delle nostre abitudini radicate.

Ma, ancora una volta, è importante non accentuare troppo concetti dualistici, di lotta tra bene e male; tutto questo è più simile al concetto di luce: quando splende, non si trova più l'oscurità.

Così dobbiamo portare luce alle nostre vite, tirar fuori la nostra vera natura e permetterle di risplendere. Se guardate a certi grandi maestri, o ai buoni praticanti, o anche solo alle persone buone, vedrete che irradiano calore, una presenza che è fonte di ispirazione, e che potete riconoscere quando vi trovate in loro compagnia.

E' interessante notare che i Tibetani, quando parlano tra loro, non chiamano il loro capo "il Dalai Lama" bensì "Kun Dun", che significa "la presenza". Una persona realmente presente è un Buddha, e questa presenza buddhica è ciò che dobbiamo coltivare. All'inizio viene chiamata "attenzione" e quando la si realizza pienamente, diventa 'presenza'. La disciplina della pratica reale della meditazione insegna a mantenere una tale presenza nella nostra vita quotidiana.

Nel Buddhismo, si sente spesso pronuciare la parola 'disciplina': la disciplina non significa un atteggiamento rigido, o una routine militaresca senza senso dell'umorismo, ma una consapevolezza e presenza di spirito continua. Viene definita "come un profumo impregnante".

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Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 2)

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"Talvolta, quando facciamo pratica, riusciamo a trovarci in stato meditativo; allora scopriamo che non esiste più alcuna dualità, conflitto o confusione. E se guardiamo dentro di noi quando ci troviamo in tale stato, scopriamo che l'ego è inesistente: ci manifestiamo attraverso il nostro vero sé naturale, o Sé Buddhico, il "sé privo di sé" che è sempre dentro di noi, e che costituisce la nostra natura inerente. E' questo che tutte le religioni hanno sempre definito principio di bontà o divinità: l'uomo è fatto ad immagine di Dio, come dice il Cristianesimo; nel Buddhismo diciamo che la natura del Buddha esiste in ogni cosa.

E dov'è questa bontà, questa natura Buddhica? Nel profondo della Natura della Mente. E' come il cielo momentaneamente oscurato dalle nubi che, quando le nuvole si dissolvono, si rivela, limpido e chiaro, con un sole immenso di compassione che risplende su ogni cosa. Noi chiamiamo questa luce solare "Boddhicitta", il "cuore della nostra essenza illuminata".

Questa bontà fondamentale deve essere trasportata nella nostra realtà; anche se è la nostra natura, e siamo tutti Buddha, siamo solitamente piuttosto confusi e rannuvolati, ed abbiamo dimenticato e perso il contatto con quello che siamo realmente.
Quando diciamo che abbiamo la natura di Buddha, parliamo in termini di Terra; non dello stato finale di purificazione.
Così, anche se Buddha 'è' la nostra natura, non ce ne rendiamo conto, dal momento che siamo oscurati da due nubi: quella emozionale e quella intellettuale. Siamo partiti insieme, ma il Buddha ha preso una strada, e noi l'altra.
Così, negli insegnamenti, chiamiamo questo concetto "una Terra, due Sentieri". Abbiamo fatto qualche passo lungo la nostra strada, e questo si chiama 'Samsara'. In particolare, in Occidente, stare nel 'Samsara' è molto facile perchè il suo meccanismo domina il nostro essere con tanta potenza, ed il passo con cui procede è così spedito. Noi dobbiamo uscire dal nostro sentiero per cercarlo, il 'Samsara', e nemmeno attendere che arrivi; è ovunque come la polvere: oggi pulisci e domani ce n'è altrettanta. Dal momento che la sua influenza è così forte, il 'Samsara' si perpetua da solo, senza bisogno di alcun aiuto da parte vostra.

Il fine della meditazione è conservare la purezza della nostra natura inerente, ed anche se non riusciamo a rimanere a lungo in tale stato, se ogni giorno iniettiamo almeno una goccia di una tale pura consapevolezza nel nostro flusso mentale, ne costruiamo lentamente l'intelaiatura. Il nostro carattere di base, fondamentale, non è altro che un flusso mentale o energetico: noi 'siamo' solo un flusso mentale. Se ci guardiamo, e ci chiediamo chi siamo realmente, forse scopriremo che la nostra identità è tutte queste cose diverse: il passato, i nostri genitori, la nostra casa, il nostro lavoro, il nostro cane, la nostra compagna, nonché qualsiasi altra esperienza.

E' possibile che oggi ci sentiamo bene perchè oggi le cose vanno bene, ma se domani, chiedendoci come stiamo, scopriamo che non è la stessa cosa, dov'è finito il "sentirsi bene"? E' scomparso completamente, perchè nuove influenze si sono succedute alle precedenti.

E noi continuiamo a cambiare con il mutare delle circostanza, come il flusso di un ruscello; anche se sembra sempre lo stesso, in effetti cambia continuamente ... Così dobbiamo modificare questo flusso mentale, con la purezza della nostra natura intrinseca."

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Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 
 
 

La meditazione come modo di vita (Parte 1)

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"Quante persone ai nostri giorni hanno familiarietà con la meditazione?

In alcune parti del mondo in particolare, la meditazione è diventata un fenomeno molto comune, quasi un lavoro domestico. Ha incontrato un'accettazione generalizzata, perchè viene riconosciuta come pratica che spezza molte barriere, sia culturali che religiose, e che mette a fuoco lo sviluppo spirituale personale; giacchè da molti punti di vista, la meditazione è una pratica che trascende la religione.

Se dovessimo presentare la meditazione da una prospettiva Buddhista, per prima cosa dovremmo notare che la pratica meditativa mira a lavorare sulla mente, sul cuore, e con l'energia. Certe volte possiamo praticare la meditazione in maniera molto semplice: lasciamo tranquilla la nostra mente, in una condizione naturale; nell'immobilità, nel silenzio e nella pace.

Quietamente.

Alcuni possono conoscere un metodo e usarlo, come l'osservazione del respiro. Ma altri, quando diciamo loro "Sedete", poi non sanno assolutamente che fare, e aspettano che il silenzio finisca il più presto possibile, perchè è qualcosa a cui non sono abituati, e per quanto idilliaco possa essere l'ambiente in cui viviamo, senz'altro è stato raggiunto dagli influssi del ventesimo secolo.

Limitarsi a rimanere tranquilli e silenziosi è una cosa con la quale abbiamo la minima familiarietà: l'immobilità ed il silenzio ci rendono nervosi ed insicuri, come se trovarsi di fronte a se stessi, senza alcuna attività - tutti soli con noi stessi - fosse un'esperienza piuttosto terrorizzante. E la maggior parte delle volte, quando sediamo tranquilli, quello che succede è che i nostri pensieri cominciano a correre a 2000 l'ora, se non più veloci. Quasi sempre, quando sediamo, il problema riguarda l'energia.

A volte però, le cose sono facilitate da un certo ambiente, potrebbe essere un ambiente naturale, o una certa atmosfera creata da amici o praticanti che siedono in silenzio tutti insieme: allora, anche se non avete familiarietà con la meditazione, il fatto stesso di essere in un ambiente del genere vi ispira la pace mentale.

Nelle prime fasi, quindi, la meditazione calma, pacifica e stabilizza la mente. In effetti il termine sanscrito per indicare la meditazione è 'Dhyana', in Tibetano 'Samten', in Cinese 'Ch'an' ed in Giapponese 'Zen'. Che cosa significa la parola tibetana 'Samten'? 'Sam' è la mente pensante, e 'Ten' significa solidificare, calmare o stabilizzare. Significa anche "affidabile" o "stabile".

Così il nostro primo passo è calmare e stabilizzare la mente pensante. Se la mente è in grado di stabilizzarsi da sola, senza ausilio di oggetti o tecniche, va benissimo. Altrimenti, se non siamo abituati, o se non ci sentiamo a nostro agio, e se semplicemente non sappiamo come fare, allora in certi casi ci serviamo di tecniche quali osservare il respiro, guardare un oggetto, od usare un mantra, per aiutare la mente a focalizzarsi, calmarsi e stabilizzarsi.

Quello che è sempre molto importante tenere a mente è che il metodo, o l'esercizio, non sono che un mezzo; in altre parole, non sono la meditazione. E' per mezzo della pratica che si raggiunge la perfezione: il puro stato di presenza totale, che è la meditazione.

Quando siamo realmente noi stessi ... quando noi ci manifestiamo ... quando tutto il nostro ego innaturale si è dissolto ... quando non esiste più dualità ... quando siamo in grado di arrivare alla condizione non duale di assenza dell'ego ... quello stato si chiama meditazione, nel senso ultimo della parola.

Allora non esiste più alcun conflitto, perchè la dualità viene naturalmente dissolta e liberata.

Così, quello che cerchiamo in realtà di fare quando pratichiamo la meditazione è calmare e stabilizzare, così da dimenticare la nostra mente confusa o "sé egoico".

L'ego è un sostituto, un sé fasullo, sempre mutevole. Non è altro che un insieme di idee, concetti, condizionamenti, basati non sulla verità; ma, su pure menzogne e credenze che, sottoposte ad esame, dimostrano di non aver alcun fondamento reale.

E' importante ricordare che il principio dell'assenza dell'ego nel Buddhismo non significa che prima c'era un ego, e che per il Buddhista se ne è liberato! Al contrario, significa che per cominciare non esiste alcun ego, e che bisogna realizzare 'questa' assenza di ego."

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Lama Sogyal Rinpoche, Meditazione: che cos'è e come praticarla




 
 
 

Addestrare 

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<<“Addestrare” la mente, non significa in alcun modo soggiogarla con la forza o sottoporla a “lavaggio del cervello”.
Addestrare la mente, significa innanzitutto capire direttamente e concretamente come la mente funziona, una comprensione che deriva dall’insegnamento spirituale e dall’esperienza personale della meditazione.
Quindi usiamo quella comprensione per addomesticare la mente e lavorare con essa in modo abile, rendendola più flessibile, così che diventiamo maestri della nostra mente e la possiamo utilizzare al suo meglio e per fini di massimo beneficio.>>

Lama Sogyal Rinpoche




 
 
 

Specchio 

Post n°9 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da blazau_zen
 
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<<Un giorno, il Maestro incontrò un amico afflitto e pieno di sconforto. Gliene chiese il motivo. Ma l'amico non seppe cosa rispondere: "Non so. Sono in questo stato di afflizione da quasi due settimane. Non so che fare. Hai un suggerimento?"
"Prova a pulire lo specchio del tuo cuore. Sono certo che ti sentirai meglio!" rispose il Maestro.
"Ma cosa significa?" chiese nuovamente l'amico in tono sorpreso.
"Far derivare la felicità da vicende belle o brutte, da qualcuno o da qualcosa, prima o poi conduce allo stato in cui ti trovi. Si dimentica così che la felicità la possediamo da sempre dentro di noi, nel cuore. Cercarla al di fuori di noi stessi è pura follia. Questo significa pulire lo specchio del cuore", concluse il Maestro.>>


Specchiati in te stesso! Vediti!!!! 



 
 
 

Sogno vuoto 

Post n°8 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da blazau_zen
 
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"La vittoria dialettica è un vuoto sogno dell'ego.
L'ego è il prodotto dei condizionamenti."


Blazau


 
 

 
 
 

Capacità Cognitive 

Post n°7 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da blazau_zen
 
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- Nella specie umana, con la scoperta della comunicazione mediante simboli verbali e scritti, si sono evidenziate alcune caratteristiche di tali attività considerate esclusivo appannaggio degli appartenenti alla nostra specie.
Uno tra i più noti neurobiologi degli ultimi decenni di questo secolo, G.M. Edelman, ha indagato i processi che hanno luogo nel cervello dell’Homo sapiens nell’elaborazione delle attività cognitive che sono alla base del fenomeno mente: «La triade fondamentale di funzioni superiori del cervello è composta dalla categorizzazione percettiva, dalla memoria e dall’apprendimento. (Spesso risulta comodo trattarle separatamente, ma non va dimenticato che di fatto sono aspetti inseparabili di un’unica attività mentale)». [G.M. Edelman, Sulla materia della mente, Adelphi, Biblioteca Scientifica 17, Milano 1992.]
Paragonando il comportamento dell’uomo a quello degli altri vertebrati superiori, Edelman ritiene che questi ultimi siano in possesso di una coscienza primaria che definisce come «lo stato di consapevolezza mentale delle cose del mondo, in cui si hanno immagini mentali del presente; ma non si accompagna affatto alla sensazione di essere una persona con un passato e un futuro...»
La coscienza di ordine superiore, della quale sarebbero, secondo l’autore, in possesso soltanto gli esseri umani, «...comporta il riconoscimento, da parte di un soggetto raziocinante, dei propri atti e dei propri sentimenti, incorpora un modello dell’identità personale, del passato e del futuro, oltre al modello del presente... ».
La base morfologica di questa coscienza consisterebbe nell’acquisizione di un nuovo tipo di memoria « con il risultato che il concetto di sé, il concetto del passato e quello del futuro si possono collegare alla coscienza primaria: diventa possibile la coscienza della coscienza».
«...la coscienza è una forma di consapevolezza ed è quindi un processo, non una sostanza. E' personale ed è mutevole, continua, si occupa principalmente di oggetti indipendenti da sé ed è selettiva nel tempo. Tutto ciò che si trova nella coscienza deve essere stato oggetto di riflessione nel vostro comportamento precedente o attuale: la coscienza è una coscienza di o su cose o eventi e perciò è connessa con l’intenzionalità».

Levi Montalcini R., “L’asso della manica a brandelli”, Baldini, pag. 61


- Secondo Russell gli ingredienti della felicità consistono in ordine priotitario: nella salute, nei mezzi sufficienti contro la miseria, in buoni rapporti personali e nel successo del lavoro. In una intervista di Wyatt sui fattori che militano contro la felicità egli risponde: «Ce ne sono parecchi... Una delle cose che militano contro la felicità è la preoccupazione, e a questo proposito sono diventato molto più felice man mano che invecchiavo. Mi preoccupo molto meno e ho escogitato un piano molto utile per quel che riguarda la preoccupazione ed è pensare: “Vediamo un po’, qual è la cosa peggiore che può accadere?”... E poi pensare: “Bene, in fondo non sarebbe così terribile tra cent’anni; probabilmente non importerebbe affatto”. Quando si è veramente riusciti a pensarlo, non ci si preoccupa più tanto. La preoccupazione proviene dal non voler affrontare le probabilità spiacevoli».
Russell è convinto che non bisogna solo tenere d’occhio l’individuo, ma soprattutto la società. Il pericolo maggiore che ne deriva non sono le eventuali spinte anarchiche individuali, ma l’organizzazione della propria vita in conformità con le norme prevalenti. Queste tendenze al conformismo aumentano ogni giorno di più nelle società modernè, soprattutto a seguito delle conquiste scientifiche. Infatti a differenza dello spirito scientifico, cauto e antidogmatico, la tecnica e le applicazioni pratiche mettono a disposizione dei governi e della grande industria strumenti che rischiano di soffocare la varietà e libertà dell’iniziativa individuale.

Levi Montalcini R., “L’asso della manica a brandelli”, Baldini, pag. 103




 

 
 
 

Indipendenza 

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<<Non pensate che analizzare e conoscere la natura della mente sia solo una mania orientale, un trip esotico. Sarebbe un giudizio errato: non si tratta dell'oriente, si tratta di voi stessi, della vostra esistenza.

Come potete separare il vostro corpo, o l'immagine che avete di voi stessi, dalla vostra mente? E' impossibile. Pensate di essere persone indipendenti, libere di viaggiare per il mondo, godendovi ogni cosa.
Malgrado ciò che possiate pensare, non siete liberi. Non intendo dire che siete sotto il controllo di qualcun altro. E' la vostra mente incontrollata, il vostro attaccamento, che vi opprimono.
Se riuscite a scoprire in che modo opprimete voi stessi, la vostra mente incontrollata scomparirà automaticamente. Conoscere la vostra mente è la soluzione di ogni vostro problema.

Quando parlo della mente, non mi riferisco solo alla mia mente, alla mia attitudine. Sto parlando della mente di tutti gli esseri viventi dell’universo.
Il nostro modo di vivere, il nostro modo di pensare è dedicato in primis alla ricerca del piacere materiale. Riteniamo che gli oggetti dei sensi abbiano la massima importanza, e ci dedichiamo materialisticamente a tutto ciò che ci può rendere felici, famosi o popolari. Anche se tutto ciò proviene dalla nostra mente, siamo a tal punto totalmente preoccupati dagli oggetti esterni da non osservare mai dentro di noi, esaminando la nostra mente per domandarci cosa li rende così attraenti.
Sino a quando esisteremo, la nostra mente sarà inscindibile da noi stessi. Come risultato, siamo sempre privi di equilibrio, in un continuo su e giù emozionale. Non è il nostro corpo che va su e giù, è la nostra mente, questa mente di cui non comprendiamo il modo di operare.

Dobbiamo conoscere la nostra psicologia o, in termini spirituali, la nostra Natura Interiore. In ogni caso, comunque si voglia definirla, dobbiamo conoscere la nostra stessa mente.

Un giorno il mondo sembra così meraviglioso, e l’indomani sembra orribile. Come potete affermare una cosa simile? Scientificamente, è impossibile che il mondo possa cambiare in modo così radicale. E' la vostra mente che causa queste diverse percezioni, queste differenti apparenze. Questo non è un dogma religioso; il vostro continuo su e giù emotivo non è un dogma religioso. Non sto parlando di religione. Sto parlando del modo in cui gestite la vostra vita quotidiana, che è la causa della vostra mancanza di equilibrio mentale. Le altre persone che vi circondano e l’ambiente in cui vivete non cambiano radicalmente; si tratta della vostra mente. Spero che possiate capire questo fatto.

Allo stesso modo, una persona pensa che il mondo sia meraviglioso e che la gente sia buona e gentile, mentre un’altra persona pensa che tutto ciò sia orribile. Chi dei due ha ragione? Come potete spiegare scientificamente questo fatto? Tali opinioni sono unicamente la proiezione che le loro singole menti attribuiscono al mondo sensoriale.

[Le persone] non sanno come comprendere se stesse, non sanno ‘spiegarsi’, non sanno come comunicare con se stesse. Per cui sono costantemente occupate da tutti questi oggetti esterni, mentre all’interno la loro mente si esaurisce sempre più, sino a quando alla fine collassa. Sono inconsapevoli del loro mondo interiore, e la loro mente è completamente colma di ignoranza, invece di essere sveglia e impegnata nell’analisi di sé. Analizzate la vostra condotta mentale. Diventate gli psicologi di voi stessi.

Voi siete intelligenti: sapete bene che gli oggetti materiali da soli non possono darvi la soddisfazione, ma non avete bisogno di intraprendere qualche emotivo percorso religioso per esaminare la vostra mente. Alcuni pensano che debba essere così, e che questo tipo di auto-analisi riguardi la religione o la spiritualità. Non è affatto necessario essere seguaci di questa o di quella religione o filosofia, collocandovi in qualche categoria religiosa. Ma se volete essere felici, dovete analizzare il modo in cui conducete la vostra vita quotidiana. La vostra mente è la vostra religione.

Quando esaminate la vostra mente non dovete cercare spiegazioni, né dovete sforzarvi. Rilassatevi. Non angosciatevi quando sorgono i problemi. Siatene semplicemente consapevoli, e siate consapevoli della loro origine, comprendendone la causa primaria. Illustrate il problema a voi stessi: ‘C’è questo problema. In che modo è diventato un problema? Quale particolare mente lo ha reso tale? Quale tipo di mente percepisce che è un problema?’. Se esaminate la questione in modo completo, il problema automaticamente svanirà. é molto semplice, non è così?

Non dovete credere in alcunché. Non credete a nulla! Comunque, non potete affermare: ‘Non credo di avere una mente’. Non potete rifiutare la vostra mente. Potete affermare ’Rifiuto le cose orientali’, su questo sono d’accordo. Ma potete realmente rifiutare la vostra testa, il vostro naso? Non potete negare l’esistenza della vostra mente. Per cui trattate voi stessi con saggezza, e cercate di scoprire la vera fonte della soddisfazione.

La semplice idea di essere religiosi – ‘Io sono buddista, cristiano’ o di qualsiasi altro credo – non porta alcun aiuto. Non aiuta voi stessi e neppure gli altri. Per poter realmente essere di aiuto agli altri dovete ottenere la conoscenza che sorge dalla saggezza.

Buddha afferma che tutto quello che dovete conoscere è cosa siete, in che modo esistete. Non dovete credere in alcunché. Semplicemente, comprendete la vostra mente: come opera, come sorgono il desiderio e l’attaccamento, come sorge l’ignoranza, e da dove sorgono le emozioni. E' sufficiente conoscere la natura di tutto ciò; solo questo può darci la pace e la felicità. Per cui, la vostra vita può cambiare completamente; ogni cosa viene ribaltata, trasformata. Ciò che prima interpretavate come orribile può diventare magnifico.

Analizzate più profondamente lo scopo della vostra vita. Per quale ragione siete qui? Per essere amati? Per diventare famosi? Per accumulare beni? Per cercare di piacere agli altri?

Non sto cercando di dirigere la vostra vita; verificate ciò che ho detto. Per quale motivo vivete – per il cioccolato? Per la bistecca? Forse potreste pensare: ‘Naturalmente non vivo per il cibo, sono una persona istruita’. Ma anche l’educazione proviene dalla mente. Senza la mente, cos’è l’istruzione, cos’è la filosofia? La filosofia è unicamente la creazione della mente di un individuo, alcuni concetti collegati in un certo modo. Senza la mente non vi è alcuna filosofia, alcuna dottrina o materie universitarie. Tutte queste cose sono prodotte dalla mente.

Come fare per analizzare la vostra mente?
Osservate semplicemente come essa percepisce o interpreta ogni oggetto con cui viene in contatto. Osservate quali sensazioni – piacevoli o spiacevoli – si manifestano. Poi verificate: ‘Quando ho un particolare tipo di percezione, poi sorge questa sensazione e questa emozione. Faccio queste discriminazioni. Per quale motivo?’. Questo è il modo in cui dovete analizzare la vostra mente, è tutto qui. E' molto semplice.

Tutto ciò è forse una completa novità per voi? Non è così. Ogni volta che state per fare qualsiasi cosa, prima esaminate bene la situazione, e quindi prendete la vostra decisione. In effetti, già lo fate; non vi sto suggerendo alcunché di nuovo. La differenza sta nel fatto che non lo fate a sufficienza. Dovete verificare più spesso. Questo non significa sedersi da soli in qualche angolo a contemplare il vostro ombelico — potete analizzare la vostra mente in ogni momento, anche quando state parlando o lavorando con altre persone.

I più grandi problemi dell’umanità sono psicologici, riguardano la sfera psichica, non quella materiale. Dalla nascita alla morte, le persone sono perennemente sotto il dominio della loro sofferenza mentale. Alcune persone non sono mai coscienti dell’operato della loro mente quando le cose vanno bene, ma quando avviene qualcosa di grave – come un incidente o altre simili terribili esperienze – costoro immediatamente affermano: ‘Dio, per favore aiutami”. Si definiscono religiosi, ma è solo una battuta di spirito.

Qualsiasi religione del mondo prendiamo in considerazione, le relative interpretazioni riguardo Dio, Buddha e così via sono solo parole e opinioni. Per cui le parole non hanno grande importanza. Quello che dovete comprendere è che ogni cosa – buona o cattiva, ogni tipo di filosofia e dottrina – proviene dalla mente.

La Meditazione funziona perché non è un metodo che richiede di credere in qualcosa, ma è piuttosto un metodo che voi stessi potete mettere in pratica. Osservate e analizzate la vostra mente. Se qualcuno vi sta facendo passare brutti momenti e il vostro ego inizia a star male, invece di reagire, semplicemente osservate cosa sta succedendo. Pensate a come il suono stia semplicemente uscendo dalla bocca di questa persona, entrando nelle vostre orecchie e provocando dolore nel vostro cuore. Se pensate a tutto ciò nel modo giusto, vi farà sorridere; potrete comprendere come sia ridicolo agitarsi per qualcosa di così insignificante. In tal modo il vostro problema svanirà, puf! Proprio così. Praticando in questo modo, potrete scoprire mediante la vostra esperienza come la meditazione sia di aiuto e come offra soluzioni soddisfacenti a tutti i vostri problemi. La meditazione non è parole, è saggezza.
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Lama Thubten Yesce



 

 
 
 

Acqua 

Post n°5 pubblicato il 05 Gennaio 2008 da blazau_zen
 
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"Noi prendiamo la forma dentro la quale ci condizionano .. ma siamo acqua .. libera .."


Blazau

 


 
 
 

Il Canto 

Post n°4 pubblicato il 01 Gennaio 2008 da blazau_zen
 
Foto di blazau_zen


Osservo moltitudini di genti

fluire incessantemente,
scattanti ed ignare come automi,
e so
che sotto tutto quel dolore
dorme il canto della vita,
che chiede solo di levarsi
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che chiede solo di essere
cantato ed ascoltato
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IMPARARE

“Sai cosa significa imparare?
Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento.”

Jiddu Krishnamurti


 
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IL TESORO NASCOSTO

“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla". A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”

 

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Complimenti per il tuo blog!!!
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Complimenti per il tuo blog...perché non mi inserisci tra i...
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La ricerca della verità ci porta sempre distanti da dove...
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in nessun luogo...se nn in te....ciao vio
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il 15/11/2009 alle 12:40
 
 

MAESTRI DI SE STESSI

"Un guru è una persona che può svelarvi realmente la vera natura della vostra mente, offrendovi una cura perfetta per i vostri problemi psicologici. Ma chi non conosce la propria mente non potrà mai conoscere quella degli altri, e quindi non potrà curare i loro problemi correttamente. Costui non può assolutamente essere un guru. Dovete fare molta attenzione prima di prendere qualcuno come guru; vi sono molti impostori in giro. Spesso gli occidentali sono troppo fiduciosi. Se arriva qualcuno che afferma: ‘Io sono un lama, sono uno yoghi. Posso darvi la conoscenza’ i giovani occidentali, molto interessati, pensano: ‘Sono sicuro che costui mi può insegnare qualcosa. Lo seguirò.’ Questo può realmente procurarvi dei danni. Ho sentito di molte persone sfruttate da ciarlatani. Gli occidentali possono essere molto ingenui. Gli orientali sono invece molto più scettici in proposito. Dovete prendere le cose con calma, rilassati, verificando attentamente. E' importante conoscere la concezione occidentale dell’esistenzialismo, secondo cui dobbiamo comprendere bene che noi siamo quello che vogliamo essere. All’inizio abbiamo bisogno di un maestro, ma in seguito noi stessi possiamo diventare il nostro maestro. Dovete capire che io e tutti i maestri vi possiamo aiutare, però sono fermamente convinto che la vera risposta che ognuno di noi cerca deve provenire da noi stessi, dall’interno della nostra mente, non è certamente qualcosa che viene dall’esterno, da un maestro o da qualcosa di esteriore. Questo significa entrare realmente in contatto con la nostra Natura Interiore, e ascoltare ciò che questa vera e profonda natura ci comunica. Così otterremo veramente una reale risposta alle nostre domande e saremo soddisfatti. In effetti, lo scopo e il significato della Meditazione è proprio quello di diventare i Maestri di Noi Stessi. 

Lama Thubten Yesce

 
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