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Quell'estate del 2002

Post n°11 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da Ahira28
 
Foto di Ahira28

Tutti i sabati Gabriella stendeva i guantini bianchi al sole. Li metteva in fila, una molletta ciascuno, su uno stendino di plastica che poi spostava nell'angolo della terrazza più illuminato, erano giusto sei paia, 12 mani. Non si faceva mai vedere altro che per quel rituale dei panni. Nel condominio Fangio, il vecchietto novantenne, era l'unico in grado di riconoscerla per via dell'insonnia che lo faceva stare tutta la notte seduto sul balcone a guardare l'ingresso del palazzo. Gabriella rientrava tardi e usciva presto, dicevano che facesse la cameriera e che avesse i suoi giri, ma le matrone del palazzo la parola giri la pronunciavano con un gesto della mano e l'aria ironica.

Lei occupava l'appartamento più grande di tutto il palazzo, da sola. Si diceva che avesse avuto un marito e che era separata. Anche questo veniva pronunciato con un particolare sguardo che lasciava intendere chissà quali misteri. Nessuno pero' la conosceva più di questi si dice.

Poi una sera Fangio non l'aveva vista rientrare. Lui l'aveva detto subito alla nuora che c'era qualcosa che non andava. Figurati! Le aveva risposto lei, magari sarà in vacanza o con qualcuno dei "suoi giri" aveva sottolineato con lo sguardo invidioso e l'aria canzonatoria. Ma Fangio non s'era dato per vinto e piano piano, dopo pranzo, era andato uno scalino alla volta, per via dell'anca operata, fino davanti alla porta di Gabriella ma di suonare, poi, non aveva avuto il coraggio. La sera a tavola aveva raccontato di una puzza che usciva dall'appartamento, ma la nuora aveva fatto frullare il dito all'altezza della testa proprio dietro le spalle del vecchio e tutti  si erano affrettati chi a cercare il telecomando della televisione, chi a decantare le doti dell'arrosto, chi a chiedere a Fangio che avesse visto di bello in tivvù quel pomeriggio. Fangio s'era chiuso in un mutismo rabbioso e non s'era alzato da tavola giusto per non dare il cattivo esempio ai nipoti, ma aveva continuato a scrollare la testa per tutta la cena.

Martedì la signora Terlizzi del terzo piano era salita in terrazza perché la televisione non le funzionava. Anche lei aveva detto della puzza a suo figlio Davide.

" Vacci tu a dare uno sguardo per favore!" Ma Davide doveva uscire con la ragazza quella sera, proprio il primo appuntamento. Aveva risposto di sì ma appena uscito aveva infilato le scale in discesa e quando la mattina sua madre gli aveva chiesto della puzza neanche si era ricordato di che cosa si parlasse.

La puzza era diventata forte giovedì, dicevano che era puzza di gas e per via delle esplosioni nei palazzi, Miceli, il maresciallo in pensione del primo piano, aveva chiamato la società del gas.  I tecnici erano venuti sul tardi, che faceva già buio e Fangio, che non aveva saputo niente, s'era persino mezzo spaventato e vedere quella gente estranea che entrava nel portone con tutti quegli attrezzi. Avevano misurato il gas nell'aria e se n'erano andati dicendo che andava tutto bene.

Poi a uno a uno i condomini se n'erano andati quasi tutti in vacanza, i Trabia erano partiti per primi, per la Calabria, dopo una giornata passata a caricare il camper su e giù per le scale con pentole, provviste, carta igienica e persino la casetta del cane. Per ultimo era partito Davide con due ex compagni di liceo, destinazione Amsterdam. Nel palazzo era rimasto Fangio e la signora Rosa Fratini, una vedova che abitava al secondo piano insieme ad un gatto persiano di nome Rommel .

Gabriella non s'era più fatta viva, erano quasi quindici giorni e Fangio non si dava pace. Visto che i suoi non c'erano era andato due o tre volte su e giù per le scale fino alla porta, aveva suonato, bussato ed ascoltato con l'orecchio sul legno per sentire se dentro c'erano rumori. Poi era sceso a prendere il caffè dalla  Fratini e le aveva raccontato della puzza, ma lei sapeva già tutto.

La notte quei due non avevano nemmeno dormito al pensiero della puzza e il giorno dopo la Fratini era andata su da Fangio con una torta di mele anche se sapeva che lui aveva il diabete e non avrebbe dovuto nemmeno guardarla. Avevano o parlato della puzza e del fatto che bisognasse fare qualche cosa, poi avevano chiamato i carabinieri e avevano raccontato tutta la storia per filo e per segno.

Il carabiniere che aveva risposto era un ragazzo con l'accento veneto, era stato gentile ma non aveva nemmeno fatto rapporto.

Fangio e la signora Fratini erano stati in terrazza il giorno dopo, la puzza davanti alla porta s'era attenuata e i due s'erano trovati a discutere di quanti giorni ci mette un cadavere a smettere di puzzare e avevano concluso che quindici giorni potevano anche bastare.

L'estate era passata così, tra una annusata alla porta e una all'aria dell'ultimo piano. Le piante sulla terrazza della Gabriella s'erano seccate ad una ad una, per ultime le piante grasse dai piccoli fiori viola. La signora Fratini era andata un paio di volte con un tubo di gomma dalla terrazza a cercare di innaffiare ma l'acqua cadeva di sotto per strada e dal piano terra avevano subito protestato.

Era tornato Davide un po' stralunato, erano tornati i Trabia abbronzatissimi, era tornata la famiglia di Fangio dalla montagna. Poi una sera di settembre all'improvviso era apparsa Gabriella. Fangio che l'aveva vista entrare dal portone aveva aperto la porta per salutarla al passaggio e accertarsi che fosse proprio lei. L'aveva sentita trafficare poi riscendere e risalire ma dallo spioncino non era riuscito a capire che succedesse perché la cataratta non gli permetteva di vedere con la poca luce delle scale.

Il giorno dopo l'aveva aspettata vicino alla porta proprio all'ora in cui lei usciva e con la scusa di farsi una passeggiata avevano fatto insieme le scale. Così aveva scoperto il mistero. Gabriella era andata a farsi una stagione in un hotel all'estero, ma prima di uscire aveva lasciato l'immondizia dentro e siccome aveva svuotato il frigo, la carne, il melone, e persino un avanzo di pesce avevano appestato l'aria di tutto il caseggiato. Altro che cadavere. Però la storia era servita, quell'annusare l'aria attraverso la porta aveva reso Gabriella meno estranea. La signora Fratini l'aveva salutata quella sera e anche la moglie del maresciallo le aveva ritirato un pacchetto dalla postina che poi le aveva lasciato sul tappeto della porta.

Gabriella aveva invitato Fangio e la signora Fratini a prendere il caffè la domenica e i Trabia le avevano portato su due o tre piante di gerani per sostituire quelle seccate.

La sera Fangio s'era ritrovato di nuovo solo in terrazza a scrutare il portone al buio un po' dispiaciuto che nel palazzo non ci fossero stati cadaveri e un po' contento che quel puzzo non fosse proprio Gabriella.

 

 
 
 
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