FATTI NOSTRI

Post n°17 pubblicato il 16 Maggio 2008 da kutabeach94
 

qui a Salsomaggiore il consiglio comunale si è spaccato sui pacs


?


io sono tonta, ma qualcuno mi spiega che problemi possono dare i pacs ?

s.a.s.  s.n.c.  s.r.l.  s.p.a.  s.c.r.l.   soc. coop. a r.l.   studio associato

Atto 1 - matrimonio -

12 anni fa convivevo. Ho partorito P. e dopo 5 giorni di degenza per taglio cesareo, non ho potuto portare a casa il piccolo, come tutte le altre mamme, quando ho finito di raccattare le mie vestaglie, ciabatte e mutande di carta.
No. Hanno preso il mio bambino dalle mie braccia, lo hanno portato in nursery e mi hanno spiegato che per portarlo a casa mi serviva un documento che rilasciava il comune di Parma dopo firma contestuale di madre e padre del bambino e messo comunale. Fatto.


Niente di grave ma mi fumavano i coglioni. Il cinno era roba mia.

Due mesi dopo, in luglio, un po' come tutti, siamo andati in vacanza, ma noi per espatriare con il bambino, abbiamo dovuto chiedere il permesso al tribunale di Fidenza, spendendo, tra l'altro, un sacco di soldi in marche da bollo.

E allora

dopo 4 mesi

ci siamo sposati.

Come uno fa la tessera della coop. Conviene. Forse su altre cose avrei combattuto, sui figli no, la soluzione comunque non costava molto. Ed ero finalmente libera di avere una totale patria potestà (!)




ATTO 2 - divorzio? -

Adesso le leggi sui figli delle coppie di fatto sono cambiate, io non sono più una neomamma giovane e possessiva ma sono allibita per la questione dei pacs. Potrei divorziare per riscattarmi. Non capisco perchè ma la cosa, contrariamente al matrimonio, ha un costo e devo andare da un notaio o avvocato o non lo so. Non basterà andare in comune a firmare davanti a due amici malvestiti.

Mi sa che mi fa incazzare anche questo aspetto. Divorzierai con dolore e ti costerà anche caro.

Per il mio divorzio farò una grande festa, e poi una per il pacs, accetto consigli sull'abito. (sulla scarpa non ho dubbi)


                            

 
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Achille piè veloce, Xanto il suo destriero a rotelle e Ulisse

Post n°16 pubblicato il 13 Maggio 2008 da kutabeach94
 

- Portami in terrazza -

Ulisse aprì, il freddo li salutò, Achille si lasciò mettere lo scialle in testa, sembrava una suora diabolica.

- Non venivo qui da tanto -

Achille avviò Xanto. Iniziò a girare in tondo canticchiando con voce da vecchio grammofono una marcia circense. Ulisse era preoccupato perchè l'amico si stava inzuppando e tossiva, tra un ritornello e l'altro. Ma non disse niente.

Dalla cima del cedro due merli videro la sarabanda di Achille e scesero sul terrazzo. Saltellavano guardando quello strano essere: non era dritto e veloce come i pericolosi umani, ma neanche immobile come un albero. Una pietra danzante, un uccello-uomo, o un albero con le ruote? Piano piano, iniziarono a inseguirlo, si avvicinavano e scappavano con brevi voli non appena lui gli puntava contro. Achille lanciò un urlo rauco di gioia. Pioveva scrosciando, ma Xanto e i piccoli fantasmi neri continuavano a rincorrersi sul terrazzo. Finchè un tuono più forte fece volare via i due merli. Lo sguardo di Achille li seguì fino alla cima del cedro, e poi su un tetto, fin quando scomparvero in un velo di nebbia. Xanto cigolava esausto per la corsa, una gomma mezza sgonfia.


-Piove Achille, ti prego, rientriamo.


-Un vero amico – disse Achille, guardandolo da sotto quel buffo scialle – deve saper consolare, ma anche saper accettare la disperazione e la lontananza. Ho il campanello con me, se avrò bisogno ti chiamerò. E ora basta, non riesco più a parlare. Senti questi versi.

Achille alzò la testa verso l'alto e chiuse gli occhi.


Stare sdraiato è per me naturale

Allora il cielo e io ci parliamo davvero

E sarò utile il giorno che sarò sdraiato per sempre

Finalmente gli alberi mi toccheranno

I fiori avranno tempo per me


-Torniamo in casa – disse Ulisse – ti prego.


Lasciami qui, non mi sento solo.

Va bene Achille. Quando ci vediamo?


Non lo so. Guardami negli occhi. Vattene.




E' un libro bello, è Benni, l'ho amato perchè parla di diversità e di dignità, di amicizia e dolore e bellezza. L'ho amato perchè me l'ha regalato un amico che si occupa di bambini speciali e perchè tante volte mi sono sentita Achille, e quando è stato, di sentirmi malata e deforme, la poesia è finalmente entrata dentro di me.

 
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anniversario

Post n°15 pubblicato il 09 Maggio 2008 da kutabeach94

la condizione di profugo è ereditaria

                                                            zanzibar 2006

metto radici dappertutto
non ho una terra

ci ho rinunciato

 

 
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dolore

Post n°14 pubblicato il 05 Maggio 2008 da kutabeach94
 

Curi un animale, lo fai con amore, con passione, lo salvi, per anni, lo conosci, conosci la sua proprietaria, si lotta in tre fino a quando non c'è più niente da fare.

Arriva un giorno in cui la vita soccombe, qualcuno ti chiama in lacrime e ti fa piangere, arriva un momento in cui un piccolo cane, vecchio cardiopatico, cieco, scompensato, arriva nel tuo ambulatorio senza respiro, immobile in una cesta con una copertina rossa, con una ragazza che lo guarda, gli sorride e piange, che gli tiene una mano sulla spalla con tutto l'amore del mondo.

Se lui avesse potuto parlare ci giurerei che le avrebbe detto con dignità solo ciao, nessun sospeso fra loro. davvero ci giurerei.

E a te rimane solo aprire il computer entrare nel blog e con gli occhi appannati scrivere a un amico

sono in ambulatorio per un'eutanasia
ci farò un post
sono stufa di non poter condividere questi momenti di merda!
piangeva, la ragazza, e il cagnino cieco respirava piano e non poteva cercarla con gli occhi cazzo!
io l'ho ucciso
cannula
anestesia totale
iniezione

50 euro


ti prego portamele un altro giorno

preferisco non pensarci più

io non li volevo

 
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KUTA BEACH - BALI 1994

Post n°13 pubblicato il 05 Maggio 2008 da kutabeach94

Per identificarmi avevo usato la parola “Surfata”...prof.pier, che si occupa di linguaggio, mi ha chiesto cosa voleva dire e io ho provato a rispondergli. Ma non è così facile.

Farsi una bella surfata è uscire con la tua tavola e cavalcare belle onde.

Surfata è quando faccio qualcosa dove non è necessario mettere tutta la pesantezza del ragionamento e del compromesso. E' leggerezza.

Surfata è come mi sento quando avrei voluto cavalcare un'onda o un progetto e mi sono ritrovata con i pesci in faccia o il culo in terra. Con leggerezza.

Ci sta. Quando vivi tutto intensamente con animo passionale il surf ti salva dallo sturm und drang. La parabola si applica alla tua vita giorno dopo giorno surfata dopo surfata....

.....Kuta, Bali – 1994. Poppies lane è tranquilla, si sente solo il canto dei galli. Cantano così presto al mattino che ho mangiato solo pollo per un mese sperando di sterminarli tutti. Sull'asfalto decine di cestini intrecciati con fiori e riso, omaggio agli dei. Sono scalza, voglio sentire questa terra sotto i piedi e poi il mare, la Grande Madre, mia madre è morta da quattro mesi e io sono giovane, abbronzata e anestetizzata. Procedo con la mia tavola stretta contro il fianco e

vedo il mare.

Inevitabilmente mi fermo senza averlo deciso, ci sono nata al mare, ma io l'oceano non l'avevo mai visto. E molto altro non avevo visto.

Piccole donne con vestiti colorati, aggraziate come colibrì, inchinandosi offrivano cestini e fiori al mare lasciando che questi scomparissero nelle onde. L'odore d'incenso, la loro bellezza, la presenza degli dei, la mia fragilità, ho pianto. Ero a casa.

Finalmente la sabbia, e lontano nell'acqua tanti piccoli puntini ammassati. Surfisti.

Sono le sei del mattino, non mi so arrendere: davvero le onde più belle sono a quest'ora?

Ma è così? nella retorica di quello che piace fa male come la nutella? O c'è lo snobismo di non volersi mescolare ai turisti da spiaggia? O per non ustionarsi sotto il sole? O perchè se no il sole ce l'hai in faccia?

In poco tempo ho avuto tutte le risposte ai miei quesiti.

Niente di tutto ciò: il surfista surfa quando le onde sono belle. Ha tutti i neuroni concentrati lì. Condizioni del tempo, sole, turisti, nutella, non gliene frega niente. Solo onde.

A Bali a settembre le onde erano belle alle sei del mattino. Peccato.

Preparo con cura la mia tavola con la cera, ha un buon profumo. Mi avvicino all'acqua, aggancio il leash alla caviglia e guardo il mare. Puoi scegliere, come nella vita. Puoi andare dove ci sono tutti e aspettare l'onda sperando di prenderla prima di un altro, o scegliere un posto dove non c'è nessuno, dove le onde arrivano con frequenza minore, e forse sono anche disordinate e meno belle.... ma forse no.

Fisso il mio obiettivo. Le mie percezioni sono dilatate, sono concentrata, le onde si rompono contro di me. Con una pazienza e una costanza che non mi riconosco buco le onde, taglio le correnti, guadagno terreno, torno a riva, riparto. Non arriva lo scoraggiamento, questa è una questione fra me e queste fottute onde che sono forti e frequenti. Ma io oggi esco e surfo. Punto.

La mia anestesia comincia ad avere delle défaillance, il mio battito è accelerato, il mio corpo non sente la fatica, la mia mente è lucida. Adrenalina?

Il tempo è interminabile ma arrivo alla line up. Mi siedo sulla tavola con le gambe a penzoloni, vicino a me non c'è nessuno, da sotto devo essere piuttosto buffa, ma io mi sento fiera, stanca e felice e assaporo quell'attimo di tranquillità come un naufrago sulla spiaggia prima di sentire la fame. Il mare è calmo e mi dondola. Volto le spalle alla spiaggia e aspetto.....aspetto....aspetto.

La mia onda arriverà.

Le vedo da lontano. Due onde belle, le vedo grandi. Si avvicinano. Non ho tempo di scegliere la mia, mi stendo sulla tavola, la giro, sono agitata, comincio a nuotare più forte che posso, non giro nemmeno la testa, vado forte la prendo, lo so.

La mia prima onda.

L'ho presa, mi ha presa.

Il cuore balza in gola.

L'emozione è così grande che non provo nemmeno ad alzarmi volo velocissima verso la spiaggia aggrappata ai bordi con le mani, il mio sorriso più grande, sono felice. Rallenta, schiuma e mi abbandona. Io non la dimenticherò mai. Il dono di tornare bambina......

sono costernata e cambiata. La tavola non l'abbandono più.

Adesso capisco le sei del mattino, le partenze improvvise, il freddo, la pioggia, il sole in faccia.

Dopo quella ne ho surfate tante e ogni volta.....surfista o surfata......di nuovo fuori... con pazienza e passione.


 
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