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Citazioni nei Blog Amici: 13
 

 

Voglio una vita spericolata

Post n°559 pubblicato il 19 Marzo 2014 da angolo.acuto


Sono fermo al semaforo pedonale che aspetto il verde.
Mi passa a fianco un ragazzino con lo zaino in spalla che, incurante del rosso, attraversa la strada giocando ad un videogioco col telefonino e parlando tra sé, “… mi rimangono due vite” dice.
La macchina inchioda a meno di un metro dalla sua felpa e dal suo zaino. Lui guarda e passa, riportando l’attenzione sullo schermo dello smartphone.
Domanda: “quanto gli dureranno le due vite?”

 
 
 

DIARIO DI VIAGGIO: dall’altra parte del mondo

Post n°558 pubblicato il 18 Marzo 2014 da angolo.acuto

C’è Orione che ha troppe stelle stanotte, ha una cintura di cento diamanti che scintillano in questo cielo sconosciuto. Mi osservano da lassù costellazioni mai viste, un firmamento di occhi vibranti e luminosi che rischiarano questa notte senza luna. Orione però mi consola, è la certezza che mi trovo nel solito universo.
Il sole è regolarmente tramontato ad ovest, anche se a mezzogiorno splendeva inequivocabilmente a nord, da dove soffiava un vento secco e caldissimo.
Siamo in dicembre, ma sono fuori, sulla porta di casa, in t-shirt e bermuda, in un’altra stagione, sono partito che c’era la neve, questione di migliaia di chilometri, ma di poche decine di ore. Le info sul meteo dicono che il tempo cambierà presto e più volte, qua nessuno se ne meraviglia, tant’è che uno dei detti tipici di Melbourne fa: “Non ti piace questo tempo? Aspetta dieci minuti.” Il clima oceanico di solito è umido, riempie il cielo di nuvole veloci, fa caldo se soffiano venti da nord, dal deserto, e fa freddo se tirano da sud, dall’Antartide. Per fortuna che c’è la Tasmania proprio davanti alla baia che spezza le correnti polari.
Sono appena arrivato, mi sento frastornato e molto confuso. La testa che frulla.
Devo ancora controllare quella faccenda dei gorghi dell’acqua del lavandino che girano al contrario. Questione di magnetismo, dicono.
Oppure di rotazione terrestre. Immagino di guardare la terra da sopra, dall’emisfero boreale, la scia della luce solare la illumina in senso orario. Mantengo visivamente questo movimento e mi sposto verso sud, attraverso l’equatore e guardo la terra da sotto, dall’emisfero australe: ora quel movimento dell’illuminazione solare ha un senso antiorario. Eppure il sole sorge sempre ad est e tramonta ad ovest.
Poi c'è ancora da verificare quella storia degli antipodi, che se facciamo un buco, attraversando il centro della terra, sbuchiamo fuori magari a Pescasseroli, chilometro più chilometro meno... ma chi ha voglia di scavare? 
A quest’ora in Italia è la mattina di un giorno che ho già vissuto, l’orologio e il calendario hanno valore soltanto se siamo fermi, il tempo è una variabile incerta messa in relazione al movimento nello spazio. Andare verso est, incontro al dopo, ti brucia i minuti e le ore in una accelerazione temporale impercettibile, ti ritrovi in un presente che è già futuro avanzando a doppia velocità verso il tempo di un altro luogo, tempo che nel viaggio ha un’altra misura. Bella scoperta, qualcuno ci deve aver pensato molto prima di me, magari stando pure fermo, costruendoci fior di teorie e di filosofie, ma ora io l’ho sperimentato.
Parlavo di confusione? Ben arrivato in Australia!

 
 
 

Guerrieri di pace

Post n°557 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da angolo.acuto

...chi mai riuscirà a riempire certi vuoti?
(e già diventa un'acuta nostalgia)

 
 
 

Innocenti evasioni

Post n°556 pubblicato il 27 Novembre 2013 da angolo.acuto

“Che sensazione di leggera follia…”
sarà l’anestetico del dentista… passo a pagare, regolare ricevuta, a saldo prestazione, firmo l’assegno, saluto la giovane dottoressa.

E’ simpatica e molto professionale la mia dentista, ha ancora tutto l’entusiasmo di chi è fresco di studi, la passione della professione e il dinamismo di chi deve ancora pagare tutte le rate del mutuo del nuovo ambulatorio.
Anche mia moglie è stata dal dentista. Detartraggio.

Il suo dentista è il luminare dell’odontoiatria in città, potrebbe godersi da anni la pensione, ma continua ad esercitare la professione a cui ha dedicato la vita, più per routine che per necessità. Ha una Ferrari nell’autorimessa della sua villa sulle colline, una moglie Chanel che gli fa anche da segretaria e un passaporto con i visti di cinque continenti.

Metto via le due ricevute nella cartellina con i documenti per la dichiarazione dei redditi e una cosa mi salta all’occhio: portano la stessa data, ma… la ricevuta della mia dottoressa ha il numero 1201, quella del luminare il 372…

“… chi può suonare a quest’ora di sera?...”

E se fosse magari la Guardia di Finanza? Chissà…


 
 
 

un po' più Pepe, per favore!

Post n°555 pubblicato il 08 Novembre 2013 da angolo.acuto

Questo anziano signore è Pepe Mujica, presidente dell'Uruguay, vive in una casa di 60 metri quadri, restituisce il 90% del suo stipendio a favore dei poveri e ha fatto suo il celebre detto di Seneca: 

"Chi non è felice con poco, non sarà mai felice con niente

No, non è populismo, si chiama onestà intellettuale.

 
 
 

IPOTESI SEMANTICHE

Post n°554 pubblicato il 23 Ottobre 2013 da angolo.acuto

 


Mia moglie la chiama pigrizia, a volte scontrosità, spesso snobbismo.

Io invece ho sempre avuto il sospetto di essere un po’ dislessico.

Intanto, sono sempre stato uno di poche parole, non mi è mai piaciuto parlare per parlare. Se proprio sono costretto, preferisco un colloquio con poche persone e discussioni su argomenti in cui ho qualche conoscenza. Se poi devo parlare in pubblico, devo farmi violenza, prepararmi psicologicamente, costruire il discorso, ripetermelo mentalmente, memorizzarlo, anche fossero solo poche parole. Tutto questo comunque non mi immunizza poi dall’avere improvvisi lapsus, oppure dal trovarmi nel bel mezzo di una frase e non riuscire a recuperare il concetto generale che volevo esprimere.

In genere non sono mai pronto per dire la cosa giusta, per impostare una battuta al volo, per rispondere a tono e nemmeno per formulare domande pertinenti…

Insomma preferisco scrivere. A scuola avevo 6 all’orale e 9 allo scritto.

Ma anche per la scrittura non è stato sempre così semplice. Intanto già all’asilo i cerchietti li tracciavo in senso orario, anziché nell’altro verso come tutti gli altri bambini. E così pure il numero 8 alle elementari. Poi il corsivo è stato da subito un dramma, non sono mai riuscito a legare le lettere con una scrittura fluida e soprattutto comprensibile, quindi ho cominciato presto a scrivere in stampatello.

Mi dico che ho pensieri troppo veloci, sia per esprimerli a parole che per metterli per iscritto. Anche scrivendo a computer incrocio le lettere mentre digito sulla tastiera, per paura di perdere il filo. Poi devo continuamente tornare indietro a correggere le sottolineature rosse di word.

Insomma, sono un disastro a parlare, un mezzo impedito a scrivere, almeno nella lettura andrò forte!

Manco per idea.

Va tutto bene se mi leggo il mio romanzo, il mio articolo di giornale, il mio manuale di istruzioni, ma se mi trovo davanti una nota didascalica, un pannello esplicativo, un distributore automatico con le indicazioni d'uso, una pagina web informativa, in cui c’è da leggere più di tre righe, è fatta: capisco fischi per fiaschi. E non perché non intendo quello che sto leggendo, ma per pigrizia visiva (così sostiene mia moglie). Leggo un po’ qua un po’ là, a capocchia, quindi riassumo e traggo le mie conclusioni che, come si può ben capire, non sono quasi mai quelle giuste.

Ora, leggendo qui, stasera ne vengo fuori con la reputazione distrutta.

Parlandone però qualche giorno fa con l’amica di un amico che fa la logopedista pediatrica, ne sono uscito sollevato e in qualche modo anche (sarò cretino?) orgoglioso del mio handicap.

Mi ha spiegato che i miei comportamenti, evidentemente dislessici (avevo ragione!), sono tipici di quei bambini di grande intelligenza che non possono perdere tempo prezioso e inventano, creano, costruiscono il loro mondo, plausibile e verosimile, con … ipotesi semantiche! (grande la capacità evocativa delle parole!)

 
 
 

alter ego letterari

Post n°553 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da angolo.acuto

Ci sono personaggi di romanzi che sono te, magari in un altro luogo, in un altro tempo, in un'altra vita. Riflettono comunque qualcosa che inevitabilmente ti somiglia. Per quello che mi riguarda ce ne sono tre in assoluto che, nel giro di poche pagine, sono diventati familiari come un amico di infanzia, un'immagine allo specchio o quel tuo intimo essere nascosto: il primo è Vincenzo Malinconico di Diego De Silva, il secondo è Gaspare Torrente di Paola Mastracola, il terzo è Muo del cinese Dai Sijie (devo dire mi hanno preso molto anche Mattio di Sebastiano Vassalli e Saverio Pascale di Maurizio Maggiani...)

"Se ho un rimpianto, è quellodi aver preso invece di lasciare, di aver detto sì per non deludere le aspettative di chi aveva fatto affidamento su di me; e gli anni sono passati, rendendomi quella versione addomesticata di me stesso che so di essere." cit. Vincenzo Malinconico

 
 
 

FAGIOLINI VENDONSI

Post n°552 pubblicato il 10 Ottobre 2013 da angolo.acuto

"Donne, è arrivato il venditore di fagiolini! L'ortolano di prima vi fregava sul prezzo? Oggi, solo per oggi, per voi prezzi stracciati! Approfittate!
Signora Francesca s'avvicini, ecco qui mezzo quintale di fagiolini allo straordinario prezzo di 50 euro al chilo... un vero affare, mi creda! Farà un figurone quando lo saprà l'economo di Palazzo Grazioli! Venga, venga... ho pure questi cavolfiori a 45 euro, ma non lo dica in giro se no mi accusano di rovinare il mercato..."

Morale: "Siamo stati governati per 20 anni da un minchione al quale vendevano i fagiolini a 80 euro al chilo, oppure (ma non oso pensarlo!) da un contaballe!"

 
 
 

Beethoven, il traliccio e la fogna

Post n°551 pubblicato il 26 Settembre 2013 da angolo.acuto

Inaugurazione Piazza San Domenico.
Dopo il ripristino e la “rivalorizzazione” fortemente voluta dal comune, con il consueto ignobile strascico di polemiche per l’abbattimento di quattro pini marittimi (piantati tra l’altro durante il ventennio), la rimozione di quattro palme, quattro panchine, vari posti macchina e qualche cassonetto.
“… ora finalmente questo luogo ha riconquistato lo status di piazza dopo essere stato per anni una specie di rotatoria …” ha detto il sindaco dal palco.
Il pubblico era quello delle grandi occasioni, perché di grande occasione si trattava, c’era il gotha dell’Umbria (assente giustificata l’ex Presidente Maria Rita Lorenzetti), c’era un evento unico: il concerto dell’Orchestra del Maggio Fiorentino diretta nientepòpòdimeno da Zubin Metha!
Non so come, avevamo il biglietto in prima fila… non proprio centrale perché lì, come si conviene, nelle poltroncine centrali c’era la crème, i vip che più vip non si può (almeno da queste parti): imprenditoria, banche, politica, esercito, chiesa.
I non paganti.
La nostra, “Prima fila laterale”, diciamo.
Quella pagante.
Peccato che, arriviamo, e la nostra sedia non c’è.
Posto A58 e A59.
La fila A si interrompe al numero 41.
Cerchiamo una Hostess e chiediamo lumi. Sapeva già tutto e ci informa che i nostri posti sono stati sostituiti dai numeri A40 e A41.
“Prima fila molto laterale” (anche se un po’ meno laterale di quello che avrebbe dovuto essere!).
Davanti alle due sedie, ad un metro esatto di distanza si ergeva una torre di tubi innocenti alta 15 metri con i proiettori, le telecamere della RAI e le casse acustiche.
Dirigendo lo sguardo dritto davanti potevamo comodamente vedere un blocco di cemento armato da cui partivano i tiranti per la stabilità della struttura e, aldilà del cubo, il backstage.
Per vedere il palco con le postazioni dei musicisti invece dovevamo ruotare la testa di 45° sulla destra e, attraverso l’intreccio dei tubi avremmo potuto intuire qualche movimento di esseri umani quando non fossero stati coperti da un’incombente strumentazione mobile con una telecamera aerea.
Siamo qui per appagare l’udito, ci siamo detti.
La vista sarà per un’altra volta.
E l’odorato?
Infatti non è tutto: la mia sedia era piazzata sopra un tombino che, per quanto di nuova installazione, esalava un appestante vecchio sentore di fogna.
Quant’è che abbiamo pagato?
Sembriamo due bambini in castigo.
Siamo qui per appagare l’udito, ma a tutto c’è un limite: prediamo le sedie e ci spostiamo all’ottava fila… laterale.
Sempre meglio della prima.
Arriva il Maestro, standing ovation, metà della piazza non lo aveva neanche sentito nominare fino al giorno prima, ma è lì che applaude in piedi.
Comincia il concerto (…)
Dite pure che sono uno snob, magari che avevo già i miei buoni motivi per essere nervoso, oppure che sono il solito polemico… per me la musica classica impone rispetto, può essere ascoltata anche con gli occhi (e il naso) chiusi, ma l’orecchio non dev’essere distratto, il suono deve galleggiarti nel cervello, se affonda, inevitabilmente, svanisce la magia.
La piazza brulicava di gente che parlottava sottovoce, qualcuno arrivava ancora a metà dell’esecuzione e pretendeva di raggiungere il suo posto, le giovani carinissime hostess ridacchiavano tra loro giocando con i cellulari, un bar di una via vicina diffondeva una stridente musica rock, una signora ticchettava con i tacchi attraversando il recente rivalorizzato lastricato.
E’ vero, siamo in piazza e non in teatro, quantunque… la magia svaniva e il Maestro, in barba alle vostre standing ovation, deve aver percepito qualcosa e… se n’è andato senza il bis!

 
 
 

Dal carcere

Post n°550 pubblicato il 25 Settembre 2013 da angolo.acuto
 

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera[…] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”

Antonio Gramsci

 
 
 
 
 

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