Creato da lapassante0 il 11/02/2008

Chiaraviola

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Guardi l'Allianz Arena e capisci che...

Post n°127 pubblicato il 25 Ottobre 2008 da lapassante0
 

Nella vita capita di svegliarsi alle cinque del mattino per inseguire un piccolo grande sogno… quattro anni fa studiavo nella biblioteca della facoltà di Architettura del Politecnico di Milano l’Allianz Arena degli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron, allora questo stupefacente stadio non era concluso e c’erano ancora i lavori in corso… ma le immagini del rendering davano l’idea di qualcosa di rivoluzionario, di mai visto precedentemente.

Sfogliavo le riviste specializzate e fantasticavo… dentro di me ho sempre sperato di riuscire ad andarci per vederci giocare la Fiorentina, magari in Champions League.

Quel giorno è arrivato…

 … il destino ha voluto che martedì 21 ottobre si sfidassero Luca Toni e Alberto Gilardino, i due uomini di punta di Bayern Monaco e Fiorentina.

E’ stato naturale per me andare su internet per acquistare i biglietti della partita, 30 euro per un settore del terzo anello, vicino a quelli riservati ai tifosi viola.

Ho avuto lo stesso raptus che mi è venuto nel 2004 quando tornammo in Serie A dopo il fallimento e l’inferno della C2, i Della Valle acquistarono la Florentia viola e dissi dentro di me, ancora piena di rancore, che alla prima partita in Serie A sarei stata accanto alla Fiorentina, per dire alla faccia di tutti che noi viola eravamo più vivi di prima… dopo due anni il calendario ci fece giocare la prima di campionato all’Olimpico di Roma contro i giallorossi…e feci un viaggio di 24 ore per dire che io c’ero.

La storia si ripete per l’Allianz Arena, lo stadio degli stadi, uno stadio culturale oserei definire, un esempio di come l’architettura cerca di imporsi in modo concettuale e artistico sulla funzione.

Uno stadio da sogno: ecco come mi è apparso l'Allianz Arena di Monaco di Baviera... difficile trovargli difetti, se proprio dobbiamo trovarglieli l'interno appare troppo (volutamente?) semplice, essenziale, spartano rispetto alla straordinaria scenografia esterna dei pannelli in traslucido rosso luccicante.

Ero anche in  un settore notoriamente economico, meno confortevole rispetto ad altri e devo dire che nonostante ciò la visuale non era niente male, forse troppo ripido per i miei gusti... la sensazione di essere in sospeso era netta e si sa che per guardare tranquillamente la partita non è propriamente il massimo.

 L’accessibilità è eccezionale, concepita in maniera pragmatica, semplice e chiara (tipicamente svizzero e tedesco): difficilissimo perdersi in questo stadio con i settori distribuiti in modo molto intelligente, ci si accede con il bus direttamente nel parcheggio poco prima degli ingressi, che incredibilmente (rispetto a quello che siamo abituati a vivere e vedere in Italia) sono in comune con quello dei tifosi locali... si avete sentito bene tifosi locali e tifosi ospiti entrano insieme allo stadio, ed esiste rispetto reciproco. Cosa, che mi dicono altri amici, abituati ad andare nelle trasferte europee già dall'anno scorso quando seguivano la Viola in coppa Uefa, è una esperienza che ormai è possibile praticare solo fuori dall'Italia.

 Si sa che qualche architetto deve fare un viaggio oltre oceano, arrivare fino al Brasile e guardare le architetture di Oscar Niemeyer per capirlo, a me è bastato andare a Monaco di Baviera e vedere un’opera di Herzog & De Meuron.

Mi piace pensare che dietro a una simile opera d’arte (perché qui si parla di Arte non di Architettura, esattamente come i film di David Lynch non sono cinema, ma vere opere d’arte e dovrebbero essere proiettati nelle gallerie artistiche) c’è anche molto probabilmente una donna, si chiama Christine Binswanger, fa l’architetto, e lavora per lo studio di Herzog & De Meuron, dove è diventata la quarta partner. Appassionata giocatrice di calcio e ciclista, si è laureata nel 1990 all’ETH di Zurigo con una tesi di un progetto di uno stadio.

Non ho testimonianze dirette del suo coinvolgimento in questo progetto, ma è difficile pensare che dietro a questo stadio non ci sia anche la sua mano: pochi sanno che intorno a progetto di architettura c’è sempre un paziente e costante lavoro di equipe, non c’è mai il lavoro di una singola persona. L’architettura non è una professione per solitari (come lo scrittore o il poeta per esempio), ma anzi è uno dei lavori più socievoli che esistano al mondo: difficile fare bene l’architetto, insieme alla necessaria preparazione tecnica, se non si è estroversi e se non si ha capacità di relazione e di comunicazione. E tutti questi discorsi assumono ancora più rilevanza se si tratta di opere complesse come lo stadio per il calcio.

“(…) Ricorre tra noi la gara a chi è più veloce nelle discussioni. Io non partecipo a questa competizione, sono molto meno determinata, forse anche più aperta, non so stabilire così velocemente cosa è giusto e cosa è sbagliato. Preferisco girare intorno alle cose. Chi prende una decisione più velocemente ha automaticamente il sopravvento: questo lo constato anche in gruppi più grandi – tra i committenti, ad esempio. A volte infatti, dalle retrovie, devo stemperare nuovamente le decisioni già prese. Comunque, tutto sommato, credo che i vantaggi di essere donna in questa professione, e nella fattispecie nel nostro gruppo, siano preponderanti. Tutti sentono la presenza di una donna come un arricchimento, inoltre sono stata a lungo la più giovane del team direttivo. Forse per questo da me non ci aspetta sempre lo stesso che dagli altri: ho un po’ più di libertà (…)”  Christine Binswanger

Non sono mai stata brava con le definizioni troppo tecniche dell’architettura, ho sempre preferito soffermarmi sugli aspetti emotivi e sociologici che uno spazio costruito suscita sulla gente che lo vive… la mia curiosità e la mia attrazione verso l’Allianz Arena era soprattutto per rispondere a una domanda molto incisiva di un mio amico di Firenze riguardo lo stadio nuovo presentato recentemente dai fratelli Della Valle e disegnato dallo studio di Massimiliano Fuksas.

 “L’unico dubbio che ho, tipica paura di quando si cambia così tanto, è: se verrà realizzato e in modo giusto, non cambierà le caratteristiche del popolo viola?”

 A caldo gli risposi di no e poco prima di entrare all’Allianz Arena ero ancora convinta di questa risposta… ma poi le cose sono cambiate. E sono tornata a pensare alla domanda di Sandro… per accorgermi che il suo dubbio era lecito, vivere in prima persona l’Allianz Arena ha decisamente cambiato le carte in tavola e ho avuto nuovi dubbi e nuove riflessioni.

Ho avuto la sensazione che troppa comodità, dalla visuale eccezionale, ai seggiolini girevoli con schienale, etc. si contrastassero troppo con la filosofia di sempre del tifoso italiano (o meglio del tifoso di curva), la comodità, come in tutte le cose della vita, rende le persone passive, poco partecipative, inevitabilmente le impigrisce. Il tifoso di calcio assomiglia sempre di più agli spettatori del cinema e del teatro, e ancora di più al pubblico americano che associa con più facilità lo sport al show business.

Il pubblico del Bayern Monaco, per esempio, non mi è piaciuto… anche quello più sfegatato, mi ha ricordato le tifoserie milanesi, capaci solo di essere numerose, ma di partecipare molto poco a livello di prestazione canora. Problema di mentalità? Può darsi, i tedeschi sono più freddi dei fiorentini, si sa.

(continua)

 

 
 
 
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I MIEI PROGETTI

Trust me I'm an architect
(Renzo Piano)
Questi sono i miei progetti, l'architettura è il mio lavoro nonostante non abbia mai scelto di farlo...
 

AMO FIRENZE

La ragione l'è dei bischeri

Il fiorentino ama la rissa (verbale) , il dissenso aperto, la battuta pronta e diffida di chi gli dà facilmente ragione, perché ci tiene ad averla, ma quando si sente dire "L'ha ragione, l'ha ragione..." sospetta che lo si prenda in giro (per bischero) e che uno gli dia ragione per poter continuare a fare quello che gli pare.

In passato era ben vivo il gusto per le allusioni, la battuta con o senza doppio senso da cogliere al volo o dimenticare per sempre. Perché una battuta spiegata è un disastro. (Caterina)

Io con Caterina, la mia sorellina di cuore...

I Fiorentini sono dei passionali trattenuti e la fiorentinità è loro scudo. Prendono in giro gli altri soprattutto quando fanno cose che farebbero anche loro, in un festival perverso di autoironia. Questo scudo li rende spesso un po' chiusi, un po' orsi, tanto sono diffidenti, sospettosi, sempre pronti a pensare che gli altri li vogliano fregare. Ma è anche la loro salvezza: Firenze difficilmente si plasma, difficilmente si piega. Il loro terreno non è fertile per chi vuole piazzare le tende delle limitazioni alla libertà, e di questo i Fiorentini ne saranno sempre tremendamente orgogliosi e fieri! (Sandro)

I miei amici con i quali condivido la mia passione viola... Sandro, Caterina, Cristian, Simone e Salvatore, intelligenza e cuore: persone splendide.

 

E LA FIORENTINA

E’ tutto peggiorato nel mondo, non solo nel calcio, e allora bisogna partire da se stessi: in Italia si amano i riti, anche quelli falsi, evidenti, ridicoli… il calcio è un po’ tutto questo. Non so se siamo tifosi idioti, ma so che siamo veramente innamorati e che allo stadio andremo ancora. E sia chiaro:  non vogliamo regali, anche perché sappiamo che così è più bello vincere e non ce ne frega niente se siamo gli unici a farlo (o forse qui mi illudo?). Siamo rimasti solo noi? E allora diamo il meglio di noi stessi, non ci pentiremo, ma soprattutto teniamoci ben stretta la nostra diversità.

... penso all’urlo collettivo di Firenze, a quel modo di gridare al mondo la propria voglia di esserci.
Non esistono tifoserie capaci di esplodere d’amore infinito come i fiorentini. Una parte dell’Italia se ne è accorta, ma sinceramente non ci interessa… in fondo quelli che ora ci fanno i complimenti, sono gli stessi che hanno cercato di distruggerci… ipocriti…
Ci guardiamo in faccia e ci accorgiamo di avere negli occhi una luce nuova, intensa, brillante…quella luce è la Fiorentina. Hanno provato a portarcela via, non ci sono riusciti. E sapete perché? Immaginate di chiudere gli occhi, di riaprirli e accorgersi di vivere un sogno vero. Un sogno chiamato Fiorentina. Squilla il telefono, è un’amica, non tifosa, ma evidentemente contagiata…”Chiara, sono strafelice per te…un amore sincero non muore mai”.

 

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Essenso figlia privilegiata di due ex sessantottini il mio cuore è inevitabilmente ROSSO... Posso vantarmi di essere sempre rimasta fedele alle mie idee, anche se i tempi cambiano e la politica di oggi non è granchè. VORREI PIUTTOSTO AVERE LA STESSA DIGNITA' E FORZA MORALE DI QUESTI GRANDI UOMINI E DONNE, ALCUNI DI LORO VERI MARTIRI... SALVADOR ALLENDE, ERNESTO CHE GUEVARA, FIDEL CASTRO, JOSE' ZAPATERO, ENZO BIAGI, NILDE IOTTI, ENRICO BERLINGUER, PALMIRO TOGLIATTI, ALDO MORO. NELL'ATTUALITA', OLTRE A WALTER VELTRONI E ZAPATERO, ABBIAMO ROBERTO SAVIANO, UN RAGAZZO ECCEZIONALE E SONO ORGOGLIOSA CHE CI SIA UN ITALIANO, COETANEO CAPACE DI RIMANERE COSI' INTEGRO, LUCIDO, INTELLIGENTE E FORTE... LA SUA TRAGICITA' MI RICORDA PER CERTI VERSI QUELLA DI PASOLINI, LA SUA COERENZA INTELLETTUALE E' LA STESSA DI ENZO BIAGI, LA SUA PASSIONE PARI A QUELLA DI INDRO MONTANELLI... FINCHE' SCRIVERANNO PERSONE COME LUI, POTREMO ANCORA AVERE SPERANZA IN QUESTO MONDO.

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