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CIAO GABBO... ONORE!
"Si può morire così, per giunta dormendo? Qualcuno ci deve dire perché. Se parliamo di perdono dobbiamo parlare di giustizia e questa è una morte che chiede giustizia. Ci sarà una giustizia divina sulla quale nessuno può permettersi di parlare, ma ci deve essere anche una giustizia umana, che non sia una vendetta ma che aiuti per quanto possibile a placare gli animi di tanti di noi".
Dall'omelia pronunciata da Don Paolo Tammi durante il funerale di Gabriele Sandri.
In memoria di Gabbo, fratello di questa Urbe Immortale... al di là dei colori
OLTRE 200.000 VISITE AL BLOG!
Viene dopo tante finte battaglie, il giorno in cui c'è da fare sul serio, e si ristabiliscono di colpo le gerarchie naturali:
avanti gli ultimi, i dimenticati, i malvisti, i derisi. Essi ebbero la fortuna di non fare carriera, anzi di non volerla fare, di non smarrire le proprie virtù nel frastuono degli elogi mentiti e dei battimani convenzionali.
Essi ebbero la fortuna di assaporare amarezze sane, ire sane, conoscere lunghi silenzi, sacrifici ostinati e senza lacrime, solitudini di pietra, amicizie non sottoposte all'utile e non imperniate sull'intrigo.
Berto Ricci
KAISERSLAUTERN, 26 GIUGNO 2006:
Lettera della squadra al Presidente Sensi
Ciao Presidente,
ci affidiamo a queste poche righe per dirti tutto quello che a volte magari non siamo riusciti a trasmetterti a voce o attraverso i gesti e i comportamenti.
Qualcuno di noi Ti ha conosciuto dal giorno in cui sei diventato “Il Presidente”, qualcuno ti ha incontrato durante i Tuoi 15 anni di presidenza e qualcuno Ti ha conosciuto da poco, ma in ognuno di noi è rimasto impresso il tuo sguardo profondo, carico di umanità, pur se determinato e a volte, forse per chi Ti conosceva troppo poco, anche un po’ duro, ma nessuno di noi può dimenticare la passione con cui ci hai sempre seguito, anche quando non eri presente fisicamente. Sei sempre stato vicino a noi, a volte come Presidente, altre come un secondo padre.
In questi anni hai saputo coniugare sport e solidarietà umana e sociale, senza mai perdere i valori morali che sono propri dello sport. Hai fatto tanto per la Roma e per Roma, le tue passioni dopo l’amore per la tua famiglia, e i romani e i romanisti – e non solo loro – ti hanno accompagnato con dignità e riservatezza, così come Tu hai affrontato la Tua ultima battaglia, una delle tante ma sicuramente la più dura.
Noi non Ti lasceremo solo e non lasceremo sola la Tua famiglia e la famiglia romanista; la nostra forza sarà l’unione e faremo il possibile per farti sorridere da dove sarai, uno di quei tuoi sorrisi che ci regalavi quando venivi in spogliatoio per darci la carica.
Ciao Presidente, Tu sei sempre con noi.
Il gol di De Rossi alla Fiorentina commentato dal grandissimo e compianto Alberto D'Aguanno
Serie A: 18^ Giornata:
Chievo-Inter
Atalanta-Napoli
Bari-Udinese
Cagliari-Roma
Catania-Bologna
Lazio-Livorno
Parma-Juventus
Sampdoria-Palermo
Siena-Fiorentina
Milan-Genoa
Classifica:
- Inter 39
- Milan* 31
- Juventus 30
- Roma 28
- Parma 28
- Napoli 27
- Palermo 26
- Sampdoria 25
- Bari* 24
- Chievo 24
- Fiorentina* 24
- Genoa* 24
- Cagliari* 23
- Udinese* 18
- Livorno 18
- Bologna* 16
- 16
- Atalanta* 13
- Catania 12
- Siena 12
* una partita in meno
Marcatori Giallorossi in Campionato
9 reti: Totti.
4 reti: De Rossi.
3 reti: Vucinic.
2 reti: Perrotta, Brighi, Burdisso.
1 rete: Taddei, Mexes, Riise, Menez, Cassetti.
Giudice Sportivo
Multe all'A.S. Roma nel corso della stagione:
€ 77.000,00
Squalificati per la prossima gara di campionato:
Espulsi nell'ultima partita:
5 ammonizioni.
De Rossi.
4 ammonizioni:
Cassetti, Pizarro, Menez, Perrotta.
3 ammonizioni (in diffida):
Totti.
2 ammonizioni:
Vucinic, Andreolli, Mexes, Burdisso.
1 ammonizione:
Taddei, Okaka, Cerci, Vucinic, Doni, Riise, Motta, Guberti, Brighi.
Prossime gare AS Roma
6 gennaio, 18^ giornata:
-
9 gennaio, 19^ giornata:
-
12 gennaio, Coppa Italia, Ottavi di Finale:
-
Europa League
Sedicesimi di Finale:
Panathinaikos-Roma (18 e 25 febbraio)
Marcatori giallorossi in Europa League:
11 reti: Totti.
3 reti: Menez, Okaka, Cerci.
2 reti: De Rossi, Riise, Vucinic.
1 rete: Guberti, Perrotta, Andreolli, Scardina.
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Messaggi del 05/11/2007
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"Mi ha apprezzato come uomo e come calciatore. Avevo un feeling particolare con lui, mi sono sempre trovato benissimo. Sapeva risolvere i problemi, aveva la capacitá di stemperare la tensione in ogni circostanza. Speravamo potesse riprendersi, lo abbiamo sperato fino alla fine. Temo abbia sofferto molto, credo che questi ultimi anni siano stati molto duri".
"Quando ci lascia un personaggio così si va indietro ai ricordi belli. Ho avuto il piacere di conoscerlo ed è sempre stata una persona eccezionale, non solo come allenatore ma anche come uomo. Sono stato suo avversario e ho lavorato insieme a Liedholm quando ero alla Roma, insieme alla famiglia Sensi. Ho avuto la possibilità di scoprire dietro un grande allenatore un grande uomo, una persona meravigliosa. Eravamo spesso insieme nello stesso albergo e nei momenti difficili era caro con me. Ricordo che è stato uno dei primi a offrire un calcio di qualità con la sua Roma e con Falcao".
"Con lui se ne va un pezzo enorme della storia del Milan. Il Milan piange la scomparsa di Liedholm, il tecnico rossonero della Stella, protagonista insostituibile del leggendario trio Gre-No-Li. Il suo ricordo rimarrà indelebile nel cuore di tutti i Milanisti e degli appassionati di calcio".
"Era davvero un barone, come veniva soprannominato, un innamorato del calcio e della lealtà in campo. Ci giocai contro negli anni Cinquanta e Sessanta quando era al Milan. Non aveva un ritmo eccezionale, forse era il meno tecnico del trio Gre-No-Li però aveva un'intelligenza sopra la media".
"Aveva il rispetto di tutti. Proprio oggi a Trigoria parlavamo di Nils. Lo avevo sentito di recente, era una persona eccezionale. Io ho ricordi eccezionali: aveva un carisma incredibile, sembrava un buono ma era capace di tenere in mno la situazione come nessun altro. Ricordo una volta in cui Falcao era stato male tutta la settimana e non si era allenato. Lui gli chiese come si sentisse, il brasiliano rispose: 'Benè. Liedholm disse: 'Allora puoi fare le scale per andare in tribuna'...".
"Per me era un secondo padre. Gli devo tutto, era un grande. Sono contento di aver potuto incontrare una persona così stupenda, capace di voler bene a tutta la mia famiglia, non solo a me. A questo uomo devo tanto. Non mi ha solo realizzato nel lavoro, facendomi vincere i miei unici due scudetti, ma mi ha cresciuto sin da bambino e mi è stato vicino al momento della separazione dalla mia prima moglie".
"Non parlava molto, si faceva capire però con i gesti e gli occhi. E con le sue battute ti faceva capire se giocavi o meno. In un anno (1983-84 ndr) non ho potuto costruire un grande rapporto con lui, però la sua morte mi ha colpito molto. Come allenatore faceva migliorare tecnicamente anche i giocatori arrivati perchè pretendeva un gran lavoro sui fondamentali: spero non abbia sofferto e sia morto in pace".
"La Fiorentina, il Presidente, il consiglio d'amministrazione, la società, lo staff tecnico e tutta la squadra esprimono il loro più sentito rammarico per la scomparsa di un grande del calcio di tutti i tempi quale è stato Nils Liedholm".
"Avversario leale e uomo di sport. Il calcio perde un altro personaggio della sua storia, vicecampione del mondo con la Svezia nel 1958, oro olimpico nel 1948, protagonista in Italia, sul campo e in panchina, con il Milan e la Roma".
"Il Presidente Franco Sensi, l'Amministratore Delegato Rosella Sensi, i dirigenti, lo staff tecnico, i calciatori e l'A.S. Roma tutta, si stringono con profondo cordoglio ai familiari per la scomparsa di Nils Liedholm. Se ne va con lui un pezzo fondamentale della storia giallorossa. Il Barone ha guidato la Roma per 12 anni e vinto da allenatore il campionato 1982-83".
"Oronzo Canà? Opera di Nils Liedholm. Ci incontrammo per la prima volta in treno, andavamo entrambi da Roma a Milano, io dovevo andare in tv. Liedholm mi chiese se io conoscevo l’allenatore Oronzo Pugliese, noto all’epoca per un carattere irascibile, stravagante e originale, perché gli sembrava che io nei miei film imitassi il suo modo di parlare. Ma io non conoscevo Pugliese, e allora Liedholm me ne parlò diverse volte, nei successivi Roma-Milano che facemmo insieme. A quel punto mi venne veramente l’idea di farne un personaggio per un film. Scrissi un soggetto e il film fu un successo straordinario. Mi promise di recitare e lo fece. Fra di noi si instaurò un bellissimo rapporto, mi raccontò che nei suoi tantissimi ritiri faceva vedere molte volte ai giocatori delle sue squadre quel film".
"Sono stato uno tra i pochissimi ad averlo avuto come compagno di squadra e poi come allenatore. Ricordo che faceva di tutto per mettere tutti gli altri a proprio agio, giovani o anziani del gruppo. Anzi, era lui il primo a mettersi a disposizione degli altri per cercare di creare l’ambiente ideale. Passò subito alla panchina e per poco non vincemmo lo scudetto. Purtroppo poi Liedholm si ammalò, ricordo che si trattò di un’epatite, e non potemmo proseguire con lui quella stagione. Nel 1978-79, l'anno della stella, io non giocai molto per via di un infortunio e Liedholm, senza attaccanti, si inventò una squadra di mezze punte. fece di necessità virtù".
"Non è retorica, ma per la famiglia Viola l'incontro con Nils ha significato una crescita decisiva: abbiamo veramente avuto la fortuna di incontrarlo. Tutti quelli che lo hanno conosciuto sono cresciuti con lui, la sua capacità di sdrammatizzare, di pensare a un calcio più bello e credibile restano immagini forti. I ricordi sono tanti, ma quello che mi è più caro è il profondo rispetto che tutti avevano per lui".
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Il ricordo del Barone del Presidente Franco Sensi, dell'Amministratore Delegato Rosella Sensi, del Direttore Tecnico Bruno Conti, di Mister Luciano Spalletti e di Capitan Francesco Totti.
Franco Sensi
“Il dolore provocato dalla notizia della scomparsa di Nils Liedholm ha scosso tutta la famiglia della Roma, perché la traccia lasciata a Trigoria dal tecnico svedese è ancora viva e presente. Liedholm ha portato nel nostro club una cultura, un modo di interpretare il calcio, la voglia di distinguersi attraverso la zona, lo spettacolo. E’ stato il primo a pretendere un cambio di mentalità nel Paese del catenaccio e della speculazione tattica. La Roma degli anni ottanta, la sua Roma, ha creato le basi per una crescita decisiva e ha dettato l’impronta che ancora oggi porta la nostra squadra a cercare i risultati secondo una logica che sposa un calcio positivo e spettacolare. Io ho tifato per Liedholm e ho voluto Nils al mio fianco, perché sapevo di poter sfruttare in pieno questo esempio, nella linea di una continuità che ritenevo necessaria per arrivare al successo nel rispetto di una tradizione. L’unica consolazione, in un momento del genere, è rappresentata dalla certezza che Nils resterà vivo per tutti i romanisti come simbolo vincente e unico. La Roma, con lui, vinse il titolo italiano, giocando un calcio di alto livello tecnico. Quella Roma entrò nell’elite del calcio europeo. Liedholm è nella storia del calcio e nella nostra storia, per sempre”
Rosella Sensi
"Non posso credere che non ci sia più l’uomo per il quale ho cominciato a sentirmi orgogliosa di essere romanista. Avevo sette anni, forse sei, era l’epoca dei primi passi di Nils con la Roma e già la squadra veniva portata ad esempio per la qualità del suo gioco. Sono cresciuta frequentando l’Olimpico con mio padre, mia madre e le mie sorelle, trepidando per quella squadra fino a vederla campione d’Italia. Sono i ricordi centrali nella memoria di una tifosa che non potrà mai scordare un’epoca così significativa e importante. Poi, da consigliere della Roma, ho ritrovato Nils al mio fianco, consigliere voluto da mio padre e mio primo esempio o riferimento. Oggi per la Roma è un giorno di grande tristezza, un pezzo della nostra storia diventa, purtroppo, solo un meraviglioso ricordo2
Bruno Conti
"Nils Liedholm è stato la mia vita calcistica e umana. E’ l’allenatore con cui ho iniziato ed esordito ed è stata la persona che mi ha insegnato l’importanza del lavoro e al contempo del sapersi prendere in giro e sdrammatizzare. Gli devo la carriera da calciatore e la mia formazione umana."
Luciano Spalletti
"Nils Liedholm è stato un protagonista assoluto del calcio mondiale. Con lui se ne va uno stile professionale unico fatto di semplicità, umanità e grande carisma. E’ una persona che ho ammirato profondamente."
Francesco Totti
"Dopo il Presidente e il Capitano è scomparso anche l’Allenatore del penultimo scudetto. L’ho incontrato e conosciuto e ho potuto apprezzare una persona di grande ironia ed umanità. Una perdita grandissima per il calcio e per la Roma."
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Il Presidente Franco Sensi, l’Amministratore Delegato Rosella Sensi, i dirigenti, lo staff tecnico, i calciatori e l’A.S. Roma tutta, si stringono con profondo cordoglio ai familiari per la scomparsa di Nils Liedholm. Se ne va con lui un pezzo fondamentale della storia giallorossa. Il 'Barone' ha guidato la Roma per 12 anni e vinto da allenatore il campionato 1982/83.
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Addio Barone nostro. E' morto all'eta di 85 anni Nils Liedholm, l'allenatore della Roma 82/83, la stagione del secondo scudetto della nostra storia. Nato a Valdemarsvik, in Svezia, nel 1922 è stato un grandissimo sia come calciatore che come allenatore. Se la carriera in campo, dopo l'arrivo in Italia nel 1949, la trascorse tutta con la maglia del Milan formando l'eccezionale tridente scandinavo Gre-No-Li insieme ai compagni Green e Nordahl, i suoi successi in panchina furono sia con i rossoneri che con la Roma.
IL RICORDO DI EX GIOCATORI E ALTRI PERSONAGGI DEL MONDO DEL CALCIO A RADIO RADIO
Lavorare con il Barone era un paradiso. Lascia tra noi romanisti un grandissimo vuoto. (Giorgio Rossi)
A Nils Liedholm devo tanto, mi ha cresciuto da bambino. E' morto un altro papà per me. (Aldo Maldera)
Spero soltanto che il Barone sia morto in pace. Non era un grande comunicatore, a lui bastava uno sguardo per farti capire una cosa. Proteggeva sempre i suoi giocatori, con lui migliorava anche uno scarso. (Francesco Graziani)
Io avevo un grande rapporto con Liedholm: molto dicono che fossi il suo preferito. Non so dire il perché, magari per il carattere. (Roberto Pruzzo)
Liedholm era malato da tempo. I funerali si svolgeranno lunedì a Cuccaro.
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«La Roma sta giocando molto bene ma subisce troppe reti, è grave e non riesco a capire il perchè visto che a livello difensivo sono molto ben messi, come qualità e prestanza fisica. Cercano di entrare in porta con i ricami, con tutto il pallone, invece di badare alla sostanza e mettere la palla in rete. La Roma si piace troppo...».
Dopo il 2-2 di Empoli e l'occasione sprecata arriva qualche critica alla Roma di Spalletti anche dall'ex tecnico giallorosso, Fabio Capello. Secondo il tecnico friulano la Roma dovrebbe essere meno narcisa e più concreta. «Vucinic? Sta entrando nella mentalità pericolosa della squadra di fare sempre le cose più belle, - spiega Capello a Radio Anch'Io Lo Sport - di andare in porta con i ricami invece di badare alla sostanza. Lui è il centravanti che io vorrei nella mia squadra? Non proprio. Merito o colpa del modulo? È un narcisismo naturale però ci vuole sostanza, non si possono subire tante reti come loro, questa è cosa grave per la vera antagonista dell'Inter».
Ndb: Parole sante Mister, parole sante... Quanto mi manca Fabio Capello! sarà stato pure uno stronzo a scappare, però intanto con lui siamo andati al Circo Massimo a festeggiare uno scudo!
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La Roma è tornata in campo a Trigoria in vista del match di mercoledì contro lo Sporting Lisbona. Durante la seduta di questa mattina, Mexes ha avuto un diverbio con un tifoso che, arrampicato sul muro del Fulvio Bernardini, ha chiesto al francese maggiore cattiveria in campo. Il difensore non ha reagito bene e Spalletti è intervenuto per placare gli animi. Il tecnico ha parlato a lungo col tifoso invitandolo a stare vicino alla squadra.
Ndb (nota del blogger): Mexes credo sia l'ultimo dei colpevoli per i due punti gettati al vento ieri.
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Errata corrige del sito As.Roma.it. Francesco Totti e Christian Panucci, inseriti per errore in un primo momento nella lista dei convocati, non partiranno alla volta di Lisbona dove mercoledì si giocherà la sfida con lo Sporting, valevole per il primo turno di Champions League
LA LISTA DEI CONVOCATI:
ANTUNES Gabriel
BARUSSO Ahmed
BERTAGNOLI Julio Sergio
BRIGHI Matteo
CASSETTI Marco
CURCI Gianluca
CICINHO
DE ROSSI Daniele
FERRARI Matteo
GIULY Ludovic
JUAN
MANCINI Alessandro
MARANGON Alexander
MEXES Philippe
PERROTTA Simone
PIT Adrian
PIZARRO David
TONETTO Max
VUCINIC Mirko
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E ' una vera sorpresa, perchè non ce l'aspettavamo veramente, ma c'è anche Francesco Totti tra i 21 convocati di Spalletti per la gara di mercoledì contro lo Sporting Lisbona. Ancora fuori Taddei, recuperato Christian Panucci.
LA LISTA DEI CONVOCATI:
ANTUNES Gabriel
BARUSSO Ahmed
BERTAGNOLI Julio Sergio
BRIGHI Matteo
CASSETTI Marco
CURCI Gianluca
CICINHO
DE ROSSI Daniele
FERRARI Matteo
GIULY Ludovic
JUAN
MANCINI Alessandro
MARANGON Alexander
MEXES Philippe
PANUCCI Christian
PERROTTA Simone
PIT Adrian
PIZARRO David
TONETTO Max
TOTTI Francesco
VUCINIC Mirko
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Lupastro, del blog http://blog.libero.it/LUPASTRO, scrive parole sante sulla sua rubrica sul sito corederoma.net
Questa è una città speciale per esaltare i giocatori. Fino a ieri avevo sentito dire che quel Vucinic fosse “mejo de” Cristiano Ronaldo e che il figlio di Alex Ferguson lo spiasse segretamente per portarlo alla corte di Manchester. Ma non scherziamo, qui ci troviamo di fronte ad un Fabio Junior di colore bianco, e che si sfila la maglietta ogni volta che segna come giocasse una finale mondiale. La verità è che il numero nove della Roma non ha la stoffa del centravanti. Un vero nove, la palla, la mette dentro. Non si mette a far giochini idioti. Il tentativo di cucchiaio sulla prima occasione di ieri fa ridere. E la palla scaraventata a due metri dal palo, col portiere battuto, ci fa perdere due punti preziosissimi. Sul tentativo di cucchiaio bisogna dire: lasciate a Totti quel che è di Totti. Giocatori minori, o se volete minorati, non devono neanche pensarle certe cose.
Il rigore a cucchiaio di Milano è vergognoso e non m’importa se De Rossi è di Ostia. Basta con questo protezionismo verso i romani. Perché quella coattata ci poteva costar cara. Purtroppo stando al fianco di Totti questi giocatori finiscono per subire un’influenza negativa. Nasce e si diffonde la sindrome Totti, il voler imitare non avendone le capacità. E così pure Perrotta si lascia andare a goffi colpi di tacco. Narcisi impazziti che finiscono per affogare nel lago. E noi con loro! Questa Roma bella che balla poco, tutto fumo e poco arrosto, spaccona e sprecona, rugantina e fregnona. Mancini che adesso, ogni volta, tenta il ballo di san Lione! È ridicolo, perché ormai gli avversari lo conoscono e restano fermi, mentre lui continua a ballare sul posto, e noi a strillare “e vai, vai!!” come scemi. Spalletti lo toglie pure stavolta che portava la fascia da capitano. E per cinque minuti ci tocca anche vedere Ferrari con quella fascetta al braccio.
E Marangao? Anzi, Doni (è più appropriato). Sarà pure il portiere del Brasile, ma sta sempre fuori, come una puttana, forse a prendere l’aria?? Intanto abbiamo già incassato 16 reti, e la difesa si sbriciola, ad ogni partita, come un wafer.
Parole sante quelle di mister Capello alla Domenica Sportiva: “A Roma dopo una partita vinta ci si sente i più forti del mondo”. Adesso potevamo essere ad un solo punto dall'Inter e invece restiamo dietro, a guardare, col naso nel culo viola. Certo, col bel gioco “se divertimo…”, ma ce la faremo ad arrivare tra le prime quattro?? E menomale che “il campionato si vince contro le piccole...”.
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Ancora tre giorni di lavoro, compreso oggi, a Cesenatico e Alberto Aquilani tornerà a Trigoria. Il centrocampista giallorosso ha chiesto, e ottenuto, il permesso alla società per prolungare il suo soggiorno nel centro romagnolo dove si sta curando ormai da quasi un mese per l'infortunio muscolare subito il 2 ottobre scorso a Manchester. In un primo momento sarebbe dovuto tornare ieri nella capitale ma visto che domani la squadra partirà per Lisbona e che sarebbe rimasto a lavorare da solo al Bernardini, si è deciso di lasciarlo a Cesenatico fino a mercoledì. In questo modo Alberto potrà ricominciare a lavorare con i compagni giovedì, dopo la partita di Champions e a tre giorni dalla gara con il Cagliari. Difficile immaginare una sua convocazione per la partita contro i sardi, anche se negli ultimi giorni ha cominciato a forzare i ritmi in allenamento e ad aumentare i carichi di lavoro, più probabile un suo rientro contro il Genoa dopo la sosta. L'importante, comunque, è che quando tornerà a Trigoria, Alberto sarà completamente guarito. Ne hanno bisogno Spalletti e Donadoni, ma soprattutto ne ha bisogno lui.
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A Lisbona senza Totti. Non è ancora una certezza, ma quasi. La formazione giallorossa mercoledì andrà a giocarsi la gara che vale il passaggio agli ottavi di finale di Champions ancora una volta senza il suo Capitano. E' ancora forte il dolore al collo del piede destro, colpito duro dal brasiliano Liedson proprio nella partita di andata. Forte a tal punto che Francesco non riesce ancora a poggiare per bene il piede in terra, figuriamoci a correre o a calciare il pallone. «E' un punto delicato - aveva detto pochi giorni fa il dottor Brozzi - quello dove si è infortunato Francesco perché proprio lì poggia tutto il peso del corpo». Totti non è ancora tornato in campo e dal giorno dell'infortunio ha fatto solo fisioterapia, massaggi, al massimo un po' di piscina. Ieri mattina si è presentato a Trigoria insieme a Vito Scala, che non è partito per Empoli con la squadra, ma ha fatto solo fisioterapia. Stamattina al Bernardini sosterrà il provino definitivo, ma tutto lascia pensare che il Capitano mercoledì sera farà il tifo dalla poltrona e che al centro dell'attacco ci sarà di nuovo WCnic.
Il recupero di Totti in questo momento della stagione è di fondamentale importanza. Primo perché per vincere contro quelle squadre che aveva definito "piccole", provocando la reazione di Spalletti secondo cui formazioni come l'Empoli non si possono definire in questo modo, c'è bisogno anche (soprattutto) dei suoi gol, e poi perché Vucinic conferma di non avere lucidità sotto porta e di non essere un centravanti da Roma. I tre gol segnati in 8 giorni non devono illudere e non fanno un campione.
Se Totti fosse stato pronto a Lisbona avremmo assistito probabilmente ad una staffetta tra i due: un tempo per uno e poi il capitano di nuovo titolare contro il Cagliari. Invece Totti rischia di non esserci nemmeno nella gara di domenica prossima contro la formazione di Giampaolo, l'ultima prima della sosta del campionato prevista per il doppio impegno della Nazionale contro Scozia e Far Oer. Il problema è che più passano i giorni e più il recupero diventa difficile perché è complicato riprendere in pochi giorni il tono muscolare è perso con la lunga inattività. Per questo motivo il rischio concreto è quello di rivedere Totti in campo direttamente sabato 24 contro il Genoa: in quel caso avrebbe tutto il tempo di recuperare per rimettersi in forma. E tornare più forte di prima.
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Un accenno di rissa, un campionario di insulti in parte irriferibili, in parte miserabili, uno strascico in procura federale (il cui intervento è stato immediatamente attivato dal procuratore Palazzi che ha visto le immagini in tv) che potrebbe avere conseguenze per i dirigenti, difficilmente squalifiche, più probabilmente multe pecuniarie. La rimonta dell'Empoli ha scatenato la maleducazione dell'entourage del presidente dei toscani Fabrizio Corsi e la reazione dei dirigenti romanisti Bruno Conti, Tonino Tempestilli e Daniele Pradè, con gli inserimenti di Spalletti e il balletto di dichiarazioni finali dei protagonisti nelle varie televisioni che ad ogni intervista riattizzava il fuoco della polemica. Ed è stato un triste deja vu, dopo quanto s'è visto già lo scorso anno, protagonisti allora Panucci e lo stesso Corsi, che, evidentemente, come hanno detto tutti i protagonisti romanisti, per la Roma (e per il suo ex allenatore Spalletti) prova un rancore che esplode nei momenti di tensione.
Ieri è successo tutto tra il primo e il secondo gol dell'Empoli, con i gestacci (le "corna") e qualche parolina di troppo («romani di merda») detta dagli amici di Corsi in direzione dei dirigenti romanisti. Dopo il 2-2 Tempestilli ha lasciato la tribuna per non rispondere ad ulteriori provocazioni, ricordando al presidente empolese i suoi doveri d'ospitalità. Per tutta risposta Corsi gli ha risposto più o meno con queste parole: «Voi pensate ai tifosi vostri che io penso ai miei». Tonino ha reagito, sono volati altri insulti, il dirigente romanista ha cercato lo scontro con uno degli amici di Corsi, invitandolo ad accompagnarlo fuori, poi sono intervenuti gli inservienti e sono andati tutti negli spogliatoi, dove si sperava che la tensione potesse essere allentata.
Invece giù, davanti agli spogliatoi, e proseguita e ha vissuto nuovi picchi, con insulti e altri tentativi di scontro. Nella discussione a dar manforte a Tempestilli è intervenuto anche Bruno Conti, finché non sono stati accompagnati di nuovo in campo proprio per evitare altri rischi di contatto. Ma quando poi nelle interviste sono stati chiesti i commenti all'accaduto il fuoco è stato riattizzato.
Ha cominciato Spalletti: «Corsi lo conosco, viene nello spogliatoio e fa sempre le ripicche, come i bambini piccoli, Conti giustamente gli ha risposto. Ora visto che lo conosciamo è giusto che glielo diciamo». Poi è arrivato Corsi a precisare: «Tempestilli si è lamentato dei nostri tifosi e io gli ho detto di stare calmo. L'ho detto anche ai nostri tifosi. Poi, negli spogliatoi, dopo che i dirigenti della Roma mi hanno ricoperto di insulti, io gli ho risposto».
La questione sembrava finalmente potersi ricomporre. Invece Corsi ha avuto un'altra uscita discutibile, con l'inviato de La7: «Quando arrivano qui e non fanno risultato pieno accade sempre questo. Capisco che siamo in campagna, ma di fronte a un dirigente di una società ci vorrebbe più rispetto. E poi è inutile che vengano qui a Empoli a fare la grande società quando hanno lasciato "chiodi" in giro». In dialetto toscano, i "chiodi" sono i debiti. Così, dopo un rapido giro di verifiche è venuto fuori che il riferimento di Corsi era ad un acquisto di giacconi di pelle nell'azienda di famiglia gestita da Giacomo Corsi, fratello di Fabrizio, fatto da non meglio precisati tesserati romanisti qualche anno fa e secondo lui non ancora saldato. Una vicenda penosa, dunque, e secondo i dirigenti romanisti non vera. Quando è stato informato Tempestilli s'è nuovamente scagliato contro Corsi: «Sei un uomo di merda, dì la verità su quell'assegno».
E mentre i due collaboratori della Procura federale a quel punto convocavano in un ufficio dello stadio Castellani i protagonisti della vicenda (il presidente Corsi, il collaboratore dell'Empoli Lodi che s'era ritrovato in mezzo alla lite, il direttore organizzativo della Roma Tonino Tempestilli) il ds della Roma Daniele Pradè raggiungeva la sala-stampa per chiarire alcuni termini della questione: «Altre volte il presidente dell'Empoli Corsi s'è comportato in questo modo. Se ha del rancore con Spalletti e Daniele Baldini non può riversarlo sulla Roma». E quel riferimento a presunti conti non pagati? «Non può prendersela certo con noi. Tempestilli e Batistuta effettivamente acquistarono dei capi presso l'azienda della famiglia Corsi, ma Tonino saldò la sua parte, con un assegno di 800 euro. Se poi Batistuta non ha saldato la sua parte noi che c'entriamo?». Amara la sua morale: «I dirigenti per primi dovrebbero dare l'esempio di equilibrio di fronte ai propri tifosi. E invece ho assistito a scene e ho sentito parole che non hanno niente a che vedere con la lealtà e la sportività. Tra l'altro non è la prima volta qui a Empoli. Noi da tre anni a questa parte abbiamo deciso di mantenere un profilo di correttezza e sportività e intendiamo proseguire così». Il fascicolo dell'indagine finirà sul tavolo di Stefano Palazzi, procuratore federale, che poi deciderà se aprire un'inchiesta su questa vicenda.
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16 GOL SUBITI IN 11 GARE,
4 RIMONTE NEL FINALE,
UN PUNTO IN MENO DELL'ANNO SCORSO
68° ESCE PERROTTA ENTRA BARUSSO
86° ESCE MANCINI ENTRA MEXES
La Roma difende un gol di vantaggio, l'Empoli attacca.
Spalletti spiega così il cambio: «Mexes invece l'ho messo per dare sostanza in area.
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A fine partita Spalletti salta da una telecamera all'altra, finendo in sala-stampa, sempre per ripetere lo stesso concetto: «Se cercate una spiegazione per il risultato, cercatela nelle occasioni sbagliate, non nell'atteggiamento della squadra o nelle sostituzioni». Eppure quella Roma a trazione posteriore con i tre cambi difensivi non è piaciuta a nessuno. E di questo si può chiedere conto solo a lui.
Spalletti, partiamo dalle sostituzioni. Sono state determinate da cause di forza maggiore o sono state tutte e tre volute?
«Giuly aveva male a un adduttore, ma sinceramente l'avrei tolto lo stesso. L'inserimento di Tonetto dava la possibilità di liberare Cicinho dalla fase difensiva, per me era giusto in quel momento ridurre la possibilità di sofferenza negli uno contro uno sulle fasce. Perrotta era stanco e l'ho sostituito con Barusso. Mexes invece l'ho messo per dare sostanza in area. E invece hanno pescato il jolly da fuori. Ma intendete dire che il pareggio è dipeso dalle sostituzioni? Se è così pensate pure che le responsabilità siano tutte mie, che le ho volute tutte io, ma la realtà è differente».
Qual è la sua versione?
«Quando in una partita hai dieci occasioni nette per fare gol non c'è più niente da fare, è meglio pensare a difendersi perché poi rischi anche di perderla. E' inutile andare a cercare altri cavilli, serve solo a fare confusione. Se volete dire cose come queste possiamo parlare anche per tre giorni, ma è inutile. Quando sprechi dieci situazioni per segnare...».
E perché s'è sbagliato così tanto?
«Perché abbiamo sprecato le conclusioni e perché altre volte non ci siamo passati la palla, nelle situazioni troppo facili. Se poi gli avversari trovano due eurogol da 35-40 metri bisogna star zitti, tornare a casa e fare una sintesi da usare nella prossima gara».
La Roma ha sbagliato tanto, è vero. Ma ha anche sofferto tanto. L'Empoli ha fatto due gol e poteva farne altrettanti. E questo è un dato incontestabile, a prescindere dalle reti sbagliate.
«Gli avversari si sono guadagnati le loro occasioni, hanno vinto questa possibilità avendo la meglio nei duelli. Ma noi gliel'abbiamo regalata».
Quando c'è il turnover comunque se ne risente, almeno a livello di risultati.
«Secondo me non è così. La squadra l'abbiamo cambiata un po' a Milano e un po' nel derby, poi non so a che vi riferite in particolare quando parlate di turn over, chi considerate riserve e chi titolari? Io ho un gruppo di giocatori e cerco di mettere in campo quelli che mi servono per vincere le partite».
Cicinho ha fatto meglio da difensore che nel secondo tempo. E' sembrato non a suo agio quando i ritmi si sono alzati. Paradossalmente uno come lui si trova meglio contro il Milan che contro l'Empoli.
«Può essere vero, queste sono partite che hanno una chimica diversa nello scorrimento. Paradossalmente è più facile giocare con il Milan, il Milan la palla te la riporta perché la gioca, la Lazio la ribalta ed è per quello che nel derby non l'ho messo. Lì lasciando aperto il settore potevamo rischiare. Il Milan magari ridà tempo di metterti a posto. Sono dettagli che possono fare la differenza, io ho il dovere di vedere le caratteristiche dei giocatori più in profondità. Nel secondo tempo poi loro sono stati molto offensivi, avevano due attaccanti fisici in mezzo e due esterni così bravi come Vannucchi e Giovinco. Se lì fai gol la partita è finita. Non lo fai e loro riprendono. Se avessimo palleggiato saremmo arrivati in sei sottoporta, vai in velocità e sbagli».
E' mancata anche un po' di fisicità?
«Quando una squadra gioca tre partite in una settimana, è molto dura. Avevamo poca freschezza. Ma il risultato è stato figlio della casualità».
La Roma prende sempre troppi gol.
«Più che tanti gol subiti, sono pochi quelli realizzati. Gol come quelli dell'Empoli, sono frutto di situazioni imprevedibili».
Sprecata la possibilità di avvicinare l'Inter. E restano nei paraggi Juve e Fiorentina.
«Secondo me anche il Milan può tornare dentro. Io devo riuscire ad avere la convinzione che la mia squadra può arrivare fino in fondo, e di conseguenza andare a mettere a posto la psicologia dei miei ragazzi».
Resta il rammarico.
«Peccato, avevamo fatto bene il primo tempo. Siamo fatti così, pensiamo di avere le partite in pugno, ma non è così. Qualche gara si può pareggiare ma così no».
E la conferma di Brighi.
«Dà sempre un buon rendimento, sono contento che è riuscito anche a far gol».
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Non è poi così difficile individuare le responsabilità degli ennesimi due punti persi ieri, poichè la sventurata rimonta di ieri non ha un unico colpevole.
Si dirà che il turn over provoca sempre qualche sbandamento e invece tra le varie problematiche evidenziate ieri questa è l'unica che non regge: perché nel primo tempo Cicinho, Giuly e Brighi, i tre entrati in squadra, erano stati tra i migliori in campo, avevano lasciato la loro firma sui gol, avevano dato la dimostrazione netta della crescita generale di un gruppo che su un campo tradizionalmente ostile macinava gioco e segnava reti. E quelle incertezze di troppo di Vucinic nella prima frazione venivano segnalate semplicemente come un fardello accessorio e non determinante.
Certo, la Roma senza Totti (e Taddei, Aquilani, De Rossi) è una squadra meno forte e sicuramente meno "romana" (considerazione che dà da pensare, in rapporto al molle comportamento del secondo tempo), ma anche nelle precedenti esibizioni vittoriose il Capitano non c'era, e Taddei è fuori da Firenze e Aquilani da Manchester.
Il secondo tempo merita dunque altre sottolineature. Intanto gli errori dei singoli, a cominciare da Doni, fino a quel punto tra i migliori in campo. Ma sulla punizione di Giovinco (fortunosa, come ha ammesso lo stesso ragazzino negli spogliatoi) Doni ha pensato solo all'ipotesi del cross, restando troppo avanti rispetto alla linea di porta, così sulla parabola è stato beffato. WCnic è stato indubbiamente il più colpevole, dimostrandosi un attaccante scandaloso e dando certezze a chi, come il sottoscritto, diceva che 3 golletti non facevano primavera. Il montenegrino non è giocatore, ha bisogno della scuola calcio che si fà ai bambini di 6 anni, e non può continuare a stare nella rosa della Roma. Fabio Junior, uno dei bidoni più clamorosi della storia della Roma, ha una media-gol più alta del montenegrino! 16 presenze e 4 gol in campionato per il brasiliano, con una media-gol di 0,25, mentre per il montenegrino ri registrano ormai 34 presenze e le stesse 4 reti, con una media-gol di 0,12. Qualsiasi centravanti della serie A o serie B farebbe meglio di WCnic e ci avrebbe fatto avere qualche punto in più.
Ma anche Spalletti stavolta ha molto da rimproverarsi: d'accordo, se fai gol in una delle cinque occasioni del secondo tempo la partita è finita. Ma quei segnali di ritirata dati con le sostituzioni sono sembrati la prima dimostrazione di timore palesata dalla Roma. Luciano ieri ha dimostrato, così come aveva dimostrato nel derby ma lì gli era andata bene, di avere il braccino e di non essere tecnico adatto ad una lotta per lo scudetto. La dimostrazione l'abbiamo avuto proprio nelle ultime due partite: infatti, dopo i punti butati contro Juve, Fiorentina e Napoli, al tecnico veniva rimproverata una mancata mutazione tattica nel corso della partita, cosìcchè lui, per far tacere chi lo rimproverava, ha iniziato a cambiare uomini e modulo tattico a casaccio sia nel derby che ieri, perdendo pareggiando una partita già vinta e quasi quasi pareggiando pure l'altra.
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Il suicidio della Roma, con relativo abbandono delle primissime posizioni della classifica con quel che ne consegue quanto ad entusiasmo, convinzione, autostima, tutti fattori fondamentali per una squadra che si muove in un ambiente così passionale, si è consumato nei venti minuti finali di una sfida fino a quel momento ben giocata e virtualmente già vinta. E invece alla fine l'Empoli rimonta il doppio vantaggio di Giuly e Brighi, con due prodezze di Vannucchi e Giovinco, quest'ultima su punizione che l'arbitro non aveva ravvisato e che invece è stata decisa, tra le proteste dei giocatori romanisti, dall'assistente Lanciano, e la Roma torna ad interrogarsi su un tabù antico e logorante, come dimostra l'indegna gazzarra finale provocata dal presidente dell'Empoli Corsi e dai suoi maleducati compagni di tribuna, e soprattutto sul suo male antico, quell'incapacità di chiudere le partite contro le piccole che già lo scorso anno frenò la sua rincorsa all'Inter e che invece adesso sembrava un problema risolto.
Invece nel momento meno adatto e soprattutto contro un avversario più debole e ormai al tappeto, la Roma s'è chiusa in se stessa, Spalletti ha richiamato la squadra in difesa, confermando quanto da tempo va predicando e cioè che questa squadra deve essere più rozza e sbrigativa e meno "bella e inutile". Ma neanche così i conti tornano, tanto per riprendere quel penoso rimprovero di Corsi negli spogliatoi. Perché Vucinic ha sprecato senza ritegno tutto quel che è stato costruito e dietro si è subito troppo, fino all'inevitabile patatrac.
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Inviato da: IOXTEFOREVER
il 13/11/2009 alle 02:46
Inviato da: lolita_72gc
il 08/10/2009 alle 14:57
Inviato da: Solo_Camo
il 27/09/2009 alle 15:13
Inviato da: LadyWitchBlood
il 08/07/2009 alle 11:25
Inviato da: pensoquellochetuvuoi
il 21/06/2009 alle 17:15