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"L'Italia ha perso il suo spirito imprenditoriale"

Post n°6783 pubblicato il 08 Novembre 2011 da lucarossi82
 

<strong>Luxottica ha appena festeggiato il suo cinquantesimo compleanno. È la dimostrazione che il capitalismo a carattere familiare all'italiana è ancora attuale?</strong>  Molte aziende nel mondo hanno superato la soglia dei cinquant'anni. Ma ce ne sono poche tra i leader mondiali che ci arrivano in una sola generazione. Leonardo Del Vecchio, presidente della Luxottica, porta avanti lo stesso obiettivo dall'inizio della sua avventura: costruire gli occhiali più belli del mondo.

"L'Italia ha perso il suo spirito imprenditoriale"

di

Guillaume DELACROIX

- 7 novembre 2011Pubblicato in: Francia
Traduzione di ItaliaDallEstero.info Print FriendlyStampa

Les Échos

Luxottica ha appena festeggiato il suo cinquantesimo compleanno. È la dimostrazione che il capitalismo a carattere familiare all'italiana è ancora attuale?

Molte aziende nel mondo hanno superato la soglia dei cinquant'anni. Ma ce ne sono poche tra i leader mondiali che ci arrivano in una sola generazione. Leonardo Del Vecchio, presidente della Luxottica, porta avanti lo stesso obiettivo dall'inizio della sua avventura: costruire gli occhiali più belli del mondo. In Italia, nella maggior parte dei casi, quando una famiglia raggiunge un certo livello di successo, si ferma e preferisce dedicarsi ad altro, sotto l'egida statale. Risultato: abbiamo troppe imprese di piccole dimensioni. Per quanto possano essere straordinarie, non sono commisurate alla posta in gioco del XXI secolo. Bisogna che un giorno il capitalismo familiare italiano capisca che a volte è più vantaggioso detenere una piccola quota di un grande gruppo in buona salute che la totalità delle quote di una piccola impresa dal bilancio fragile e dalle prospettive a breve termine.

Secondo lei, l'Italia ha perso il treno della globalizzazione?

Occorre riconoscere che il paese ha perso un po' dello spirito imprenditoriale che l'ha resa celebre tra gli anni '60 e gli '80. Nel corso dei due decenni successivi, ha prevalso la ricerca del rendimento, a scapito della creatività e di quello che una volta chiamavamo il "genio italiano". E in tutto questo tempo, il mondo è cambiato enormemente, offrendo gigantesche opportunità di mercato in una situazione molto più instabile.

E' un problema di strumenti?

Basta guardare con chi l'Italia realizza la maggior parte dei suoi scambi. Abbiamo solo cinque o sei partner commerciali in un'area geografica abbastanza ristretta, mentre i potenziali di crescita si trovano molto più lontano. La situazione è davvero preoccupante anche se il rallentamento dell'economia dura da almeno dieci anni. Coloro che dirigono il Paese non sono all'altezza, abbiamo bisogno di un cambiamento urgente dei rappresentanti politici. Prima avverrà questo cambiamento, prima il nostro Paese recupererà credibilità, stabilità e prospettive.

Cosa pensa del nuovo fondo Cassa Depositi e Prestiti creato a Roma per venire in aiuto alle aziende "strategiche"?

Preferisco non pronunciarmi sulla questione . L'anno scorso, presiedevo un consiglio di amministrazione della Parmalat e mi è dispiaciuto che un' azienda bella come quella non riesca a trovare le risorse per il suo sviluppo in Italia. Ma sono felice che abbia un futuro di leader mondiale con Lactalis. Sono sempre stato a favore della competizione e contro il protezionismo.

Per l'industria, dove si trovano le opportunità di cui parla?

Ciò che conta sono i Paesi del mondo in cui è più alta la crescita. Il Brasile, per esempio, da solo ha una popolazione equivalente a quella dell'Europa occidentale. L'India è tre volte più popolosa di tutta l'Europa. E se si mettono insieme Europa e Stati Uniti, non si arriva neanche a metà della popolazione della Cina, un Paese in cui si sono sviluppate una trentina di metropoli con una popolazione in forte crescita, che conta da 40 a 50 milioni di abitanti ognuna. Tutto ciò dà da riflettere.

Tra i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) c'è un paese che promette meglio degli altri?

Per quanto ci riguarda, il più grande potenziale si trova in Brasile. È il principale mercato nel campo dell'ottica, quello in cui il consumatore è più propenso ad acquistare prodotti di marca e a pagare di più per ottenere uno status di vita. In Cina, è tradizione guardarsi dritto negli occhi e questo è un problema per chi vuole vendere occhiali da sole. Tuttavia, la tendenza sta cambiando. L'India, da parte sua, resta ancora un mercato che deve crescere.

Come si adattano a queste realtà i grandi gruppi ?

In questi ultimi quattro o cinque anni Luxottica ha completamente modificato il suo meccanismo di crescita. Cerchiamo giorno dopo giorno, di essere sempre più "locali" su ognuno dei nostri mercati. Voglio dire cioè che la globalizzazione, paradossalmente, ci obbliga molto più di una volta a parlare la lingua del Paese in cui si lavora e ad adattarsi alle culture. I nostri baricentri si spostano, è il lavoro più grosso che ci aspetta nei prossimi 10 anni.

Le sue fabbriche si trasferiranno?

Abbiamo trovato un buon equilibrio, con dei siti di produzione collocati per due terzi in Paesi detti maturi e un terzo in Paesi a forte crescita. Essenzialmente le nostre fabbriche si trovano in Italia, negli Stati Uniti, in Cina e in India. L'ingegneria ed il savoir-faire dei nostri ottici restano fondamentali, non abbiamo dunque motivo di rivedere questa organizzazione dal momento che il costo della mano d'opera, in Italia come altrove, non aumenta praticamente più.

Internet è un facilitatore o è un ostacolo?

L'economia digitale è senza dubbio l'altra grande opportunità del momento. Ormai posso realizzare scambi commerciali venti quattr'ore su ventiquattro con tutti i consumatori del pianeta, quelli che sono già miei clienti e quelli che lo diventeranno in futuro. Non lo avrei mai detto solo tre anni fa. Per contro il commercio on line costituisce un canale di distribuzione ancora marginale. È un po' come una giungla con dei fiori stupendi, animali meravigliosi ma anche tutto il contrario. Sarebbe meglio aspettare due o tre anni per comprendere meglio la posta in gioco. Per il momento, Internet è più un mondo di investimento che di rendimento. Nel 2011, le nostre vendite on line raggiungeranno i 100 milioni di dollari e saranno realizzate essenzialmente con gli Stati Uniti, Paese in cui, invece, la rete non è più una giungla.

Voi avete ottenuto profitti da record nel primo semestre. Per voi la crisi non esiste?

Attualmente, ci sono davvero due mondi. Noto una grande dicotomia tra il mondo delle piccole e medie imprese e quello delle società globalizzate che godono di un marchio forte. Queste ultime evidentemente hanno una maggiore capacità ad adattarsi. È possibile che tra sei mesi la situazione sia sfavorevole in questo o quel Paese, ma la storia insegna che le grandi multinazionali escono sempre rinforzate dai periodi difficili.

In che misura la fluttuazione dei tassi di scambio dovuti alle difficoltà della zona euro tocca la sua azienda?

Più si mantengono gli occhi rivolti verso il resto del mondo, più si ha bisogno di un'Europa solida. Detto ciò, noi tenevamo d'occhio fino a poco tempo fa due valute, il dollaro e la sterlina. Oggi il paniere è molto più ampio con lo yuan cinese, il réal brasiliano e la rupia indiana. Alla fine tutto ciò si equilibra piuttosto bene.

La minaccia di recessione non le fa paura?

In alcuni Paesi vivremo un periodo di maggior incertezza. Ma la supereremo senza grosse difficoltà e dopo saremo ancora più solidi. Parlando dell'Italia, in cui realizziamo soltanto il 4% delle nostre vendite, la nostra attività è incrementata di oltre il 7% nei primi nove mesi dell'anno, malgrado una crescita economica inferiore all'1%.

Qual è la sua ricetta segreta?

Luxottica ha molte ricette a sua disposizione ma nessuna è segreta, noi agiamo alla luce del sole! Facciamo da sempre lo stesso mestiere, affrontiamo al meglio la concorrenza internazionale, più di venti anni fa abbiamo fatto la scelta di essere quotati a Wall Street, abbiamo capito l'importanza di essere vicini al cliente mediante un'offerta multimarca e una rete molto densa di negozi gestiti in proprio. Insomma, ci comportiamo come tutte le grandi ditte italiane di successo, Campari, Indesit, Autogrill, Prysmian ...

Nei Paesi industrializzati, lo stato delle finanze pubbliche obbliga talvolta a rimborsi inferiori per l'ottica. Come affronta questo
Ciò che ci preoccupa è la riduzione delle spese sanitarie da parte delle famiglie, visto che i bisogni sono enormi: l'Italia, la Francia o la Germania sono ben lontane dall'essere pronte in materia di occhiali da vista; e nel mondo, centinaia di milioni di persone non beneficiano della correzione visiva necessaria.

L'acquisto della connazionale Safilo da parte dell'olandese Hal, due anni fa, ha cambiato qualcosa?

Non ho notato nessun cambiamento. Mi fa piacere vedere un'azienda italiana come la Safilo continuare la sua attività con una grande leadership ed in totale indipendenza. Spero che duri.

Voi comunque cercate di riprendervi la licenza Armani che avevate perso nel 2003 ...

In passato, abbiamo lavorato per quindici anni con Armani, che d'altrocanto è il nostro secondo azionista. Luxottica ha sempre cercato di avere il miglior portafogli di marchi possibili, è nostra intenzione continuare a seguire questa politica.

In Francia, Essilor insiste molto sull'innovazione. Quali sono le sue priorità in materia?

Se vogliamo continuare a crescere, dobbiamo costantemente differenziarci dai produttori cinesi. Ciò significa rendere i nostri marchi più attuali, coltivando delle identità forti e passa attraverso la ricerca di nuovi materiali, nuovi design e lo sviluppo dei servizi. Prendiamo ad esempio le lenti: la prescrizione ed il metodo di produzione sono molto cambiati in cinque anni, personalizzando caso per caso, in funzione dello stile di vita del consumatore.

Quali sono i vostri rapporti con Essilor?

L'Italia ha un grande leader nelle montature, la Francia ha il suo nel campo delle lenti. Questo costituisce una forza straordinariamente efficace su scala europea. I nostri due gruppi sono amici e hanno davanti a sé delle grandi opportunità di partenariato.

[Articolo originale "« L'Italie a perdu son esprit d'entreprise »" di Guillaume DELACROIX ]

 http://italiadallestero.info/archives/12831

 
 
 
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