Eco-theology e Teilhard de Chardin

Post n°232 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da bioantroponoosfera
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Una nuova forma di teologia 

 

I temi dell’ecologia, del futuro della Terra e dell’Umanità stanno diventando sempre più centrali nell’ambito del pensiero religioso cattolico. Studi sempre più approfonditi appaiono nelle librerie e nei dibattiti organizzati per trovare sempre più nuove soluzioni ai problemi dell’ambiente umano e naturale. La presenza selvaggia dell’industria e della tecnologia sta saccheggiando indiscriminatamente le risorse terrestri e sta distruggendo intere popolazioni di animali.La Chiesa cattolica non ha mai, come in questo momento, tenuto in conto questa grave situazione, Ne fa stato l’organizzazione, da qualche anno, di manifestazioni per la salvaguardia del creato.E’ nata,  da qualche anno, ispirata da  padreThomas Berry una corrente di pensiero teologica che ha preso il nome di Eco-theology.Sempre più uomini di pensiero, nell’ambito della Chiesa cattolica hanno cominciato a riflettere seriamente sul futuro dell’Uomo.Eco-theology è una forma di teologia costruttiva che si interroga sulle relazioni tra la religione e la natura, con particolare riferimento alla situazione ambientale e trae i propri presupposti dall’esistenza di una stretta relazione tra la visione spirituale dell’uomo religioso e il degrado dell’ambiente naturale.  Questa nuova teologia esplora le relazioni tra i valori ecologici (la sostenibilità ambientale, la dominazione dell’uomo sulla natura, la ripartizione delle risorse energetiche e alimentari, ecc…) e lo spirito religioso dell’uomoEco-theology ha mosso sia un vasto movimento religioso a sostegno di progetti ambientali che interessano vaste zone del pianeta che la consapevolezza crescente di una vasta crisi ambientale e climatica ed ha spinto  a rivalutare e ad approfondire una riflessione religiosa sul rapporto che lega l’uomo alla natura e alla Terra.

Scriveva Pierre Teilhard de Chardin nel 1933:

«In passato il cristiano veniva cresciuto nell'impressione che per raggiungere Dio occorreva lasciare tutto. Oggi scopre che non può salvarsi se non attraverso l'Universo e nel prolungamento dell'Universo.

In passato, adorare era preferire Dio alle cose. Ora adorare diventa dedicarsi corpo e anima all'atto creatore, associandosi a lui per portare il Mondo a compimento per mezzo della fatica e della ricerca.

Amare il prossimo un tempo era principalmente astenersi dal fargli torto e medicare le sue ferite. La carità, senza cessare di essere compassionevole, si consumerà ormai nella vita dedicata al progresso comune.

Sembrava che esistessero solo due attitudini possibili per l'uomo: amare il Cielo o amare la Terra. Ecco che si scopre una terza via: andare verso il Cielo attraverso la Terra.  Esiste una vera Comunione con Dio per mezzo del Mondo.

Un tale Cristianesimo è realmente evangelico ... e non ha più quell' odore di oppio che ci si rimprovera così aspramente (e con un certo diritto) di versare ai popoli. Si presenta come l'animatore dell'azione umana, alla quale apporta l'ideale preciso di una figura divina, nella quale si concentrano e si salvano le preziose essenze dell'universo»

Pierre teilhard de Chardin, Comment je crois, Paris 1969, pp 110-112 (questo scritto è del 1933)

Questa riflessione teologica teilhardiana affonda le sue radici nella tradizione religiosa riscoperta oggi, dalla Chiesa cattolica, nell’etica e nella cosmologia nell’ambito del rapporto con la natura.

Questa breve citazione ci fa scoprire come il nuovo pensiero eco-teologico, nell’ambito della Chiesa cattolica, trovi in Pierre Teilhard de Chardin s.j. il suo più pregevole ispiratore e di cui il citato padre Thomas Berry è stato il più fervente continuatoreA parte le opere più conosciute di Teilhard, sacerdote e scienziato, dovremmo  rileggere l’opera che , nel mondo cattolico e cristiano, sta influenzando in modo concreto l’eco-teologia : parlo del pregevole scritto “ IL POSTO DELL’UOMO NELLA NATURA- Il Gruppo zoologico  umano” in cui Teilhard approfondisce l’aspetto profondo che l’Uomo ha nel quadro della Natura e il valore che vi rappresenta.Scrive ancora Teilhard:  L’umano deve essere considerato legittimamente come il prolungamento e il coronamento del vivente. Abbiamo scoperto, dice ancora Teilhard, con emozione che se l’Uomo non è più, come si poteva pensare una volta, il centro immobile di un  Mondo già perfetto; in compenso egli tende ormai a rappresentare, per la nostra esperienza, la freccia stessa di un Universo simultaneamente in corso di “complessificazione” materiale e di interiorizzazione pscichica sempre più accelerata.Una visione  il cui contraccolpo sulla nostra mente dovrebbe essere abbastanza forte per esaltare o addirittura trasformare la nostra filosofia dell’esistenza” ( TdC: Il Posto dell’Uomo nella Natura-Il Gruppo zoologico umano – Il saggiatore 1976)E questo un testo di difficile reperibilità che, in questo momento in cui la Chiesa cattolica scopre la sua vocazione ecologica, sarebbe opportuno che qualche editrice ne promuovesse la ristampa, essendo, quella de Il Saggiatore, esaurita da tempo.

  Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo

Roma

 

  

  

 

  

 

  

  

 

  

  

  

 
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Uno scrittore parla di Teilhard

Post n°233 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da bioantroponoosfera
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Tom Wolfe stregato dal gesuita “eretico”

 

«Me ne frego dei teologi cristiani. Mi arrabbio perché mantengono il Cristianesimo in uno stato di nanismo mentre è l’unico phylum religioso capace di armonizzare l’Universo». Alla sua scomparsa, avvenuta nel 1955 nella sua stanza di Manhattan a New York, il nome di Teilhard de Chardin circola solo nella ristretta cerchia degli scienziati. Membro della Compagnia di Gesù, delle sue fatiche si conosce solo l’attività di paleontologo e geologo, non quella di uomo di fede e di pensatore. Soltanto dopo la sua morte le sue idee iniziano a farsi largo e ad attirare l’attenzione al di fuori degli ambienti ecclesiastici. Prima, a impedire la diffusione del suo capolavoro Il fenomeno umano e degli altri libri ci pensava un monito del Sant’Uffizio che lo accusava di panteismo e scientismo per il sostegno dato alla teoria dell’evoluzione. Lui, da buon gesuita, rispose rispettando il voto d’obbedienza. Così il dubbio se fosse un eretico o un visionario attese un bel po’ prima di coinvolgere il mondo delle lettere.

Per lo scrittore americano Tom Wolfe non ci sono dubbi: Teilhard è un profeta. In un ritratto che compare nella raccolta di saggi La bestia umana, il nome di Teilhard figura a fianco di Marshall McLuhan come uno degli anticipatori dell’Era digitale: «Il mondo si era ristretto. L’Era digitale stava rendendo obsoleti i concetti di confini nazionali e altre antiche nozioni geografiche. Il mondo era unificato... on-line. E da questa convinzione è nato il concetto di convergenza, coniato dal gesuita Pierre Teilhard de Chardin». Con l’idea di convergenza, elaborata intorno agli anni ’40, riesce a prevedere i paesaggi della globalizzazione. La fusione dei mercati, il dispiegarsi sul pianeta del Web, cosa se sono se non una convergenza di diverse realtà che cominciano a intrecciarsi? «Nel ventesimo secolo Dio stava creando», racconta sempre Wolfe, «una convergenza. Grazie alle tecnologie la varietà sparpagliata di Homo Sapiens veniva unita in un sistema nervoso per l’umanità che Teilhard ha chiamato noosfera». Ma non manca chi guarda alla sua opera con occhi critici. È il caso di Eugenio Montale quando scrive: «La pelle mi si aggriccia, quando ti ascolto». Anche se il cardinale Ratzinger, non ancora salito al soglio pontificio, ammette nei Principi di teologia cattolica che la Gaudium et spes risente del pensiero del gesuita francese.

Un uomo controverso e discusso, dunque, che però sarà unico tra i teologi e gli scienziati del secolo passato, soprattutto tra quelli che hanno cercato di conciliare scienza e religione. Ma chi è Teilhard de Chardin? Il suo pensiero non si estingue nell’idea di convergenza, né la sua vita finisce chiusa in uno studiolo.

Nato nel 1881 in Alvernia in una famiglia numerosa, Teilhard manifesta subito le sue passioni. La Materia diventa la sua ossessione quando, ancora imberbe, confessa di voler cercare il «Dio del ferro». Più tardi annoterà: «Vorrei immergermi nella Materia, recuperare ogni scintilla della fiamma celeste racchiusa nella triplice concupiscenza: santificare la potenza imprigionata nell’amore, nell’oro e nell’indipendenza con uno spirito di accettazione e di divinizzazione delle Potenze della Terra». Tutto il suo sforzo è teso a superare la frattura che separa Materia e Spirito, grazie alla teoria dell’evoluzione secondo cui la vita procede sempre in avanti verso il punto Omega in cui queste due dimensioni si fondono.

De Chardin si recherà, tra il 1905 e il 1908, in un collegio dei gesuiti al Cairo, come lettore di chimica e fisica. Nel corso delle escursioni nel deserto, visiterà le meraviglie degli antichi egizi, le piramidi, Luxor e l’oasi del Fayyum, e non mancherà di scoprire nuove varietà di pesci, imenotteri, lepidotteri, stelle marine e piante fossili, che recano tutte il suo nome: Teilhardi. Al rientro dall’Egitto, durante un soggiorno di studio in Inghilterra gli capita di prendere parte a una missione che condurrà al ritrovamento dell’uomo di Piltdown, l’anello mancante della catena evolutiva. La scoperta avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo... se solo fosse stata vera. Anni dopo risulterà tutta una montatura orchestrata dal capo della spedizione ammassando un’accozzaglia di resti ossei di uomini e animali. Nei suoi anni di esilio in Cina, a partire dal 1926, Teilhard rimedierà a questo incidente contribuendo alla scoperta dell’uomo di Pechino, il cosiddetto Sinanthropus

Instancabile viaggiatore, attraverserà il deserto del Gobi, batterà le regioni inesplorate dell’Abissinia e della Somalia, guidato in queste da uno degli scrittori più affascinanti di Francia, il pirata e trafficante d’armi Henry de Monfreid. La Birmania e l’India settentrionale non sfuggiranno alla sua curiosità. L’Impero celeste lo attraverserà in lungo e in largo, dalle vallate del fiume Yangtze allo Shansi. Sete di scoperte, ma anche desiderio di mettersi alla prova. Quando parte per la Cina lo farà come un pluridecorato. Negli anni della Grande guerra, non vuole approfittare del suo abito talare per scampare al fronte. Farà di tutto per stare al fianco dei soldati in prima linea, meritandosi la medaglia d’oro al valor militare. Nessuna delle grandi battaglie lo vede assente: da Verdun alla Marna presta soccorso ai feriti e si avventura sul campo per recuperare i mutilati.

Nonostante questa vita avventurosa e di ricerca, non rientrerà, se non per brevi periodi, in Francia. Si eclisserà dalla vita terrena Oltreoceano, consapevole di «avere santificato tutte le potenze della Terra e di aver portato alla luce ogni scintilla di luce divina che vi soggiornava».

Dal   quotidiano  LIBERO del 25/6/2009

 

 

 

 
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AVVICINARSI A TEILHARD

Post n°234 pubblicato il 04 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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Teilhard de Chardin  La mistica della traversata

di Edith de la Hérroniere

L'Ippocampo - Genova

Ci sono tanti libri che  presentano l'opera e il pensiero di Padre Teilhard de Chardin s.j. Alcuni difficili come è difficile il pensiero di Teilhard, altri molto facili che però non centrano il bersaglio e ci danno di Teilhard interpretazioni di parte farcite di luoghi comuni facenti parte di quel bagaglio obsoleto messo in campo da tanti cattolici tradizionalisti e antievoluzionisti.

Edgardo Limentani in questa sua recensione ci presenta, invece, un libretto elegantemente scritto da Edith de la Héronniere (edito da l'Ippocampo di Genova) che ci accompagna alla scoperta di Teilhard con delicatezza, ma anche con profondità di vedute, attraverso i diari e le lettere private del gesuita.

Un viaggio interiore ed esteriore alla scoperta del pensiero di un grande della cultura scientifica e religiosa contemporanea.

Leggere questo agile libretto sarà certamente piacevole per chi vorrà avvicinarsi al pensiero teilhardiano.

dal sito: www.rebeccalibri.it

Ci sono libri «piccoli» e libri «grandi», e libri che

sono «piccoli» solamente per il loro formato. Sulla

scrivania ho uno dei libri più delicati ed eleganti che

abbia letto negli ultimi anni, Teilhard de Chardin.

Una mistica della traversata (traduzione di Orietta

Mori, Genova, L’ippocampo, 2005), il quale appartiene

all’ultima delle definizioni. La scrittura è elegante

e profonda, e il tema biografico accompagna il

lettore, pagina dopo pagina, in una gradevole mescolanza

di viaggio interiore ed esteriore, con brani

dai diari e dalla corrispondenza privata di Teilhard

de Chardin a rendere la prosa di Edith de la Héronnière,

se possibile, ancora più bella.

Sovente, infatti, l’autore di una biografia perde

al confronto con i documenti del personaggio del

quale racconta la vita. Si sofferma su particolari talvolta

insignificanti; affretta la scrittura facendola

somigliare a quella delle colonne dei giornali.

Non è così, invece, per questa allieva del filosofo

Jankélevitch, noto per le sue riflessioni sulla morte,

che affronta Teilhard con una garbata passione,

sempre attenta a non eccedere in posizioni personali,

aperture o chiusure arbitrarie.

È vero che, quando si sceglie un soggetto biografico,

ci si nasconde sempre un po’ dietro quello

che studiamo, e l’abbiamo scelto proprio perché eravamo

in sintonia con un certo modo di pensare la vita.

L’errore più evidente che si commette è quello di

nascondersi troppo, divenendo così inesistenti, quasi

un preludio a trasformarsi in un doppio perfetto

del nostro autore amato. Invece, in questo prezioso

 

volumetto il lettore non corre rischi se non quello di

innamorarsi di una prosa dalla cadenza musicale, e

ottimamente tradotta.

Dove ci conduce, dunque, questa «mistica della

traversata»? Su rotte dell’animo e del pensiero

innanzitutto, alla ricerca del ruolo dell’uomo nell’universo,

una ricerca condotta con tenacia e passione

sino a divenire la cifra della vita.

Sono pochi i libri «grandi», e questo lo è, di una

grandezza discreta ma non meno importante.

Edgardo Limentani

 
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Parliamo un poco di Teilhard

Post n°235 pubblicato il 05 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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Tutti parlano di Teilhard (ed alcuni a sproposito!)

 

 

Cari  blogger

per essere informato su eventuali notizie riguardanti Padre Pierre Teilhard de Chardin, ho attivato tempo fa Google Alert.

E’ buon servizio, ma devo sottolineare che purtroppo ,molte altre  informazioni che trovo sul motore di ricerca di Google non appaiono in Google Alert.

Mentre invece in continuazione vedo citate notizie provenienti dai siti cattolici integralisti (Totuus Tuus e Pagine cattoliche) che pubblicano pagine contro Teilhard de Chardin.

Lo fanno citando integralmente non le loro convinzioni sull’opera e sul pensiero di Padre Teilhard, ma pubblicando libelli vecchi quanto  il cucco ( alcuni  risalgono a qurant’anni fa!) scritti da pseudo teologi che all'epoca non avevano letto solo poche pagine dell'opera e che oggi, pieni di livore e avversionem  hanno anche rinnegato il Concilio Vaticano II.

Questi libelli furono pubblicati  quando le opere di Teilhard non erano state completamente pubblicate. Per cui l’analisi di questi autori si basa solo elusivamente sulle opere  Il Fenomeno Umana e L’Ambiente Divino  e sul volume Genesi di un pensiero: lettere del tempo di guerra.

Per cui non ha senso l’inciso pubblicato su questi siti che l’attuale riedizione di questo vecchio materiale è fatto per partecipare alla discussione odierna sul pensiero di Teilhard.

Oggi il pensiero di  del Nostro è uscito dagli ambiti scientifici e religiosi del suo tempo e spazia oggi nei campi della noosfera (biologia, coscientizzazione, avvenire dell’Umanità), in quello delle scienze quantiche con la ricerca di una spiritualità della materia,in quello dello sviluppo della cooperazione umana attraverso la socializzazione e la globalizzazione. L’apporto che Teilhard dà alle nuove scienze della natura e dell’ambiente vivente. E tanti altri temi che dimostrano la grandezza di quest’uomo e la piccolezza di tanti suoi critici fermi ancora alla ripetizione di tanti luoghi comuni derivati dal Monitum del Sant’Uffizio (vedasi lo studio pubblicato sul sito www.biosferanoosfera.it ) e dall’articolo pubblicato subito dopo dall’Osservatore Romano ispirato dal mstino della fede, Card. Ottaviani.

Il continuare la pubblicazione di queste opere non giova né alla cultura tout court ma neanche alla dottrina della fede cattolica. E qui mi scappa un consiglio: andatevi a leggere le opere che hanno preso e sviluppato criticamente ma intelligentemente l’opera del Padre

Proviamo ad analizzare il mercato di tutto quanto è stato pubblicato su Teilhard de Chardin.

A parte le opere ormai quasi tutte pubblicate, ci sono centinaia di libri scritti da scienziati , teologi e religiosi  e da testimoni che hanno conosciuto il Padre gesuita,  su questo pensiero “olistico”. Libri che esaminano a fondo il pensiero scientifico e paleontologico del Padre gesuita, testi che illustrano a fondo quanto la teologia di Teilhard sia vicina agli apostoli  Giovanni e Paolo , e quanto del pensiero di Teilhard  è raffrontabile con quello dei Padri della Chiesa.

A fronte di poche decine di libri contro Teilhard.

Esistono in rete documenti della Chiesa Evangelica e Ortodossa che esaminano a fondo, anche con  critica positiva e non astiosa come pubblicano i siti citati.

I libri contro Teilhard , in tutta Europa, si contano sulle dita della mano e nessuno di questi è stato pubblicato di recente.

Evidentemente l’opera completa delle opere di Teilhard, oggi sotto gli  occhi  tutti,  non è così negativa come vogliono farci credere  gli integralisti nostrani.

Il nome, il pensiero e l’opera di Teilhard sono presenti in rete pubblicati anche da semplici cristiani che hanno trovato il Teilhard un ispiratore per la loro vita quotidiana.

La persona che pubblica questo materiale contro Teilhard si firma Calogero. Mi piacerebbe sapere quale è il suo nome e perché non pubblica il suo pensiero contro Teilhard invece di ripubblicare testi, vecchi e pieni di luoghi comuni sull’opera del gesuita.

In rete ci sono  moltissimi  siti (tra cui: Association lyonnaise Teilhard de Chardin,  Centro Bena,  Biosferanoosfera , Pellegrino delll’Avvenire ) che parlano dell’opera e del pensiero di Teilhard de Chardin e lo fanno anche in modo critico, ma sempre rispettando il pensiero di un uomo, di un sacerdote, di uno scienziato e di un mistico che ha dedicato la sua vita alla testimonianza di Cristo, Figlio di Dio, ed ha sempre considerato i non credenti, gli agnostici, gli atei e tutti gli altri delle altre religioni come fratelli in Cristo e mai come nemici della fede, come si ostinano a fare i siti integralisti cattolici e cristiani facendo riferimento a comportamenti religiosi che risalgono ai Concili di Vienna e di Trento (parliamo di centinaia di anni fa).

Se continuate a testimoniare le fede in questo modo non farete un favore all’espansione del messaggio evangelico in tutto il Mondo.

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 
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L'onda lunga del pensiero di Teilhard

Post n°236 pubblicato il 06 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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Il pensiero teilhardiano si irradia in tutto il mondo

 

Nella società moderna ci sono dei termini che caratterizzano,  ben più di altri, l’attuale situazione mondiale.

Assistiamo, intorno a noi, a grandi cambiamenti di strutture che si complessificano e si globalizzano sempre di più ed assistiamo a movimenti di accelerazione in tutti i campi che rendono obsolete molte nostre certezze di vita.

Nell’ultima parte del 1900 il progresso tecnico ha bruscamente innestato un profondo cambiamento strutturale della società e l’accelerazione di questo cambiamento  è diventata in poco tempo sconvolgente

Una volta il lavoro prendeva quasi tutto il tempo di una persona; oggi invece il tempo libero assume un ruolo sempre più importante nell’ambito dell’attività umana.

Questa accelerazione pone oggi, soprattutto ai giovani, una miriade di problemi, ancora non risolti,  specialmente in ambito spirituale, che siano compatibili con la civiltà dell’era tecnologica ed informatica.. Oggi, in tutti gli ambienti le giovani generazioni fanno uno sforzo intenso di riflessione e di ricerca per trovare il giusto equilibrio tra ricerca scientifica, tecnologica ed informatica e le folgoranti esigenze di una vita interiore che le attuali ricette, comprese quelle della Chiesa non possono più soddisfare.

Oggi si  fa strada la rassegnazione  e nulla si fa per le guerre tra gli stati, per diffondere soluzioni di pace, per la fame nel mondo, per migliorare in ogni modo la nostra civiltà tecnologica ed assistiamo infine  ad  una profonda ingiustizia dove la sopraffazione del diverso diventa il nostro stile di vita   dove i valori sono mercanteggiati per la ricerca di egoismi personali, dove tutto  è piegato al nostro egoismo e alla nostra salvezza personale.

Sembra che nulla possa fermare questo movimento ; ma è proprio in questa fase che l’opera di Pierre Teilhard de Chardin s.j. può indicarci una delle strade che potrà portare l’evoluzione dell’uomo al ricongiungimento di quel Cristo , centro e propulsore, della nuova fede in avanti e in alto.

Scriveva Teilhard :

“ Cristo è lo strumento, il Centro, il Termine di tutta la creazione; per mezzo di lui tutto è creato, santificato, vivificato. Tutte le cose trovano la propria coesione in Cristo. Egli è il Primo ed è il Capo. In Lui tutto ha avuto inizio, tutto vive e tutto si compie. E’ l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine, la pietra angolare e la chiave di volta.  Gesù è colui nel quale tutte le cose sono state create, colui nel quale esiste e assume consistenza il mondo intero in tutta la sua profondità, lunghezza e larghezza, nella sua grandezza, nella sua essenza fisica e spirituale.  Il mondo è innanzi tutto un’opera di creazione continua in Cristo.

L’influsso universale di Gesù Cristo, lungi dal dissociare le cose, le consolida; lungi dal confonderle le differenzia”

.Il pensiero di Teilhard , pensiero difficile e arduo, si espande in questi ultimi anni con un ritmo, si moderato, ma su vasta scala, fino a coinvolgere ampi strati della cultura scientifica e teologica del nostro tempo.

L’irradiamento del pensiero di Teilhard rappresenta oggi il trionfo di quel cristianesimo universale che rappresenta la vittoria futura della Chiesa

Sono pochi gli spiriti guida che sono stati  alla testa del cammino dell’Uomo e tra questi non possiamo non annoverare Teilhard de Chardin.

Nella sua vita non ci sono ombre, non ci sono debolezze e la somma delle sue sofferenze morali hanno dimostrato quanto fedele sia rimasto alla sua Chiesa e alla sua congregazione.  Testimoniando anche in mezzo alle incomprensioni e alle derisioni la sua vocazione di sacerdote e di scienziato.

E per tutta la vita ha testimoniato la necessità di trasmettere il suo messaggio di amore per l’uomo e per la Chiesa.

L’aiuto, l’amore  e il sostegno di Cristo sono stati provvidenziali:  Teilhard, attraverso la  fedeltà   ai suoi pricipi è diventato un gigante della fede.

I suoi denigratori più feroci dovrebbero gioire di più, se amano veramente la Chiesa,  pensando che l’opera di questo gesuita “gentiluomo” sta oggi conquistando a Dio il mondo che ci circonda.

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo-Roma

 

 
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Parliamo di Teilhard

Post n°237 pubblicato il 08 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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La “Planetizzazione” di Teilhard de Chardin

 

 E' giunto il tempo di pagare un tributo di me­ditazione all'opera del paleontologo-filosofo Teilhard de Chardin, liberandola dai miti delle tesi assolute per riconoscere in essa le grandi intuizioni, il nuovo linguaggio, le idee anticipatrici di un'età, la nostra, presa fra due entità in continua evoluzione: I'infi­nitamente grande del cosmo e l'infinitamente picco­lo dell'atomo, in cui l'uomo, nell'integrità del suo destino umano e soprannaturale, afferma il suo pri­mato, consolida le sue prerogative, conquista la sua crescente maturità. Egli capovolge la concezione di un regno scientista, negatore di ogni trascendenza e livellatore del consorzio umano perché attesta l'ir­resistibile contemporaneità dell'ascesa unitaria delle forze naturali dell'universo e delle primigenie ener­gie della persona.

I protagonisti di codesto fenomeno non sono soltanto i cosiddettii niziati ai nuovi segreti speri­mentali dell'universo ma l'intera comunità, che, con graduale eppur veloce progressione, provoca, rice­ve e  restituisce, moltiplicati, gli impulsi di un solo perfezionamento,  capace d'intendere nell'evolvere  della natura, l'impronta dominatrice  dell'uomo, gui­dato e sorretto dall'ansia di scoprire i misteri rac­chiusi  nella creazione di Dio. Quel che Teilhard de Chardin ha definito  «planetizzazione» può e dev'essere la risultante di questo movimento,  pur­ché se ne sappia capire il valore, stimolare l'inizia­tiva, promuovere le  posizioni di sviluppo. Siamo lontani dagli errori del panteismo e del  determini­smo, perché la nuova realtà sorge dalla comune aspirazione  di portare innanzi i confini della cono­scenza e di rendere accessibile  la strada del vero, senza sbarramenti di pregiudizi fìdeistici od incep­pature di sopravvissute superstizioni.    cosmo classico e medioevale gli aveva insidiato e annullato per molti secoli.

(segue al post successivo)

 

Rodolfo ARATA

 
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Parliamo di Teilhard

Post n°238 pubblicato il 29 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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LA " PLANETIZZAZIONE "  DI TEILHARD (2)

(segue dal post precedente)

 Jean Guitton nei suoi dialoghi con Paolo VI, rievocando la

 precorritrice figura del cardinale New­man, ebbe a dire: «Coscienza e

 scienza sono sco­perte fatte al di fuori della Chiesa. Quando per        

 l'umanità si è profilato un mondo nuovo Nietzsche e Marx hanno

 monopolizzato la coscienza e il di­venire, dando vita a due filosofie

 antitetiche: l'esi­stenzialismo ateo e la dialettica atea. Forse       

Henry Newman è stato il primo a scoprire nel secolo scorso che si

 poteva esplorare la coscienza e so­prattutto il divenire del tempo-storia:

il primo a provare che la coscienza non portava al nulla, ma all'Essere;

 che la scienza del divenire non portava alla disintegrazione del

Cristianesimo ma a una comprensione più profonda di questo »,

Bisogna guardarsi dagli errori dell'assenteismo e dalla miopia

congenita dei conformisti: per trop­po tempo ci hanno adagiato nel

 limbo dei facili concordismi fra le rime obbligate di una stanca

filo­sofia e gli artifici di una prefabbricata realtà. Tei­lhard, consapevole

del tempo perduto, trae dal con­suntivo delle sfasature perpetrate

lo slancio per procedere alle necessarie compensazioni. E

 nell'inol­trarsi lungo l'asperrima erta, gli orizzonti gli si al­largano fino

a raggiungere una visione panoramica di sintesi, in cui il creato e

 la creatura, in un processo di maturazione e di simbiosi, celebrano

 l'unica sovranità di Dio, in attesa di immettersi nella perfezione

ultima e nella beatifica congiun­zione eterna.

Egli comprende, con grande anticrpo, che non basta constatare

 la fine dei claudicanti raccordi della sintesi medioevale,

in cui le basi convenzio­nali della scienza erano superate dalle

 scoperte della cosmologia e la fisica abbandonava il campo di

un tradizionale realismo sotto la determinante pres­sione delle

 matematiche, sfuggendo al dominio del­l' ontologia e

provocando guasti irreparabili al pas­saggio dalla cosiddetta teologia

naturale alla teolo­gia rivelata; occorre andare oltre l'inventario delle

 motivate o talora sommarie recriminazioni e muo­versi con il suo

 impegno di religioso e di scien­ziato a scoprire la trama del

superno disegno, tro­vandovi gli impervi sentieri di un definitivo incon­tro

finalistico della scienza con la fede.

 RODOLFO ARATA

(segue prossimo post)

 
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S.Pasqua di Resurrezione

Post n°239 pubblicato il 29 Marzo 2010 da bioantroponoosfera
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Pasqua 2010

un grande cambiamento ci attende

         

“Mi piacerebbe morire il giorno della Resurrezione”: questo desiderio venne  espresso da Teilhard de Chardin il 15 marzo 1955 a New York.

      In questa espressione era condensata la storia della sua vita profonda vissuta nella contemplazione del Cristo risorto, Signore dell’Universo.

      Venne esaudito qualche settimana dopo, come egli ardentemente desiderava: il 10 aprile era la Pasqua , giorno di Fuoco e di Resurrezione, giorno che sintetizzava in modo mirabile tutta la sua vita  e quel giorno, puntualmente, il Risorto venne per prendere il suo fedele servitore Pierre Teilhard de Chardin per portarlo con sé.

Pierre Leroy così lo ricorderà:” è morto all’improvviso, come aveva richiesto, nella città più cosmopolita del mondo, lui l’amico di ogni uomo del mondo.”

      A parte gli scritti, che ancora oggi vengono letti e studiati da  moltissimi  scienziati, teologi, uomini di cultura e semplici cittadini,Teilhard de Chardin ci ha lasciato tutta la sua vita, una vita di testimonianza della fede nella Resurrezione; una fede vera che non si basa su possibili illusioni, come hanno scritto  tanti uomini di Chiesa, ma che scaturisce dalla meditazione sulla  vita,  passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, letta nella scrittura prima di tutto, e  letta poi  nella storia dell’Uomo congiunta con la storia di Cristo.

        Teilhard aveva visto giusto quando mezzo secolo fa  aveva previsto una crisi di crescita della Chiesa e della società dell’Uomo; ma aveva anche previsto e lasciato a noi metodi e vie di soluzione di queste crisi.

        Oggi,all’interno dell’Umanità più avveduta,  i suoi metodi, le sue vie di soluzione e i suoi punti di vista sono adottati largamente e sempre più giovani, in cerca di  cambiamento per  costruire  la nuova  società dell’Uomo,  si avvicinano al pensiero di Padre Teilhard: basta girare un poco sui blog della Rete informatica per rendersene conto.

        Credo che anche la Chiesa farebbe bene  oggi a riscoprire questo “gentiluomo della fede”.

        E’ il cambiamento della storia, che sta avvenendo sotto i nostri occhi, che ci spinge verso un rinnovato impegno all’interno della Chiesa e tra gli Uomini, ma noi  non ce ne accorgiamo ancora.

        E’ in questa strada del cambiamento verso la riscoperta dell’Uomo e della sua pienezza nel Cristo Redentore  che Pierre Teilhard de Chardin può darci il suo valido aiuto.

(Giovanni Fois)

 

 

   Un fratewrno esincero augurio di una Santa Pasqua 

 

 

 

 

 
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22 Aprile 2010 - Giornata della terra

Post n°240 pubblicato il 22 Aprile 2010 da bioantroponoosfera
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Un pensiero di Teilhard per la Giornata della Terra

Oggi,  se ci guardiamo attorno ci sentiamo sopraffatti dall’immensità dei problemi che  ci circondano.

Malgrado tutte le difficoltà relative anche al vivere quotidiano,   dobbiamo continuare ad andare avanti, sostenendoci a vicenda, con amore e fratellanza nella convinzione che  il Cristo Evolutore  ci invita costantemente  a cambiare stile di vita per affrontare i grandi e innumerevoli  problemi che attualmente stiamo vivendo come esseri umani

 Ricordiamoci con grande umiltà  qual’’è  e quale deve essere il nostro posto nel quadro generale della Natura .

Scriveva Teilhard de Chardin nel suo lavoro : Il posto dell’uomo nella natura (vol. 4 delle opere edite da Il saggiatore):

Il posto dell’’ uomo nella natura. Per quale motivo, man mano che la scienza progredisce, tale argomento appare sempre più importante e più affascinante ?... per il fatto che cominciamo a prendere cosienza nel nostro spirito, proprio in funzione degli ultimi progressi delle nostre conoscenze, del fatto che l’Uomo occupa  un posto chiave, una posizione assiale, una posizione polare nel Mondo. Tanto è vero che basterebbe capire l’Uomo per aver capito L’universo, come pure capiremmo l’Universo se non  riuscissimo a integrarvi in modo coerente l’Uomo nella sua interezza, senza deformarlo, l’Uomo completo, ripeto, non solo con le sue membra ma anche con il suo pensiero”.

La convinzione  che la rete del pensiero (la Noosfera, come la chiama Teilhard ),   che  lega  organicamente  tutta la  vita nel pianeta,  ci invita ad amare delicatamente la creazione con atti di giustizia.

Scrive ancora Teilhard: “Bisognerebbe che un uomo fosse esiliato su Marte, o su un altro Universo, per avere sentore dell’incredibile tenerezza che  lo lega imconsciamente a tutti gli uomini (qui chiaramente Teilhard identifica la Terra con il Pianeta abitato. N.d.r.).

E nel suo saggio: Terra promessa  (in La Vita Cosmica, vol. 5 delle Opere edito da Il Saggiatore) Teilhard conclude con questa bellissima frase:

“ Tra la banalità dell’esistenza diventata scialba e le contraddizioni di una Società ricaduta nello sbriciolamento, riprenderò pazientemente le occupazioni comuni, illuminato da ciò che ho visto durante i brevi istanti in cui, per una Causa superiore, noi ci siamo sentiti milioni di uomini assieme, uniti dal fondo stesso della Vita.

Andrò verso l’avvenire, più forte della mia duplice fede di uomo e di cristiano…

Poiché ho intravisto dall’alto della montagna. La Terra Promessa.”

Giovanni Fois

Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 
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Parliamo di Teilhard

Post n°241 pubblicato il 26 Aprile 2010 da bioantroponoosfera
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LA "PLANETIZZAZIONE" DI TEILHARD (3)

(segue dal post precedente)

 

Indugiare su vecchie posizioni di contrasto e di antinornia

significherebbe far risorgere - non sen­za gravi corresponsabilità

 da parte nostra - gli errori e le illusioni di un positivismo

che, dopo avere dissacrato l'uomo e la natura, ed avere pro­messo

il paradiso terrestre della pace perpetua e della gioia perenne,

 hanno immerso l'umanità, al funereo suono della morte di Dio,

 negli abissi delle guerre mondiali, nelle discriminazioni di razza e di

 colore, nella ferocia di inaudite persecuzioni. In quel primo fallimento

 la scienza trovò nella pro­pria evoluzione il vigore ed il rigore di

 smentire i propri assunti miracolistici e di riscattare tesi

fino ad allora proclamate come verità assolute. Ma per­sistette,

 nell'impostazione di fondo, ad assumere implicitamente od

esplicitamente un carattere di pre­giudiziale diniego dei valori

soprannaturali dell'uo­mo e della natura.

       Teilhard tenta la grande sintesi, operando nel­l'interno della

 realtà scientifica, e ricollegandosi ai tesori della sapienza biblica e

patristica. Egli sente che al movimento ed alle reazioni degli

 atomi fino ad ieri considerati come materia inerte, monolitica

 e indivisibile corrisponde l'irresistibile movimento dell' energia

 umana. La fase di «convergenza» è aperta e la planetizzazione

 muove i primi passi: le distanze sono vinte, le fonti di energia

moltiplicate e quasi senza limite, la guerra alle infermità si at­testa

su strategiche e mobilissime posizioni di avan­guardia, i continenti del

 nostro pianeta non ba­stano più all'investigazione, allo studio,

alle spe­rimentazioni, la terra è sempre più piccola ed il cosmo

ha iniziato la sua marcia di convergenza, di avvicinamento all'unità.

 

RODOLFO ARATA: L'eterno nella coscienza, Ed. Cinque Lune - Roma)

 

 

 

 

 
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Alla scopera di Teilhard de Chardin

Post n°242 pubblicato il 27 Aprile 2010 da bioantroponoosfera
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  Un "PREZIOSO" inedito di Teilhard

Ancora una volta il sito www.biosferanoosfera.it  ha centrato l’obiettivo.

In collaborazione con il Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo e con il Prof. Franco Bisio è stato ritrovato uno scritto di Padre Teilhard de Chardin su “L’Homme” che era stato scritto per il  Dizionario di apologetica edito a Parigi nel 1911.

Lo scritto di Teilhard è presentato per la prima volta,  con note del prof. Fabio Mantovani, profondo conoscitore del pensiero e dell’opera di Teilhard, nel sito citato, dove si trovano anche altri inediti di Teilhard.

Gli inediti presntati non sono dei veri e propri inediti, ma di scritti preparati da Teilhard, pubblicati su varie opere, ma curiosamente (sic!) non riproposti nelle  OUVRES stampate dalle Editions du Soleil a Parigi.

Noi le abbiamo recuperate e pubblicate nal sito.

Gli scritti si riferiscono ai miracoli di Lourdes, al problema dello spiritismo e da ultimo questo lavoro importantissimo per collocare definitivamente la nascita del pensiero di Teilhard in senso evoluzionistico.

Come è noto tutti gli autori che hanno scritto su Teilhard danno come inizio dell’opera e del pensiero del padre gesuita a partire dagli scritti pubblicati nel vol. 12 (Ecrits du temps de la guerre) delle Ouvres citate  ( e tradotto in italiano  nel vol. 5 : La vita cosmica  delle Opere pubblicate da Il Saggiatore)

Invece come è accertato dalle note del Prof. Mantovani è da questo scritto che già si nota in quale direzione si muoverà il pensiero futuro dell’uomo di scienza e dell’uomo di fede.

Se non l’avete già fatto vi invito a leggere attentamente lo scritto, ma anche tutti i lavori pubblicati nel sito www.biosferanoosfera.it , sito originale ed unico in Europa dedicato allo sviluppo della noosfera nel proseguimento della via indicata da Teilhard.

Pubblichiamo qui la breve introduzione del Prof. Mantovani  a quest’opera inedita  di Teilhard nella speranza che serva ancora una volta a situare il pensiero del Padre nel giusto ’ambito della cultura scientifica e religiosa del nostro tempo.

………

“Pierre Teilhard de Chardin studiò teologia presso la scuola dei gesuiti a

Ore Place (Hastings) dal settembre 1908 al luglio 1912 .Durante il 1911, anno della sua ordinazione sacerdotale, egli stese un

intero capitolo su «L’Homme devant les enseignements de l’Église et devant la philosophie spiritualiste», per il Dictionnaire apologétique de la Foi catholique (Bauchesne, Paris 1911, vol II) lavoro non fu ripubblicato dai curatori  delle sue opere postume, sebbene sia di notevole interesse.

 Infatti:

1)  rappresenta il punto di partenza del pensieroteilhardiano influenzato  da Bergson e dalle ricerche scientifiche sul campo: (e…quando le foreste del Sussex sembravano caricarsi di tutta la vita ‘fossile’ che inseguivo allora, dalle balze alle cave, alle argille wealdiane».

2)  vi si trovano in germe idee fondamentali       sviluppate in seguito;

3)  affronta per la prima volta il tema dell’Uomo, che per lui è centrale

(«l’Homme est la clef de la compréhension de l’Univers» ma vie, si j’arrive à le faire, sera simplement intitulé ‘L’Homme’»

 

Gioivanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo

 

 
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Riflessione filosofica sul dramma di Teilhard

Post n°243 pubblicato il 21 Giugno 2010 da bioantroponoosfera
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Pierre Teilhard de Chardin 1881 -1955


Il dramma di Teilhard de Chardin si può pressapoco descrivere così: non più un generico tentativo di conciliare fede e ragione, ma la precisa consapevolezza che la ragione abbia qualcosa da insegnare alla fede, perchè la razionalità umana non è ispirata dal demonio, ma da Dio. Potrebbe anzi essere l'irrazionalismo di una fede fanatica uno dei tanti aspetti del demonio, ma poichè le autorità ecclesiastiche mai si sono spinte a simile riflessione, cioè ad una condanna secca ed inequivocabile del fanatismo, e recentemente lo hanno anzi incoraggiato, cedendo alla piazza per la beatificazione di un certo Padre Pio, la questione è ancora aperta e chissà per quanto tempo lo sarà ancora.
Per un sacerdote arrivare a queste "conclusioni" non è e non era per nulla facile. Si trattava e si tratta di entrare in conflitto quasi galileano, dunque epico, con autorità ecclesiastiche nel loro insieme restie ad accogliere le verità, spesso incerte e provvisorie, della scienza. La verità continua a far paura ai dogmatici, segno che la loro fede è solo un trucco, perchè se avessero fede, non si comporterebbero così.
Del resto su questo rapporto tra religione cristiana e scienza vi è da millenni un seria ipoteca, la prima lettera ai Corinzi di San Paolo, il quale bollò il sapere dell'uomo come follia, senza peraltro distinguere tra sapere e sapere, come ad esempio anche il sapere di un medico (l'evangelista Luca, medico ad Antiochia e per molto tempo compagno di San Paolo) ed il sapere di un filosofo scettico, con cui lo stesso San Paolo ebbe a che fare nel famoso episodio dell'Aeropago.
Dunque, Teilhard de Chardin, nato a Sarcenat (Auvergne) nel 1881 ed entrato nella Compagnia di Gesù nel 1899, fu costretto dalla sua stessa natura di uomo che pensa e non accetta fideisticamente alcunchè dimostri qualche falla logica ed empirica, a porsi problemi di portata decisiva.
Formatosi in un clima positivistico, ma non positivisticamente dottrinario, comprese ben presto che la teoria dell'evoluzione era indiscutibilmente vera e che i dogmi della fede, in primis quella del "creazionismo" , erano pericolosamente vacillanti.
Pessimi difensori della fede, specie in ambito protestante, ma non solo, potrebbero obiettare che è nella perversa natura del gesuitismo "arrangiare" le proposizioni della fede alla realtà delle culture da "convertire" al cristianesimo.
Nulla di più falso, in verità. Il problema del gesuitismo non era e non è così generico.
Semmai vi potrebbe essere un problema di conversione delle culture che nulla hanno a che fare con i temi fondamentali della giustizia e della carità cristiana, ad esempio la cultura della colonizzazione e dello sfruttamento dell'indigeno, ovvero la strumentalizzazione del gesuitismo, ed in generale della "missione", a fini del tutto opposti a quelli dell'evangelizzazione.
Ma questo non richiederebbe alcuna preparazione teologica preliminare. Qualsiasi persona di buon senso dovrebbe e potrebbe saper distinguere quando la predicazione di "cristiana sopportazione" è falsa come Giuda, , e quindi si propone solo di sottomettere l'indigeno ignorante al bianco sfruttatore, e quando invece ha il senso autentico di liberare dall'idolatria, dall'animismo, dalla superstizione sciamanica e sacerdotale. La figura del medico-missionario che in tanti film hollywoodiani di seconda e terza categoria manda all'aria il potere dello stregone e dei totem semplicemente facendo punture di antibiotici è forse uno degli aspetti più veri del cristianesimo delle missioni.
Questo senza togliere che la "conciliazione" cinematografica presenta un aspetto aulico che nulla ha a che vedere con la realtà.

Che nella storia le due prospettive si confondano è pacifico, tanto più che il culto dei santi è spesso un sostitutivo dell'idolatria, come scrisse Hume, e questo è ancora più vero quando si beatificano "gesuiticamente" santi indigeni per ottenere consensi; ma che la prospettiva genuinamente ispirata sia morta, non è affatto scontato. E per l'appunto Teilhard de Chardin ne fu la prova evidente con il suo piccolo "martirio".
Per molto tempo gli venne proibito di scrivere libri su argomenti non scientifici, quindi di ordine religioso, teologico e filosofico.
Ciò è davvero ripugnante. Ma ancora più ripugnante è che il principale responsabile dell'odioso provvedimento sia da poco stato beatificato a sua volta. Chiesa incorreggibile o "questo" clero romano davvero da rivoltare da cima a fondo?

Lasciamo questa domanda senza risposta e proviamo a comprendere in cosa il pensiero di Teilhard de Chardin fu davvero innovativo.
Secondo Teilhard la teoria dell'evoluzione non è una semplice ipotesi che riguarda solo la biologia, ma una verità scientifica indicutibile che coincide con al realtà stessa dell'universo.
In pratica è l'essere stesso delle cose, degli enti esistenti nella loro realtà ontologica ad essere un continuo mutamento processuale progressivo.
Nell'evoluzione vi sono stati momenti e passaggi significativi ed uno di questi fu quando, alcuni miliardi di anni fa, dalla materia "stoffa dell'universo" che conteneva in potenza precisi programmi di sviluppo, si sono formati gli astri, il sole, i pianeti e quindi la terra.
Seguendo la biologia Teilhard mostra come attraverso un processo irripetibile (dunque davvero creativo, dove pertanto la creazione non viene affatto negata) si siano formate molecole, proteine, virus, batteri, cellule, organismi viventi complessi, costituendosi così la biosfera.
La stessa biosfera, espandosi, in tutte le direzioni e originando piante ed animali, attraverso una mutazione denominata "cefalizzazione crescente" ha preparato il terreno alla comparsa dell'uomo.
Alla comparsa dell'uomo è corrisposto il determinarsi di una nuova sfera, la "noosfera", che ha consentito il formarsi di una coscienza umana sempre più ampia.
Per noosfera scrive Carlo Formenti si intende il "termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti)".
Il pensiero di Teilhard è che questo processo non sia affatto giunto al termine e che l'umanità, stia marciando vero traguardi evolutivi ancora superiori. In ciò mostrando una singolare sintonia con il pensatore-guru di origine indiana Aurobindo.
La meta dell'uomo è infatti per Teilhard il punto Omega di cui si parla nell'Apocalisse, cioè Cristo, la coscienza cristica, intendibile anche come Logos non solo coesistente a Dio, ma come termine metafisico iscritto nella materia primordiale.
Per Teilhard il punto Omega non è quindi l'uomo generico, l'uomo della strada, l'uomo in carne ed ossa, trattandosi sempre di persona relativa e finita. Per questo l'individuo limitato tende ad andare oltre sè stesso, verso qualcuno che lo completi e gli dia senso.
Il fondatore di ogni senso è Cristo, ovviamente da intendersi come Logos e probabilmente come "pensiero di pensiero".
In tal modo il ciclo cosmico sarà compiuto e l'Alfa coinciderà con l'Omega.




Bibliografia
Le Opere di Pierre Teilhard de Chardin sono state tradotte e pubblicate da il Saggiatore nel 1968.
Nei sotterranei di qualche bibioteca potrebbero trovarsi, ma non è detto:
di G Straniero "L'ontologia fenomenologica di Teilhard de Chardin", Milano 1969
di F. Ormea "Teilhard de Chardin. Guida al suo pensiero scientifico e religioso" Firenze 1969 - due voll.
di R. Gibellini "La discussione su Teilhard de Chardin" Brescia 1968
di U. Staico "il pensiero politico di Teilhard de Chardin e la sua critica alla democrazia" Milano 1976
di L. Morgione "Teilhard de Chardin" Roma 1971



Dal sito MOSES ~ 13 ottobre 2000 ~

 

 
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L'opposizione a Teilhard morirà come un fantasma senza rumore

Post n°244 pubblicato il 22 Giugno 2010 da bioantroponoosfera
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Riconosciamo a Teilhard la sua grandezza

Padre Teilhard de Chardin moriva nel 1955 a New York, la città, dove per antonomasia, si incontravano e si incontrano ancora tutti i cittadini del mondo. Una umanità talmente varia che per questo motivo New York è considerata la città più cosmopolita del mondo. Dopo la morte di Teilhard la maggior parte delle sue opere sono state progressivamente portate a conoscenza del pubblico ( anche se, secondo noi, molte altre opere non sono state  pubblicate. Forse per ragioni di opportunità e forse per non dar altri  motivi al Magistero Ecclesiale di puntare il dito, ancora una  volta, contro l’opera e il pensiero del padre gesuita. Comunque, per chi fosse interessato informiamo che nel sito curato  dal Prof. Fabio Mantovani, www.biosferanoosfera.it  sono presenti, e altri lo saranno,  testi inediti  di Teilhard de Chardin, con brevi commenti del curatore, che lo ricordo, è l’estensore del “Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin” pubblicato da I Gabrielli Editori)In questi ultimi anni, che hanno caratterizzato la fine del millennio, l’influenza dei suoi scritti si è manifestata nell’ambito della cultura contemporanea con una profondità ed una intensità straordinaria. Ne fanno stato le molteplici edizioni delle sue opere più importanti: Il Fenomeno Umano e  L’Ambiente Divino, ma soprattutto la riscoperta di certe intuizioni teilhardiane nel campo della fisica quantica, della teoria dei sistemi, nella espansione della mondializzazione, nella scoperta del gusto di vivere, nel campo della complessificazione e della riscoperta della coscientizzazione, e tanto altro ancora. Nel periodo successivo alla sua morte,  nacque in tanti laici e cattolici un entusiasmo, forse troppo eccessivo e in tanti altri, soprattutto sacerdoti e teologi, le critiche e le reticenze erano anch’esse eccessive e rasentavano quello che oggi chiameremmo annientamento psicologico.Oggi, però, nessuno considera il teilhardismo e l’antiteilhardismo come una moda del momento dovuta alla curiosità  sull’opera di  un gesuita evoluzionista.Il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, approvato ed osannato o negato e dileggiato non lascia più nessuno in una posizione di indifferenza: oggi, più che mai, bisogna essere “pro” o “contro” Teilhard!E questo il momento di fare il punto della situazione, lasciando da parte entusiasmi e opposizioni che hanno caratterizzato questi ultimi venti anni per ritrovare, obiettivamente, quel ruolo che Teilhard ha ricoperto nel vasto movimento del pensiero contemporaneo e che ha sconvolto tutte le nostre acquisizioni culturali.

Quella visione del mondo, che tanto ci ha affascinato, Teilhard l’aveva riassunta e precisata in un suo scritto redatto mentre si recava in Sud Africa per il suo ultimo viaggio da paleontologo. L’ultimo viaggio prima della sua morte.

Questo scritto è datato 1953 e riassume oltre quarant’anni di osservazioni e di riflessioni sul suo modo di concepire la scienza e la fede, E’ stato pubblicato nelle Oeuvres, vol. VII: L’activation de l’energie, alle pagine 395-406 con il titolo “ L’etoffe de l’Univers” (questo volume è stato pubblicato in lingua italiana da I Gabrielli Editori, nel 2004,  con il titolo “Verso la convergenza. L’attivazione dell’energia nell’umanità”  e il saggio, con il titolo “La stoffa dell’Universo”,  si trova alle pagine 309-318).

Il testo è considerato dagli studiosi di Teilhard come una specie di testamento spirituale ed è  riconosciuto  molto  importante nella produzione letteraria  del gesuita.

Durante il viaggio che lo portava, come dicevamo, in Sud Africa, Teilhard scrive:

“Così,ancora una volta, voglio cercare di catturare ed esprimere ulteriormente la sostanza, sempre sfuggente, di ciò che sento,  di ciò che intuisco, di ciò che vivo. Una volta di più, dapprima perché mi sembra di essere riuscito,  da qualche tempo, a circoscrivere più intimamente l’essenza ultima di ciò che mi avvolge, che mi trasporta, di ciò che io sono.  E una volta di più anche, perché,  a tale ulteriore grado di sinteticità delle cose, mi pare si sia prodotto un salto nella coerenza  e nella semplicità,  e dunque nella verosimiglianza e nell’attrattiva di una certa struttura del Mondo, la graduale scoperta della quale sarà stata la storia, la forza e la gioia di una esistenza che si va concludendo.

Alla ragione del metafisico, si presenza innanzitutto “l’essere” (l’ens) nella sua più grande generalità, per poi differenziarsi, dialetticamente,  in  Universo.

Alla emozione intuitiva del mistico, si manifesta in modo immediato il “divino” ; come una sorta di Fondo Comune, dove rischia  del  resto di perdersi la molteplicità e l’aspetto attivo delle cose.

Per il mio “materialismo”  naturale (lo riconosco ora con evidenza)  tutta la realtà si è illuminata e trasfigurata ai miei occhi, partendo dalle distese tangibili dell’Universo.

Approssimativamente, allo sguardo del fisico, la Stoffa costitutiva del Mondo, si presenta come un flusso di Energia fisica misurabile, più o meno corpuscolizzata in “materia”.

Il segreto e la molla del mio slamcio spirituale saranno consistiti nello scorgere che,  sotteso a questo strato esteriore del Fenomeno ( e tuttavia con esso in continuità genetica) , si estendeva  un altro settore (quello non più del tangenziale, ma del centrico) dove una seconda specie di Energia (non più elettro-termodinamica, ma spirituale) irradiava a partire dalla prima, divisibile, verso l’alto, in tre zone successive sempre più interirizzate:

Zona dell’Umano dapprima (o del Riflessivo).

Zona dell’Ultra-Umano, in seguito ( o del Co-Riflessivo).

Zona del Cristico, infine (o del Pan-Riflessivo).

Nel corso di tre fasi successive , un medesimo Flusso evolutivo, di ampiezza universale,  che,  per convergenza su di sé, si personalizza!...

Senza la preoccupazione, una volta tanto,  di salvare nel modo di esprimermi qualche ortodossia ( o scientifica, o religiosa), e pertanto con la  coscienza di agire unicamente con fedeltà, spinta fino in fondo, alla mia doppia vocazione umana e cristiana, ecco lo stupefacente spettacolo che vorrei evidenziare allo sguardo di tutti, adattando semplicemente la vista a ciò che sta sotto i nostri occhi.

Niente affatto una tesi, ma una presentazione; o anche, volendo, un appello.  L’appello del viaggiatore che, avendo abbandonato la strada, si è trovato per caso ad accedere in un luogo prospettico dal quale tutto si illumina, e che grida ai suoi compagni: “Venite a vedere!”

Da questo scritto si evince chiaramente che Teilhard aveva un solo desiderio: far vedere a tutti gli uomini le cose come egli stesso vedeva.

E questo suo mirabile desiderio si è scontrato duramente con i suoi Superiori e con il Magistero che non hanno mai voluto capire quanto profonda era l’ appartenenza alla sua funzione di Sacerdote e di Scienziato. E per questo, come voi sapete non ebbe mai il permesso di pubblicare i suoi studi che gli avrebbero permesso di confrontarsi con altri scienziati, teologi, filosofi, e studiosi della Bibbia.

E’ lo stesso Teilhard che condensa il risultato della sua ricerca in una formula precisa: La scoperta di una certa stuttura del Mondo…Già, quella struttura del Mondo che abbraccia ed associa Materia e Spirito. La caratterizzazione e la profondità del pensiero  teilhardiano  riassume bene tutta l’opera del Padre Gesuita.

Teilhard ha dimostrato di essere molto di più che uno scienziato, un teologo, un filosofo. Egli appare ai nostri occhi come un osservatore attento e un genio intuitivo.

Tutto ciò che sente, che vede e che vive è un profondo invito a non soffermarsi alle parole, ma egli vuole che a nostra volta, tutto ciò che ci circonda, lo sentiamo, lo vediamo, lo viviamo.

Secondo noi, per andare alla scoperta del pensiero e dell’opera di Teilhard de Chardin, non bisogna partire da Il Fenomeno Umano  come fanno quasi tutti, ma dalla raccolta di scritti che vanno sotto il titolo: “La vita cosmica - Scritti del tempo di guerra 1916-1919” edito da Il Saggiatore  nel 1971 (edizione ormai esaurita ma che è possibile trovare in e/bay).

Durante gli anni duri della Grande Guerra, tra  le lunghe trincee costruite a salvaguardia del territorio francese contro l’invasore tedesco il caporale barelliere (Teilhard apparteneva al secondo reggimento Zuavi) il giovane sacerdote gesuita annotava, con la sua scrittura chiara e minuta , la sua visione del mondo. Tra le bombe e gli attacchi tedeschi, tra l’aiuto ai feriti e al recupero dei morti , Teilhard esplicava  le sue riflessioni che si ritroveranno  meglio sviluppate negli  scritti successivi che fanno parte delle sue Opere.

A questo proposito vorrei ricordare la scoperta di uno scritto inedito di Teilhard pubblicato sul sito  www.biosferanoosfera.it  che illustrava in nuce, già nel 1911, ancora prima della partenza di Teilhard per il fronte, tutti gli argomenti che il Gesuita avrebbe sviluppato lungo l’arco della sua vita di scienziato e di sacerdote.  E’ un documento eccezionale che vi invito di andare a leggere.

A quell’epoca aveva già interamente concepito con precisione, chiarezza e ordine la sua scoperta di una certa struttura del Mondo.

Dobbiamo anche sottolineare che i lavori pubblicati nell’opera La Vita Cosmica erano redatti  per un uso personale e per questo non erano appesantiti dalla preoccupazione di dimostrare ciò che sentiva, vedeva e viveva.

Il fiuto e la sottile intelligenza di Teilhard hanno favorito non poco la scoperta dell’“l’intuizione” (diventata poi deduzione)  che ha giocato un ruolo importantissimo ed essenziale per giungere alla conoscenza  delle verità nascoste dietro le apparenze attraverso l’esercizio di una spiritualità che trascende l’intelligenza e la ragione.

L’opera di Teilhard ha obbligato e sta obbligando ancora oggi, gli scienziati,  i teologi e i filosofi a ripensare  le loro certezze in funzione di un nuovo modo di considerare l’Universo e la sua evoluzione cosmica.

 

 Giovanni Fois

 Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo- Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Una curiosità

Post n°245 pubblicato il 06 Agosto 2010 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Vogliamo vedere quanto si scrive nel mondo su Teilhard de Chardin ?

 

Per il mio Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo mi capita spesso di passare ore sulla Rete alla ricerca di articoli, documenti, libri, materiale audio-video su Teilhard de Chardin da inserire nell'archivio del Centro.

Ieri mi è venuta la curiosità di vedere quanto materiale librario è presente nello schedario di Google Libri.

Alla faccia di tanti tradizionalisti cattolici, anche di casa nostra, che danno Teilhard de Chardin ormai dimenticato e superato vi pubblico questo specchietto, che ho tratto, in maniera non esaustiva, dal sito di Google Libri e che mi ha lasciato a bocca aperta.

Ecco qui:

Risultati in tutte le lingue.                        177.000

Risultati in lingua italiana:                            3.400

Risultati in lingua francese:                        56.800

Risultati in lingua inglese (GB e USA):        111.000

Risultati in lingua tedesca:                          31.300

Risultati in lingua spagnola:                         27.900

Risultati in lingua portoghese:                        3.800

Risultati in lingua olandese:                            1.090 

Risultati in lingua russa:                                   936

Risultati in lingua cinese:                                  790

Sono andato poi a vedere i risultati relativi alla lingua internazionale Esperanto e ho trovato ben 37 risultati.

Come potete osservare la somma di tutti i risultati nelle varie lingue sono superiori ai risultati pubblicati in tutte le lingue; purtroppo non sono riuscito, per ora, a trovare la spiegazione.

Comunque, al di là di oghi considerazione Teilhard de Chardin è presente nelle opere più varie del sapere umano.

In tanti testi è solo citato ma in moltissimi altri le pagine dedicate a Teilhard sono più di tre.

Teilhard de Chardin è una fiamma che ancora arde e la Chiesa cattolica dovrebbe prendere atto di questo ed invitare i cattolci a leggere e studiare il pensiero del grande gesuita che ancora oggi viene considerato un gigante della cultura  religiosa e laica mondiale.

G.F.

 
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Teilhard, un esempio per l'uomo moderno

Post n°246 pubblicato il 01 Settembre 2010 da bioantroponoosfera
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Teilhard, la nostra guida in mezzo ai flutti della vita moderna.

Oggi,  se ci guardiamo attorno ci sentiamo sopraffatti dall’immensità dei problemi che  ci circondano.

Malgrado tutte le difficoltà relative anche al vivere quotidiano,   dobbiamo continuare ad andare avanti, sostenendoci a vicenda, con amore e fratellanza nella convinzione che  il Cristo Evolutore  ci invita costantemente  a cambiare stile di vita per affrontare i grandi e innumerevoli  problemi che attualmente stiamo vivendo come esseri umani

 Ricordiamoci con grande umiltà  qual’’è e quale deve essere il nostro posto nel quadro generale della Natura .

Scriveva Teilhard de Chardin nel suo lavoro : Il posto dell’uomo nella natura (vol. 4 delle opere edite da Il saggiatore):

Il posto dell’’ uomo nella natura. Per quale motivo, man mano che la scienza progredisce, tale argomento appare sempre più importante e più affascinante ?... per il fatto che cominciamo a prendere cosienza nel nostro spirito, proprio in funzione degli ultimi progressi delle nostre conoscenze, del fatto che l’Uomo occupa  un posto chiave, una posizione assiale, una posizione polare nel Mondo. Tanto è vero che basterebbe capire l’Uomo per aver capito L’universo, come pure capiremmo l’Universo se non  riuscissimo a integrarvi in modo coerente l’Uomo nella sua interezza, senza deformarlo, l’Uomo completo, ripeto, non solo con le sue membra ma anche con il suo pensiero”.

La convinzione  che la rete del pensiero (la Noosfera, come la chiama Teilhard ),   che  lega  organicamente  tutta la  vita nel pianeta,  ci invita ad amare delicatamente la creazione con atti di giustizia.

Scrive ancora Teilhard: “Bisognerebbe che un uomo fosse esiliato su Marte, o su un altro Universo, per avere sentore dell’incredibile tenerezza che  lo lega imconsciamente a tutti gli uomini (qui chiaramente Teilhard identifica la Terra con il Pianeta abitato. N.d.r.).

E nel suo saggio: Terra promessa  (in La Vita Cosmica, vol. 5 delle Opere edito da Il Saggiatore) Teilhard conclude con questa bellissima frase:

“ Tra la banalità dell’esistenza diventata scialba e le contraddizioni di una Società ricaduta nello sbriciolamento, riprenderò pazientemente le occupazioni comuni, illuminato da ciò che ho visto durante i brevi istanti in cui, per una Causa superiore, noi ci siamo sentiti milioni di uomini assieme, uniti dal fondo stesso della Vita.

Andrò verso l’avvenire, più forte della mia duplice fede di uomo e di cristiano…

Poiché ho intravisto dall’alto della montagna. La Terra Promessa.”

Giovanni Fois

Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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