Creato da birba_976 il 31/10/2008
Sogni, pensieri e racconti di una trentenne imperfetta!

Area personale

 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

Archivio messaggi

 
 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Tag

 
 

Ultime visite al Blog

 
eridu65mercantedoltremareGiuseppeC.84donalduckdglq4verdeapungi1950_2Scintillaxteokkiazzurri0108HenryVMillerlauretana5Lo.Scrittorestelladimare_711sergiostefyOmbrasullerba
 
 

Ultimi commenti

 

FACEBOOK

 
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

I miei preferiti

 

IN QUESTO SPAZIO POTRETE TROVARE I LINK AI MIEI POST PREFERITI.  

   Mi presento: io sono qui!  

http://blog.libero.it/birba976/5781048.html

   Passione e denaro... l'editoria a pagamento  

http://blog.libero.it/birba976/5824697.html

   Donne, violenza e Grande Fratello  

http://blog.libero.it/birba976/6383502.html

   Era mio padre...                               

http://blog.libero.it/birba976/6629296.html

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 

Donne, Violenza e Grande Fratello.

Post n°11 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da birba_976
 
Foto di birba_976

Sono donna, ed anche se mi è sempre sembrata una cosa bellissima esserlo, ultimamente mi spaventa e mi angoscia.

Nelle nostre città sembra sia esplosa una sorta di gara a chi riesce a stuprare più donne nel modo più schifoso e umiliante.

Ragazze stuprate dal cosiddetto “branco” solo perché appartate col proprio fidanzato (e chi di noi non è mai andato ad imboscarsi in auto in qualche luogo appartato?), ragazze stuprate da giovani di buona famiglia, un po’ ubriachi e drogati, ma che in seguito al loro pentimento vengono mandati nella loro bella e ricca casa agli arresti domiciliari dopo solo 24 ore di carcere, donne stuprate (e uccise) alla fermata dell’autobus quando, dopo una giornata di lavoro, tornano a casa per preparare la cena alla famiglia e si ritrovano in un fosso malmenate, umiliate, svuotate della dignità.

Ci sono donne che vengono stuprate ogni giorno da padri o mariti che hanno ancora la medievale idea della donna come oggetto di propria proprietà, ci sono bambine che vengono stuprate dai compagni di scuola, nel luogo che per loro dovrebbe essere più sicuro.

Ci sono altre donne, che lavorano fuori casa e che tornando si occupano dei figli, della famiglia, dell’abitazione; ci sono donne che arrivano ad una certa età e vorrebbero andare in pensione, magari per godersi un po’ di tempo libero, magari per dedicarsi un po’ a loro stesse o magari per continuare ad aiutare i figli facendo da tata ai nipoti.

L’Unione Europea impone alle donne di andare in pensione a 65 anni.

Partità? Per me pazzia!

La donna è fisiologicamente diversa dall’uomo (la menopausa non è una malattia, ma innegabilmente è un periodo critico) ed io non ce la vedo proprio una dolce nonnina di 65 anni che va ogni giorno a lavorare in fabbrica o a fare le pulizie, mi spiace, ma per me è così.

Ci sono poi donne che puntano tutto sulla loro fisicità e sulla taglia del reggiseno.

In questi ultimi tempi abbiamo assistito a numerosi dibattiti sulle tette di Cristina del Grande fratello.

Mi domando, con tutto quello che accade oggi alle donne, a quelle vere, a quelle con le palle, a quelle che tirano avanti la carretta nonostante tutto, possibile che ai media italiani interessino così tanto le tette finte di una ragazzina che dovrebbe farsi fare una protesi anche al cervello?

Insomma, “siamo donne, oltre alle gambe (ed alle tette) c’è di più”, ma stringi stringi, nonostante le battaglie femministe (che non condivido nella loro totalità), nonostante le quote rosa (che trovo assurde, perché le donne dovrebbero essere presenti nella vita pubblica e politica per volontà del popolo e non per obbligo di legge), nonostante i paroloni come “pari opportunità”, le cose dal medioevo ad oggi non sono poi cambiate così tanto!

 

 
 
 

Happy New Year!

Post n°10 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da birba_976
Foto di birba_976




Cosa mi aspetto dal domani?



Non lo so.



Ogni inizio d’anno giù con le solite menate.



Serenità, amore, amicizia, salute, lavoro… ascoltiamo gli
astrologi in televisione e compriamo gli oroscopi in edicola.



Tutto bene, se non d’inverno almeno l’estate, se non in
primavera magari in autunno. Poi i giorni passano, passano i mesi e le stagioni,
e non cambia mai nulla. Ci arrabattiamo per quattro soldi a fine mese (almeno
chi un lavoro ce l’ha), la serenità finisce assieme allo stipendio la terza settimana
(se non la seconda), l’amore è eterno finchè dura e la salute… bè, ci fosse
almeno quella!



Mi piacerebbe svegliarmi il primo giorno di un anno che
verrà e poter dire “Cavolo, oggi è davvero cambiato qualcosa!”, ma nella mia
vita da comune mortale il passaggio da un anno all’altro è soltanto la
sostituzione di un calendario con un altro.



Cosa vorrei da questo 2009 appena nato?



Vorrei trovare un lavoro pagato il giusto, non a 50km da
casa e che mi dia la possibilità di poter passare un po’ di tempo con i miei
figli;



vorrei che un editore mi dicesse finalmente che ha deciso di
pubblicare il mio romanzo senza contributi economici da parte mia;



vorrei un futuro più sicuro per i miei figli e la mia
famiglia in generale;



vorrei finalmente fare una vacanza decente, di quelle dove
veramente, al ritorno, puoi dire di esserti rilassato.



Vorrei essere felice!



No, non vi angoscerò con domande del tipo “cos’è la
felicità?” e “la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?”.



Penso che se questo nuovo anno deciderà di donarmi la
felicità saprò riconoscerla da sola.



Per il momento continuerò ad aspettare tempi migliori.



 



Buon 2009
a tutti!!!

 
 
 

Buon Natale!

Post n°9 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da birba_976
Foto di birba_976

E se per una volta a Natale non si dovesse essere per forza
felici?



E se qualcuno un giorno vi dicesse che detesta la festa più “buonista”
dell’anno?



E se qualcuno vi dicesse che “a Natale si può dare di più” è
una c…ta enorme?



E se il regalo di Natale non fosse un qualsivoglia soprammobile
destinato a rompersi, per caso, sul pavimento?



Questo è il mio racconto di Natale per tutti voi!



AUGURI!



 



 



“ E’ la sera della vigilia.



La città è illuminata a giorno dagli addobbi delle strade e
dei negozi e grossi Babbi Natale stanno appesi ai balconi, col loro precario
equilibrio, come ladri che stanno per compiere il colpo della loro vita, quello
che gli risolverà tutti i problemi e li libererà una volta per tutte da quel
fastidioso e ridicolo costume ingombrante e fuori moda.



La casa è vuota e le luci del piccolo albero di natale sul
tavolino del salotto sono spente.



La mezzanotte si avvicina.



Davanti alla finestra vedo gente camminare sulla neve appena
caduta; probabilmente si stanno recando in chiesa per assistere alla messa.



Anch’io tanti anni fa, quando ero un’adolescente semifelice,
come tutti gli adolescenti, uscivo con i miei amici ed andavo in una vecchia
chiesa fredda ad ascoltare le farneticazioni di un parroco troppo anziano per
condurre a termine quella lunga funzione senza strafalcioni degni di Superpaperissima.



Ora non più!



A volte mi chiedo dove sia finita quella persona così
ottimista da sperare che ogni anno nuovo sarebbe stato meglio del precedente,
perché doveva essere così, perché infondo era giusto che fosse così.



Sento i suoi passi dietro di me.



Lui è il mio uomo! Mio, forse.



In realtà lo conosco appena e non sono sicura di poter
definire quella tra noi una vera relazione.



Sesso? Certo!



Non è forse solo per sesso che uomini e donne si attraggono,
si frequentano?



Rimango affacciata alla finestra a guardare un punto
dell’infinito, un punto della notte nera, mentre rivedo me stessa bambina che
lascio sul tavolo un bicchiere di latte con qualche biscotto per Babbo Natale,
che nel portarmi i regali avrebbe trovato un po’ di sollievo alle sue fatiche e
magari sarebbe stato un po’ più generoso.



Ora non ci sono più regali in casa mia, detesto il Natale.!



Tutti si sentono in dovere di essere felici per forza, tutti
si sentono in dovere di acquistare regali per coloro dei quali magari non gliene
frega un cazzo, ma che arriveranno col loro bel pacco dal fiocco grande,
completamente inutile e anche fuori luogo. Si deve contraccambiare, no?



Detesto dover dire “Che bello, grazie, lo desideravo tanto”.



Io faccio i regali quando mi va, quando passo accanto ad un
oggetto e penso che stia lì proprio per la persona a cui lo voglio donare.



Detesto i pranzi in famiglia, quelli dove ci si ritrova con
quella parvenza di ebete felicità da “famiglia Bradford”; detesto le domande
idiote dei parenti che vedi una volta all’anno, le partite a carte o peggio
ancora le cartelle della tombola!



Sento il mio uomo dietro di me. Sento il suo respiro caldo
sul collo.



Non mi tocca, neanche mi sfiora, ma nel mio stomaco si scatena
un uragano.



Immagino le sue mani che si posano leggere sulle spalle, per
poi scendere lentamente sui fianchi, le vedo percorrere il mio ventre per poi
risalire verso i miei seni.



Sento la sua bocca sul collo, la sua lingua che gioca col
mio orecchio.



La mente si offusca per l’eccitazione. Ora non c’è
razionalità; tutto è istinto.



“Jingle
bells, jingle bells, jingle all the way”…



Ora lui è su di me, le spalle larghe, i muscoli tesi, gli
occhi infuocati di passione fissi sui miei; inarco la schiena e godo di ciò che
lui mi può dare.



Cos’è la passione? Perché sono ormai devastata dal costante
desiderio di lui?



Mi abbandono al piacere,da lontano le campane suonano a
festa… Buon Natale.”

 
 
 

Natale a modo mio!

Post n°8 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da birba_976
Foto di birba_976

Anche quest'anno ci siamo, stà arrivando Natale.



Bella scoperta, arriva ogni anno il 25 Dicembre,
inesorabile.



Tutti amano il Natale, i regali, le luci, i panettoni . . .



Quest'anno, io, sento tanta tristezza, ed un mare di
nostalgia.



Non so cosa è cambiato, mi è sempre piaciuto decorare l'albero,
fare il presepe, attaccare luci e lucette al balcone.



Quando ero bambina lo facevo con mio padre, che aveva lo
sguardo di un bambino nel momento in cui andava a raccogliere il muschio nel
bosco vicino a casa, o quando piazzava vicino alla capanna la statuina di
gesso, magari senza un braccio o una gamba, che però gli ricordava la sua
infanzia.



Amavo osservare le sue mani grandi che appendevano gli
addobbi all'abete, quello vero, non quelli sintetici o a fibre ottiche che
troviamo oggi negli ipermercati; mi piaceva guardare le lucine colorate pulsare
e la stella cometa in cima all'albero che cadeva ora su un lato, ora sull'altro,
per il peso eccessivo.



Aspettavo Babbo Natale, che non portava regali 
stratosferici (all'epoca non esistevano la PSP o il Nintendo Portable), ma quella bambolina
che avevo desiderato per tanto tempo, nonostante non parlasse, non camminasse e
non ruttasse.



Allora il Natale arrivava a tempo debito.



Quest'anno il giorno dopo la festa di Ognissanti, nei
supermercati, c'erano già in bella mostra tutte quelle decorazioni che uno si
aspetterebbe di trovare in seguito, magari dopo la festa dell'Immacolata, l'otto
di Dicembre, il giorno in cui per tradizione si preparano l'albero di Natale ed
il Presepe.



A volte mi è capitato di chiedermi se solo per me questa è
un'assurdità!



Anche i regali spesso creano e diventano un
problema.



In tempo di crisi, i nostri figli sono bombardati da
pubblicità di ogni tipo; giocattoli ipertecnologici che lasciano poco spazio
alla fantasia.



Mia figlia di sei anni mi ha chiesto una bambola che costa
80 euro, impara il suo nome, dice più di ottanta frasi e magari prepara anche il
caffè.



Questa richiesta mi ha messa in crisi; mi sono chiesta se
fosse giusto accontentare la bambina, perché infondo Natale arriva una sola
volta l'anno, o se fosse più corretto spiegarle che in un periodo in cui molte
famiglie non riescono a fare la spesa l'ultima settimana del mese, farsi
regalare una bambola così costosa sarebbe stato poco corretto.



Non la comprerò. Forse mia figlia ci resterà un po' male, ma
credo sia giusto farle capire da ora che non sempre si può ottenere tutto ciò
che si desidera.



Sono bacchettona? Può darsi, ma fare il genitore non è per
nulla facile.



Vorrei trasmettere ai miei bambini il vero spirito della
festa, vorrei che da grandi potessero avere dei ricordi magnifici come quelli
che io ho.



Vorrei che mio padre fosse ancora qui, e credo che in un
certo senso continui ad essermi accanto attraverso le immagini e le sensazioni
che mi porto nel cuore.



Vorrei che il Natale tornasse quello di tanti anni fa.

 
 
 

La "NON Malattia"

Post n°7 pubblicato il 30 Novembre 2008 da birba_976
Foto di birba_976




Sono stata molto impegnata!



Ho seguito un corso ed i miei bambini che non stavano bene,
mi sono scontrata contro la burocrazia e la noncuranza, ho sperato che qualcuno
mi chiamasse per un lavoro, ho tenuto duro fino al 27 nell’attesa che arrivasse
lo stipendio di mio marito… ho vissuto due settimane intense.



Ora, però, vorrei parlare su questo mio spazio di una
malattia che in Italia non è riconosciuta come tale, ma che può essere subdola
ed invalidante: la CFS,
o Sindrome da Stanchezza Cronica.



La prima volta che ne ho sentito parlare avevo sedici o diciassette
anni, guardavo una replica del Maurizio Costanzo Show, e c’era un uomo, un
dottore con un sacco di capelli, che parlava di una ricerca eseguita negli
Stati Uniti su pazienti affetti da una stanchezza cronica e persistente.



Io, che già ero sempre un tono al disotto dei miei coetanei,
che se c’era l’influenza in giro ero la prima a prenderla, dissi a mia madre
che forse ero ammalata di quella strana malattia, e lei mi liquidò dicendomi
che ero solo “nata stanca”.



In futuro avrei capito quanto questa radicata convinzione
popolare mi avrebbe reso difficile la vita.



Continuai ad andare a scuola, poi a lavorare. Mi sposai e diventai mamma. Persi mio padre.



E’ stato proprio dopo la perdita di papà, in concomitanza
con l’inizio della mia seconda gravidanza, che mi sono accorta di avere una
febbricola persistente; 37,8 – 38 C° per tre anni della mia vita.



Avevo da anni mal di gola frequenti, ascessi in gola,
linfonodi che si gonfiavano anche senza apparenti motivi, ed ero stanca, sempre
più stanca.



Quando il mio secondo figlio aveva tre mesi, il pomeriggio
lo portavo a dormire e mi infilavo nel letto anch’io; alzarmi era una violenza
su me stessa. A volte mi pareva di essere in una scena del film “Giovanna D’Arco”,
quando la protagonista distesa sull’erba veniva imprigionata dal terreno stesso
e trascinata verso il basso. Volevo tirarmi su, ma non ne avevo la forza.



Sono stata da numerosi specialisti, ematologo, reumatologo,
otorinolaringoiatra, ma nessuno è mai riuscito a capire cosa io avessi; mi
dicevano che ero depressa, forse pazza, qualcuno insinuò che ero una “sfaticata”,
che non avevo voglia di lavorare e di occuparmi della mia famiglia.



Ma io a lavorare ci sono sempre andata.



Poi è iniziata la mia ricerca su internet.



Inserendo i sintomi sono riuscita a risalire al nome di un
virus, EBV o virus della Mononucleosi Infettiva, e ad una malattia, la Sindrome da Stanchezza
Cronica.



Andai da un immunologo-omeopata che mi diede una cura
omeopatica che per un anno funzionò alla grande. Via la febbre, diminuirono i
mal di gola e riuscii a trovare un equilibrio che mi permetteva di lavorare e
di stare dieci ore al giorno fuori casa.



Poi il crollo.



A febbraio non riuscivo più a stare in piedi. Forse avevo
chiesto troppo a me stessa, avevo creduto di poter combattere contro il mio
corpo, avevo creduto di poter vincere quella “NON malattia”, ma il mio corpo si
era ribellato.



E’ stato allora che ho conosciuto quel dottore con un sacco
di capelli che avevo visto anni prima in TV: il Professor Umberto Tirelli.



E’ stato lui a diagnosticarmi la CFS e a curarmi.



Ora stò meglio, anche se so che non sarò mai una persona “normale”.



So che per me vivere sarà sempre un po’ più difficoltoso che
per gli altri.



Ci sono tante cose, però, che mi fanno veramente arrabbiare:



  1. la CFS non è riconosciuta,
    devo pagarmi le visite e i medicinali;
  2. la
    gente continua a pensare che io sia una pazza o una fannullona;
  3. lavoravo
    con contratto a progetto e quando sono stata male ho perso il lavoro, ora
    potrei riprendere a lavorare, ho bisogno di lavorare, ma il treno sembra
    essere passato ed io come al solito sono arrivata tardi;
  4. lo
    Stato dov’è?


A chi voglia approfondire l’argomento consiglio di andare
sul sito: http://www.salutemed.it/cfs/
.



A chi è malato di questa “NON malattia” consiglio di andare
in un centro specializzato e di non buttarsi giù se la gente non capisce… è
ignoranza e come si dice dalle mie parti “parola d’asino non va in cielo”.



Per quanto mi riguarda non posso far altro che ringraziare
il Professor Tirelli, continuare a curarmi e sperare che il futuro sia migliore…
anche se a volte è veramente difficile!

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963