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Segnali da Radio Quasar.

Post n°3395 pubblicato il 07 Maggio 2021 da blogtecaolivelli

Fonte: risorse libere della rete.

09 marzo 2021Comunicato stampa

Segnali da Radio Quasar, la più lontana del cosmo

Fonte: Inaf

Rappresentazione artistica di P172+18 con i suoi getti radio.

Crediti: Eso/M. Kornmesser Si chiama P172 + 18 ed è l'emittente

radio più distante mai scoperta.

Un quasar le cui "trasmissioni" hanno impiegato 13 miliardi di anni

per giungere fino alle antenne e ai telescopi qui sulla Terra.

A individuarlo e caratterizzarlo, un team guidato da Eduardo Bañados

del Max Planck e Chiara Mazzucchelli dell'Eso - team del quale fa

parte anche Roberto Decarli dell'Inaf di BolognaI quasar sono nuclei

di galassie che ospitano al centro buchi neri supermassicci talmente

attivi da risultare luminosissimi anche a distanze abissali.

Non a caso, man mano che la tecnologia avanza e l'esperienza aumenta,

gli astronomi ne individuano di sempre più lontani.

Un record dopo l'altro, il più recente risale a meno di due mesi fa.

Ed è di oggi la notizia di un nuovo primato di distanza: la scoperta

del quasar radio-loud - ovvero, forte emettitore di onde radio -

più lontano conosciuto.

Nel linguaggio degli astronomi, ha un redshift pari a 6.82: ovvero

le sue onde radio ricevute qui sulla Terra oggi, emesse quando

l'universo aveva appena 780 milioni di anni, hanno impiegato circa

13 miliardi di anni per raggiungerci.

Detto altrimenti, è la "stazione radio" più remota che sia mai stata

captata.

A firmarne la scoperta, pubblicata su "The Astrophysical Journal",

è un team di astronomi guidato da Eduardo Bañados del Max-Planck-

Institut für Astronomie, in Germania, e da Chiara Mazzucchelli,

astronoma italiana oggi borsista dell'Eso in Cile.

Team del quale fa parte anche Roberto Decarli dell'Inaf di Bologna.

Il più lontano quasar fra quelli che emettono onde radio, dicevamo.

Già, perché nonostante il nome - quasar sta per quasi-stellar

radio source, vale a dire radiosorgente quasi stellare - i quasar

radio-loud sono la minoranza: appena il dieci per cento di quelli

noti, mentre tutti i restanti sono radio-quiet.

Per riuscire a coprire l'enorme distanza che ci separa, l'emittente

di P172 + 18 (questo il nome del quasar) deve avere una potenza

inimmaginabile.

E in effetti così è: si tratta di un buco nero circa 300 milioni di volte

più massiccio del Sole che sta consumando gas a una velocità

sbalorditiva. «Il buco nero sta divorando la materia molto rapidamente,

crescendo in massa a uno dei tassi più alti mai osservati»,

spiega Mazzucchelli.

Ma potrebbe essere vero anche il processo contrario: se il buco

nero riesce a "mangiare materia" così voracemente, sospettano

gli astronomi, è proprio grazie al potente getto di onde radio,

che interagendo con l'ambiente circostante favorisce la caduta

del gas verso il buco nero.

A questo proposito val la pena ricordare che anche l'ambiente

attorno al quasar è oggetto di studio.

Non solo: i ricercatori del team hanno individuato una seconda

sorgente radio nelle vicinanze di P172 + 18.

Ancora però non ne hanno calcolato il redshift - e dunque la distanza.

«Non sappiamo ancora in che tipo di ambiente questo quasar si

sia formato», dice Decarli riferendosi a P172 + 18.

«Si tratta di un oggetto piuttosto isolato, oppure risiede in una

eccezionale sovradensità come altri quasar studiati in queste

epoche cosmiche?».

Certo è che per individuare e caratterizzare P172 + 18 sono scesi

in campo i più grandi telescopi e radiotelescopi al mondo.

La prima identificazione come candidato quasar risale al 2015,

grazie alla survey Pan-Starrs, utilizzando un telescopio ottico

alle Hawaii. I dati del Very Large Array hanno poi mostrato la

presenza, nella stessa posizione, di un oggetto che emetteva

onde radio.

La conferma che si trattasse proprio di un lontano quasar è

arrivata grazie alle osservazioni condotte con il telescopio

Magellano dell'Osservatorio Las Campanas, in Cile, da Bañados

e Mazzucchelli.

«Non appena abbiamo ottenuto i dati», ricorda Bañados,

«ci è bastata un'occhiata per capire subito di aver scoperto il

quasar radio-loud più distante conosciuto finora».

È poi seguita una serie d'osservazioni con altri strumenti, incluso

lo spettrografo X-shooter sul Vlt dell'Eso, che ha permesso

agli scienziati del team di determinare proprietà fondamentali

del quasar, quali la massa del buco nero e la velocità con cui

sta mangiando materia da ciò che lo circonda.

L'importanza della scoperta di un quasar radio-loud così

distante non sta ovviamente nel record in sé - anche perché

tutto fa pensare che non sia destinato a resistere a lungo -

quanto nelle informazioni che offre sia riguardo all'universo

primordiale sia agli oggetti e agli ambienti a noi più vicini,

quelli percorsi dall'emissione radio.

Emissioni che, analizzate con gli spettroscopi, rivelano attraverso

le righe di assorbimento la composizione chimica del gas attraversato.

«Quasar come questo», conclude infatti Bañados, «servono anche

come fari per studiare la materia che si trova fra loro e la Terra».

(La redazione di Le Scienze non è responsabile del testo di questo

comunicato stampa, che è stato pubblicato integralmente e

senza variazioni)

 
 
 
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