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Post n°3459 pubblicato il 15 Ottobre 2021 da blogtecaolivelli
Qualcosa di straordinario è stato scoperto in una zona del Sud Africa: le rovine di un'antica città fortificata appartenente a un'antichissima civiltà, a circa 280 km verso l'interno, ad ovest del porto di Maputo (la capitale del Mozambico). Questo ritrovamento potrebbe riscrivere la storia dell'umanità. mai ritrovata e risale solamente a 5000 anni fa. La sfinge è stata supposta antecedente alle piramidi, qualcuno ha parlato di 7000 anni addietro. Ma il sito di Lepenski-vir (le Porte di Ferro) risalgono a 7000 anni fa, e il sito di Gobekli Tepe risale a 9500 anni fa. Poi i ritrovamenti di figurine fittili di 35000 anni fa, e la Venere di Hohle Fels, la statuina paleolitica datata tra i 31.000 ed i 40.000 anni fa, associabile alle prime presenze dell' Homo Sapiens (Cro-Magnon) in Europa. Ma questo sito è molto ma molto più antico. rovine pensarono trattarsi di recinti destinati al bestiame, costruiti da popolazioni antiche ma non così antiche. Solamente negli ultimi vent'anni si è compreso che non si tratta di recinti, bensì di templi antichi e osservatori astronomici, costruiti da civiltà per ora sconosciute. Una città che sembra essere stata costruita dal 200000 al 160000 a.c.. Johan Heine, che aveva osservato queste rovine negli anni sorvolando la regione, avevano scoperto per caso il sito che si trova a circa 300 km da Johannesburg, quasi al confine con il Mozambico, già nel 2010, tanto che aveva parlato della scoperta nel suo libro "Temples Of The African Gods". Il giornale thesouthafrican.com ha confermato ora che la città risalirebbe a ben 200.000 anni fa. conoscere le antiche rovine di pietra dell'Africa australe, non avevo idea delle incredibili scoperte che ne sarebbero seguite, in breve tempo. Le fotografie, i manufatti e le prove che abbiamo accumulato puntano senza dubbio ad una civiltà perduta e sconosciuta, visto che precede tutte le altre, non di poche centinaia d'anni, o di qualche migliaio d'anni... ma di molte migliaia d'anni. Queste scoperte sono così impressionanti che non saranno facilmente digerite dall'opinione ufficiale, dagli storici e dagli archeologi, come abbiamo già sperimentato. E' necessario un completo mutamento di paradigmi nel nostro modo di vedere la nostra storia umana". Anche le popolazioni del luogo conoscevano già il posto, e lo attribuivano a qualche civiltà antica, ma non così antica. Sorvolando in aereo la zona, lo scrittore e il vigile del fuoco hanno voluto ottenere una veduta più ampia che ha portato a una scoperta sensazionale, e cioè che gli enormi cerchi concentrici erano mura cittadine ben visibili dal satellite. Queste mura si protrarrebbero per 1500 km, con un'altezza di quasi due metri e più di un metro di larghezza, in alcuni punti fino a tre m e mezzo di spessore, tali da poter far transitare due carri contemporaneamente. Il sito farebbe infatti parte di un'antica città che occupava un'estensione di 10000 Kmq. Ma secondo notizie più approfondite, date dalle foto scattate da aerei e da elicotteri, risulta che l'area coperta da questa metropoli era di soli 5000 Kmq, ma a sua volta era compresa all'interno di un'ampia comunità che occupava addirittura 35000 Kmq. Al suo interno ci sono strade, alcune delle quali lunghe sino a cento miglia, che servivano da collegamento fra la città e i campi destinati all'agricoltura; è stata rilevata una certa somiglianza con gli insediamenti degli Inca in Perù. Ma si osservano complessi di forma circolare e campi agricoli, il che dimostra che questo luogo era abitato da una civiltà evoluta. Alle coordinate satellitari 25 37'40.90″S / 30 17'57.41E si possono vedere chiaramente (A) il panorama visto dal cielo, (B) le strutture circolari e (C) altri piccoli cerchi che indicano degli avvallamenti nel terreno. Possono solo essere veramente apprezzate dal cielo o attraverso immagini satellitari. Molte di loro sono quasi completamente erose o sono state coperte dai movimenti del suolo fatti per millenni dall'attività dell'agricoltura. Del resto il Sudafrica è già considerato la culla del mondo. Proprio di recente, sempre nella zona di Johannesburg, è stato trovato il più antico antenato dell'uomo, l'Homo Naledi.
una grotta a 40 metri di profondità vicino a Johannesburg, in Sudafrica. Si tratta di un mosaico fossile composto da oltre 1.500 ossa . Viso da scimpanzè, denti, piedi e mani umani: ecco com'era l'Homo Naledi scoperto in Sudafrica. o della National Geographic Society. Nel team anche un italiano: Damiano Marchi, antropologo del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, che fa parte dell'equipe guidata dal professor Lee Berger. gli ominidi che risale a qualche milione di anni fa, e nel 1997 Little Foot, che avrebbe un'età di 3 milioni e 670mila anni e sarebbe pertanto il più vecchio ominide trovato finora sulla Terra. Ma c'è di più: nella zona dei ritrovamenti di questa civiltà sono state scoperte, durante gli ultimi 500 anni, miniere d'oro antiche, evidente segno che chi ha vissuto in questa terra ha scavato per molto tempo in cerca dell'oro o in ogni caso ne ha approfittato. Il Sud Africa è il più grande paese produttore di oro al mondo e la più grande zona di produzione d'oro del mondo è il Witwatersrand, la stessa regione dove si trova l'antica metropoli. chiamato "Egoli", che significa la città d'oro. o nelle sabbie, ma di miniere vere e proprie, con tunnel e pozzi. ultimi 500 anni, indicano una civiltà scomparsa che ha vissuto e scavato per l'oro in questa parte del mondo per migliaia d'anni", dice Tellinger. "E se questa è in realtà la culla del genere umano, possiamo star guardando le attività della più antica civiltà sulla Terra". Viene da chiedere cosa se ne facessero popoli così antichi dell'oro, evidentemente era apprezzato per la sua bellezza e inalterabilità, ma sicuramente anche come merce di scambio (oro lavorato o grezzo che fosse), il che fa comprendere l'evoluzione del sito. il commercio marittimo necessario a sostenere una popolazione stimata nientedimeno che di 200 mila persone, grossomodo quanto Padova o Trieste.
Le rovine sono per la maggior parte cerchi di pietre sepolti e solo alcuni sono visibili grazie ai venti che hanno spazzato via la sabbia, facendo emergere fondamenta e mura appartenute ad antiche costruzioni, presumibilmente le più antiche mai costruite dall'essere umano. di una città di nome Abzu, conosciuta anche come città mineraria per via delle miniere d'oro poco distanti. Questa città, dunque, sembra essere davvero esistita proprio in concomitanza con l'improvvisa, e tuttora misteriosa, evoluzione degli ominidi in homo sapiens. mila anni fa inoltre retrodaterebbe ulteriormente la comparsa di esseri viventi senzienti sul nostro pianeta.
Johan Heine scoprì il cosiddetto "Calendario Adam" nel 2003, mentre cercava uno dei suoi piloti schiantato con l'aereo sul bordo dell'altopiano. Mentre portava in salvo il pilota ferito Johan scorse dei i monoliti che erano allineati ai punti cardinali della Terra. dei monoliti allineati c'era un misterioso buco nella terra. Infine Johan capì che le rocce erano allineate con il sorgere e il tramonto del sole, determinando i solstizi e gli equinozi. Ma un giorno scoprì che c'era una pietra dalla forma umanoide che era stata rimossa tempo prima. e che Johan ritrovò dopo una lunga ricerca. al sorgere di Orione, una costellazione che completa la sua rotazione, detta precessione, ogni 26000 anni. 3 cm di pietra. Si è potuto valutare così l'età del sito dal tasso d'erosione della pietra. l'Homo sapiens, ma siamo in grado di rintracciare i nostri geni sino ad una sola donna, che è nota come "Eva mitocondriale".
a diverse etnie e regioni suggerisce che tutte queste sequenze di DNA si siano evolute molecolarmente dalla sequenza di un antenato comune. Poichè un individuo eredita i mitocondri solo dalla propria madre, tutti gli esseri umani hanno una linea di discendenza femminile derivante da una donna che i ricercatori hanno soprannominato Eva mitocondriale. Basandosi sulla tecnica dell'orologio molecolare, che mette in correlazione il passare del tempo con la deriva genetica osservata, si ritiene che Eva sia vissuta fra i 150000 e i 200.000 anni fa. La filogenia suggerisce che sia vissuta in Africa. Gli scienziati ipotizzano che vivesse in una popolazione di 4000- 5000 femmine fertili. Se altre femmine avevano prole con cambiamenti evolutivi del loro DNA, non abbiamo alcuna registrazione della loro sopravvivenza. Sembra che siamo tutti discendenti di questa femmina umana. Insomma tutti figli della stessa madre che, in barba ai razzisti, è proprio nera. Fonte: da Si viaggia, giornale digitale. Il Molise dei Sanniti che nessuno conosce L'Appennino molisano conserva i resti e le tracce di un popolo valoroso da scoprire e riscoprire 5 Giugno 2021 C'era una volta, una popolazione di guerrieri forti e valorosi, che scelsero come casa l'Appennino molisano. La storia li descrive come degli strateghi, avversari della repubblica romana che però furono sconfitti e annientati definitivamente da Silla. Le tracce della presenza di questo fiero popolo antico in Molise, sono oggi un vero e proprio tesoro da riscoprire, legato in maniera indissolubile alle valli appenniniche e al territorio montano. I Sanniti sono stati i primi abitanti del Molise ed erano divisi in cinque tribù, rispettivamente Caraceni, Irpini, Caudini, Pentri e Frentani. La loro quotidianità era dedita alla pastorizia, per questo si stabiliranno nelle valli dell'Appennino molisano. Il territorio era stato da loro organizzato in vici, piccoli villaggi, che si estendevano soprattutto a Isernia, Trivento, Sepino, Larino, capoluogo dei Frentani, e Boiano, capoluogo dei Pentri. Pietrabbondante Il centro del culto, però, era Pietrabbondante che oggi rappresenta l'area archeologica sannita più importante della storia di questo popolo. Altri centri religiosi sono stati ritrovati a Campochiaro, in località Civitella, a San Giovanni in Galdo, a Vastogirardi e Carovilli. Le divinità ai quali i Sanniti si affidavano erano diverse, tra queste c'era sicuramente Ercole, al quale è stato dedicato un santuario a Boiano. Questa figura mitologica, inoltre, appare in diverse statuette di bronzo che risalgono proprio all'epoca sannita. Come anticipato, il borgo molisano di Pietraabbondante è sicuramente il luogo che conserva le tracce più importante dell'insediamento di questa popolazione. Nella piazza principale del grazioso paesino arroccato sulle morge, è possibile ammirare la statua dedicata al Guerriero Sannita, simbolo di tutto il Molise. Qui è possibile salire in cima del Santuario Italico dei Sanniti Pentri, la testimonianza architettonica più importante del culto di questa popolazione. L'area archeologica si trova in una posizione fortemente scenografica a circa mille metri di altitudine, con una vista mozzafiato su tutta la Valle del Trigno e sui paesi arroccati. Area archeologica di Pietrabbondante A Vastogirardi, Isernia, è possibile avventurarsi in una piccola area archeologica nella località di Sant'Angelo per osservare i resti di un tempio sannita del II secolo. Secondo fonti storiche, l'area sacra era frequentata soprattutto dai pastori. Per completare il viaggio alla scoperta dei Sanniti, il consiglio è quello di recarsi ad Agnone, anche se i resti della popolazione non sono visibili, la storia ci racconta che la città è sorta sulle rovine dell'antica Aquilonia distrutta dai romani. In questa zona sono stati recuperati diversi reperti archeologici, tra cui anche la Tabula Osca, una tavoletta di bronzo con spessore di circa 4 mm che contiene informazioni preziose sui culti e le divinità di questa popolazione e che oggi è conservata presso il British Museum di Londra. |
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