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Messaggi di Gennaio 2020

Dall'isola di Giava.

Post n°2501 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

23 dicembre 2019

L'ultimo Homo erectus sull'isola di Giava

Ricostruzione dell'aspetto di Homo erectus 

(Science Photo Library / AGF) La prima specie

umana con postura eretta è vissuta in Asia

orientale fino a un'epoca relativamente recente,

come suggerisce una nuova datazione a 117.00-

108.000 anni fa dei resti fossili del sito di Ngandong

Homo erectus è vissuto fino a 117.000-108.000

anni fa, cioè fino a un'epoca molto più recente di

quanto stimato finora.

Lo testimonia una nuova datazione della gran

quantità di resti fossili scoperti negli anni trenta

a Ngandong, nella regione centrale dell'isola

indonesiana di Giava, pubblicata su "Nature" da

Yan Rizal dell'Istituto di tecnologia di Bandung,

sempre in Indonesia, e colleghi.

Il risultato contribuisce a chiarire le tappe fonda-

mentali dell'evoluzione umana in Asia orientale e

in particolare il ruolo di questa specie di ominidi,

la prima del genere Homo a camminare in posi-

zione completamente eretta e probabilmente

anche la prima a lavorare le pietre bifacciali e a

usare il fuoco.

Il sito fossilifero di Ngandong fornisce una delle

più importanti testimonianze della presenza nella

regione di Herectus, una specie umana le cui

tracce fossili sono state scoperte in diverse parti

del mondo, con datazioni che partono da 1,8-1,7

milioni di anni fa. I primi resti fossili di Herectus

 - una calotta cranica, un femore e un dente -

furono scoperti nel 1891 nel sito di Trinil, sul

lato orientale dell'isola di Giava, grazie uno scavo,

passato poi alla storia, dell'anatomista e

paleontologo olandese Eugène Dubois.

Pochi anni più tardi, alcuni scavi condotti dal

paleontologo tedesco Gustav Heinrich Ralph von

Koenigswald a Sangiran, nella parte centrale

dell'isola, restituirono un secondo scheletro più

completo.

Tra il 1931 e il 1933 fu la volta di 18 reperti -

12 calotte craniche e due ossa delle gambe -

scoperti a Ngandong, sempre a Giava, lungo

il fiume Solo.

Questi fossili sono stati attribuiti a una sottospecie,

denominata Herectus soloensis, anatomicamente

simile a Herectus, ma caratterizzata da un

comportamento molto progredito, stando all'analisi

degli utensili ritrovati nello stesso sito, tanto da

indurre alcuni paleoantropologi a classificare i resti

come appartenenti a H.sapiens.

Una mandibola di Taiwan riscrive l'evoluzione

di Homo in Asia

(red)
I resti di Ngandong si sono però rivelati difficili da

datare, perché la stratigrafia del sito è complessa

e alcuni dettagli originali della posizione degli scavi

precedenti si sono confusi col tempo, portando

gli esperti a proporre una vasta gamma di possibili

datazioni tra 550.000 a 27.000 anni fa.

Dopo aver rianalizzato il sito e i suoi dintorni,

Rizal e colleghi hanno fornito una datazione

definitiva per lo strato in cui erano compresi i

resti: 117.000-108.000 anni fa.

Queste misurazioni indicano che i fossili proven-

gono da alcune delle ultime popolazioni di H

erectus vissute nella regione.

Dalla ricerca è emerso anche un altro dato interes-

sante: i fossili apparterrebbero a individui morti

tutti insieme a monte di Ngandong.

Secondo gli autori, il sito fossilifero si sarebbe

quindi formato quando corpi e resti disarticolati,

trasportati dal fiume Solo, sarebbero stati depo-

sitati più a valle. (red)

 
 
 

Emigrazioni preistoriche.

Post n°2500 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

10 gennaio 2020

Una nuova cronologia delle migrazioni

di Homo erectus

Cranio quasi completo di H. erectus ritrovato

nel sito di Sangiran (©Hisao Baba/National

Museum of Nature and Science) Una nuova data-

zione indica che i primi H. erectus migrarono

dall'Asia centrale verso il Sudest asiatico e

Giava quasi 300.000 anni più tardi di quanto

indicato negli attuali modelli paleoantropologici,

riscrivendo la cronologia di una tappa fondamen-

tale dell'evoluzione dei nostri antenati

Homo erectus, la prima specie umana a mantenere

stabilmente la stazione eretta, visse sull'isola di

Giava, in Indonesia, per un arco temporale certo

molto ampio, ma probabilmente più vicino a noi

di quanto ritenuto finora.

pochi giorni dalla descrizione dell'ultimo H. erectus

 vissuto a Giava, scomparso non prima di 117.000-

108.000 anni fa, arriva ora la notizia che il più antico

risale a 1,3-1,5 milioni di anni fa.

Ciò implica che i primi esseri umani completamente

bipedi migrarono dall'Asia centrale verso il Sudest

asiatico e Giava quasi 300.000 anni più tardi di

quanto indicano gli attuali modelli paleoantropologici.

Lo ha stabilito una nuova datazione, illustrata sulla

rivista "Science" da Shuji Matsu'ra del Museo

nazionale di natura e scienza di Tsukuba, in Giappone,

e colleghi di una collaborazione internazionale, che

hanno condotto nuove analisi dei resti fossili trovati

nel sito archeologico di Sangiran, dichiarato Patrimonio

mondiale dell'Unesco.

Lo studio dei fossili di Homo erectus è tutt'uno con

gli scavi sull'isola indonesiana.

I primi resti fossili di questa specie umana, furono

infatti stati scoperti nel 1891 nel sito di Trinil, nella

parte orientale dell'isola, dal paleontologo olandese

Eugène Dubois, tanto che l'ominide fu battezzato

inizialmente Uomo di Giava.

Ma è il sito di Sangira, nella parte centrale dell'isola,

a essere stato teatro, pochi anni dopo, della

scoperta del primo scheletro completo di H. erectus,

seguito da un'abbondante messe di reperti, i più

antichi fossili umani del Sudest asiatico.

Finora, dai sedimenti di Sangira sono stati recupe-

rati più di 100 esemplari di almeno tre diverse specie

di ominidi.

Per questo il sito è considerato come uno dei più

importanti per comprendere l'evoluzione dei nostri

primi antenati e la loro lenta espansione in tutto il

mondo.

Benvenuti in famiglia

di Bernard WoodDecenni di ricerche, tuttavia, non

hanno consentito finora di definire una cronologia

del sito, che rimane incerta e controversa, in

particolare per i tempi della prima apparizione di

 H. erectus nella regione: le date attualmente accet-

tate sono difficili da conciliare con altri giacimenti

fossiliferi dell'Asia.

Una comprensione accurata della cronologia del

Sangiran è dunque cruciale per comprendere le

prime migrazioni e i primi insediamenti umani nel

continente.

Matsu'ura e colleghi hanno usato la tecnica di

datazione all'uranio/piombo per determinare

l'età degli zirconi di provenienza vulcanica trovati

sopra, sotto e all'interno, degli strati geologici in

cui erano compresi i resti fossili.

Mentre le stime precedenti avevano stimato l'arrivo

di ominidi nel sito già 1,7 milioni di anni fa, i

risultati di Matsu'ura e colleghi suggeriscono una

data molto più recente: probabilmente di 1,3 milioni

di anni fa, ma non prima di 1,5 miliioni di anni fa. (red)

 
 
 

L'uomo preistorico

Post n°2499 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

07 novembre 2019

La locomozione degli ominidi prima del bipedismo

Una fase dell'analisi dei resti fossili di

Danuvius guggenmosi (©Christoph Jäckle)

 I resti fossili di Danuvius guggenmosi 

scoperti in Germania e risalenti a 11,6 milioni

di anni fa mostrano braccia adatte alla sospen-

sione sugli alberi e gambe conformate per cam-

minare sul terreno in posizione eretta

Risale a circa 11,6 milioni di anni fa lo scheletro

fossile di una scimmia scoperto in Germania

che getta una luce su come si sono evoluti la

stazione eretta e il bipedismo nei nostri

antichi progenitori.

Descritto in un articolo pubblicato sulla rivista

"Nature" da Madelaine Böhme della Eberhard

-Karls-Universität di Tubinga, il reperto è stato

attribuito a una nuova specie, Danuvius gug-

genmosi, che poteva sia sospendersi sui rami

degli alberi con le braccia sia muoversi senza

problemi sul terreno con le gambe.

L'analisi s'inserisce nel dibattito su quando e

come i nostri antenati scimmieschi abbiano

iniziato a camminare regolarmente su due

zampe, un comportamento segnato da precisi

adattamenti scheletrici, riscontrabili in molti fos-

sili attribuiti a varie specie di ominini, evolutiva-

mente più vicine agli esseri umani che agli

scimpanzé e ai bonobo, le scimmie attuali più simili a noi.

I paleoantropologi collocano questo cruciale

passaggio evolutivo tra 7 e 5 milioni di anni fa.

Sul come c'è invece molta incertezza, al punto

che non si sa se i primi ominini bipedi si siano

evoluti da specie che vivevano per lo più sugli

alberi o che camminavano sul terreno ma a quattro zampe.

I resti di D. guggenmosi comprendono ossa degli

arti completi e in buono stato di conservazione

che consentono di fare alcune ipotesi sul suo

comportamento locomotorio.

L'avambraccio era lungo rispetto alla gamba, e

di forma simile a quello di un bonobo.

Le ossa delle mani indicano la presenza di un

pollice opponibile e dita ricurve, segno di una

presa potente e quindi di un'abitudine alla

sospensione sugli alberi, come in tutte le grandi

scimmie viventi.

La forma delle articolazioni del femore e della

tibia suggerisce però una notevole differenza

rispetto alle scimmie africane attuali, che di tanto

in tanto camminano in modo bipede sul terreno.

La parte superiore della tibia è robusta e l'articola-

zione della caviglia è stabile: queste due proprietà

sono adattamenti per resistere al carico più

elevato posto sulla parte inferiore della gamba

quando ci si sposta su due arti anziché quattro.

Nel complesso, dunque, l'anatomia degli arti

inferiori è più simile a quella degli esseri umani

che a quella delle grandi scimmie attuali.

Secondo le conclusioni degli autori, D. guggenmosi 

indica che i nostri antichi antenati hanno iniziato

a camminare sulle zampe posteriori prima di

cominciare a vivere in modo stabile al suolo e

fornisce un valido modello anatomico e comporta-

mentale per gli antenati comuni a grandi scimmie

ed esseri umani. (red)

 
 
 

Taras Bulba al cinema

Post n°2498 pubblicato il 18 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli

Taras il magnifico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Titolo originale

Taras Bulba

Lingua originale

inglese

Paese di produzione

JugoslaviaStati Uniti d'America

Anno

1962

Durata

122 min

Rapporto

2.35:1

Genere

storicodrammatico

Regia

J. Lee Thompson

Soggetto

Nikolaj Gogol'

Sceneggiatura

Waldo SaltKarl Tunberg

Produttore

Harold Hecht

Fotografia

Joseph MacDonald

Montaggio

Folmar BlangstedGene MilfordWilliam Reynolds,Eda Warren

Musiche

Franz Waxman

Scenografia

Edward Carrere

Costumi

Norma Koch

Trucco

Frank McCoyDaniel C. Striepeke

Interpreti e personaggi

Doppiatori italiani

Taras il magnifico è un film del 1962 diretto

dal regista J. Lee Thompson.

Trama

A cavallo tra XV secolo e XVI secolo, I polacchi 

sconfiggono i cosacchi nella zona dell'odierna 

Ucraina e li scacciano in zone più remote della

steppa.

Per sopravvivere, giurando vendetta, il cosacco

Taras Bulba brucia la sua casa e su un carro si

trasferisce con la moglie incinta in una zona più

tranquilla.

Nasce il primo figlio di Taras, un maschio che

viene chiamato Andrei.

Dopo pochi anni, nasce un altro maschio cui viene

dato il nome Ostap.

I due figli, orgoglio di Bulba, vengono cresciuti da

veri cosacchi, forti, fieri, pronti a combattere e

a bere vodka.

Finalmente l'università di Kiev apre le porte anche

ai figli cosacchi e Taras manda i suoi due figli ad

imparare usi e nozioni dei polacchi per meglio

combatterli al momento della nuova rivolta.

I due ragazzi vengono subito presi di mira dagli

altri studenti e spesso finiscono nei guai per il solo

fatto di essere cosacchi.

Andrei rimane affascinato dalla figlia del governatore,

la bella polacca Natalia.

Anche la ragazza non è insensibile al giovane e a

poco a poco i due si innamorano e iniziano una

relazione segreta. Il fratello di Natalia se ne ac-

corge e per salvare l'onore della famiglia rapisce

Andrei e Ostap e in un sotterraneo del collegio,

in compagnia di altri studenti, affronta l'amante

di sua sorella.

Andrei, che è abituato a combattere, uccide il

fratello di Natalia, poi fugge con Ostap dirigendosi

verso casa.

Natalia viene trasferita dal padre nel convento sito

nella città di Drubno.

Intanto nel luogo di ritrovo di tutti gli uomini della

tribù di Taras Bulba arriva l'ataman (il capo) che

comunica l'inizio della guerra a fianco dei polacchi

contro i turchi.

Andrei si fa avanti dichiarando che mai avrebbe

combattuto per i polacchi e viene tacciato di codardia.

Deve quindi dimostrare, con una prova di audacia,

di non essere un vigliacco.

La sfida consiste nel saltare a cavallo ripetute volte

un burrone profondissimo e, nell'ultimo salto il suo

accusatore cade e l'onore di Andrei è salvo.

I cosacchi si riuniscono per la guerra e Taras Bulba

riesce a convincere gli altri a marciare contro i polacchi.

Questi, dopo un primo attacco, si rifugiano nella città

di Drubno e Taras si accampa fuori le mura, aspet-

tando la resa per fame. In città c'è anche Natalia:

Andrei, preoccupato, trova il modo di entrare per

sincerarsi che la sua amata stia bene.

I due vengono sorpresi e catturati; Andrei, per

salvare Natalia dal rogo, promette di aiutare i polac-

chi a recuperare del cibo rubando il bestiame ai

cosacchi.

Andrei dirige quindi la sortita, mentre i cosacchi,

abbandonati da un terzo di loro che erano stufi di

aspettare, sembrano avere la peggio sotto i colpi

del minuscolo manipolo di uomini.

Andrei si dirige al recinto, ma Taras Bulba lo vede e,

con il dolore nel cuore, lo uccide.

I polacchi in città, vedendo i cosacchi in difficoltà,

decidono di uscire per una massiccia offensiva,

per cui Bulba ordina la ritirata.

I polacchi inseguono i fuggitivi, i quali arrivano in

una spianata ai cui lati si trovano gli altri cosacchi

che si erano allontanati.

Accerchiati, i polacchi soccombono e i cosacchi si

dedicano a seppellire i morti.

Fatti storici

Sebbene il protagonista del film (Taras Bulba)

sia frutto di un romanzo di Gogol, l'ambienta-

zione storica dei fatti è abbastanza curata e

veritiera.

Effettivamente la guerra tra cosacchi e polacchi

e la vittoria di questi ultimi nelle zone ucraine

avvenne nel quindicesimo secolo.

Nel film si fa molto riferimento alla religione

cristiano-ortodossa alla quale i cosacchi erano

fedeli.

Nella scena del film i cosacchi galoppano verso

la guerra gridando "Zaporoschi", infatti alcuni

gruppi cosacchi, residenti in particolari zone

erano chiamati "i cosacchi dello Zaporož'e".

Note

Il film è stato girato al Disney Ranch di Santa

Clarita in California, a Salta in Argentina e in

 Jugoslavia.

La prima scelta per il personaggio di Andrei,

fu Burt Lancaster, solo in seguito venne scrit-

turato Tony Curtis

C'è un errore nella trasposizione cinemato-

grafica riguardo al taglio dei capelli: effettiva-

mente i cosacchi si rasavano la testa, ma

lasciavano il codino sulla fronte.

Nel film l'unico correttamente pettinato è il

vecchio cosacco che ha il codino girato verso

la faccia.

1963 Nomination agli Oscar per Miglior colon-

na sonora per Franz Waxman

1963 Nomination ai Golden Globe per miglior

colonna sonora per Franz Waxman.

 
 
 

Biografia di Gogol

Post n°2497 pubblicato il 18 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: Wikipedia

Nikolaj Vasil'evič Gogol'

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nikolaj Vasil'evič Gogol'-Janovskij, 

Velyki Soročynci31 marzo 1809, 19 marzo

del calendario giuliano - Mosca4 marzo 1852,

21 febbraio del calendario giuliano) è stato uno 

scrittore e drammaturgo russo.

Gogol' è considerato uno dei grandi della 

letteratura russa.

Già maestro del realismo, si distinse per la

grande capacità di raffigurare situazioni satirico-

grottesche sullo sfondo di una desolante

mediocrità umana, o di quella che è stata

definita pošlost' (in russo: пошлость?) con

uno stile visionario e fantastico tanto da

essere definito da molti critici un precursore

del realismo magico.

Tra le opere più significative si ricordano i r

acconti Taras Bul'ba (1834) e Arabeschi(1835),

la commedia L'ispettore generale (1836), la

raccolta Racconti di Pietroburgo(1842) (in realtà

cinque racconti accomunati dall'ambientazione

nella capitale e nati dall'esperienza dell'autore i

n essa, ma soltanto successivamente riuniti in

una raccolta dai critici) e il romanzo Le anime

morte (1842).

Biografia

Nikolaj Vasil'evič Gogol' nacque il 19 marzo 1809

 a Velyki Soročynci, villaggio nell'oblast' di Poltava

governatorato russo nell'attuale Ucraina, da una

famiglia di piccoli proprietari terrieri.

Il padre fu scrittore di commedie in lingua ucraina,

mentre la madre aveva una forte personalità,

era una donna austera e una fervente religiosa.

Gogol' crebbe a Vasilevka, presso una delle proprietà

del padre.

Studiò dapprima a Poltava e poi a Nežin; venne

ammesso nel 1821 al liceo, dove iniziò i suoi studi

letterari.

Durante gli anni del liceo si dedicò anche alla

recitazione, sua passione poi abbandonata per

intraprendere la carriera lavorativa.

 Iniziò a scrivere ufficialmente nel 1825.

Tra i racconti più significativi di questi anni abbiamo: 

I masnadieri, una tragedia andata perduta,

 I fratelli Tverdislavič e Qualcosa su Nežin, ovvero

per gli stupidi la legge non è scritta.

Nel1828 concluse gli studi e trasferitosi a 

Pietroburgo intraprese una carriera diburocrate 

mantenendo viva la passione per la letteratura.

Nel 1829, assunto lo pseudonimo di V. Alov,

pubblicò il Ganc Kjuchel'garten, idillio in versi i

niziato nel 1827, subito stroncato dalla critica. 

In reazione alle critiche negative, Gogol' comprò

tutte le copie della rivista su cui era stata

pubblicata la sua opera e le bruciò. 

Partì allora per l'estero, visitò la Germania, specialmente Lubecca e Amburgo nel 1829;

durante il suo viaggio incorse in alcune difficoltà

economiche che lo costrinsero a chiedere l'aiuto

della madre.

Tornò a Pietroburgo e si occupò degli immobili

pubblici, prima, e dei beni patrimoniali, poi.

Nel 1831 conobbe il poeta Aleksandr Puškin e

nello stesso anno pubblicò la prima opera di

successo, Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, e

diverse opere:La fiera di SoročincyLa sera della

vigilia di Ivan KupaloLa notte di maggio 

oL'annegata) e La lettera smarrita.

Nel 1832 pubblicò il secondo volume delleVeglie

alla fattoria presso Dikan'ka e, durante un suo

soggiorno a Mosca, conobbe molti intellettuali

quali Michail PetrovičSergej Timofeevič Aksakov

 eMichail Nikolaevič Zagoskin

Nel 1834 fu nominato professore aggiunto di

Storia (tratta specialmente quella ucraina)

all'Università di Pietroburgo

Nel 1835pubblica gli ArabeschiLa prospettiva Nevskij

Il ritratto e Mirgorod, una raccolta di racconti in due

parti; inoltre "per motivi organizzativi" non gli fu

rinnovato l'incarico di professore (attività in cui,

comunque, non eccelleva e che non gradiva parti-

colarmente.

Le sue lezioni erano definite «noiose» dagli allievi,

e lo stesso Gogol' disse: «ignorato sono salito

sulla cattedra, e ignorato ne discendo»), così, nel 

1836, si dedicò febbrilmente alla produzione di rac-

conti, pubblicati sul Sovremennik (Il contemporaneo).

Tra questi racconti spiccano: Il calesseIl mattino

di un funzionarioIl revisore e l'articolo 

Della letteratura nelle riviste del 1834-1835.

Benché accolti favorevolmente da una piccola

parte della critica (tra cui vi era Belinskij),

specialmente Il Revisore viene attaccato dalla

maggior parte dei critici, in particolar modo da

quelli schierati politicamente a sinistra. 

In aprile va in scena L'ispettore generale, che

costituì uno snodo importante nella sua vita.

Deluso infatti per il magro successo della com-

media a Pietroburgo, al quale comunque fece

da contraltare il buon responso moscovita,

Gogol' decise di mettersi in viaggio verso

l'Europa, dove soggiornò a lungo.

Partito per la Svezia, passò poi per la Germania,

visitando città come AquisgranaDüsseldorf e

 Brema.

Giunge anche in Svizzera in agosto, dove, aVevey,

riprende a scrivere Le anime morte.

In ottobre esce il racconto Il naso, che precede

la partenza per Parigi, dove incontra il poeta

polacco Adam Mickiewicz.

Nel marzo 1837 inizia a studiare la lingua italiana 

in occasione del suo soggiorno in Italia

Vive a Roma in via Sant'Isidoro n. 17 e frequenta

diversi scrittori russi residenti nella città,

specialmente Ivanov e Šapovalov.

Conosce il letterato Pagodin e Giuseppe Gioachino

Belli.

Torna a Mosca nel 1839.

Nel 1842pubblica Il cappotto e sulla rivista 

Moskvitjanin ("Il moscovita") la novella Roma 

e inizia la pubblicazione de Le anime morte.

In ottobre torna a Roma e affitta una casa nei

pressi della precedente, in via Felice n. 126.

Tornato a Pietroburgo in dicembre, scrive e

mette in scena l'opera Il matrimonio.

Nel 1843 pubblica in quattro volumi tutte le

sue opere, che comprendono anche Il cappotto,

poi ritorna in Germania, a Düsseldorf, dove

abita con il poeta Vasilij Žukovskij.

L'anno seguente va in scena La lite.

Nel 1845 si ammala a Francoforte e si trasferisce

prima a Praga, poi torna nuovamente a Roma,

dove continua il lavoro del secondo volume de

 Le anime morte

Pubblica i Brani scelti della corrispondenza con

gli amici e diventa amico del religioso Matvej

Konstantinovskij, che finisce per aggravare

la sua nevrosi. Nel 1848 visita MaltaCostantinopoli

Gerusalemme e Odessa; torna a Mosca in

settembre, dove incontra il drammaturgo

 Aleksandr Ostrovskij.

Nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1852 brucia

la seconda parte de Le anime morte a causa di

una crisi religiosa derivata dal contrasto presente

dentro di lui: da una parte v'è il desiderio di

comprensione cristiana verso gli altri, dall'altra

il desiderio di sottoporre a dura satira i costumi

della società russa.

Indebolito da lunghi periodi di digiuno e di

penitenza, muore il 21 febbraio 1852.

 Viene sepolto quattro giorni dopo nel Monastero

di San Danilo.

L'opera

Il significato dell'opera gogoliana è stato a

lungo oggetto di dibattito.

Due sono le correnti di pensiero principali:

quella sostenuta dalla critica russa "classica",

capeggiata da Belinskij e quella formalista

di Ejchenbaum.

La prima tende a vedere nelle opere di Gogol'

uno stile tendenzialmente realista sottolineato

da una componente filantropica che, secondo

Belinskij, costituirebbe il fulcro della letteratura

di Gogol'.

I formalisti, attenendosi strettamente al testo

delle opere, sostengono che in Gogol' vi sia

solo un'esagerata iperbolizzazione del paradosso,

del grottesco, ottenuta attraverso procedimenti

linguistici semantici e fonici.

Secondo quest'ultima tesi non solo Gogol' non

può essere considerato né un realista né un

filantropo, ma egli si dimostra al contrario autore

in grado di creare ilarità anche durante momenti

narrativi melodrammatici.

Seminale è l'influenza di quest'autore su

tutta la letteratura russa successiva. Dostoevskij 

affermerà, riferendosi alla propria generazione

di intellettuali e narratori, che "siamo tutti usciti

da Il cappotto di Gogol'".

Le anime morte Gogol' comincia la stesura del

primo volume de Le anime morte verso la metà

del 1835 e finisce alla fine del 1841.

Il libro esce nel maggio del 1842, con il titolo

 Le avventure di Čičikov.

Il cambiamento del titolo e qualche altra modifica

erano stati imposti dalla commissione di censura

di Pietroburgo, dopo che quella moscovita (alla

quale Gogol' aveva sottoposto, in un primo

momento, il manoscritto) non aveva concesso

il visto, dal momento che l'anima è immortale e

perciò non possono esistere anime morte.

È un'opera davvero tormentata, incompiuta a

causa della prematura morte dell'autore.

L'opera risulta essere un realistico e preciso

dipinto della Russia contadina e zarista, tutta

imbrigliata in un complicatissimo apparato

burocratico ereditato dalle riforme di Pietro il Grande.

L'intenzione dell'autore era quella di realizzare,

più che un romanzo, un vero e proprio poema:

affascinato e colpito in modo eccezionale dalla

lettura di Dante durante il suo soggiorno in Italia,

Gogol' voleva realizzare un'opera in tre libri,

tutta improntata al vero spirito russo.

Essa infatti contiene in sé veri e propri momenti

lirici enfatizzati dal romanticismo di Gogol'.

Il realismo di Gogol', con un'ironia di stampo

"petroniano", raggiunge livelli mai visti prima.

A ragione Dostoevskij individuerà in lui il padre

della letteratura russa che tanto successo

ebbe nella seconda metà dell'Ottocento.

Il romanzo presenta una sfilza di personaggi

provenienti da ogni classe sociale, privi di ogni

spirito etico, tutti protesi verso piaceri e ricchez-

ze: la cultura europea aveva grandemente

influenzato il modo di vivere dei russi.

Tale aridità spirituale si concretizza nella persona

del protagonista del romanzo Čičikov.

Cacciato dall'amministrazione pubblica una

prima volta per concussione e una seconda per

collusione coi contrabbandieri, Čičikov, deciso

ad arricchirsi con ogni mezzo, scopre di poter

ottenere prestiti bancari dallo Stato sulla garanzia

dei servi della gleba - le anime, in linguaggio

burocratico - da lui posseduti.

Non avendone affatto, si mette in viaggio nelle

province per cercare quei proprietari terrieri a

cui, dopo il precedente censimento, siano morti

dei servi sui quali pagano ancora le tasse e

sui quali dovranno pagarle fino al censimento

seguente.

Nonostante le diverse reazioni, tutti accettano

di vendergli le loro "anime morte", definizione

comunemente data ai servi della gleba defunti,

da cui il titolo del libro e da cui l'inconsistenza

della motivazione della censura moscovita.

Le vicissitudini dei contatti preliminari, delle

diverse compravendite, delle conseguenze,

consentono all'autore di costruire una galleria

di personaggi nessuno o quasi dei quali sia

esente da difetti, disonestà e corruzione.

Ancora una volta richiamando Petronio, si può

dire che solo attraverso una commedia satirica

Gogol' permette al lettore di trovarsi faccia a

faccia con questa realtà eticamente spoglia,

in tal modo evidenziandone tutti i guasti e i

difetti.

 
 
 

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