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Messaggi di Gennaio 2020
Post n°2501 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 23 dicembre 2019 L'ultimo Homo erectus sull'isola di Giava Ricostruzione dell'aspetto di Homo erectus (Science Photo Library / AGF) La prima specie umana con postura eretta è vissuta in Asia orientale fino a un'epoca relativamente recente, come suggerisce una nuova datazione a 117.00- 108.000 anni fa dei resti fossili del sito di Ngandong Homo erectus è vissuto fino a 117.000-108.000 anni fa, cioè fino a un'epoca molto più recente di quanto stimato finora. Lo testimonia una nuova datazione della gran quantità di resti fossili scoperti negli anni trenta a Ngandong, nella regione centrale dell'isola indonesiana di Giava, pubblicata su "Nature" da Yan Rizal dell'Istituto di tecnologia di Bandung, sempre in Indonesia, e colleghi. Il risultato contribuisce a chiarire le tappe fonda- mentali dell'evoluzione umana in Asia orientale e in particolare il ruolo di questa specie di ominidi, la prima del genere Homo a camminare in posi- zione completamente eretta e probabilmente anche la prima a lavorare le pietre bifacciali e a usare il fuoco. più importanti testimonianze della presenza nella regione di H. erectus, una specie umana le cui tracce fossili sono state scoperte in diverse parti del mondo, con datazioni che partono da 1,8-1,7 milioni di anni fa. I primi resti fossili di H. erectus - una calotta cranica, un femore e un dente - furono scoperti nel 1891 nel sito di Trinil, sul lato orientale dell'isola di Giava, grazie uno scavo, passato poi alla storia, dell'anatomista e paleontologo olandese Eugène Dubois. Pochi anni più tardi, alcuni scavi condotti dal paleontologo tedesco Gustav Heinrich Ralph von Koenigswald a Sangiran, nella parte centrale dell'isola, restituirono un secondo scheletro più completo. 12 calotte craniche e due ossa delle gambe - scoperti a Ngandong, sempre a Giava, lungo il fiume Solo. Questi fossili sono stati attribuiti a una sottospecie, denominata H. erectus soloensis, anatomicamente simile a H. erectus, ma caratterizzata da un comportamento molto progredito, stando all'analisi degli utensili ritrovati nello stesso sito, tanto da indurre alcuni paleoantropologi a classificare i resti come appartenenti a H.sapiens. Una mandibola di Taiwan riscrive l'evoluzione (red) datare, perché la stratigrafia del sito è complessa e alcuni dettagli originali della posizione degli scavi precedenti si sono confusi col tempo, portando gli esperti a proporre una vasta gamma di possibili datazioni tra 550.000 a 27.000 anni fa. Rizal e colleghi hanno fornito una datazione definitiva per lo strato in cui erano compresi i resti: 117.000-108.000 anni fa. Queste misurazioni indicano che i fossili proven- gono da alcune delle ultime popolazioni di H. erectus vissute nella regione. sante: i fossili apparterrebbero a individui morti tutti insieme a monte di Ngandong. Secondo gli autori, il sito fossilifero si sarebbe quindi formato quando corpi e resti disarticolati, trasportati dal fiume Solo, sarebbero stati depo- sitati più a valle. (red) |
Post n°2500 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 10 gennaio 2020 Una nuova cronologia delle migrazioni di Homo erectus Cranio quasi completo di H. erectus ritrovato nel sito di Sangiran (©Hisao Baba/National Museum of Nature and Science) Una nuova data- zione indica che i primi H. erectus migrarono dall'Asia centrale verso il Sudest asiatico e Giava quasi 300.000 anni più tardi di quanto indicato negli attuali modelli paleoantropologici, riscrivendo la cronologia di una tappa fondamen- tale dell'evoluzione dei nostri antenati Homo erectus, la prima specie umana a mantenere stabilmente la stazione eretta, visse sull'isola di Giava, in Indonesia, per un arco temporale certo molto ampio, ma probabilmente più vicino a noi di quanto ritenuto finora. vissuto a Giava, scomparso non prima di 117.000- 108.000 anni fa, arriva ora la notizia che il più antico risale a 1,3-1,5 milioni di anni fa. Ciò implica che i primi esseri umani completamente bipedi migrarono dall'Asia centrale verso il Sudest asiatico e Giava quasi 300.000 anni più tardi di quanto indicano gli attuali modelli paleoantropologici. rivista "Science" da Shuji Matsu'ra del Museo nazionale di natura e scienza di Tsukuba, in Giappone, e colleghi di una collaborazione internazionale, che hanno condotto nuove analisi dei resti fossili trovati nel sito archeologico di Sangiran, dichiarato Patrimonio mondiale dell'Unesco. gli scavi sull'isola indonesiana. I primi resti fossili di questa specie umana, furono infatti stati scoperti nel 1891 nel sito di Trinil, nella parte orientale dell'isola, dal paleontologo olandese Eugène Dubois, tanto che l'ominide fu battezzato inizialmente Uomo di Giava. a essere stato teatro, pochi anni dopo, della scoperta del primo scheletro completo di H. erectus, seguito da un'abbondante messe di reperti, i più antichi fossili umani del Sudest asiatico. rati più di 100 esemplari di almeno tre diverse specie di ominidi. Per questo il sito è considerato come uno dei più importanti per comprendere l'evoluzione dei nostri primi antenati e la loro lenta espansione in tutto il mondo. di Bernard WoodDecenni di ricerche, tuttavia, non hanno consentito finora di definire una cronologia del sito, che rimane incerta e controversa, in particolare per i tempi della prima apparizione di H. erectus nella regione: le date attualmente accet- tate sono difficili da conciliare con altri giacimenti fossiliferi dell'Asia. Una comprensione accurata della cronologia del Sangiran è dunque cruciale per comprendere le prime migrazioni e i primi insediamenti umani nel continente. datazione all'uranio/piombo per determinare l'età degli zirconi di provenienza vulcanica trovati sopra, sotto e all'interno, degli strati geologici in cui erano compresi i resti fossili. Mentre le stime precedenti avevano stimato l'arrivo di ominidi nel sito già 1,7 milioni di anni fa, i risultati di Matsu'ura e colleghi suggeriscono una data molto più recente: probabilmente di 1,3 milioni di anni fa, ma non prima di 1,5 miliioni di anni fa. (red) |
Post n°2499 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 07 novembre 2019 La locomozione degli ominidi prima del bipedismo Una fase dell'analisi dei resti fossili di Danuvius guggenmosi (©Christoph Jäckle) I resti fossili di Danuvius guggenmosi scoperti in Germania e risalenti a 11,6 milioni di anni fa mostrano braccia adatte alla sospen- sione sugli alberi e gambe conformate per cam- minare sul terreno in posizione eretta Risale a circa 11,6 milioni di anni fa lo scheletro fossile di una scimmia scoperto in Germania che getta una luce su come si sono evoluti la stazione eretta e il bipedismo nei nostri antichi progenitori. "Nature" da Madelaine Böhme della Eberhard -Karls-Universität di Tubinga, il reperto è stato attribuito a una nuova specie, Danuvius gug- genmosi, che poteva sia sospendersi sui rami degli alberi con le braccia sia muoversi senza problemi sul terreno con le gambe. come i nostri antenati scimmieschi abbiano iniziato a camminare regolarmente su due zampe, un comportamento segnato da precisi adattamenti scheletrici, riscontrabili in molti fos- sili attribuiti a varie specie di ominini, evolutiva- mente più vicine agli esseri umani che agli scimpanzé e ai bonobo, le scimmie attuali più simili a noi. passaggio evolutivo tra 7 e 5 milioni di anni fa. Sul come c'è invece molta incertezza, al punto che non si sa se i primi ominini bipedi si siano evoluti da specie che vivevano per lo più sugli alberi o che camminavano sul terreno ma a quattro zampe. arti completi e in buono stato di conservazione che consentono di fare alcune ipotesi sul suo comportamento locomotorio. L'avambraccio era lungo rispetto alla gamba, e di forma simile a quello di un bonobo. Le ossa delle mani indicano la presenza di un pollice opponibile e dita ricurve, segno di una presa potente e quindi di un'abitudine alla sospensione sugli alberi, come in tutte le grandi scimmie viventi. tibia suggerisce però una notevole differenza rispetto alle scimmie africane attuali, che di tanto in tanto camminano in modo bipede sul terreno. La parte superiore della tibia è robusta e l'articola- zione della caviglia è stabile: queste due proprietà sono adattamenti per resistere al carico più elevato posto sulla parte inferiore della gamba quando ci si sposta su due arti anziché quattro. inferiori è più simile a quella degli esseri umani che a quella delle grandi scimmie attuali. Secondo le conclusioni degli autori, D. guggenmosi indica che i nostri antichi antenati hanno iniziato a camminare sulle zampe posteriori prima di cominciare a vivere in modo stabile al suolo e fornisce un valido modello anatomico e comporta- mentale per gli antenati comuni a grandi scimmie ed esseri umani. (red) |
Post n°2498 pubblicato il 18 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli
Taras il magnifico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Taras il magnifico è un film del 1962 diretto dal regista J. Lee Thompson. TramaA cavallo tra XV secolo e XVI secolo, I polacchi sconfiggono i cosacchi nella zona dell'odierna Ucraina e li scacciano in zone più remote della steppa. Per sopravvivere, giurando vendetta, il cosacco Taras Bulba brucia la sua casa e su un carro si trasferisce con la moglie incinta in una zona più tranquilla. Nasce il primo figlio di Taras, un maschio che viene chiamato Andrei. Dopo pochi anni, nasce un altro maschio cui viene dato il nome Ostap. I due figli, orgoglio di Bulba, vengono cresciuti da veri cosacchi, forti, fieri, pronti a combattere e a bere vodka. Finalmente l'università di Kiev apre le porte anche ai figli cosacchi e Taras manda i suoi due figli ad imparare usi e nozioni dei polacchi per meglio combatterli al momento della nuova rivolta. I due ragazzi vengono subito presi di mira dagli altri studenti e spesso finiscono nei guai per il solo fatto di essere cosacchi. Andrei rimane affascinato dalla figlia del governatore, la bella polacca Natalia. Anche la ragazza non è insensibile al giovane e a poco a poco i due si innamorano e iniziano una relazione segreta. Il fratello di Natalia se ne ac- corge e per salvare l'onore della famiglia rapisce Andrei e Ostap e in un sotterraneo del collegio, in compagnia di altri studenti, affronta l'amante di sua sorella. Andrei, che è abituato a combattere, uccide il fratello di Natalia, poi fugge con Ostap dirigendosi verso casa. Natalia viene trasferita dal padre nel convento sito nella città di Drubno. Intanto nel luogo di ritrovo di tutti gli uomini della tribù di Taras Bulba arriva l'ataman (il capo) che comunica l'inizio della guerra a fianco dei polacchi contro i turchi. Andrei si fa avanti dichiarando che mai avrebbe combattuto per i polacchi e viene tacciato di codardia. Deve quindi dimostrare, con una prova di audacia, di non essere un vigliacco. La sfida consiste nel saltare a cavallo ripetute volte un burrone profondissimo e, nell'ultimo salto il suo accusatore cade e l'onore di Andrei è salvo. I cosacchi si riuniscono per la guerra e Taras Bulba riesce a convincere gli altri a marciare contro i polacchi. Questi, dopo un primo attacco, si rifugiano nella città di Drubno e Taras si accampa fuori le mura, aspet- tando la resa per fame. In città c'è anche Natalia: Andrei, preoccupato, trova il modo di entrare per sincerarsi che la sua amata stia bene. I due vengono sorpresi e catturati; Andrei, per salvare Natalia dal rogo, promette di aiutare i polac- chi a recuperare del cibo rubando il bestiame ai cosacchi. Andrei dirige quindi la sortita, mentre i cosacchi, abbandonati da un terzo di loro che erano stufi di aspettare, sembrano avere la peggio sotto i colpi del minuscolo manipolo di uomini. Andrei si dirige al recinto, ma Taras Bulba lo vede e, con il dolore nel cuore, lo uccide. I polacchi in città, vedendo i cosacchi in difficoltà, decidono di uscire per una massiccia offensiva, per cui Bulba ordina la ritirata. I polacchi inseguono i fuggitivi, i quali arrivano in una spianata ai cui lati si trovano gli altri cosacchi che si erano allontanati. Accerchiati, i polacchi soccombono e i cosacchi si dedicano a seppellire i morti. Fatti storiciSebbene il protagonista del film (Taras Bulba) sia frutto di un romanzo di Gogol, l'ambienta- zione storica dei fatti è abbastanza curata e veritiera. Effettivamente la guerra tra cosacchi e polacchi e la vittoria di questi ultimi nelle zone ucraine avvenne nel quindicesimo secolo. Nel film si fa molto riferimento alla religione cristiano-ortodossa alla quale i cosacchi erano fedeli. Nella scena del film i cosacchi galoppano verso la guerra gridando "Zaporoschi", infatti alcuni gruppi cosacchi, residenti in particolari zone erano chiamati "i cosacchi dello Zaporož'e". NoteIl film è stato girato al Disney Ranch di Santa Clarita in California, a Salta in Argentina e in La prima scelta per il personaggio di Andrei, fu Burt Lancaster, solo in seguito venne scrit- turato Tony Curtis C'è un errore nella trasposizione cinemato- grafica riguardo al taglio dei capelli: effettiva- mente i cosacchi si rasavano la testa, ma lasciavano il codino sulla fronte. Nel film l'unico correttamente pettinato è il vecchio cosacco che ha il codino girato verso la faccia. 1963 Nomination agli Oscar per Miglior colon- na sonora per Franz Waxman 1963 Nomination ai Golden Globe per miglior colonna sonora per Franz Waxman. |
Post n°2497 pubblicato il 18 Gennaio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: Wikipedia Nikolaj Vasil'evič Gogol' Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Nikolaj Vasil'evič Gogol'-Janovskij, Velyki Soročynci, 31 marzo 1809, 19 marzo del calendario giuliano - Mosca, 4 marzo 1852, 21 febbraio del calendario giuliano) è stato uno scrittore e drammaturgo russo. Gogol' è considerato uno dei grandi della Già maestro del realismo, si distinse per la grande capacità di raffigurare situazioni satirico- grottesche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, o di quella che è stata definita pošlost' (in russo: пошлость?) con uno stile visionario e fantastico tanto da essere definito da molti critici un precursore del realismo magico. Tra le opere più significative si ricordano i r acconti Taras Bul'ba (1834) e Arabeschi(1835), la commedia L'ispettore generale (1836), la raccolta Racconti di Pietroburgo(1842) (in realtà cinque racconti accomunati dall'ambientazione nella capitale e nati dall'esperienza dell'autore i n essa, ma soltanto successivamente riuniti in una raccolta dai critici) e il romanzo Le anime Biografia Nikolaj Vasil'evič Gogol' nacque il 19 marzo 1809 a Velyki Soročynci, villaggio nell'oblast' di Poltava, governatorato russo nell'attuale Ucraina, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Il padre fu scrittore di commedie in lingua ucraina, mentre la madre aveva una forte personalità, era una donna austera e una fervente religiosa. Gogol' crebbe a Vasilevka, presso una delle proprietà del padre. Studiò dapprima a Poltava e poi a Nežin; venne ammesso nel 1821 al liceo, dove iniziò i suoi studi letterari. Durante gli anni del liceo si dedicò anche alla recitazione, sua passione poi abbandonata per intraprendere la carriera lavorativa. Iniziò a scrivere ufficialmente nel 1825. Tra i racconti più significativi di questi anni abbiamo: I masnadieri, una tragedia andata perduta, I fratelli Tverdislavič e Qualcosa su Nežin, ovvero per gli stupidi la legge non è scritta. Nel1828 concluse gli studi e trasferitosi a Pietroburgo intraprese una carriera diburocrate mantenendo viva la passione per la letteratura. Nel 1829, assunto lo pseudonimo di V. Alov, pubblicò il Ganc Kjuchel'garten, idillio in versi i niziato nel 1827, subito stroncato dalla critica. In reazione alle critiche negative, Gogol' comprò tutte le copie della rivista su cui era stata pubblicata la sua opera e le bruciò. Partì allora per l'estero, visitò la Germania, specialmente Lubecca e Amburgo nel 1829; durante il suo viaggio incorse in alcune difficoltà economiche che lo costrinsero a chiedere l'aiuto della madre. Tornò a Pietroburgo e si occupò degli immobili pubblici, prima, e dei beni patrimoniali, poi. Nel 1831 conobbe il poeta Aleksandr Puškin e nello stesso anno pubblicò la prima opera di successo, Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, e diverse opere:La fiera di Soročincy, La sera della vigilia di Ivan Kupalo, La notte di maggio oL'annegata) e La lettera smarrita. Nel 1832 pubblicò il secondo volume delleVeglie alla fattoria presso Dikan'ka e, durante un suo soggiorno a Mosca, conobbe molti intellettuali quali Michail Petrovič, Sergej Timofeevič Aksakov Nel 1834 fu nominato professore aggiunto di Storia (tratta specialmente quella ucraina) all'Università di Pietroburgo. Nel 1835pubblica gli Arabeschi, La prospettiva Nevskij, Il ritratto e Mirgorod, una raccolta di racconti in due parti; inoltre "per motivi organizzativi" non gli fu rinnovato l'incarico di professore (attività in cui, comunque, non eccelleva e che non gradiva parti- colarmente. Le sue lezioni erano definite «noiose» dagli allievi, e lo stesso Gogol' disse: «ignorato sono salito sulla cattedra, e ignorato ne discendo»), così, nel 1836, si dedicò febbrilmente alla produzione di rac- conti, pubblicati sul Sovremennik (Il contemporaneo). Tra questi racconti spiccano: Il calesse, Il mattino di un funzionario, Il revisore e l'articolo Della letteratura nelle riviste del 1834-1835. Benché accolti favorevolmente da una piccola parte della critica (tra cui vi era Belinskij), specialmente Il Revisore viene attaccato dalla maggior parte dei critici, in particolar modo da quelli schierati politicamente a sinistra. In aprile va in scena L'ispettore generale, che costituì uno snodo importante nella sua vita. Deluso infatti per il magro successo della com- media a Pietroburgo, al quale comunque fece da contraltare il buon responso moscovita, Gogol' decise di mettersi in viaggio verso l'Europa, dove soggiornò a lungo. Partito per la Svezia, passò poi per la Germania, visitando città come Aquisgrana, Düsseldorf e Giunge anche in Svizzera in agosto, dove, aVevey, riprende a scrivere Le anime morte. In ottobre esce il racconto Il naso, che precede la partenza per Parigi, dove incontra il poeta polacco Adam Mickiewicz. Nel marzo 1837 inizia a studiare la lingua italiana in occasione del suo soggiorno in Italia. Vive a Roma in via Sant'Isidoro n. 17 e frequenta diversi scrittori russi residenti nella città, specialmente Ivanov e Šapovalov. Conosce il letterato Pagodin e Giuseppe Gioachino Nel 1842pubblica Il cappotto e sulla rivista Moskvitjanin ("Il moscovita") la novella Roma e inizia la pubblicazione de Le anime morte. In ottobre torna a Roma e affitta una casa nei pressi della precedente, in via Felice n. 126. Tornato a Pietroburgo in dicembre, scrive e mette in scena l'opera Il matrimonio. Nel 1843 pubblica in quattro volumi tutte le sue opere, che comprendono anche Il cappotto, poi ritorna in Germania, a Düsseldorf, dove abita con il poeta Vasilij Žukovskij. L'anno seguente va in scena La lite. Nel 1845 si ammala a Francoforte e si trasferisce prima a Praga, poi torna nuovamente a Roma, dove continua il lavoro del secondo volume de Le anime morte. Pubblica i Brani scelti della corrispondenza con gli amici e diventa amico del religioso Matvej Konstantinovskij, che finisce per aggravare la sua nevrosi. Nel 1848 visita Malta, Costantinopoli, Gerusalemme e Odessa; torna a Mosca in settembre, dove incontra il drammaturgo Nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1852 brucia la seconda parte de Le anime morte a causa di una crisi religiosa derivata dal contrasto presente dentro di lui: da una parte v'è il desiderio di comprensione cristiana verso gli altri, dall'altra il desiderio di sottoporre a dura satira i costumi della società russa. Indebolito da lunghi periodi di digiuno e di penitenza, muore il 21 febbraio 1852. Viene sepolto quattro giorni dopo nel Monastero L'opera Il significato dell'opera gogoliana è stato a lungo oggetto di dibattito. Due sono le correnti di pensiero principali: quella sostenuta dalla critica russa "classica", capeggiata da Belinskij e quella formalista di Ejchenbaum. La prima tende a vedere nelle opere di Gogol' uno stile tendenzialmente realista sottolineato da una componente filantropica che, secondo Belinskij, costituirebbe il fulcro della letteratura di Gogol'. I formalisti, attenendosi strettamente al testo delle opere, sostengono che in Gogol' vi sia solo un'esagerata iperbolizzazione del paradosso, del grottesco, ottenuta attraverso procedimenti linguistici semantici e fonici. Secondo quest'ultima tesi non solo Gogol' non può essere considerato né un realista né un filantropo, ma egli si dimostra al contrario autore in grado di creare ilarità anche durante momenti narrativi melodrammatici. Seminale è l'influenza di quest'autore su tutta la letteratura russa successiva. Dostoevskij affermerà, riferendosi alla propria generazione di intellettuali e narratori, che "siamo tutti usciti da Il cappotto di Gogol'". Le anime morte Gogol' comincia la stesura del primo volume de Le anime morte verso la metà del 1835 e finisce alla fine del 1841. Il libro esce nel maggio del 1842, con il titolo Le avventure di Čičikov. Il cambiamento del titolo e qualche altra modifica erano stati imposti dalla commissione di censura di Pietroburgo, dopo che quella moscovita (alla quale Gogol' aveva sottoposto, in un primo momento, il manoscritto) non aveva concesso il visto, dal momento che l'anima è immortale e perciò non possono esistere anime morte. È un'opera davvero tormentata, incompiuta a causa della prematura morte dell'autore. L'opera risulta essere un realistico e preciso dipinto della Russia contadina e zarista, tutta imbrigliata in un complicatissimo apparato burocratico ereditato dalle riforme di Pietro il Grande. L'intenzione dell'autore era quella di realizzare, più che un romanzo, un vero e proprio poema: affascinato e colpito in modo eccezionale dalla lettura di Dante durante il suo soggiorno in Italia, Gogol' voleva realizzare un'opera in tre libri, tutta improntata al vero spirito russo. Essa infatti contiene in sé veri e propri momenti lirici enfatizzati dal romanticismo di Gogol'. Il realismo di Gogol', con un'ironia di stampo "petroniano", raggiunge livelli mai visti prima. A ragione Dostoevskij individuerà in lui il padre della letteratura russa che tanto successo ebbe nella seconda metà dell'Ottocento. Il romanzo presenta una sfilza di personaggi provenienti da ogni classe sociale, privi di ogni spirito etico, tutti protesi verso piaceri e ricchez- ze: la cultura europea aveva grandemente influenzato il modo di vivere dei russi. Tale aridità spirituale si concretizza nella persona del protagonista del romanzo Čičikov. Cacciato dall'amministrazione pubblica una prima volta per concussione e una seconda per collusione coi contrabbandieri, Čičikov, deciso ad arricchirsi con ogni mezzo, scopre di poter ottenere prestiti bancari dallo Stato sulla garanzia dei servi della gleba - le anime, in linguaggio burocratico - da lui posseduti. Non avendone affatto, si mette in viaggio nelle province per cercare quei proprietari terrieri a cui, dopo il precedente censimento, siano morti dei servi sui quali pagano ancora le tasse e sui quali dovranno pagarle fino al censimento seguente. Nonostante le diverse reazioni, tutti accettano di vendergli le loro "anime morte", definizione comunemente data ai servi della gleba defunti, da cui il titolo del libro e da cui l'inconsistenza della motivazione della censura moscovita. Le vicissitudini dei contatti preliminari, delle diverse compravendite, delle conseguenze, consentono all'autore di costruire una galleria di personaggi nessuno o quasi dei quali sia esente da difetti, disonestà e corruzione. Ancora una volta richiamando Petronio, si può dire che solo attraverso una commedia satirica Gogol' permette al lettore di trovarsi faccia a faccia con questa realtà eticamente spoglia, in tal modo evidenziandone tutti i guasti e i difetti. |
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