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Il tè nel deserto

Post n°1755 pubblicato il 10 Dicembre 2018 da blogtecaolivelli

 

Il tè nel deserto (romanzo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il tè nel deserto
Titolo originaleThe Sheltering Sky
AutorePaul Bowles
1ª ed. originale1949
Genereromanzo
Sottogenerepsicologico
Lingua originaleinglese
AmbientazioneAfrica

Il tè nel deserto è un romanzo del 1949

dello scrittore e compositore statunitense

 Paul Bowles. La rivista Time lo ha inserito

tra i cento migliori romanzi in inglese del

periodo tra il 1923 e il 2005.

I personaggi di Bowles spesso esibiscono

una violenza disinvolta e la più totale indulgenza

verso la droga. Ma vi è una forza più sottile che

divide il mondo islamico da quelloanglosassone:

la concezione islamica del destino, come viene

descritta da Bowles, non prevede il libero

arbitrio nelle scelte di vita dei protagonisti

di fede musulmana. Bowles, come molti

non-musulmani in Occidente (tra cui parecchi

eruditi) percepisce l'essenza della vita delle

popolazioni mediorientali, come fortemente

condizionata dal fatalismo religioso, nella

sua accezione peggiorativa. Questo porta

a supporre che il Vero Credente sia

completamente privo del libero arbitrio e

quindi incapace di cambiare ciò che dio ha stabilito per lui.

"A che serve fare piani se dio ha già stabilito

il contrario? Nessun musulmano dovrebbe

cercare di forzare la mano di Allah.

Si tratta di un rifiuto di credere che un'azione

comporti un risultato. Per il credente tutto è

stato già predeterminato dall'inizio dei tempi.

Quando il destino inesorabile è stato disposto,

la vita non è altro che un disperato gioco,

giocato contro tutte le probabilità".

Tuttavia, nell'Islam, è intrinsecamente

condivisa l'idea che la propria fede nella

misericordia di Allah il compassionevole

possa portare alla salvazione, attraverso

lo sforzo di comportarsi correttamente.

Anche se il credente musulmano non

può conoscere il volere di Allah, c'è il

mistero e la promessa divina, che consentono

all'uomo di agire sul proprio destino.

La responsabilità personale per tutti gli atti

individuali, sarà ripagata comunque nel

giorno del giudizio.

 L'opinione prevalente era che i cristiani

fossero stati messi sulla terra per essere

sfruttati. Michelle Green afferma che "in

un'epoca in cui almeno il 90 per cento di

tutti i nativi del Marocco era analfabeta, e

il meglio che molti giovani potevano sperare

era un lavoro da spazzino, per i ragazzi

musulmani, poveri, non c'era nulla di male

a prestarsi a fare la consorte di uno straniero

benestante". Come sembrava lecito far pagare

un extra agli stranieri, per ogni tazza di tè,

così non era disdicevole sfruttarli sessualmente,

facendo loro da compagni.In questo senso

la vicenda di Kit si legge abbastanza in filigrana

come una delle tante avventure autobiografiche,

vere o soltanto sognate, nelle lunghe veglie del kif.

Dall'autobiografia di Bowles e dalle poche biografie

disponibili, è facile capire verso quali piaceri si

orientava lo scrittore: era attratto fisicamente

dai ragazzi marocchini e, con almeno uno di

questi, Ahmed Yacoubi, dichiaratamente

musulmano, aveva passato lunghi periodi.

La facilità con cui questi ragazzi si prestavano

ad avere rapporti omosessuali con uno straniero,

accettandone i soldi e le abitudini piuttosto

permissive in materia di alcool e fumo - mantenendo

però intatta la propria professione di fede di

musulmani osservanti - oltre che nella giustificazione

basata sul censo, si può trovare anche nella

cultura locale, che non aveva mai completamente

emarginato la promiscuità maschile.

Tre americani giungono a Tangeri nel 1947.

Port Moresby e sua moglie Kit sono accompagnati

dal loro amico George Tunner in un viaggio che

li porterà in profondità nel deserto del Sahara.

Tunner osserva: "Probabilmente siamo i primi

turisti che sbarcano qui dopo la guerra", e Kit

risponde: "Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori.

" Mentre Tunner pensa di tornare a casa in

un paio di settimane, Port e Kit hanno progettato

di fermarsi un anno o due. I tre organizzano

un viaggio verso l'interno, cui si uniscono

anche Mrs. Lyle, scrittrice di viaggi e suo figlio Eric.

C'è una certa competizione tra Tunner

e Port, che è geloso, anche se per primo

tradisce la moglie con una prostituta araba.

Port contrae il tifo e muore nel forte dellalegione

straniera francese, lasciando Kit sola nel Sahara

profondo. Kit vaga nel deserto fino a quando

viene salvata da una carovana guidata da

Belqassim un giovane nomade arabo.

La carovana arriva a casa di Belqassim,

che prende Kit come amante e la rinchiude

in una gabbia sul tetto della capanna.

Kit è presto scoperta dalle mogli di Belqassim,

che la costringono a fuggire. Trova il modo di

raggiungere un'ambasciata americana

dove i funzionari la fanno trasferire a Tangeri.

Anche Tunner è tornato a Tangeri per cercarla.

Kit giunge in hotel, vede Tunner ma non

lo chiama, si nasconde e scompare.

Nell'ultima scena del film omonimo diretto

da Bernardo Bertolucci nel 1990, l'autore 

Paul Bowles, nella penombra della sala

da tè di un albergo coloniale, pronuncia

la celebre frase, tratta dal romanzo: - 

"Non sappiamo quando moriremo e quindi

pensiamo alla vita come a un pozzo inesauribile.

Eppure tutto accade solo un certo numero di volte.

Quante volte ricorderemo un certo pomeriggio della

nostra infanzia, un pomeriggio che è così

profondamente parte di noi che non potremmo

nemmeno concepire la nostra vita senza? Forse

quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante

volte guarderemo sorgere la luna piena? Forse venti.

Eppure tutto sembra senza limiti".

Gli espatriati e i loro pregiudizi

"Per le destre, l'Islam rappresenta la barbarie.

Per le sinistre, teocrazia medievale. Per il centro,

una sorta di esotismo sgradevole. In tutti i campi,

tuttavia, si è d'accordo sul fatto che, anche se

conosciamo poco il mondo islamico, comunque non

c'è molto di interessante da scoprire".

 La comunità degli espatriati occidentali che

si muoveva tra Tangeri e Casablanca - come 

Truman CapoteTennessee WilliamsGore

VidalBrion Gysin e molti protagonisti della 

Beat Generationcome Allen GinsbergWilliam

S. BurroughsGregory CorsoJack Kerouac

Peter Orlovsky, di cui Bowles e la moglie

diventano punti di riferimento - non aveva una

visione profonda dei valori dell'islam. Preferivano

circondarsi dei più condiscendenti e disponibili

giovani uomini, con cui condividere costosi

piaceri mondani, piuttosto che frequentare 

Imam e moschee. La caratteristica più saliente

nella visione dell'Islam di Paul Bowles è la sua

tendenza a soffermarsi su ciò che egli percepisce

come la violenta, crudele natura dell'ambiente

arabo del Nord Africa. Anche se indubbiamente

il Marocco dei romanzi di Bowles era una terra

piagata da frequenti atti di violenza - generati

perlopiù da ignoranza e povertà eccessive -

non è infrequente l'uso che Bowles fa di caratteri

di sempliciotti, che giustificano le proprie azioni

insensate o financo criminali, con motivazioni

riferite alla fede e alle credenze religiose locali.

 "Se era veramente convinto di voler spiegare

il mondo arabo agli occidentali, come il personaggio

di Stenham nel suo romanzo "La Casa del ragno",

in cui afferma che i musulmani "incarnano

il mistero dell'uomo in pace con se stesso,"

in sedici anni di permanenza in quel mondo,

avrebbe potuto creare una visione più positiva e

duratura dell'essenza dell'Islam".

 
 
 

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