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Messaggi del 21/05/2020
Post n°2956 pubblicato il 21 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 30 APR 2020 UN BUCO NERO COLOSSALE E IL SUO COMPAGNO Posted at 19:23h in Astronews, Buchi neri, Spitzer by Barbara Bubbi Gli scienziati hanno descritto con precisione una straordinaria danza cosmica in cui sono coinvolti due enormi buchi neri distanti da noi tre miliardi e mezzo di anni luce, uno dei quali con massa ben 18 miliardi di volte quella solare. Osservazioni del telescopio Spitzer della NASA hanno permesso di individuare la tempistica precisa del complesso balletto, rivelando dettagli fondamentali sulle caratteristiche fisiche dei misteriosi oggetti. Nel cuore della galassia OJ 287 si annida un enorme mostro cosmico: uno dei buchi neri più grandi mai scoperti, con una massa oltre 18 miliardi di volte quella del Sole. Attorno a questo gigante oscuro orbita un altro buco nero circa 150 milioni di volte più massiccio del Sole, che, per due volte ogni 12 anni, impatta sul vasto disco gassoso circostante il compagno più grande, creando un flash luminoso più brillante di un migliaio di miliardi di stelle. Questa potente fiammata di luce impiega 3,5 miliardi di anni per raggiungere la Terra. L'orbita del buco nero più piccolo non è circolare, ma irregolare: trasla ad ogni giro attorno al divoratore gigante ed è inclinata rispetto al disco gassoso. Quando il buco nero più piccolo va a finire addosso al disco, provoca la formazione di due bolle di gas caldo in espansione che si allontanano dal disco stesso in direzioni opposte. In meno di 48 ore il sistema sembra quadruplicare la sua luminosità. A causa dell'irregolarità dell'orbita, il buco nero collide con il disco in tempi differenti durante ogni orbita. Nel 2010 gli scienziati hanno creato un modello in grado di prevedere le collisioni entro un range temporale di due-tre settimane. Successivamente, nel 2018, un team guidato da Lankeswar Dey del Tata Institute of Fundamental Research a Mumbai, India, ha ricavato una tempistica più precisa , utilizzando una modellazione più accurata, che ha permesso di prevedere il timing dei successivi flare luminosi entro un intervallo temporale di 4 ore. Nel nuovo studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters i ricercatori dimostrano che le loro accurate previsioni su un'eruzione che sarebbe avvenuta il 31 Luglio 2019 erano corrette. Fortunatamente il telescopio spaziale Spitzer, ormai dismesso, in quel periodo era nella posizione adatta per poter osservare adeguatamente il sistema. "Quando ho testato per la prima volta la visibilità di OJ 287, sono rimasto molto sorpreso nello scoprire che diventava visibile per Spitzer proprio nel giorno in cui era previsto il flare successivo", afferma Seppo Laine del Caltech. "Siamo stati molto fortunati a poter catturare il picco del flare con Spitzer, dal momento che nessun altro strumento era in grado di svolgere questo compito in tempo in quella precisa posizione". Determinare il moto di due enormi buchi neri è un compito davvero complesso. Gli scienziati devono tenere in conto fattori particolari, tra i quali l'emissione di onde gravitazionali. Nel sistema OJ 287 queste increspature dello spazio-tempo sono così potenti da portare via con sè energia sufficiente da alterare in modo misurabile l'orbita del buco nero più piccolo, e di conseguenza la tempistica dei flare. Il modello sviluppato dai ricercatori nel 2018 ha tenuto in conto le informazioni ottenute dalle rilevazioni di onde gravitazionali tramite LIGO, rendendo le previsioni più accurate. È stato necessario, inoltre, inserire nella modellazione le caratteristiche fisiche del buco nero più grande, sulla base del teorema "no-hair" relativo ai buchi neri. Tale teorema prevede che i buchi neri possano essere descritti da solo due parametri, la massa e la rotazione. Di fatto i risultati dello studio rafforzano questo assunto. Nel caso oggetto dello studio, l'orbita del buco nero più piccolo è determinata in gran parte dalla massa del buco nero più grande. Nell'immagine rappresentazione artistica del sistema OJ 287 https://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2020-080 |
Post n°2955 pubblicato il 21 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 24 APR 2020 TRIPUDIO DI STELLE GIGANTI NELLA GRANDE NUBE Posted at 18:44h in Hubble, Immagini, Immagini top, Nebulose by Barbara Bubbi Ogni anno, in occasione dell'anniversario del lancio del telescopio, il team di Hubble pubblica un'immagine speciale. L'oggetto scelto per il 30° compleanno di Hubble, che cade proprio oggi, è questa meravigliosa regione di formazione stellare nella Grande Nube di Magellano, a 163.000 anni luce di distanza da noi. L'immagine è stata soprannominata "Barriera Corallina Cosmica", per la varietà delle formazioni e delle sfumature di colore, che ricordano quelle di un mondo sottomarino tropicale. La regione qui ritratta, composta dalla nube gigante NGC 2014 e dalla sua vicina NGC 2020, visibile in basso a sinistra, rivela la meraviglia dei paesaggi cosmici scolpiti dall'azione incisiva delle stelle massicce ed energetiche. Anche se NGC 2014 e NGC 2020 appaiono divise tra loro nella ripresa, in realtà fanno parte dello stesso, gigantesco complesso di formazione stellare. Simili regioni sono dominate dal bagliore di stelle almeno una decina di volte più massicce del Sole, destinate a condurre una vita breve, appena pochi milioni di anni, e ad avere un influsso devastante sui loro dintorni. La Grande Nube di Magellano (LMC), la nostra piccola vicina galattica, è particolar- mente attiva nel far nascere nuove stelle. Alcune delle sue regioni di formazione stellare possono essere osservate ad occhio nudo, come la famosa Nebulosa Tarantola. Tuttavia, i telescopi possono rivelare innumerevoli regioni più piccole, ma non meno affascinanti, con grande dettaglio. I colori sorprendentemente differenti di NGC 2014 e NGC 2020 derivano sia dalla diversa composizione chimica del gas circostante sia dalle temperature delle stelle che provocano il bagliore delle nubi. Le distanze tra le stelle e le relative nubi gassose rivestono un ruolo importante. Al centro del capolavoro cosmico chiamato NGC 2014 si annida un raggruppamento di stelle titaniche, in grado di soffiare via gli involucri di idrogeno gassoso e polveri in cui si sono formate. Raffiche cocenti di radiazione ultravioletta illuminano il gas circostante, portandolo a brillare, mentre i venti impetuosi delle stelle erodono via via le nubi polverose. La radiazione energetica di queste stelle, in effetti, strappa elettroni dagli atomi dell'idrogeno gassoso circostante, li ionizza e produce un caratteristico bagliore rosso. Durante questi violenti processi possono venirsi a formare strutture simili a bolle, ai cui bordi il gas, espandendosi e comprimendosi, può formare nuove stelle. La nube bluastra più piccola al di sotto della nebulosa colorata è plasmata dall'azione energetica di una stella gigantesca, circa 200.000 volte più luminosa del nostro Sole. L'astro ardente è un esempio di stella di Wolf-Rayet, e, come tutte le appartenenti a questo gruppo elitario, risplende fiera e consuma rapidamente il combustibile nucleare a sua disposizione, espellendo nel contempo grandi quantità di massa attraverso venti stellari. Questa stella in particolare ha una massa 15 volte quella del Sole ed è destinata in breve tempo ad esplodere come titanica supernova, lasciandosi dietro un oggetto denso e compatto come un buco nero. La stella ha già espulso i suoi strati gassosi esterni: il colore blu brillante è dovuto alla presenza di ossigeno gassoso riscaldato a oltre 11.000 gradi Celsius, molto più caldo rispetto al materiale circostante. Grandi o piccole che siano, le stelle nascono all'interno di gigantesche nubi di gas e polveri: man mano che in un particolare addensamento il materiale ricade verso la stella in formazione, diviene caldo e denso a sufficienza per innescare le reazioni di fusione nucleare che permettono alle stelle di brillare di luce propria. Le stelle massicce rappresentano soltanto una piccola percentuale delle stelle presenti nel cosmo, eppure rivestono un ruolo fondamentale per la produzione degli elementi pesanti di cui siamo formati anche noi stessi, e tutto ciò che ci circonda in questa nostra bella Terra. Credit: NASA, ESA, and STScI https://www.spacetelescope.org/news/heic2007/ |
Post n°2954 pubblicato il 21 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Materiali di recupero Argomenti di Architettura Il settore delle costruzioni è sottoposto a crescenti pressioni per diventare sostenibile. Un modo per risolvere questo problema è attraverso l'uso di materiali di recupero. I materiali di recupero sono quelli che sono stati precedentemente utilizzati in un edificio o progetto e che vengono poi riutilizzati in un altro progetto. I materiali possono essere modificati, ridimensionati, rifiniti o adattati, ma non vengono ritrattati in alcun modo e rimangono nella loro forma originale. I materiali che sono stati rielaborati e riutilizzati nell'edilizia sono definiti materiali riciclati. Esempi di materiali che possono essere recuperati includono: mattoni, coperture in ardesia, piastrelle in ceramica, caminetti, porte, telai di finestre, pannelli in vetro, infissi in metallo, scale, pietre acciottolate, sezioni in acciaio e legno. Un materiale di recupero viene spesso adattato per un uso diverso, ad esempio una trave del tetto può essere utilizzata come caminetto. Questo è noto come ri-proposizione. Perché reclamare? L'industria edile ha un impatto enorme sull'ambiente in termini di consumo di energia, uso di risorse naturali, inquinamento e rifiuti. Ogni anno nel Regno Unito, i materiali da costruzione rappresentano circa 6 tonnellate di materiali per persona, 122 milioni di tonnellate di rifiuti (1/3 dei rifiuti totali del Regno Unito) e il 18% delle emissioni di anidride carbonica, un importante contributo al cambia- mento climatico globale. Inoltre, i costi incarnati associati all'estrazione, produzione, produzione e trasporto di materiali da costruzione sono enormi. L'uso di materiali di recupero può ridurre significativamente questi impatti ambientali e risparmiare fino al 95% dei costi incorporati, impedendo la produzione non necessaria di nuovi materiali e riducendo la quantità di rifiuti inviati in discarica. Dove trovare materiali Il posto migliore per reperire materiali di recupero è direttamente da un progetto di demolizione o rimodellamento. Molti di questi progetti smantellano accuratamente gli edifici in modo tale che i loro materiali possano essere venduti e riutilizzati. Nel settore edile questo è noto come decostruzione. I materiali di recupero possono anche essere acquistati da centri di recupero, cantieri di bonifica e altre società specializzate, che acquistano e vendono materiali che si sono recuperati da siti demoliti. Ci sono centinaia di compagnie di salvataggio, alcune che si occupano solo di materiali architettonici di fascia alta, e altre che sono più simili a discariche. Materiali di buona qualità, rari e tradizionali possono essere raccolti dai fornitori di servizi di recupero e, sebbene gli acquisti possano essere più costosi di quelli acquistati direttamente da un cantiere di demolizione, c'è una scelta molto più ampia di materiali disponibili su richiesta. Un mercato non sfruttato Sebbene ci siano notevoli vantaggi ambientali nell'uso di materiali di recupero, il mercato è praticamente inutilizzato. Al momento, solo l'1% dei materiali di recupero viene utilizzato nei nuovi progetti di costruzione, una percentuale che dovrebbe essere davvero più elevata. Una delle barriere è stata la mancanza di informazioni sull'approv- vigionamento e l'utilizzo dei materiali in fase di progettazione e sviluppo, compresa la conoscenza di specifiche, standard, legislazione e prestazioni. Ma ci sono anche barriere economiche, tra cui i costi di estrazione nella decostruzione, la limitata flessibilità dei materiali di recupero e i problemi di stoccaggio e doppia movimentazione dei materiali tra i siti. Inoltre, i progetti di costruzione di medie e grandi dimensioni non possono trarre vantaggio dall'industria della bonifica, poiché la catena di approvvigionamento di recupero non è ancora attrezzata per gestire grandi ordini. Bonifica in sviluppo sostenibile Il rapido sviluppo in corso significa che molti edifici storici vengono demoliti per far posto a nuovi alloggi a prezzi accessibili e spazi commerciali. Reindirizzare i materiali da costruzione dal flusso di rifiuti di questo processo e riutilizzarli in altri progetti vicini è una componente fondamentale dello sviluppo sostenibile. C'è un'enorme quantità di rifiuti edili e il potenziale per riutilizzarli per ridurre le discariche e i nuovi materiali è enorme. Quando i materiali di recupero sono garantiti da un cantiere esistente, l'impatto ambientale è praticamente zero. Anche quando provengono da molto lontano, i materiali di recupero sono ancora l'opzione più ecologica per la fornitura di materiali all'edilizia. |
Post n°2953 pubblicato il 21 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Bellagio, ubicato in pittoresca posizione alla base del promontorio che divide il lago nei rami di Como e di Lecco, è uno dei più famosi e signorili luoghi di villeg- giatura d'Europa qualificato dalla presenza di prestigiosi alberghi e di residenze gentilizie immerse in un contesto ambientale di notevole fascino. Salita Serbelloni L'abitato si estende dalla riva del lago fino alle pendici del promontorio e presenta una tipica struttura a pettine composta da strette e suggestive viuzze pedonali con scalinate disposte trasversalmente alle due strade carrabili che attraversano il paese. Portici sul lungo lago La zona del lungolago, sede di rinomati alberghi, conserva le antiche strutture dei portici un tempo destinate al commercio e al riparo delle imbarcazioni. Nella parte settentrionale vi è la piazza principale sulla quale affacciano la parrocchiale di San Giacomo, chiesa di origine romanica a tre navate, e una torre di epoca medievale. Sulla cima del promontorio svetta la mole di villa Serbelloni, oggi sede della Fondazione Rockefeller. Chiesa di San Giacomo Seguendo la passeggiata a lago si raggiunge la struttura del Lido, architettura in stile razionalista, seguita dal magnifico parco di villa Melzi d'Eril, splendida residenza neoclassica costruita da Giocondo Albertolli su iniziativa di Francesco Melzi d'Eril. Il parco termina nella frazione di Loppia ove sorgono la villa Trivulzio e la chiesa romanica di Santa Maria. Da qui una scenografica scalinata conduce al giardino di Villa Giulia che taglia trasversalmente la penisola. Villa Melzi Villa Giulia, rustici Le origini dell'insediamento sono antiche come indicano i ritrovamenti archeologici che documentano la presenza di popolazioni villanoviane e gallo-insubri. In epoca romana in questa località fu allestito uno scalo per la flotta militare e l'amenità del luogo favorì lo sviluppo di residenze di villeggiatura fra le quali, secondo la tradizione, vi era la villa di Plinio il Giovane denominata "Tragedia". Nel Medioevo il borgo conobbe un periodo di fioritura durante il quale crebbe il ruolo strategico del castello, costruito sulla cima del promontorio e distrutto nel 1375. Durante la signoria dei Visconti Bellagio fu concessa in feudo al cremonese Marchesino Stanga che edificò la propria residenza sulle rovine del castello. Nel 1522 il paese fu al centro degli scontri tra le truppe filo francesi e le armate guidate da Gian Giacomo Medici e al termine dei conflitti il feudo venne assegnato a Francesco Sfondrati. Al suo successore Ercole Sfondrati si deve un rinnovato splendore che coincise con la trasformazione della propria residenza sul promontorio e l'erezione di un nuovo porto. Nei decenni successivi il territorio di Bellagio si popolò di numerose ville con parchi costruite da famiglie aristocratiche come i Taverna e i Melzi d'Eril. Grazie alla presenza di queste dimore nel corso dell'Ottocento il borgo divenne uno dei più rinomati luoghi di villeggiatura in Europa e meta di illustri viaggiatori, favorendo lo sviluppo di prestigiosi alberghi. Il testo è tratto da BellaLombardia. L'app è disponibile per dispositivi con sistema operativo Android e iOS ed è scaricabile gratuitamente da Google play e App Store llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll |
Post n°2952 pubblicato il 21 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Il borgo medievale di Soncino può vantare ancora oggi una sostanziale integrità: distribuito in uno spazio rettangolare che copre una superficie di circa 120.000 mq, è organizzato in ordinati e piccoli isolati circondati dalla cerchia di mura sforzesche. Le antiche porte attraverso le quali si accedeva al borgo, sono state demolite in epoca austriaca nel XIX secolo ma le ricordano i possenti pilastri bianchi elevati al loro posto. All'interno il percorso che parte dalla via maestra e continua nelle piccole vie laterali dei quartieri di Porta San Martino, Porta San Giuseppe, Porta San Rocco e Porta S. Pietro è particolarmente sug- gestivo. La Rocca I primi tre quartieri, situati rispettivamente nei quadranti Nord, Sud e Ovest, corrispondo ai tre borghi sorti tra il 1120 e il 1250, mentre il quartiere ad est, di Porta S. Pietro corrisponde al castrum gotico. Tutti e quattro i quartieri sono stati inclusi nel nuovo castrum realizzato tra il 1247 e il 1267. Percorrendo la centrale via Matteotti si incontra la principale Piazza Garibaldi sulla quale affacciano il basso porticato del Palazzo Comunale e l'edificio chiamato Torre dell'Orologio; a breve distanza si incontrano l'alta torre del XII secolo del Palazzo Pretorio e la neoromanica parrocchiale di S. Maria Assunta. Proseguendo dalla piazza in direzione sud, lungo via IV Novembre, ci si imbatte nella chiesa romanica di S. Giacomo con facciata barocca e antico campanile eptagonale, affiancata dal chiostro dell'ex convento domenicano; più a sud spicca la quattrocentesca Casa degli Azzanelli, appartenuta a ricchi mercanti locali, caratterizzata dalla facciata dalle eleganti decorazioni in cotto che ornano le finestre ogivali e la cornice marcapiano. Torri laterali della Rocca A nord, su via Lanfranco ha sede il Museo della Stampa, all'interno della antica casa storicamente attribuita alla famiglia ebrea degli stampatori che a metà Quat- trocento nell'edificio avevano l'abitazione e il laboratorio tipografico. Il borgo di Soncino è legato alla storia della stampa ebraica. Qui nel 1441, proveniente da una lontana località tedesca, giunge la famiglia del medico rabbino Israel Nathan, che dopo un'iniziale attività di usura, nella seconda metà del Quattrocento, si dedica al lavoro di stampatore applicando la nuova tecnica a caratteri mobili metallici inventata da Giovanni Gutenberg nel 1455. L'avvento della Stampa nel borgo di Soncino avviene in un momento particolarmente favorevole allo sviluppo di iniziative artigianali, commerciali e culturali, che contrassegna l'epoca rinascimentale. E' nella casa-torre di via Lanfranco situata nel quartiere nord-orientale del borgo, abitato a quel tempo dagli Ebrei, che secondo la tradizione si insediano gli stampatori ebrei. La tradizione è avvalorata dalla datazione dell'edificio che risalirebbe al periodo tardo-gotico e dalle sue caratteristiche costruttive che vedono l'impiego di una struttura muraria particolarmente resistente sia agli agenti atmosferici che al peso degli impalcati interni, caratterizzata da grandi aperture a piano terra e da numerose finestre ogivali ai piani superiori, che la fanno ritenere luogo di lavoro e di abitazione della famiglia di stampatori. Negli anni successivi, a causa delle persecuzioni antiebraiche, gli ebrei abbandonano Soncino e migrano in altre città e paesi fino a Costantinopoli, crescendo come stampatori e firmando sempre le loro opere con il nome di "Soncino", per riconoscenza al borgo dov'era nata la loro attività Il punto focale della visita è l'imponente Rocca fortificata che si eleva a sud-ovest del borgo, a pianta quadrata con quattro possenti torri angolari. Museo della stampa Notizie storiche Situato al confine dei territori di Bergamo, Brescia e Crema, il Borgo di Soncino, ha avuto un certo rilievo strategico già a partire dal X secolo. Nella seconda metà del Quattrocento la città assume un ruolo difensivo fondamentale grazie alla sua posizione in prossimità dell'Oglio, che a quell'epoca costituiva la linea naturale di difesa dei confini orientali del Ducato di Milano. La Rocca Per queste ragioni nel 1460 Francesco Sforza ripristina la cinta muraria medievale ed aggiunge una serie di torrioni cilindrici; esegue opere di rinforzo dell'antica rocca situata a sud-est del borgo e nel 1473 dà avvio alla costruzione della nuova rocca. Alla realizzazione del fortilizio lavorano alcuni degli architetti militari più famosi del periodo sforzesco, come Serafino Gavazzi, Bartolomeo Gadio e Danesio Maineri. Passata, dopo la caduta degli Sforza, in mano ai Veneziani, poi ai Francesi e infine agli Spagnoli, la rocca subisce adattamenti e rimaneggiamenti fino all'Ottocento, quando perde ogni rilevanza dal punto di vista difensivo e subisce un progressivo degrado. Nel 1876, l'ultimo proprietario, Massimiliano Stampa la cede al Comune di Soncino che a partire dal 1886 intraprende una grande opera di restauro diretta dall'architetto Luca Beltrami. Importanti lavori di manutenzione e di restauro sono ulteriormente intrapresi nel 1976 nel quadro di un più vasto programma di salvaguardia e di recupero del borgo. Vista della filanda Il testo è tratto da BellaLombardia. L'app è disponibile per dispositivi con sistema operativo Android e iOS ed è scaricabile gratuitamente da Google play e App Store (momentaneamente non disponibilie). Pubblicato: 15 giugno 2018 [cm] |
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